Veneto


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Veneto
regione
Regione del Veneto
Veneto – Stemma Veneto – Bandiera
(dettagli) (dettagli)
Vista di Piazza San Marco dal bacino omonimo, simbolo di Venezia e della regione
Vista di Piazza San Marco dal bacino omonimo, simbolo di Venezia e della regione
Localizzazione
Stato Italia Italia
Amministrazione
Capoluogo Venezia-Stemma.png Venezia
Presidente Luca Zaia (Lega Nord) dal 01/06/2015 (2º mandato)
Territorio
Coordinate
del capoluogo
45°26′23″N 12°19′55″ECoordinate45°26′23″N 12°19′55″E (Mappa)
Altitudine 180[1] m s.l.m.
Superficie 18 407,42 km²
Abitanti 4 919 457[2] (30-6-2015)
Densità 267,25 ab./km²
Province 6 + 1 città metropolitana
Comuni 579
Regioni confinanti Carinzia (AT-2), Emilia-RomagnaFriuli-Venezia GiuliaLombardiaTirolo (AT-7), Trentino-Alto Adige
Altre informazioni
Lingue italianovenetoemiliano,ladinofriulanotedesco,cimbro
Fuso orario UTC+1
ISO 3166-2 IT-34
CodiceISTAT 05
Nome abitanti vèneti
PIL (nominale) 146.955 mln 
(2010)[3]
PIL procapite (nominale) 29,820 
(2010)[3]
Cartografia

Veneto – Localizzazione

Veneto – Mappa
Sito istituzionale

Il Veneto (Vèneto /'vɛːneto/ in venetoVeneto in ladinoVenetien in tedescoVenit in friulano) è una regione italiana a statuto ordinario di 4 921 134 abitanti[4] situata nell'Italia nord-orientale; capitale storica e capoluogo amministrativo è Venezia. Confina a nord con il Trentino-Alto Adige e l'Austria, a sud con l'Emilia-Romagna, ad ovest con la Lombardia, a est con il Friuli-Venezia Giulia, e a sud-est con il Mar Adriatico. Insieme al Trentino-Alto Adige e al Friuli-Venezia Giulia il Veneto costituisce la macroarea del Triveneto o delle Tre Venezie.

Per oltre un millennio indipendente nell'ambito della Repubblica Veneta, dopo una breve parentesi austriaca e francese (1797-1814), e quindi nominalmente autonomo per alcuni decenni come Regno Lombardo-Veneto sotto l'Impero austriaco, nel 1866, secondo i termini dell'accordo di pace che fece seguito alla Guerra austro-prussiana, il Veneto venne assegnato alla Francia che lo cedette al Regno d'Italia. Oltre all'italiano, la maggioranza dei veneti si esprime in una delle varianti della Lingua veneta[5]. In alcuni comuni si parla anche emilianofriulanoladinobavarese e cimbro.

La regione prende il nome dalle tribù dei veneti, popolazione Italica (Latino-falisci) che si attestò nel territorio dopo la metà del II millennio a.C.

Per lungo tempo è stata terra di povertà ed emigrazione. Dal dopo guerra, a seguito di un notevole sviluppo industriale, è una delle regioni più ricche d'Europa. Grazie al suo patrimonio paesaggistico, storico, artistico e architettonico è, con oltre 16,2 milioni di visitatori e 61,8 milioni di presenze turistiche nel 2014, la regione più visitata d'Italia.[6][7]

Con 579 comuni su tutto il suo territorio, il Veneto è la terza regione d'Italia per suddivisione comunale.

Indice

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Bandiera, stemma e inno regionale[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Bandiera del Veneto e Leone di San Marco.
Il leone di San Marco in un quadro del Carpaccio

La bandiera del Veneto, adottata con la legge regionale n. 56 del 20 maggio 1975[8], sintetizza nei simboli, colori e foggia diversi millenni di storia veneta.

L'elemento principale della bandiera e dello stemma è il leone marciano, che è stato per diversi secoli simbolo dellaRepubblica venetaSan Marco venne adottato come santo patrono della città e dello Stato, sostituendo il greco san Todaro nell’828, in seguito alla traslazione a Venezia da Alessandria d'Egitto del corpo dell'evangelista ad opera di due mercanti, Rustego da Torcello e Bon da Malamocco. A partire da questa data si prese a raffigurare il santo in figura umana negli stemmi e nei gonfaloni pubblici. La prima raffigurazione accertata del leone alato di san Marco risale al 1261[9], quando con la caduta dell'Impero latino Venezia strinse maggiori rapporti con l'Egitto, terra il cuisultanoBaybars, innalzava un leone andante (cioè visto di fianco) quale stemma. In quest'epoca la raffigurazione preminente era quella del leone in moleca (o moeca, ossia visto di fronte con le ali a fargli corona). Va inoltre ricordato che fin dai primi secoli dopo Cristo il leone era associato alla figura dell’evangelista Marco. A partire dal XV secolo si iniziò poi a esporre gonfaloni nei quali campeggiava il classico leone marciano passante con libro e spada. Nella stessa epoca tale iconografia venne in generale adottata quale simbolo dello Stato.

