Veróna (IPA: [veˈroːna]) è un comune italiano di 259 568 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia sita in Veneto.
La città scaligera, nota come luogo della tragedia di Romeo e Giulietta, è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO per la sua struttura urbana e per la sua architettura: Verona è un chiaro esempio di città che si è sviluppata progressivamente e ininterrottamente durante duemila anni, integrando elementi artistici di altissima qualità dei diversi periodi che si sono succeduti; rappresenta inoltre in modo eccezionale il concetto di città fortificata in più tappe determinanti della storia europea.[4]
La città sorge lungo le rive del fiume Adige, nel punto in cui questo entra nella pianura Padana e forma un caratteristico doppiomeandro, a una trentina di chilometri a est del lago di Garda. È situata a 59 metri sul livello del mare, ai piedi dell'appendice meridionale dei monti Lessini: il colle San Pietro. Inoltre si trova nell'unico punto in cui l'arco alpino meridionale (o italiano) diventa convesso rispetto ai 3 grandi archi concavi presso Cuneo, Varese e Udine.[5] L'area urbana scaligera è al centro di un hinterlandche al 2001 conta circa 482.000 abitanti.[6] È, dopo Catania, la 2ª città italiana più popolosa non capoluogo di regione.[7]
Anticamente la città era un punto nodale di tutti i sistemi di trasporto terrestre e acquatico dell'Italia nord-orientale. Al tempo dei Romani, infatti, era il punto di incontro di quattro strade consolari: la via Gallica, la via Claudia Augusta, il vicum Veronensium e lavia Postumia. Ancora oggi Verona costituisce un importante nodo geografico - stradale, ferroviario e autostradale - al crocevia tra le direttrici che collegano l'Italia centrale e nord-occidentale con il passo del Brennero.
Per quanto riguarda il rischio sismico, Verona è classificata nella zona 3, ovvero a bassa sismicità,[8] anche se vi sono notizie storiche di gravi terremoti nel Medioevo.[9]
L'Adige oggi scorre a Verona all'interno di possenti muraglioni, argini costruiti dopo laterribile alluvione del 1882, per proteggere la città da altre piene. Esso ormai si limita ad attraversare la città rinchiuso tra i muraglioni, ma fino a tempi relativamente recenti Verona era una città particolarmente legata al suo fiume, per via delle numerose attività commerciali e industriali che la sua notevole portata consentiva di svolgere. L'Adige era una via di comunicazione di primaria importanza, navigabile fino a Trento: è stato utilizzato sin dall'antichità per il trasporto di merci, e il suo tragitto era quindi servito da approdi, da caselli daziari, da torri utilizzate per sostenere catene, tese da una parte all'altra del fiume per trattenere le merci (a Verona è ancora presente quella a monte della città, mentre quella a valle è andata persa), e da castelli e forti. Un tempo Verona e i borghi che si affacciavano sul fiume avevano un'economia collegata direttamente alla presenza dell'acqua: lungo le sue rive venivano lavorati i blocchi di marmo e il legname che venivano poi trasportati dalle sue acque, sorgevano cantieri navali, numerosi mulini galleggianti, idrovore, depositi merci, piccole industrie e attività artigianali.[10]
Il fiume formava alcuni rami secondari, oggi non più esistenti: presso il teatro romano si staccava sulla sinistra il canale dell'Acqua Morta, cosiddetto per il lento fluire delle sue acque che nelle epoche successive a quella romana persero progressivamente di portata e velocità, che si ricongiungeva al ramo principale presso il ponte Navi, formando il cosiddetto Isolo, un'isola fluviale costituita da sedimenti ghiaiosi,[11] e l'Adigetto, che era invece un largo fossato ampliato in età medievale a scopo difensivo, che si separava dall'Adige poco prima di Castelvecchio e costeggiava a sud le mura comunali, congiungendosi all'Adige poco a valle dell'odierno ponte Aleardi.[12] Oltre a questi due rami principali vi erano anche i cosiddetti vò, più di settanta collegamenti che garantivano lo scambio tra acqua e area abitata.[13]
