Rovereto comune |
|||||
---|---|---|---|---|---|
|
|||||
Localizzazione | |||||
Stato | Italia | ||||
Regione | Trentino-Alto Adige | ||||
Provincia | Trento | ||||
Amministrazione | |||||
Sindaco | Francesco Valduga (Rovereto al Centro) dal 24/05/2015 | ||||
Territorio | |||||
Coordinate | 45°53′00″N 11°02′03″ECoordinate: 45°53′00″N 11°02′03″E (Mappa) | ||||
Altitudine | 204 m s.l.m. | ||||
Superficie | 50,99 km² | ||||
Abitanti | 39 151[2] (31-7-2015) | ||||
Densità | 767,82 ab./km² | ||||
Frazioni | Borgo Sacco, Lizzana (la Piòf), Lizzanella, Marco(March), Moietto, Mori Stazione, Noriglio (Noréi), San Giorgio, Sant'Ilario | ||||
Comuni confinanti | Ala, Calliano, Folgaria, Isera,Mori, Nogaredo, Pomarolo,Terragnolo, Trambileno,Vallarsa, Villa Lagarina,Volano | ||||
Altre informazioni | |||||
Cod. postale | 38068 | ||||
Prefisso | 0464 | ||||
Fuso orario | UTC+1 | ||||
CodiceISTAT | 022161 | ||||
Cod. catastale | H612 | ||||
Targa | TN | ||||
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa) | ||||
Cl. climatica | zona E, 2 713 GG[3] | ||||
Nome abitanti | roveretani (roveredani[1]) | ||||
Patrono | Maria Ausiliatrice, popolarmente "Madonna della neve", e S. Marco | ||||
Giorno festivo | 5 agosto e 25 aprile | ||||
Cartografia | |||||
Sito istituzionale |
Rovereto (IPA: [roveˈreːto], Roveredo in trentino, Rofreit in ted.) è un comune italiano di 39 151 abitanti[2] del Trentino-Alto Adige, inprovincia di Trento.
Importante centro industriale, turistico e culturale, ha saputo esprimere la sua vocazione di Città della Pace dando voce allaCampana dei Caduti, Maria Dolens, simbolo della fraternità universale, ideata e realizzata dal sacerdote don Antonio Rossaroall'indomani delle stragi e delle devastazioni scatenate dalla prima guerra mondiale.
Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Rovereto. |
A Rovereto e nella Vallagarina in generale, vi sono inverni relativamente freddi e nevosi ed estati calde e temporalesche. Un apprezzabile sollievo all'afa estiva è procurato dalla brezza di valle (detta òra) che dopo mezzogiorno sale dal lago di Garda attraverso la valle di Loppio, e la brezza serale (o di monte) che scende dalla valle del torrente Leno, specialmente nella parte orientale della città. Negli ultimi anni si è assistito ad un lento innalzamento della temperatura e le nevicate sono diminuite in frequenza ed intensità.
In occasione dell'intensa nevicata del 26-27 gennaio 2006 sono stati registrati dei dati di accumulo nevoso straordinari, di circa 60 cm. La nevicata era stata più intensa nelle zone sud-orientali della regione. Nella Valle dell'Adige si erano avuti quantitativi più ingenti a sud fino a Trento, mentre risalendo lungo la valle i valori, seppur cospicui, diminuivano[4]. L'ultima nevicata di un certo rilievo è quella del 11-12 febbraio 2013 con 30 cm misurati in alcuni quartieri della città. Episodi a parte (come l'ultimo citato in cui a Rovereto ha nevicato più che a Trento), la nevosità di Rovereto è inferiore a quella di Trento, essendo quest'ultima più riparata dagli afflussi sciroccali che trasformano la neve in pioggia.