I colori prevalenti nella bandiera sono l’azzurro e il rosso. Il primo è stato associato fin dall’epoca classica al popolo dei veneti, forse dal colore dei fiori di lino che costituiva una delle colture principali della Venetia, tanto che il termine venetus era sinonimo in latino di azzurro. Successivamente l’azzurro è stato adottato come colore ufficiale della Repubblica veneta, tanto che lo stemma dello stato era costituito da un leone marciano d’oro (in moleca) in campo azzurro. L’uso del campo rosso sui gonfaloni di san Marco iniziò probabilmente ad imporsi su vascelli veneti per facilitarne l’identificazione in mare oltre che come richiamo ai colori dell’impero bizantino, cui Venezia (Venetia, Βενετία ingreco bizantino) rimase formalmente legata per secoli.

La regione Veneto non ha adottato un inno ufficiale, ma in molte manifestazioni a favore dell'identità veneta viene eseguito l'inno "'Na bandiera, 'na lengua, 'na storia" tratto dal "Juditha Triumphans" di Vivaldi[10][11].

Geografia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia del Veneto.

Il Veneto è una regione che comprende al suo interno molteplici forme del paesaggio naturale: dalla fascia costiera affacciata sull'Adriatico alla pianura veneto-friulana uniforme e monotona, che poi si innalza nei dodici rilievi dei Colli Euganei e dei Monti Berici. Con una superficie di 18.390 km², il Veneto costituisce l'ottava regione italiana per superficie. Il punto più a settentrione è Cima Vanscùro (al confine con l'Austria) e il punto più meridionale è costituito dalla Punta di Bacucco. Il suo territorio è morfologicamente molto vario, con una prevalenza di pianura (56,4%), ma anche estese zone montuose (29,1%) e, in minor misura, collinari (14,5%). L'unitarietà del territorio veneto può essere individuata nella pianura e nelle montagne che la delimitano a nord, alimentandola con numerosi fiumi che scendono nel mare Adriatico tra la foce del Tagliamento e il delta del Po. I confini terrestri vengono individuati da elementi naturali di tipo idrografico (Po, Tagliamento, Livenza), ma anche di tipo orografico (come ad esempio i contrafforti a nord dell'altopiano di Asiago, o il monte Baldo). Un altro elemento geografico caratterizzante il territorio veneto è il bacino idrografico del Piave, quasi interamente racchiuso entro i confini della regione. La vetta più alta della regione è la Marmolada (3343 m) situata in Provincia di Belluno al confine con il Trentino Alto Adige.

Confini[modifica | modifica wikitesto]

Si affaccia a est sul Mar Adriatico (Golfo di Venezia), confina a nord con l'Austria ed è delimitata a nord-est dal Friuli-Venezia Giulia, a ovest con la Lombardia, a nord-ovest dalTrentino-Alto Adige e a sud dall'Emilia-Romagna.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Dal clima freddo delle Dolomiti arriviamo a quello mite della costa adriatica, il Veneto riassume in una superficie di poco superiore ai 18.000 km² le temperature dell'Europa.

Il clima del Veneto è di tipo sub-continentale, ma con l'agente mitigante del mare e la catena delle Alpi a proteggerlo dai venti del nord, si presenta complessivamente temperato.

Tra le zone climatiche principali troviamo: la regione alpina, caratterizzata da estati fresche e temperature rigide in inverno con frequenti nevicate, la fascia collinare e parte di quella pianeggiante dove il clima è più mite, la maggior parte della pianura dove invece il clima è di tipo più continentale (inverni relativamente freddi e umidi, estati calde e afose).

Il lago di Garda fa caso a sé: grazie ad un clima assai mite, lo si può apprezzare in tutti i mesi dell'anno, ed ha anche caratteristiche subtropicali.

Ambiente[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Aree naturali protette del Veneto.

Elenco delle aree naturali protette presenti in Veneto:

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Veneto.

