Trento (/ˈtrɛnto/, ascolta[?·info], Trènt in dialetto trentino, Trient in tedesco, Trent in ladino, Tria in cimbro[4], Trea't in mocheno[5]) è un comune italiano di 117 266 abitanti[2], capoluogo dell'omonima provincia autonoma e della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol.
La città di Trento è situata nella valle del fiume Adige, a circa 150 km dalla sorgente del fiume ed a 250 km dalla sua foce, 55 km a sud di Bolzano e 100 km a nord di Verona, 200 km a nord di Rovigo.
La città di Trento è collocata al centro di un'area urbana compresa longitudinalmente traMezzolombardo e Rovereto e che si estende ad est verso la Valsugana, fino al comune diPergine.
Trento presenta estreme diversità territoriali e di popolazione. La popolazione comunale non è concentrata solo in città, ma anche in numerosi centri sparsi o sobborghi, piuttosto diversi l'uno dall'altro e che conservano ancora una propria identità sia urbana, sia paesana, rurale o montana. La città antica conta 80 000 abitanti (ottobre 2004). L'agglomerato urbano con i comuni limitrofi arriva a 150 000 abitanti. Tra i sobborghi, quello più popoloso èGardolo (a nord della città, 12 449 abitanti la circoscrizione). Quello meno popolato èSardagna (1 106 abitanti). La maggioranza di essi è distribuita sul fondovalle dell'Adige o sulle colline a est della città, mentre il paesino di Sardagna è situato ad ovest su un piano roccioso a 560 metri di altitudine ed è collegato al fondovalle anche da una piccola funivia; i paesi del Bondone sono invece situati tra i 490 m s.l.m. di Vigolo Baselga e i 1 650 metri di Vason e fanno tutti parte della stessa circoscrizione comunale.
La vastità della zona comunale fa derivare quindi una densità di popolazione non caratteristica di città compatte e a forte concentrazione di popolazione (736 ab./km² contro, per esempio, i 1990 ab./km² di Bolzano).
Trento mantiene un legame molto stretto con la montagna; a nord-ovest si trova la Paganella, a nord-est il monte Calisio, a est la Marzola, a sud-est la Vigolana e a ovest ilMonte Bondone, chiamato anche l'"Alpe di Trento". Quest'ultimo, che in gran parte ricade nel territorio comunale, è raggiungibile in poco tempo dal centro cittadino tramite la strada provinciale.
Presso la conca delle Viote del Bondone è possibile visitare il Centro di Ecologia Alpina e il giardino botanico, nonché iniziare l'escursione verso la Riserva Naturale Integrale delle Tre Cime del Bondone (Cornet, Dos d'Abramo e Cima Verde).
I 15 803 ettari di cui è composto il comune di Trento sono così suddivisi (in ordine di grandezza):
La città di Trento è attraversata da diversi corsi d'acqua: il fiume Adige, che la percorre da nord a sud, e il torrente Fersina, che l'attraversa da est a sud-ovest per poi confluire nell'Adige, sono i maggiori. Parallelo all'Adige, scorre il canale chiamato "Adigetto". A sud della città scorre un altro piccolo corso d'acqua permanente, proveniente dalla collina diPovo, il Rio Salè, che confluisce nel Fersina poco prima che questo a sua volta confluisca nell'Adige; nonostante abbia argini adeguati ed un ampio letto rispetto alla portata normale, alcune volte ha invaso, alluvionandola, la zona circostante, detta "Bolghera" o anche "Gocciadoro".
Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Trento. |
A Trento è ubicata una stazione meteorologica. Secondo i dati medi del trentennio 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +1,6 °C, mentre quella del mese più caldo, luglio, è di +22,4 °C.
Le precipitazioni medie annue superano i 900 mm, distribuite mediamente in 88 giorni, con un picco nella tarda primavera e in estate ed un minimo relativo invernale[6].