ROVERETO | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 5,1 | 8,5 | 13,7 | 18,2 | 23,0 | 27,2 | 29,7 | 28,7 | 23,9 | 17,4 | 10,4 | 5,8 | 6,5 | 18,3 | 28,5 | 17,2 | 17,6 |
T. min. media (°C) | -2,2 | -0,3 | 3,5 | 7,5 | 11,6 | 15,1 | 17,1 | 16,6 | 13,1 | 8,4 | 2,9 | -1,1 | -1,2 | 7,5 | 16,3 | 8,1 | 7,7 |
Rovereto (204 m s.l.m.) è il capoluogo della Comunità della Vallagarina del Trentino, nonché centro principale dell'omonima valle, situata nella zona meridionale della regione. LaVallagarina, caratterizzata da ampie distese di vigneti, è percorsa dal fiume Adige, in passato importante asse commerciale tra Verona e Bronzolo; legna e merci venivano trasportate per mezzo di zattere lungo il fiume. Dalla città, verso est, hanno inizio la valle di Terragnolo e la Vallarsa, percorsa dal torrente Leno: poco sopra Rovereto trova luogo la diga di san Colombano col suo lago, sovrastato dall'omonimo eremo. Le vette visibili da Rovereto sono il Cornetto del Bondone (m.2176), il becco di Filadonna (m 2143), l'Altissimo del Baldo (m.2078), il Monte Stivo (2059 m), il Monte Zugna (1864 m), il Monte Finonchio (1603 m), il Monte Biaena (1615 m). Un "polmone verde" della città è costituito dal cosiddetto "Bosco della città", una zona boschiva fornita di sentieri e anche percorsi attrezzati per lo sport.
Questa voce o sezione sull'argomento storia è ritenuta da controllare.
Motivo: Nei primi due paragrafi nessi logici e cronologici
sballati (si passa dal XIV secolo al VIII sec al XII sec) - si veda discussione
|
Origini del nome |
---|
L'etimologia di Rovereto (Roboretus) deriva dal latino. Nella toponomastica romanaRoboretum indicava una selva di querce, pianta che abbondava nella valle ed è stata assunta quale effigie dello stemma
comunale[5]. In Botanica il rovere
è correlato a una specie di quercia indigena dell'Europa, la Quercus petraea, meno alta della quercia comune, che fornisce un legno particolarmente
duro. |
Il borgo di Rovereto si presenta nel Medioevo come un insediamento storicamente meno antico e meno blasonato rispetto ad altri, senz'altro minori, sparsi nella Vallagarina, raccolti attorno alle varie Pievi. E' vero tuttavia che nel 1819 il rinomato archeologo Bartolomeo Stoffella (lodato dal Mommsen) scoprì numerose sepolture di epoca romana sopra corso Bettini, in piazza delle Oche e ai Balteri. Le prime notizie che riguardano l'abitato ci informano che esso dipendeva, sia per la giurisdizione ecclesiastica che per la civile, da Lizzana. Nel 1225 Jacopino da Lizzana vi insediò un villicum, che venne probabilmente rinforzato intorno al 1265 da Mainardo di Tirolo (d'onde la denominazione alla tedesca Castel Junk, perdurante ancora nel secolo successivo). Poi arrivarono i Castelbarco inizialmente legati alla dinastia veronese dei Della Scala. Nel 1320 Guglielmo di Castelbarco completa la prima cerchia delle mura (La Terra), vi insediò un Giudice.
Più tardi, allorché la Repubblica di Venezia estese il suo dominio fino alla Valle Lagarina, sebbene per meno di un secolo, dal 1416 fino al 1509, Rovereto si trasformò in una ben munita piazzaforte strategica di frontiera. La Serenissima vi mandò nel 1425 i suoi architetti (il Malipiero e il Basadonna sono ricordati ancora oggi nei nomi dei torrioni che eressero), ne rafforzò e ampliò le strutture militari di difesa: il castello e la cerchia delle mura. Rovereto perse con Venezia la sua caratteristica di borgo medievale per acquisire quelle di una piccola città. Decisivo per suscitare lo sviluppo economico di Rovereto fu l'atto decretato nel 1417 dalla Repubblica di Venezia, grazie al quale la città di Rovereto avrebbe goduto della "esenzione dal dazio di consumo". Questo atto lungimirante di politica daziaria incentivò gli investimenti in attività artigianali favorendo gli investimenti dei possidenti locali e forestieri. Va precisato, tuttavia, che almeno fino al 1520 non esiste nessun documento che comprovi l'esistenza di un'attività tessile a Rovereto (allora, e fino al 1822 Roveredo).