Preistoria e storia antica[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio occupato dai Veneti

Abitato già nella preistoria, dapprima insediamento degli Euganei, fu in epoca protostorica occupato dal popolo dei Veneti, secondo la leggenda classica originari della Troade e della Paflagonia in Anatolia. Da insediamenti venetici traggono la loro origine molte importanti città della regione, quali PadovaConcordiaOderzo (fra gli insediamenti attestati in epoca più antica, IX-VIII secolo a.C.), EsteTreviso,BellunoAltinoVicenza e probabilmente Verona ed Adria.

La provenienza anatolica dei Veneti adriatici non è accettata da tutti gli autori antichi ed è ancor oggi oggetto di discussione. Le fonti antiche tramandano l'esistenza di popolazioni chiamate Veneti dalla Bretagna, alla Spagna e alla Lusazia, fra Germania e Polonia,i romani chiamavano il lago di Costanza in Svizzera lacu Venetico, all'Epiro in Grecia, all'Anatolia e a questi popoli sarebbero collegati diversi toponimi (ad es. la Vindelicia, regione corrispondente all'attuale Baviera, Vindebona - l'attuale Vienna) e i nomi attribuiti a popoli di origineslava in diverse lingue europee. Secondo alcuni studiosi[senza fonte] queste popolazioni testimonierebbero l'esistenza di un'unica civiltà indoeuropea che si sarebbe estesa dal Baltico all'Adriatico, e sarebbero riconducibili alla cultura dei campi di urne.

Il processo di romanizzazione della Venetia è avvenuto in maniera graduale: Veneti e Romani furono infatti alleati a partire dal III secolo a.C.: nel 225-222 a.C. Veneti e Cenomani strinsero un'alleanza militare con Roma contro gli Insubri, i Boi e i Gesati, fornendo secondoPolibio[senza fonte] un contingente di 20.000 uomini. I Galli vennero sconfitti nella battaglia di Clastidium nel 222.

Nel 181 a.C. la dedizione della colonia latina di Aquileia, sorta al limite del territorio dei Veneti, rafforzò ulteriormente i tradizionali rapporti di collaborazione con i Romani e dopo la guerra sociale nell'89 a.C. diverse città venete ottennero lo ius Latii. Nel 49 a.C. le popolazioni del territorio ottennero da Giulio Cesarela piena cittadinanza romana.

In epoca augustea il territorio venne inserito nella Regio X Venetia et Histria, che ebbe come centro principale Aquileia. Sotto Dioclezianodivenne provincia Venetiae et Histriae estendendo i propri limiti fino al fiume Adda.

La cristianizzazione della regione ebbe luogo a partire da Aquileia, dove il Cristianesimo era giunto probabilmente per mare. Secondo la tradizione fu San Marco evangelista a fondare la chiesa di Aquileia. Egli avrebbe inoltre inviato il greco Prosdocimo ad evangelizzarePadovaAsoloVicenzaTrevisoAltino ed Este. All'evangelizzazione di Verona avrebbe contribuito una comunità cristiana proveniente dall'Africa romana; africano è anche San Zeno, patrono della città.

Storia medievale[modifica | modifica wikitesto]

Le invasioni barbariche e la caduta dell'Impero d'Occidente[modifica | modifica wikitesto]

Le prime infiltrazioni di tribù germaniche nel territorio della regione ebbero luogo già nel 168-169 d.C. con il saccheggio di Oderzo ad opera dei Quadi e dei Marcomanni. Fu tuttavia a partire dal V secolo che le incursioni si fecero ripetute e più devastanti, con gli Unni, gliEruli, infine con gli Ostrogoti di Teodorico, che stabilirono il loro regno sul Veneto e sull'Italia nel 493.
Ciò nonostante, il quadro regionale restava ancora sostanzialmente unitario; lingua, scrittura, istituzioni, tecniche agricole e manifatturiere, pur indebolite, sopravvissero all'impatto di questa ondata barbarica.

Bizantini e Longobardi[modifica | modifica wikitesto]

La dominazione gota terminò brutalmente a metà del VI secolo a seguito dell'invasione delle armate bizantine guidate dei generali Narsete e Belisario.
Poco dopo, nel 568 d.C., però ebbe luogo la formidabile e devastante invasione dei Longobardi, che portò alla sottrazione al dominio imperiale di buona parte dell'Italia settentrionale. Fu in quella fase che in Veneto venne a crearsi una separazione tra la zona continentale, sotto il dominio longobardo, e quella costiera, ancora dipendente dall'Impero bizantino. Contemporaneamente, lo scisma dei Tre Capitoli provocava un'ulteriore frattura anche in campo religioso, destinata a durare per tutto il secolo successivo.