La media nivometrica è di circa 55 cm [7]; la città fu tra le più colpite dalla Nevicata del Secolo del 1985 con 145 cm di neve[8], un altro inverno nevosissimo fu il 1978 con ben 211 cm stagionali, valore notevole considerando che la città si trova soltanto a circa 200 m s.l.m.[9]
TRENTO | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 5,1 | 7,9 | 12,8 | 17,3 | 21,2 | 25,5 | 28,2 | 27,0 | 23,0 | 16,5 | 9,9 | 5,8 | 6,3 | 17,1 | 26,9 | 16,5 | 16,7 |
T. min. media (°C) | -1,8 | 0,0 | 3,6 | 7,1 | 10,7 | 14,4 | 16,6 | 16,1 | 13,1 | 7,8 | 3,0 | -0,9 | -0,9 | 7,1 | 15,7 | 8,0 | 7,5 |
Precipitazioni (mm) | 58 | 45 | 74 | 68 | 106 | 96 | 76 | 94 | 79 | 83 | 107 | 59 | 162 | 248 | 266 | 269 | 945 |
Giorni di pioggia | 5 | 5 | 8 | 7 | 11 | 10 | 8 | 9 | 6 | 6 | 8 | 5 | 15 | 26 | 27 | 20 | 88 |
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Trentino. |
Le origini del nome |
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Secondo la tradizione latina il toponimo Trento deriva daTridentum (nome assegnato dai Romani) per via dei tre colli (Monte Verruca o Doss Trent, Dosso Sant'Agata eDosso di San Rocco[11]) che circondano la città. In realtà il nome è ben più vecchio e di origine retica[12]. Il toponimo deriva infatti da trent, ovvero triforcazione(dovuta al letto irregolare del fiume Adige oppure ai tre corsi d'acqua, Adige, Fersina e Salè, che formano una triforcazione guardando la città da sud). Nonostante tutto la tradizione latina ha sempre avuto la meglio, al punto che sul vecchio municipio si legge ancora l'iscrizionelatina Montes argentum mihi dant nomenque Tridentum ("I monti mi danno l'argento e il nome di Trento"), dovuta a Fra Bartolomeo da Trento (†1251; ovviamente l'argento si riferisce alle miniere del monte Calisio che sovrasta la città a Nord-Est). |
Secondo alcune teorie, Trento (Tridentum) si sarebbe sviluppata su un precedente insediamento retico di fondovalle. È inoltre probabile la presenza di un antico castelliere retico sul Doss Trento, forse utilizzato anche dai Romani dopo la conquista, uno dei primi nuclei urbani della città[13]. È ragionevole ritenere che la Valle dell'Adige, in quanto via di comunicazione nord-sud di primaria importanza, abbia favorito frequenti scambi culturali con le altre popolazioni pre-romane, come i Veneti, gli Etruschi e i Galli.
La conquista romana del Trentino avvenne nel corso del I secolo a.C. Trento, sorta già prima della conquista come accampamento militare romano (castrum), venne battezzata Tridentum ("città dei tre denti"), forse perché nei pressi della città sorgono proprio tre colli vagamente assomiglianti a tre denti (Doss Trento, Sant'Agata e San Rocco). La città divenne municipium tra il 50 e il 40 a.C.
In periodo augusteo, con l'Impero impegnato in una serie di operazioni militari nell'arco alpino, il ruolo strategico della città crebbe. Trento si sviluppò a partire da una pianta quadrangolare, delimitata da un lato dal fiume Adige, dagli altri tre lati da mura e fossati, con torri quadrangolari e porte per l'accesso; la principale,Porta Veronensis, era gemina, con due torri circolari ai lati. Le vie cittadine si svilupparono in maniera ordinata, parallelamente all'impianto del cardo e deldecumano secondo i principi dell'urbanistica romana[14]. Tridentum era dotata di tutte le infrastrutture tipiche di un importante centro romano: erano presenti un foro, un anfiteatro, delle terme, un porto fluviale, un acquedotto proveniente dalle colline orientali per l'approvvigionamento idrico e una zona adibita alle sepolture all'esterno delle mura, oltre ad abitazioni (ville) e infrastrutture all'esterno della cinta muraria. Tridentum era inoltre un importante snodo viario, per la presenza nel suo territorio della Via Claudia Augusta (principale via militare verso il nord), nelle sue diramazioni dellaClaudia Augusta Padana e della via Claudia Augusta Altinate, che collegava la città con il Veneto passando per laValsugana.
Nonostante la difficile situazione politica venutasi a creare con la decadenza dell'Impero, Trento rimase anche nel IV e nel V secolo il centro economico, commerciale e militare della regione.