L'esenzione dai dazi di consumo fu prontamente rinnovata il 3 novembre 1510 con diploma di Massimiliano I, dopo che, a conclusione della guerra contro Venezia condotta dallaLega di Cambrai e della sconfitta veneziana alla Battaglia di Agnadello, Rovereto venne liberata dall'esercito imperiale grazie all'aiuto dei locali cittadini, che si mobilitarono per cacciare il presidio veneto rimasto a presidiare il castello. Massimiliano I confermò i privilegi e gli Statuti ai "fedeli consoli e cittadini e alla comunità della città di Rovereto", e il rango di città.[7]
Rovereto (diversamente da Riva del Garda e da Ala) non fu però restituita al Principato vescovile di Trento, ma costituì invece il "Circolo ai confini d'Italia". Benché parte della Contea del Tirolo, Rovereto poté godere di condizioni di particolare autonomia ed ebbe quindi un regime amministrativo suo peculiare, molto più efficiente di quello vigente per i territori trentini vescovili.
Nel dicembre 1805, dopo la sconfitta inflitta ad Austerlitz da Napoleone alle forze asburgiche e in seguito alla pace di Presburgo, Rovereto, come tutto il Tirolo, passò sotto il Regno di Baviera. Salvo il periodo della insurrezione hoferiana (dall'aprile al novembre 1809 Andreas Hofer trovò in Vallagarina molti sostenitori), i Bavaresi alleati dei francesi governarono il Trentino fino al febbraio 1810, dapprima mediante la Commissione provvisoria amministrativa del Tirolo meridionale, poi attraverso la Commissione amministrativa del Dipartimento dell’Alto Adige. In entrambe le Commissioni ebbe determinanti responsabilità il barone salisburghese Sigismondo Moll. Il Moll, stabilitosi a Villa Lagarina dopo aver sposato nel 1788 la contessa Anna Fedrigazzi di Nomi, aveva già lodevolmente ricoperto, nel 1791, la carica di capitano distrettuale del Circolo ai Confini d’Italia (il Trentino) con sede a Rovereto e, nel 1796, fu presidente di quel Consiglio amministrativo.
Nel giugno del 1810 l'allora Tirolo meridionale (ossia il Trentino) fu annesso al Regno d’Italia (con capitale Milano). Gli anni dal 1810 al settembre 1813 (a ottobre rientrarono gli imperiali, inter applausos et mortariorum explosiones) furono particolarmente nefasti per l'economia locale: i dazi brutalmente imposti a danno delle esportazioni verso nord imposero l'inattività di quasi la metà dei 40 filatoi), tant'è vero che nei decenni successivi furono ricordati come gli anni della disperazione (Girolamo Andreis). Sconfitto il Bonaparte, nel 1815 Rovereto ritorna alla Contea del Tirolo e, fino al 1918, è capoluogo di uno dei sette circoli da cui la provincia stessa era costituita.
Il periodo più fiorente della storia di Rovereto è stato senz'altro il secolo XVIII, epoca d'oro dell'industria della seta. Se nel 1520 Girolamo Savioli da Bardolino aveva installato un primo filatoio a mano, furono però gli imprenditori provenienti da Norimberga i veri artefici della locale epopea della seta. A inaugurare i primi filatoi idraulici furono Johann e Paul Fürleger (1550), i fratelli Wegleiter (1580), Johann Volkamer (1615), i fratelli Gütteter (Johann Marcus, Georg, Hieronymus, e il figlio di quest’ultimo Georg Thomas), Joseph Falzorger, i Seutter von Lötzen, Abraham Drexel, Johann Friedrich Sichart (1679) e suo nipote Jacob. Dopo l'assassinio del trentanovenne Georg Thomas Guttheter, personaggio piuttosto noto in Baviera, avvenuto nei pressi di Rovereto nel 1694, calarono drasticamente gli investimenti norimberghesi ma fortunatamente subentrarono quelli provenienti dalla Lombardia; andò finalmente formandosi anche un'imprenditoria locale.