Le terre venete appartenenti al nuovo regno longobardo vennero divise tra i ducatidi VicenzaVerona e Ceneda. Il tessuto sociale della Terraferma conobbe un rapido declino; una certa continuità della vita cittadina fu garantita dai vescovi, divenuti riferimenti autorevoli in campo morale, culturale e sociale. La zona bizantina venne invece dapprima unita nel 580 ai superstiti territori settentrionali nel costituire l'eparchia Annonaria, per essere poi resa nel 584 provincia autonoma dipendente dall'Esarcato d'Italia col nome di Venetia maritima. Dall'entroterra le autorità politiche e religiose romano-venete, assieme a parte delle popolazioni, trovarono rifugio nei principali centri lagunari, in particolare Grado,CaorleEracleaTorcelloMalamoccoRialtoOlivoloChioggiaCavarzere, oltre alle oggi scomparse Ammiana e Costanziaco. Queste isole, che già da un secolo avevano iniziato a svilupparsi, andarono quindi a costituire, nel 697, durante il regno dell'imperatore Leonzio, il ducato di Venezia.

A definire la separazione anche formale fra i due mondi (seppur una forte osmosi continuò sempre ad esistere) occorse la definizione dei confini (terminatio) fra il Ducatus Venetiarum e il Regnum Langobardorum, siglato dal re Liutprando e dal primo doge Paulicio Anafesto. Il territorio lagunare assunse sempre maggiori caratteri di indipendenza dal potere centrale bizantino, fino a che, con la conquista longobarda di Ravenna nel 751, la dipendenza politica da Bisanzio divenne poco più che formale. Nel frattempo la sede del Dux venne trasferita da Eraclea ai margini della Terraferma nella meno accessibile Metamauco/Malamocco.

La nascita di Venezia e la Marca Veronese[modifica | modifica wikitesto]

Alla fine dell'VIII secolo il regno longobardo venne travolto dai Franchi di Carlo Magno, incoronato imperatore del Sacro Romano Impero nella notte di Natale dell'800. Il figlio di questi, Pipino, tentò anche la conquista dei territori costieri, ma, respinto, dovette riconoscere anche formalmente l'indipendenza del Ducato veneto nel trattato dell'811 con l'Impero Bizantino. All'interno di quella federazione di centri e territori lagunari, da Grado a Loreo, nota come Dogado, si affermò Venezia, imponente organismo urbano sviluppatosi attorno al polo mercantile di Rialto, in cui nell'812 venne trasferita da Malamocco, distrutta da Pipino, la capitale.

Anche dal punto di vista religioso fu sancita nell'827 una divisione fra il mondo del Veneto continentale e della Venezia marittima: i vescovi della terraferma continuarono ad essere sottoposti alla sede metropolita di Aquileia, mentre il fitto reticolo di nuove sedi diocesane sorte nella laguna riconobbe come referente il patriarca di Grado.

I territori della Marca di Verona e della Repubblica di Venezia nell'anno Mille

I problemi dinastici in seno all'impero franco e le terribili aggressioni degli Ungari nel 900 provocarono un vuoto di poteri ed una dilagante conflittualità che afflissero il Veneto continentale fino alla metà del X secolo. L'autorità imperiale venne infine ristabilita da Ottone I: egli aggregò nel 962 un vasto territorio dell'Italia nord-orientale al ducato di Baviera e successivamente, nel 976 al ducato di Carinzia. L'organismo che ne derivò, aventi finalità di cerniera fra Germania e Italia, fu chiamato, dal nome della sua principale città, Marca di Verona. Da questa si staccarono nel 1027 il territorio della diocesi di Trento, che si organizzò in principato ecclesiastico e il Friuli nel 1077, che iniziò una sua autonoma parabola storica sotto l'autorità dei Patriarchi di Aquileia. I legami fra la Marca Veronese e l'Impero vennero rafforzati dalla presenza nel territorio di diverse dinastie feudali di origine germanica: tra le più famose, destinate a giocare un ruolo importante nei secoli successivi, gli Estensi, i da Romano, i Caminesi, i Carraresi.

Dal XII al XIII secolo - Comuni, Signorie e ascesa del Ducato di Venezia[modifica | modifica wikitesto]

A partire dai primi decenni dopo il Mille, si assistette in tutto il Veneto ad un decollo economico e ad una ripresa della vita sociale nelle città principali, che iniziarono ad esercitare un controllo egemonico sul loro contado.
Dalla fine del X secolo, poi, Venezia iniziò la sua espansione marittima nell'Adriatico, del quale prese a configurarsi come potenza egemone fino a farlo diventare il Golfo di Venezia, e ad accrescere enormemente i propri privilegi e commerci in Oriente.