Attorno alla metà del IV secolo venne istituita la cattedra vescovile, affidata al primo vescovo di cui si conosce solo il nome, Giovino (Iovinus). L'istituzione della diocesi tridentina rappresentò un passaggio importante, perché la figura del vescovo cercò sempre di garantire alla città sicurezza e unità, nonostante le continue incursioni straniere. Il terzo vescovo di Trento, successore di Giovino e Abbondanzio, fu un patrizio romano, Vigilio. Egli cercò di accelerare l'evangelizzazione del Trentino, di stabilire solidi legami con l'esterno in particolare con Ambrogio e la Chiesa milanese, di cui Trento era inizialmente suffraganea. La figura di Vigilio rappresentò la prima grande guida della Chiesa tridentina (che nei secoli successivi assumerà su di sé anche i poteri laici) e morì in Val Rendena, divenendo patrono della città e oggetto di venerazione in tutto il territorio della regione.
Nel VI secolo Trento venne occupata dai Goti, guidati da Teodorico. In una lettera, il re goto, secondo quanto riportato da Cassiodoro, invitò la città veneta di Feltre a collaborare con il municipio tridentino per la costruzione di un nuovo centro urbano, probabilmente da edificare nella Bassa Valsugana, che in realtà non venne costruito. Secondo alcuni storici, di questo episodio, risalente al 523-526, rimane traccia nella tradizione popolare cittadina, attraverso la disfida dei Ciusi e dei Gobj che si svolge ogni anno durante le feste vigiliane, nella quale i Ciusi (a rappresentare le genti feltrine) cercano di conquistare la polenta difesa dai Gobj (i trentini) e dalle strozzere, contadine armate. I nomi di Ciusi e Gobi hanno origini lontane e più precisamente da Chiusi (in Toscana) e Gabi (nel Lazio). La mascherata risale all'epoca di Teodorico re degli Ostrogoti quando un contenzioso tra i Feltrini e i Trentini sui confini territoriali si risolse in una guerra vinta dai trentini che per ricordare l'evento istituirono il carnevale. In tal modo i Ciusi dovrebbero ricordare i feltrini con una maschera a muso di cane[15].
La città e l'intero territorio trentino furono conquistati dai Longobardi attorno al 568-569. In seguito i Franchi e i Baiuvari si impegnarono in continue incursioni e spedizioni militari nel territorio del Trentino-Alto Adige. Per cercare di preservare la città e di trovare un compromesso fra Longobardi e Franchi, il vescovo di Trento Agnello (577-591) si rese protagonista di una serie di iniziative di pace tra i popoli, impegnando anche finanziariamente la diocesi per il riscatto dei prigionieri fatti dai Franchi. A seguito di ciò si rafforzò la dominazione longobarda che organizzò un Ducato di frontiera con capitale a Trento e retto per primo dal duca Evino († 595). Con i Longobardi venne stabilita per la prima volta l'area di influenza sulla quale si estendeva il potere della città, il Tridentinum Territorium, che si estendeva fino a sud di Merano, compresa l'attuale città di Bolzano. Solo i territori più a nord dell'Alto Adige non erano soggetti all'autorità del duca di Trento e rimanevano in mano ai Franchi e ai Bavari. A Evino succedette Gaidoaldo che riuscì a espandere il ducato verso ovest, occupando l'intera Valsugana e le valli del Cismón. In seguito il Ducato di Trento perse la sua autonomia e divenne probabilmente un territorio dipendente direttamente dalla corona longobarda.
Nel 982 Trento venne inglobata dagli Ottoni nel Sacro Romano Impero Germanico.