Caratteristici erano i mulini, costruiti su di una piattaforma o pontone galleggiante, in modo da potersi adattare al variare del livello delle acque. Sul pontone si trovavano la ruota a pale e un capanno di legno che ospitava la macina, mentre un ponticello detto peagno li collegava alla riva. Documentati fin dal Medioevo, molti di essi erano controllati dai vari monasteri locali, che anticamente avevano il diritto di sfruttamento delle acque del fiume; gruppi di mulini si trovavano in particolare presso San Zeno, San Giorgio in Braida e a Sottoriva. Il loro numero aumentò nei secoli fino a superare le 400 unità nel corso del XIX secolo, per poi calare sensibilmente a causa della crescenteindustrializzazione di Verona, fino alla totale scomparsa all'inizio del Novecento.[14]
La piena del 16 settembre 1882, che invase buona parte della città distruggendo centinaia di case, due ponti e causando diverse vittime, costrinse a modificare profondamente l'assetto dei corsi d'acqua; molte di queste opere furono costruite nel periodo 1882-1895 e mutarono per sempre l'aspetto della città. L'alveo dell'Adige fu ampliato e ripulito, vennero edificati i cosiddetti muraglioni lungo tutta la città mentre furono chiusi l'Adigetto e il ramo dell'Acqua Morta. Per deviare una parte delle acque si realizzò il canale industriale Camuzzoni (dedicato all'omonimo sindaco in carica dal 1867 al 1883), che partendo da Chievo (dove nel 1923 sarà realizzato anche un ponte-diga) percorre 7,5 km in direzione sud-est fino a rientrare nell'Adige a valle della città.[15][16]
Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Verona Boscomantico e Stazione meteorologica di Verona Villafranca. |
Verona ha un clima dominante continentale, con un microclima influenzato dall'area urbana e dal sistema prealpino che determina temperature leggermente superiori alle limitrofe zone di pianura. In estate le temperature sono piuttosto elevate mentre in inverno sono rigide, l'umidità relativa è elevata durante tutto l'anno, specialmente nei mesi invernali, quando provoca il fenomeno, sempre meno frequente, delle nebbie, che si verificano per lo più a partire dal tramonto fino a tarda mattina. Le temperature medie di luglio si mantengono superiori ai 24 °C, mentre la temperatura media a gennaio è di circa 2,5 °C.[17]
Le precipitazioni si concentrano tra fine aprile e inizio giugno, e tra ottobre e inizio novembre, con un picco ad agosto, che si è dimostrato in media il mese più piovoso dell'anno. L'inverno, da fine novembre fino a marzo, è il periodo meno piovoso, con una media di poco superiore ai 50mm per mese, nonostante sia il periodo più umido.
Dal punto di vista legislativo, il comune di Verona ricade nella "Fascia climatica E" con 2.468 gradi giorno,[18] dunque il limite massimo consentito per l'accensione dei riscaldamenti è di 14 ore giornaliere dal 15 ottobre al 15 aprile.
VERONA VILLAFRANCA (1981-2010)[17] |
Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 6,2 | 9,0 | 13,8 | 17,9 | 23,6 | 27,2 | 30,0 | 29,5 | 24,9 | 18,5 | 11,7 | 7,2 | 7,5 | 18,4 | 28,9 | 18,4 | 18,3 |
T. media (°C) | 2,5 | 4,3 | 8,7 | 12,6 | 18,0 | 21,8 | 24,4 | 24,0 | 19,5 | 13,9 | 7,8 | 3,6 | 3,5 | 13,1 | 23,4 | 13,7 | 13,4 |
T. min. media (°C) | -1,3 | 0,0 | 3,6 | 7,3 | 12,4 | 16,3 | 18,8 | 18,4 | 14,1 | 9,4 | 3,9 | -0,2 | -0,5 | 7,8 | 17,8 | 9,1 | 8,6 |