Contemporaneamente allo sviluppo economico, nella Marca Veronese (che a partire dal 1200 cominciò ad essere identificata col nome diMarca Trevisana), si assistette ad un indebolimento del sistema feudale, caratterizzato dalla progressiva emersione dei liberi comuni: fra i più importanti Verona (1136), Padova (1138), Treviso e Vicenza.
La Terraferma divenne un territorio sempre meno soggetto all'effettivo controllo degli imperatori tedeschi.

Il Ducecento fu contraddistinto dall'espansione del potere veneziano in tutto il Mediterraneo orientale, culminato con la Quarta Crociata e la creazione nel 1205 dell'Impero latino d'Oriente, nel quale a Venezia era garantito il dominio sulla quarta parte e mezza dell'impero di Romània. Lo Stato da Mar giunse a includere, oltre ai territori dell'Istria e dellaDalmazia, le isole IonieCretaCipro, e tutta una serie di basi e piazzeforti nel Peloponneso, nell'Egeo e in Anatolia. Nonostante il mare fosse la fonte primaria della propria ricchezza, Venezia non perse mai interesse per l'entroterra: essa mantenne forti legami in particolare con il Trevigiano e il Padovano, appoggiò la Lega Veronese e aderì allaLega Lombarda poi, assurgendo ad un prestigiosissimo ruolo di mediatrice (e al contempo di terza forza) fra papa Alessandro III e l'imperatore Federico Barbarossa, con la riconciliazione celebrata in San Marco nel 1177 (Pace di Venezia).

Nel Duecento si assistette in tutta la terraferma alla trasformazione dei liberi comuni in potenti signorie in lotta tra loro per l'egemonia regionale. La prima ad emergere fu la signoria di Ezzelino III da Romano, che riuscì a conquistare gran parte del Veneto centro-settentrionale. Treviso cadde in mano ai da Camino, a Verona si imposero nel 1262 i signori della Scala, divenendo la capitale di un potente stato, che al suo culmine valicò l'Appennino, giungendo fino a Lucca.

La signoria degli Scaligeri nel 1336, alla sua massima espansione

I secoli XIV e XV e il dominio veneziano[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante Venezia avesse nel mare il centro dei propri interessi economici, essa mantenne sempre vivi i legami col proprio entroterra, esercitando una forte attrazione sulle tormentate città della Marca Trevigiana. Già nel 1291 Motta di Livenza passò alla Repubblica, primo territorio di Terraferma a darsi al governo di Venezia. Fu tuttavia a partire dal XIV secolo che la Serenissima iniziò ad intervenire in maniera sempre più decisa nella politica regionale, soprattutto per impedire che il potente stato Carrarese ne minacciasse le vie di comunicazione terrestri e fluviali. Nel 1318, infatti, Padova aveva perduta la propria libertà comunale, divenendo signoria dei da Carrara, che presto entrarono in conflitto con Venezia e con Verona.

Il potere e l'influenza crescente della Repubblica suscitarono le gelosie dei suoi vicini, che costituirono nel 1379 una formidabile coalizione che riuniva i Carraresi, il Duca d'Austria, il Re d'Ungheria, il Patriarcato di Aquileia e Genova, scatenando contro Venezia quella che sarebbe passata alla storia come la Guerra di Chioggia e conclusa nel 1381 con la vittoria sul mare contro Genova e la perdita di Treviso per terra (ottenuta nel 1339), ceduta al Duca d'Austria.

La minaccia incombente dei Carraresi, a cui si era aggiunto lo stato visconteo, impadronitosi fra il 1387 e il 1390 di gran parte del Veneto, non venne comunque meno.
Dapprima la Repubblica reagì con decisioni alle mire di Francesco Novello da Carrara, riprendendosi Treviso nel 1388 e quindi in rapida successione praticamente tutte le terre della marca trevigiana: il 28 aprile 1404, il Senato Veneto accetta la dedizione di Vicenza, pochi giorni dopo fu la volta di Cologna (7 maggio), di Belluno (il 18 maggio), Bassano(10 giugno), Feltre (15 giugno), e quindi dall'Altopiano dei Sette Comuni il 20 febbraio 1405 e di Verona il 22 giugno. Infine il 22 novembre cadde anche Padova e gli ultimi Carraresi finirono la loro esistenza in prigionia.

L'unità del Veneto era praticamente ricomposta. Per queste terre, oltre alla fine dei conflitti e alla instaurazione di un governo stabile e rispettato, le dedizioni alla Serenissima significarono, di solito, la concessione di particolari statuti di autonomia che garantivano, in cambio dell'atto di soggezione a Venezia e dell'accettazione di governatori inviati dal Senato Veneto, il mantenimento di gran parte degli istituti e delle leggi pre-esistenti: lo Stato da Tera nasceva, di fatto, come sorta di stato federale ante litteram.