Lo stesso argomento in dettaglio: Principato Vescovile di Trento. |
Nel 1027 (o 1004) l'imperatore del Sacro Romano Impero Corrado II creò il Principato vescovile di Trento, istituzione che resistette assieme alla Contea del Tirolo (formatasi successivamente) fino al periodo napoleonico. Il principato era unito alla contea secondo laFoederatius Tyrolensis. Il territorio del Principato però non coincideva del tutto con quello dell'attuale provincia di Trento: alcune zone, specialmente quelle poste nell'attuale Alto Adige (Bozner Unterland), erano oggetto di disputa politica con i conti di Tirolo (che risiedevano nell'omonimo castello sopra l'attuale Merano), advocates e vassalli dello stesso vescovo, poi diventati Conti del Tirolo (anche in seguito al passaggio della contea agli Asburgo nel 1363). Altre parti orbitavano sulle venete (Primiero, Bassa Valsugana). Il Principato vescovile segnò la storia della città nell'ambito germanico per otto secoli, con maggiore o minore autonomia a seconda delle situazioni e dei personaggi, con il susseguirsi al suo vertice di 51 principi-vescovi, spesso scelti dal potere imperiale.[16]
La città fu intorno al 1200 un centro minerario (soprattutto argento, proveniente dal Monte Calisio) di discreta importanza, tanto che emanò il primo statuto minerario dell'arco alpino, dovuto al principe vescovo Federico Vanga. Nel 1407 Rodolfo Belenzani fu a capo di una rivolta dei cittadini, i quali insorsero contro l'oppressione del principe vescovo Giorgio di Liechtenstein e governarono Trento per un paio di anni. Trento divenne famosa a livello internazionale per il Concilio (1545-1563), col quale ebbe inizio la Controriforma. Il XVI secolo fu uno dei periodi di maggior splendore per il capoluogo trentino. A capo del Principato i cardinali Bernardo Clesio e Cristoforo Madruzzo, importanti figure di mecenati, trasformarono l'impianto urbanistico di Trento secondo i principi rinascimentali, ristrutturando e edificando nuovi edifici e chiese. La curvatura delle vie del centro (via S. Pietro, via Belenzani, via Oss Mazzurana, etc.) sarebbe stata studiata appositamente da Bernardo Clesio per offrire al forestiero un sorprendente effetto scenico[17]. Il principato dovette più volte difendersi, oltre che dai tentativi di sopraffazione dei conti del Tirolo, anche dal successivo tentativo di espansionismo veneziano che culminò con la battaglia di Calliano, in cui il piccolo esercito trentino (circa 3 000 uomini) con l'appoggio di piccolissimi contingenti locali e di un piccolo contingente (800 uomini) dell'esercito imperiale, di presidio in Trento, inflissero una sonora e definitiva sconfitta al molte volte più numeroso esercito veneziano al comando di Roberto di San Severino, perito nella battaglia, facendone sterminio. Non miglior fortuna per i veneziani fu una specie di battaglia navale combattuta sul Lago di Garda nel tentativo di prendere alle spalle Riva del Garda, dominio del Principe vescovo di Trento, che i veneziani non erano riusciti a conquistare con numerosi attacchi navali dal lago di Garda.
Per tutto il medioevo comunque la città conservò, grazie alla sua posizione geografica fortificata sulla via Nord-Sud (con ripetuti transiti e brevi soggiorni di re ed imperatori) ed alla fiera difesa della sua autonomia, un'importanza notevole sicuramente sproporzionata alla modestia del numero degli abitanti (meno di 10 000 per tutto il medioevo). All'inizio dell'evo moderno poi ebbe ancor maggiore notorietà internazionale per il Concilio che vi si celebrò e le cui risoluzioni rappresentarono per i quattro secoli successivi il baluardo della dottrina cattolica contro le eresie protestanti.
Il Principato Vescovile venne soppresso da Napoleone nel 1803. Dall'inizio dell'occupazione napoleonico-bavarese sino al 1809 patrioti trentino-tirolesi comandati da Andreas Hofer avevano combattuto contro l'esercito napoleonico una permanente guerriglia con una serie di scaramucce, senza mai ottenere il più volte promesso aiuto dell'esercito asburgico. Alla fine, in un'epica battaglia al Bergisel di Innsbruck, le truppe trentino-tirolesi di Hofer vennero sconfitte dai franco-bavaresi, mentre la figlia dell'imperatore d'Austria andava in sposa a Napoleone e Andreas Hofer veniva giustiziato a Mantova. Dopo l'era napoleonica, nel 1815 Trento e tutta la sua attuale provincia vennero inglobate nella Contea del Tirolo entro l'Impero Asburgico. Il Congresso di Vienna del 1815 sancisce il nuovo assetto territoriale. L'antico governo autonomo del Principato Vescovile, già abolito da Napoleone, non verrà ripristinato, pur mantenendo il vescovo di Trento il titolo di formale Principe e di "Sua Altezza"sino al 1953, quando il papa Pio XII abolì tutti i titoli nobiliari degli ecclesiastici.