Precipitazioni (mm) | 39,7 | 33,6 | 45,2 | 73,0 | 70,1 | 85,0 | 62,9 | 84,2 | 78,0 | 82,1 | 73,2 | 56,3 | 129,6 | 188,3 | 232,1 | 233,3 | 783,3 |
Giorni di pioggia | 5 | 4 | 5 | 9 | 8 | 9 | 5 | 6 | 6 | 7 | 7 | 6 | 15 | 22 | 20 | 20 | 77 |
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Verona. |
L'area su cui sorge Verona è stata abitata fin dal neolitico, quando si ebbe la probabile presenza di un villaggio presso la zona meridionale di colle San Pietro, lungo il corso dell'Adige, uno dei pochi punti guadabili del fiume.[20] Quella del colle San Pietro è in effetti un'area ricca di reperti, e vi sono stati trovati addirittura i resti delle case che formavano l'antico villaggio.[21] In epoca protostorica nel veronese giunsero i Galli Cenomani, che si stanziarono a ovest, sino al corso dell'Adige, e molto probabilmente il villaggio collinare fu abitato insieme dai Cenomani e dai Veneti.[22]
Gli storici latini hanno accreditato a Euganei, Reti, Veneti, Etruschi o Galli Cenomani le origini di Verona: lo storico Polibio afferma che ai suoi tempi (II secolo a.C.) era ancora numerosa l'etnia venetica tra la popolazione della città, e infatti la presenza veneta è ben documentata, in particolare presso il colle San Pietro, e su questa sua affermazione si basa l'ipotesi della fondazione veneta;[23] l'ipotesi della fondazione da parte dei Reti e insieme degli Euganei è stata invece formulata da Plinio il Vecchio[24] (dei primi tra l'altro la presenza è accertata dai numerosi ritrovamenti nel territorio veronese delle loro ceramiche); quella da parte dei Galli Cenomani fu invece sostenuta da Tito Livio.[25]
I primi contatti fra Roma e Verona sono documentati intorno al III secolo a.C.: vi furono subito rapporti di amicizia e alleanza. Probabilmente i primi contatti furono nel 390 a.C., quando i Galli diBrenno invasero la stessa Roma: forse grazie a un'azione diversiva dei Veneti, i Galli potrebbero essere stati costretti a venire a patti con i Romani.[26] Galli Cenomani e Veneti aiutarono più volte i Romani, anche nella conquista della Gallia cisalpina.[27] Nel 174 a.C., a seguito della sottomissione della Gallia cisalpina e dell'inizio di un nuovo periodo di colonizzazione della pianura Padana, cominciò a rivelarsi la grande importanza strategica di Verona. Il senato romanorichiese a Cenomani e Veneti l'ampliamento del castrum fortificato che essi gli avevano concesso sul colle San Pietro, mentre coloni romani e popolazioni indigene ponevano le basi per l'edificazione di una nuova città all'interno dell'ansa dell'Adige.
Grazie a Cesare Verona ottenne, nel 49 a.C., la cittadinanza romana e, tramite la Lex Roscia, le venne attribuito il rango di municipium e concesso un agro di ben 3.700 km²: il municipio poté quindi fregiarsi del nome di Res publica Veronensium.[28]
Durante il periodo repubblicano Verona si sviluppò e la sua economia andò a rafforzarsi: in questo periodo la città, ormai spostata nell'ansa dell'Adige, cominciò a ingrandirsi e ammodernarsi. Durante il periodo imperiale la città divenne un nodo strategico ancora più importante, poiché fu utilizzata come base temporanea per le legioni. Sotto l'imperatore Vespasiano la città raggiunse l'apice della ricchezza e dello splendore: l'ultima grande opera, nel I secolo, fu l'Arena, costruita poiché la città, che aveva ormai superato i 25.000 abitanti,[29] aveva bisogno di un grande edificio per permettere a tutti gli abitanti di assistere agli spettacoli.
Verona si trovò poi investita anche dalle invasioni barbariche, essendo il primo baluardo dell'Italia alle discese dal nord Europa. Per questo l'imperatore Gallieno, nel 265, fece allargare le mura della città fino a includervi l'Arena, fortificandola in soli sette mesi.