Nel corso del Cinquecento, la Repubblica di Venezia espanse ulteriormente i propri possedimenti, includendo nel 1420 il Cadore e il Friuli, seguiti nel 1428 da BresciaBergamo eCrema e conquistando il Polesine, già occupato nel 1405 e definitivamente strappato al duca di Ferrara nel 1484.

Storia moderna[modifica | modifica wikitesto]

Dal XVI al XVIII secolo: la Pax Veneta[modifica | modifica wikitesto]

Nella seconda metà del Quattrocento e agli inizi del Cinquecento, Venezia continuò la sua politica espansionistica, portando il Leone di San Marco in RomagnaTrentinomeridionale, a GoriziaTrieste e finanche in Puglia. Alla vigilia della guerra del 1509, la Repubblica Veneta, fra Stato da Mar e Stato da Tera, costituiva un impero plurietnico abitato da veneti, lombardi, friulani, istriani, romagnoli, dalmati, croati, albanesi, pugliesi, greci e ciprioti, ed era di fatto uno dei più potenti stati d'Europa.

La terraferma veneta nel 1796

Tanta grandezza non poteva non suscitare le invidie dei numerosi vicini: nel 1508, in seguito alla sconfitta ad opera dei veneti dell'imperatore d'Austria che perse Trieste e Gorizia, si formò, sotto l'impulso di Papa Giulio II, cui Venezia aveva tolto le città dellaRomagna, un'amplissima coalizione anti-veneziana, nota come Lega di Cambrai, che dichiarò guerra alla Repubblica. Venezia reagì in maniera coraggiosa, quasi spavalda, mobilitando l'esercito e mettendovi a capo il valoroso Bartolomeo d'Alviano. Il 14 maggio 1509 adAgnadello nel cremasco, le truppe venete sono sbaragliate dall'esercito francese di Luigi XII: in pochi giorni gran parte dello Stato da Teraè occupato dal nemico, solo Treviso e il Friuli resistono, fedeli alla Serenissima.

Nonostante la situazione disperata, la reazione della Repubblica veneta fu determinata, il popolo e il patriziato di Venezia si strinsero attorno al doge preparando la rivincita; nella Terraferma, benché i nobili, in gran parte legati all'Impero, voltassero le spalle alla Dominante, schierandosi con i collegati, il popolo dimostrò un attaccamento viscerale a San Marco, preferendo, secondo Machiavelli che pure aborriva la Repubblica, morir marcheschi piuttosto che cedere al nemico.

Grazie alla propria abilità diplomatica, che seppe sfruttare e attizzare le contrapposizioni nel campo dei collegati, e alle vittorie militari dell'esercito riorganizzato (tra queste, memorabile quella di Marignano, in cui la cavalleria veneta, venuta in soccorso alle fanterie francesi, consentì a Francesco I di conseguire una vittoria storica sulle temibili falangi svizzere), la Serenissima riconquistò praticamente tutta la Terraferma, ritornando sui confini di fine Quattrocento. Tra le terre venete, perduto fu solo l'Ampezzano, che rimase austriaco fino al 1918. Finito il lungo periodo bellico, nel 1530 iniziò per tutto il Veneto un lungo periodo di pace e di sviluppo che si protrasse, senza significative interruzioni, per quasi tre secoli fino a 1797.

Al declino dei commerci e dell'impero marittimo della Serenissima iniziato nel Cinquecento, si accompagnò una crescente attenzione del patriziato per la proprietà fondiaria di terraferma, riducendo progressivamente il dinamismo del ceto dirigente e portando sempre più verso la stagnazione sociale e politica della Repubblica.

Se nel Seicento Venezia fu ancora in grado di combattere ferocemente contro i Turchi per difendere gli ultimi possedimenti marittimi e di promuovere una parziale riorganizzazione dell'esercito di terra, giungendo ad una più definitiva sistemazione dei contesi confini con l'Austria, il Settecento segnò il definitivo tramonto del modello politico che per un millennio aveva retto le sorti dello Stato. Incapace di rinnovarsi e di individuare obiettivi politici precisi, la nobiltà portò lo Stato a rinchiudersi in un ostentata neutralità e in un ferreo mantenimento delle strutture tradizionali che non lo salvarono però dal terremoto europeo scatenato dalla Rivoluzione Francese.