Durante tutto il XIX secolo Trento fu oggetto di trasformazioni di notevole rilevanza. Fra queste va ricordata la costruzione della Ferrovia del Brennero nel 1864, che collegava Venezia (allora sotto dominio asburgico) a Vienna (allora capitale dell'impero asburgico) passando per le città fortezza di Verona e di Trento, la ferrovia della Valsugana (fra Trento e Bassano) ad opera di una società privata austriaca con concessione dal 1899 al 1998 (ma incorporata alle Ferrovie dello Stato italiano nel 1919), e la ferrovia Trento Malè (tuttora formalmente privata e gestita sotto il controllo della provincia autonoma), ultimo residuo di altri tratti ferroviari che dall'inizio del XX secolo collegavano Trento con Riva del Garda (via Mori-Arco) e Predazzo (via Ora-Cavalese). Altri eventi rilevanti furono lo spostamento (allo scopo di meglio realizzare la ferrovia) verso la periferia Ovest del corso del fiume Adige dal suo secolare alveo che lambiva la città medievale, e la costruzione di palazzi di grande prestigio quali scuole pubbliche, caserme, il Palazzo di Giustizia composto da Tribunale e Carceri (architetto Karl Schaden), la Banca Austro-Ungarica (attuale sede della Banca d'Italia), l'Hotel Imperial (attuale sede della Provincia autonoma di Trento) e la stazione ferroviaria (demolita 50 anni dopo dal governo fascista).
A partire dal 1870 si svilupparono a Trento movimenti e circoli politici irredentisti che cercavano di difendere l'italianità della città dai tentativi di germanizzazione portati dai settori più nazionalisti del Tirolo tedesco, come il movimento del Tiroler Volksbund (costituitosi a Vipiteno nel 1905). A questi si aggiunsero anche movimenti di difesa dell'italianità trentina, ma senza la volontà di staccare il Trentino dall'Impero austro-ungarico. Come esempio del clima improntato agli antagonismi nazionalisti di fine Ottocento, nel 1896venne inaugurato a Trento un monumento al massimo poeta della lingua italiana, Dante Alighieri.[18][19] A Bolzano venne eretto invece il Monumento a Walther von der Vogelweide, poeta medievale di lingua tedesca. Anche se negli ambienti irredentisti più radicali si auspicava il distacco del Trentino dal Tirolo e dall'Impero e la sua annessione alRegno d'Italia, la maggioranza della popolazione, soprattutto contadina, era fedele all'Impero asburgico, pur auspicando una maggiore autonomia territoriale rispetto al governo provinciale tirolese di Innsbruck. Come riportato nel resoconto dei colloqui da lui avuti a Roma nel 1915 con Sonnino, Ministro degli Esteri del regno d'Italia, Alcide De Gasperi, rappresentante dei cattolici trentini al parlamento imperiale di Vienna, convenne che la maggioranza dei Trentini non era favorevole ad un'annessione all'Italia.
Durante la prima guerra mondiale Trento fu dichiarata città fortezza (Fortezza di Trento) e divenne il caposaldo del fronte meridionale austro-ungarico. Più di 60 000 trentini, soldati di leva obbligatoria, combatterono nell'Imperial regio Esercito austro-ungarico, migliaia di soldati trentini (10 001 in tutta la provincia, di cui 1000 provenienti dalla città di Trento) caddero in battaglia nei reggimenti dei Tiroler Kaiserjäger (cacciatori imperiali tirolesi) e Kaiserschuetzen (Sìzzeri o Schützen), truppe alpine di difesa territoriale. Circa 700 giovani trentini si arruolarono invece volontari tra le file dell'esercito italiano.
La città era coronata da una rete formidabile di forti difensivi che ancor oggi sono visibili ed in parte visitabili. Alla fine dell'anno 1915 la Fortezza di Trento divenne la sede del quartier generale austro-ungarico per il fronte meridionale. Nelle montagne circostanti si celava il più grande e più potente caposaldo del fronte, con la maggior parte del sistema difensivo scavato nella roccia. L'ideatore della Fortezza di Trento era il maggior generale Steinhardt.
Il primo conflitto mondiale rappresentò per Trento, come per il resto della zona di confine, una tragedia di proporzioni immani, caratterizzata anche dall'evacuazione della maggior parte della popolazione civile. Per via dell'evacuazione, rimane un dubbio circa la spontaneità mostrata nelle fotografie della "popolazione in festa" che accolse l'arrivo delle truppe italiane il 4 novembre 1918.