Sotto Teodorico il Grande, in Germania conosciuto come Dietrich von Bern, cioè Teodorico di Verona,[30] Verona divenne un centro militare di primaria importanza e fu la sede preferita del re: Teodorico restituì alla città il suo antico splendore e rialzò le mura semidistrutte dalle precedenti incursioni barbariche. Successivamente i Longobardi interruppero il breve dominio bizantino (ripristinato in seguito alla sconfitta degli Ostrogoti nella Guerra gotica) sulla città, che fu capitale d'Italia[31] sino al 571, quando la sede della corte longobarda fu spostata a Pavia. Verona rimase comunque capitale di un importante ducato longobardo e una delle principali città dellaLangobardia Maior accanto a Milano, Cividale e Pavia. A Verona il 15 maggio 589 fu celebrato il matrimonio tra Autari, re dei Longobardi, e la cattolica Teodolinda, figlia del Duca dei Bavari.
Il dominio dei Longobardi su Verona e gran parte dell'Italia durò ancora per quasi due secoli, fino alla calata dei Franchi. E proprio a Verona, nel 774, Carlo Magno venne a capo dell'ultima resistenza dei Longobardi, guidata dal figlio di Desiderio, Adelchi: il principe cercò rifugio all'interno della città, prima di essere costretto alla fuga, segnando la fine del Regno longobardo. Alla caduta dei Longobardi corrispose la nascita dell'Impero carolingio con l'incoronazione di Carlo Magno (800); questi assegnò al figlio Pipino la parte longobarda dell'Impero. La città fu spesso meta degli imperatori carolingi, che vi soggiornarono anche per lunghi periodi, e ospitò numerose diete.
Negli anni successivi al 1000 l'Italia settentrionale fu sconvolta da numerose guerre, ma Verona rimase sempre fedele agli imperatori delSacro Romano Impero durante tutta la lunga lotta per le investiture con il Papato. La nascita del Comune si ebbe nel 1136 con l'elezione dei primi consoli, mentre andavano delineandosi due partiti che in seguito sarebbero state chiamati dei guelfi e dei ghibellini. Verona fu in un primo tempo particolarmente colpita dalla lotta tra queste due fazioni, anche perché nel contado si trovavano le maggiori forze del partito guelfo (con massimi esponenti i conti di Sambonifacio), mentre la città era prevalentemente ghibellina (tra i maggiori esponenti i Montecchi, resi famosi dal dramma Romeo e Giulietta di Shakespeare).[32]
Verona fu anche sede papale per cinque anni. Papa Lucio III nel 1181 stabilì in città la Curia Pontificia e alla sua morte, nel 1185, venne sepolto nel coro del Duomo. NelConclave che si tenne a Verona nello stesso anno fu eletto Papa Urbano III. Urbano era risoluto a scomunicare l'imperatore Federico Barbarossa ma i veronesi, temendo ritorsioni da parte di Federico, protestarono contro un tale procedimento preso all'interno delle loro mura al punto che Urbano, nel 1186, decise di trasferirsi insieme alla Curia aFerrara, dove morì pochi mesi dopo.
Le continue dispute tra le fazioni avverse vennero infine a cessare nel 1223, quando Ezzelino III da Romano ottenne il potere su Verona. All'inizio la reggenza ezzeliniana fu pacifica, ma, dopo voci insistenti di un attacco guelfo, egli fece imprigionare numerosi esponenti guelfi della città e riuscì ad ottenere il titolo di "vicario imperiale in Italia": da quel momento iniziò un lungo periodo di battaglie e di saccheggi di città e castelli guelfi, che cercavano di tenergli testa. Lo stesso imperatore Federico II, che gli concesse il vicariato, cominciò a preoccuparsi della prepotenza di Ezzelino III, ma questi continuò nell'opera di espansione territoriale, e perfino papa Alessandro IV promosse una crociata contro Ezzelino, che infine venne catturato, e morì poco dopo. Alla sua morte Verona fu l'unica città sotto il suo dominio a non finire in mano ai guelfi.