Storia contemporanea[modifica | modifica wikitesto]

L'arrivo di Napoleone e la dominazione austriaca[modifica | modifica wikitesto]

Il Veneto sotto il dominio austriaco nel 1803
Il Regno d'Italia napoleonico (1805-1814)

Alla fine del XVIII secolo fermenti rivoluzionari e borghesi percorrevano anche la Repubblica veneta, mentre dalle Alpi irrompevano le truppe di Napoleone Bonaparte, disceso nella campagna d'Italia.

Venezia rifiutò di schierarsi, dichiarando la propria neutralità e al contempo rifiutando di mobilitare le truppe a difesa dei propri territori. Il Veneto divenne campo di battaglia tra gli opposti schieramenti. La Terraferma venne infine occupata dalle truppe francesi, cui venne permesso di entrare nelle città, generando un'impossibile convivenza con le truppe di Venezia e le popolazioni venete.

La situazione esplosiva così creata deflagrò con le Pasque Veronesi, una sanguinosa e spontanea ribellione contro la presenza francese che fornì a Napoleone il pretesto per rovesciare il governo aristocratico. Nell'inutile tentativo di evitare l'inevitabile Venezia smobilitò le truppe, ritirandosi nel Dogado, ma sotto la minaccia d'invasione della stessa Venezia, il 12 maggio 1797 il Maggior Consiglio decretò la fine della Serenissima Repubblica cedendo i poteri alla Municipalità democratica.

Seguirono una serie di saccheggi e di violenze da parte dei francesi, desiderosi di ottenere dalle terre venete il massimo bottino possibile e al contempo di fornire il minor vantaggio possibile all'Austria, cui quelle terre erano destinate sin dal preliminare di pace poi formalizzato col trattato di Campoformio.

Subita una breve interruzione in corrispondenza della nuova invasione francese, che portò alla costituzione di un effimero Regno d'Italia (1805-1814), il dominio austriaco venne quindi ristabilito con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto.

Il sessantennio di dominazione asburgica venne però caratterizzato dai moti risorgimentali, culminati con le ribellioni di Vicenza, Padova, Treviso e la costituzione a Venezia della Repubblica di San Marco nel 1848. Mentre Verona diveniva uno dei capisaldi del Quadrilateroaustriaco, i moti rivoluzionari nelle città dell'entroterra vennero ad uno ad uno repressi dall'armata imperiale. Venezia, invece, favorita dal proprio isolamento lagunare resistette, anche se stretta d'assedio. Nonostante l'auspicata unione al Regno di Sardegna, i rovesci militari subiti dall'esercito piemontese durante la prima guerra di indipendenza lasciarono isolata la Repubblica marciana, che, nonostante l'eroica resistenza contro le truppe diRadetzky, dovette infine capitolare il 24 agosto 1849.

Al termine della seconda guerra di indipendenza, nel 1859, gli austriaci tenevano ancora il Veneto: giunto alle porte di Verona, infatti, l'esercito franco-piemontese venne arrestato dalla firma dell'armistizio di Villafranca da parte di Napoleone III.

L'annessione al Regno d'Italia[modifica | modifica wikitesto]

La situazione alla vigilia della terza guerra di indipendenza

L'annessione del Veneto al Regno d'Italia avvenne nel 1866 dopo la terza guerra di indipendenza. Nonostante l'Italia risultasse sconfitta dall'esercito Austro-Veneto per terra a Custoza e per mare a Lissa, la vittoria prussiana nella Battaglia di Sadowa portò ad accordi di pace fra le principali potenze europee che prevedevano la cessione del Veneto non all'Italia, paese da cui non si considerava sconfitta, ma alla Francia, nell'intesa che Napoleone III lo avrebbe consegnato a Vittorio Emanuele previa organizzazione di un plebiscito.

Il trattato di pace di Vienna firmato il 3 ottobre 1866 disponeva testualmente che la cessione del Veneto (con Mantova e Udine) al Regno d'Italia dovesse aversi sotto riserva del consenso delle popolazioni debitamente consultate.

Napoleone III procedette all'organizzazione di un plebiscito, in ottemperanza al trattato di pace, tuttavia fu soggetto a forti pressione dei Savoia, affinché cedesse anzitempo le fortezze e il controllo militare della regione in anticipo sull'esito del plebiscito e anche alla stessa organizzazione del plebiscito. Il conte di Gramont, cui fu affidato provvisoriamente il territorio del Veneto attuale, più Mantova e il Friuli, cercò di rispettare l'impegno. Le pressioni indussero tuttavia Napoleone III a consegnare le fortezze e a lasciar occupare il Veneto alle truppe del Regno. Il plebiscito fu pertanto organizzato per il 21 ottobre 1866: il risultato fu di 646.789 sì, 69 no, 567 voti nulli. Molti anni dopo, in certi ambiti neoindipendentisti veneti, la regolarità del plebiscito venne messa in dubbio[12].