Recentemente uno storico tedesco, Volker Jeschkeit, studiando antichi diari del tempo, scoprì che furono gli inglesi a raggiungere per primi Trento, negoziando la resa della città con la guarnigione austo-ungarica già la mattina del 2 novembre 1918. Questo quando si legge nel diario del tenente inglese Mitch Williamson: "la divisione raggiunse la città di Trento, capitale del Tirolo meridionale, ma dopo averla circondata venne ordinato di mantenere la posizione e non entrare in città. Due giorni dopo l'esercito italiano marciava fra musica di bande e colori ed essi entrarono in città come «liberatori».[20]
Trento, congiuntamente al resto della contea principesca tirolese a sud dello spartiacque alpino passò all'Italia nel 1919, alla fine della prima guerra mondiale, annessione sancita dal Trattato di Saint Germain.
Durante il fascismo la città perse assieme all'intera provincia quell'autonomia che aveva goduto per secoli: nel 1923 il consiglio comunale fu sciolto dal governo di Roma dopo che il sindacoGiovanni Peterlongo, liberale eletto l'anno precedente, si dimise assieme al suo gruppo in seguito alle pressioni ricevute (Peterlongo fu quindi nominato commissario prefettizio, incarico che mantenne fino al 1926).[21] Per l'ottenimento dell'autonomia amministrativa ed economica si dovrà aspettare fino alla fine del secondo conflitto mondiale (statuto della Regione autonoma Trentino-Alto Adige). Durante la seconda guerra mondiale Trento fu bombardata dagli alleati dal 2 settembre 1943 fino al 3 maggio 1945, per un totale di 80 incursioni che causarono circa 400 vittime e 1792 danneggiamenti di edifici. Durante il primo bombardamento si verificò la strage della Portela, dove vi furono circa 200 morti.[22]
La storia della città nel XX secolo coincise per lo più con quella della provincia e della regione.
Con le modifiche statutarie del 1971 e con le relative norme di attuazione degli anni seguenti, l'autonomia venne notevolmente ampliata, ma la Regione venne in pratica smembrata con l'attribuzione di quasi tutti i poteri alle due province di Trento e di Bolzano, le uniche province autonome esistenti nel sistema amministrativo italiano, che riuscirono negli anni successivi ad ottenere importanti mezzi finanziari dallo Stato centrale.
Lo stemma del Comune di Trento raffigura un'aquila spiegata di nero, rostrata, armata e munita sulle ali di due gambi trifogliati d'oro, linguata e cosparsa di fiammelle di rosso come descritto nel Decreto di riconoscimento del 6 maggio 1930[23]. L'aquila di San Venceslao, che rispetto all'originale ha subito col passare dei secoli alcune modifiche, è lo stemma ufficiale di Trento dal 1407 (anno dell'insurrezione di Rodolfo Belenzani); anche se il Re Giovanni di Lussemburgo donò il simbolo della città molto prima, precisamente a Bratislava nell'anno del Signore 1339 (come si desume dal testo della concessione dello stemma di S. Venceslao al vescovo e alla chiesa trentina). Appena tre anni prima, nel1336, Carlo di Boemia figlio maggiore del re Giovanni di Lussemburgo, si era insediato nel castello di Tirolo quale reggente in vece del fratello minore che nel 1330 si era sposato con Margherita di Maultasch, contessa di Tirolo. Carlo di Boemia aveva portato con sé il cancelliere Nicolò da Bruna che nel 1338, grazie all'influente appoggio di re Giovanni, venne nominato vescovo di Trento. In questo modo fu possibile alla Casa di Boemia assicurarsi la completa fedeltà e sottomissione del Principato trentino. Il 9 agosto 1339, per ricompensare il principe vescovo dell'amicizia sempre dimostratagli, re Giovanni volle concedere, a Nicolò ed ai suoi successori sulla cattedra di San Vigilio, lo stemma di San Venceslao.
Il gonfalone del comune di Trento è un drappo di tessuto di colore bianco, al cui centro troneggia l'aquila di San Venceslao. Sotto di essa vi trova posto l'iscrizione a lettere maiuscole dorate: «Comune di Trento».
La bandiera è composta da tre strisce orizzontali della stessa dimensione (drappo interzato in fascia), le due più esterne giallo e la centrale blu, con al centro uno scudo bianco che ospita un'aquila nera con le ali spiegate e cosparsa di fiammelle, l'aquila di San Venceslao. Ovvero lo stesso scudo che è presente nello stemma del Comune di Trento.