A Verona infatti la fazione ghibellina mantenne il potere e, con Mastino I della Scala, la città passò in forma non traumatica da Comune aSignoria. Fu in particolare con Cangrande I della Scala, signore illuminato e rispettato, che la città riscoprì un nuovo periodo di splendore e importanza, tanto che Dante dedicò a lui l'intera cantica del Paradiso nella Divina Commedia. Il suo potere si estese su buona parte dell'Italia settentrionale: divenne signore di Verona, Vicenza, Padova, Belluno, Feltre, Monselice, Bassano, Treviso, oltre che vicario imperiale di Mantova e capo della fazione ghibellina in Italia.[33] Cangrande però morì a soli 38 anni, secondo la tradizione a causa di una congestione presa bevendo da una fonte fredda in occasione della conquista di Treviso.[34] La prematura e inaspettata morte di Cangrande della Scala lasciò la Signoria senza discendenti diretti e il potere venne preso dal nipote Mastino II della Scala, che, con l'acquisizione di Lucca, allargò la signoria fino sul Mar Tirreno. Tale espansione territoriale preoccupò gli stati confinanti e provocò la formazione di una lega promossa dalla Repubblica di Venezia a cui aderirono Visconti, Carraresi, Estensi e Gonzaga, contro i quali l'esercito veronese combatté due grandi battaglie prima della resa definitiva.[35] La Signoria scaligera subì quindi un ridimensionamento territoriale e venne indebolita da discordie fra le famiglie influenti. Essa venne infine occupata dai Visconti. Il dominio visconteo fu rigido ma di breve durata, e, approfittando della morte di Gian Galeazzo Visconti, Francesco da Carrara, con l'aiuto di fuoriusciti scaligeri tra cui Guglielmo della Scala, entrò in città nella notte tra il 7 e l'8 aprile 1404. Pochi giorni dopo, il 17 aprile, Guglielmo della Scala morì in circostanze non chiarite e Francesco da Carrara il 24 maggio 1404 si proclamò Signore di Verona.[36] Venezia approfittò del malcontento dei veronesi e dei disordini che continuavano dentro la città, così il suo esercito, aiutato in parte anche dalla cittadinanza,[37] il 22 giugno 1405, riuscì a entrare in città e a chiudere la breve parentesi Carrarese.
Il 24 giugno 1405 vi fu la dedizione di Verona a Venezia,[38] sotto cui la città godette di un lungo periodo di pace che si perpetuò sino al 1501, quando la Repubblica Veneta venne attaccata dalle potenze della lega di Cambrai. Conclusasi la guerra della Santa Alleanza, ricominciò per Verona un nuovo periodo di pace che sarebbe finito non per la guerra, ma per una malattia devastante: la peste, portata in Italia nel 1630 da soldati tedeschi. La città era piena di corpi che venivano bruciati o gettati nell'Adige per mancanza di spazio. Per la città fu un vero disastro: basti pensare che nel 1626 erano stati censiti 53.333 abitanti, che si erano ridotti a 20.738 alla fine del contagio:[39]morì dunque ben più della metà della popolazione. Il numero di abitanti tornò a un livello simile solo alla fine del Settecento (nel 1793 erano 49.000).[40] Il XVI secolo vide comunque un rifiorire dell'economia e la costruzione di chiese e di palazzi importanti, di cui uno degli artefici più importanti fu l'architetto Michele Sammicheli. In questo periodo di rinascita artistica e culturale nacque anche la famosa tecnica dei concerti di campane alla veronese, oltre a decine di accademie che determinarono un fiorire di attività culturali di dimensione europea.
Nel maggio del 1796, durante la Campagna d'Italia, gli austriaci vennero sconfitti in Piemonte dal generale Napoleone Bonaparte, e dovettero darsi a una precipitosa ritirata sino al Trentino, mentre Napoleone e le idee rivoluzionarie francesi andavano a sconvolgere la tranquillità dei veronesi: gli austriaci in ritirata infatti occuparono Peschiera, violando la neutralità veneta, e Napoleone ne approfittò per occupare a sua volta Peschiera e per entrare successivamente a Verona.