Dalla fine dell'Ottocento ebbe luogo un'intensa emigrazione di veneti all'estero a causa dell'estrema povertà della regione. Gli abitanti del Veneto si spostarono particolarmente verso Australia, ArgentinaUruguay e Brasile.

La Grande Guerra[modifica | modifica wikitesto]

Il 24 maggio 1915 l'Italia entrò nel primo conflitto mondiale (primo colpo di cannone sparato dal Forte Verena) a fianco delle potenze dell'Intesa con l'obbiettivo di sottrarre all'Impero austro-ungarico la Venezia-Giulia, con Trieste e Gorizia, l'Istria e Fiume. Il Veneto divenne pertanto la retrovia del lunghissimo fronte esteso dalle Piccole Dolomiti alleDolomiti, alla Carnia e all'altopiano carsico. Treviso divenne sede dell'Intendenza del Regio Esercito, mentre a Padova si stabilirono vari Comandi Superiori, compreso quello della 3ª Armata, numerosi reparti logistici e il principale ospedale militare del fronte.

Il collasso del fronte nella notte del 24 ottobre 1917, durante la battaglia di Caporetto, trasformò di colpo il territorio veneto nel cuore del nuovo fronte. Sotto la minaccia dell'accerchiamento e della sconfitta totale, l'esercito tentò un ripiegamento in breve trasformatosi in rotta. La via che minacciava i capoluoghi veneti si presentava completamente spalancata per l'imperial-regio esercito austro-ungarico. Nel disperato tentativo di difendere Venezia e la sua preziosa base navale, l'esercito italiano tentò di riorganizzarsi prima sulla Livenza, quindi si attestò sul Piave, dove si impegnò in una lunga battaglia di resistenza.

I territori a nord del fronte rimasero quindi in mano austriaca sino al 1918 e alla vittoria finale nella battaglia di Vittorio Veneto.

La prima guerra mondiale lasciò sul territorio gravissimi danni. Interi paesi vennero cancellati lungo la linea del Piave, così come in montagna (Asiago venne completamente rasa al suolo) mentre le campagne risultavano incolte e spopolate.

L'enorme povertà lasciata dalle macerie della guerra favorì una massiccia emigrazione, diretta in massima parte verso i paesi dell'America latina e altre regioni d'Italia.

La seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

La seconda guerra mondiale apportò nuove distruzioni. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 il territorio venne occupato dalle truppe germaniche. Verona divenne una delle capitali della RSI, con l'insediamento di importanti comandi militari e di alcuni ministeri. In questo periodo enormi distruzioni vennero causate dei bombardamenti aerei (particolarmente feroce quello che colpì e rase al suolo gran parte di Treviso). E altri massicci bombardamenti su Padova e Verona e in particolare Vicenza, anche questa quasi rasa al suolo. Enormi distruzioni patì in particolare poi il polo industriale di Marghera, ripetutamente colpito dai bombardamenti alleati.

Il territorio veneto divenne quindi terreno delle azioni di guerriglia durante la Resistenza partigiana. Con la resa incondizionata dell'occupante tedesco il 29 aprile 1945 il Veneto venne infine liberato dal nazi-fascismo.

Dal secondo dopoguerra ad oggi[modifica | modifica wikitesto]

Il 2 giugno 1946 massiccia fu la partecipazione della popolazione veneta al referendum che sancì il passaggio dalla monarchia alla repubblica. Con l'entrata in vigore il 1º gennaio 1948 della Costituzione della Repubblica Italiana, nella nuova organizzazione dello Stato venne prevista la creazione del Veneto come regione a statuto ordinario.

Nel dopoguerra, riprese l'emigrazione che interessò America, Europa e altre regioni del nord Italia.

Si stima in circa 3.300.000 le persone emigrate negli anni dal 1876 al 1976 dal Veneto, di fatto la regione italiana a maggior emigrazione in tale periodo (seconda è la Campania, con 2.500.000)[13].

Durante gli anni cinquanta l'attività industriale di Porto Marghera iniziò a riprendersi dalle devastazioni portate dal conflitto, riprendendo a crescere, fino a raggiungere la massima espansione negli anni sessanta, quando il polo industriale divenne uno dei più importanti d'Europa.

A partire dagli anni sessanta, si è verificata in Veneto una massiccia proliferazione di piccole e medie imprese, che accelerarono lo sviluppo economico, rendendo la regione una delle più produttive e prospere d'Italia e del continente. Al contempo, con la crescita economica, il Veneto è divenuto terra d'immigrazione.


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