Lo stesso argomento in dettaglio: Verona austriaca e Prima industrializzazione di Verona. |
Nel 1797 Napoleone, con il Trattato di Campoformio, cedette la città agli austriaci, dopo che la stessa aveva tentato una coraggiosa rivolta antifrancese, le Pasque Veronesi, durante la quale i veronesi mostrarono il loro valore contrastando le incursioni di pattuglie francesi e sopportando il cannoneggiamento della città, che non riuscì però a resistere all'assedio di 15.000 soldati. Alla fine le morti francesi ammontarono a 500 soldati,[41] i feriti furono circa un migliaio, e i prigionieri 2.400 (di cui 500 soldati e 1.900 loro famigliari).[42] Dunque dei 3.000 soldati francesi di guarnigione al momento della rivolta[43] circa mille (tra morti e prigionieri) furono messi fuori combattimento. Col successivo Trattato di Lunéville Verona venne divisa in due lungo il corso dell'Adige: la parte destra ai francesi, la sinistra (che i francesi chiamarono dispregiativamente Veronette, da cui il nome Veronetta[44]) agli austriaci, e così rimase fino al 1805 quando questi ultimi cedettero l'intero Veneto alla Francia. Con il Congresso di Vienna del 1815 Verona passò stabilmente in mano austriaca e lo resterà fino al 1866, diventando il vertice strategicamente più importante del Quadrilatero, area di maggiore importanza militare nella strategia asburgica, il quale doveva fungere da cuscinetto contro gli assalti dei Piemontesi, che miravano alla conquista del Lombardo-Venetoaustriaco.
La storia di Verona italiana ebbe inizio il 16 ottobre 1866 con la conquista del Veneto da parte dei Savoia a seguito della terza guerra di indipendenza: di qui in avanti la città passò un periodo di relativa tranquillità, turbato però da una crisi economica che durò fin dopo la seconda guerra mondiale e che ebbe come principale conseguenza l'emigrazione di centinaia di migliaia di veronesi.[45] Nel 1882 Verona fu colpita da una tremenda alluvione, e l'Adige allagò buona parte della città, così, negli anni successivi, per proteggere la città da altre piene, vennero edificati i cosiddetti muraglioni, e la città dovette così rinunciare a uno dei suoi aspetti più caratteristici, di "città che viveva sull'acqua".
Durissima fu la parentesi della seconda guerra mondiale, durante la quale fu una delle città più colpite dai bombardamenti, con 11.627 vani completamente distrutti e 8.347 gravemente danneggiati.[46] Dopo la caduta del fascismo Verona, sede di cinque ministeri e di importanti comandi tedeschi, era infatti diventata centro nevralgico della Repubblica Sociale Italiana.[47] Il processo di Verona, intentato contro Galeazzo Ciano e altri gerarchi fascisti, accusati di aver tramato con Badoglio per far arrestare Mussolini, decretò la loro esecuzione sommaria nel poligono di forte Procolo, non lontano dalle rive dell'Adige.
L'origine del toponimo Verona è sconosciuta e nel tempo sono state formulate diverse ipotesi sulla sua derivazione: esso potrebbe essere di origine veneta oppure di origine gallica, questa seconda ipotesi derivante dal fatto che il suffisso -ona è presente in molti nomi gallici. La teoria più interessante è però che il toponimo sia di origine etrusca in quanto vicino a Lamporecchio, in Toscana, esiste un luogo chiamato proprio Verona. Inoltre, nella stessa regione, esistono due luoghi detti Verone e Verrone e, non molto distante da questi, un Verǫlla (già Verunula). Questi toponimi sono tutti derivati da nomi di persona etruschi: è quindi possibile che pure la città scaligera abbia una nome di derivazione etrusca.[48]
Secondo una leggenda (raccolta dal cronista Galvano Fiamma) il mitico fondatore di Verona, il capo gallico Brenno, chiamò il nuovo centro abitato Vae Roma, cioè Maledetta Roma, che poi si trasformò in Verona.[49]
Lo stemma comunale nasce intorno alla metà del XIII secolo, quando Verona si presentava ancora come libero Comune, e il precedente stemma, portante croce bianca in campo rosso, venne sostituito dal vessillo delle Arti veronesi, avente croce d'oro in campo azzurro, tutt'oggi i colori araldici di Verona.
Altro simbolo di Verona, che viene ripreso anche nello stemma della provincia, è il vessillo scaligero: quello più conosciuto vede una scalabianca, con quattro o cinque pioli, in campo rosso. Ci sono anche due varianti di quest'ultimo stemma, anche se oggi poco conosciute: una con due cani rampanti ai lati della scala, e uno con l'aquila imperiale in cima alla scala, assunto ufficialmente, quest'ultimo, da Alboino della Scala e Cangrande I della Scala in quanto vicari imperiali, carica assegnata dall'imperatore Enrico VII di Lussemburgo.[50]
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