Nel 1766, scrive l'ottimo Giannicolò Cristani de Rallo, vicecapitano del Circolo e massima autorità imperiale presente in città, gli opifici serici roveretani occupano più di 1000 operai, mentre oltre 4000 cottimisti lavorano agli ordini dei filatori e capofilatori nei 36 filatoi, 26 incannatoi, 1236 arcolai e nelle 5 tintorie che forniscono il prodotto finale ai 23 negozi di seta.[8] "Tout Roveredo travaille aux premières manufactures de soie ... " osservò ammirato un illustre viaggiatore solitamente uso a denigrare le città che attraversava, il pensatore politico Montesquieu, quando qui fece tappa durante il suo viaggio in Italia, (1738 - 1741).[9]
La popolazione di Rovereto raggiunse alla fine del Settecento un significativo livello di benessere, testimoniato dalle realizzazioni architettoniche che tuttora caratterizzano la città. Era occupata, oltre che nella filiera della produzione della seta e della carta, nell'artigianato e nel commercio. Grazie alla vivacità della sua vita culturale e il livello generale dell'istruzione, dovuto alla presenza del Ginnasio (1688) e della Scuola Normale (elementare) resa precocemente obbligatoria per tutti nel 1776 dall'imperatrice Maria Teresa, la città divenne nota come l'Atene del Trentino.[10] Tra le realizzazioni urbanistiche di pregio di quel periodo sono da ricordare il Corso Nuovo, primo tratto urbano della via imperiale (oggi Corso Angelo Bettini, in memoria del martire), ideato dall'architetto Ambrogio Rosmini nel 1770. In quegli anni vengono ampliate anche le strade che portano ai sobborghi e lungo i percorsi si innalzano le nuove residenze nobili: il Palazzo dell'Annona (1772, imposto con ben tre severe ingiunzioni ai notabili roveretani recalcitranti, firmate personalmente dall'imperatrice Maria Teresa, allo scopo di impedire l'aggiotaggio nei periodi di carestia), Palazzo Piamarta o dell'Istruzione (1773), Palazzo Alberti Poja (1780), Palazzo Fedrigotti (1792). Il Teatro è del 1783. Risalgono alla prima metà del secolo invece altri palazzi del patriziato, come il palazzo Todeschi, palazzo Rosmini alle frassine, villa Vannetti alle Grazie.
Dopo la stasi napoleonica, l'attività serica riprende gradualmente vigore, specialmente dopo il 1840 e fino a toccare un massimo nel 1855, cui segue purtroppo una grave decadenza.
Nel 1850 la città di Rovereto conta 7.431 residenti che formano 1.694 famiglie, accolti in 654 case. In quel tempo nascono, soprattutto per iniziativa e con l'intervento finanziario di privati cittadini, notevoli istituzioni e strutture destinate a supportare ulteriormente lo sviluppo della città. Nel 1841 voluta da tre illuminati imprenditori, Giovanni Battista Tacchi, banchiere e grande industriale della seta, G. B. Sannicolò, industriale serico, il proprietario terriero Cesare Malfatti ed altri 42 roveretani, fu fondata la Cassa di Risparmio di Rovereto che monopolizzerà per tutto il secolo e oltre le attività economico-finanziarie sviluppate sul territorio e in provincia. Anche la costruzione dell'imponente acquedotto potabile dello Spino (1843-1845), che risolse da allora per Rovereto e la valle il problema della erogazione igienica di acqua purissima e fresca, va riconosciuta alla tenacia del dottor Antonio Balista e al senso civico di molti privati cittadini, coadiuvato dall'apporto finanziario del Comune. La medesima amministrazione comunale cittadina che, nel 1854, pur non avendo responsabilità dirette, contribuì al finanziamento di un'altra opera: l'opificio della Manifattura Tabacchi, sorta sulle rive dell'Adige a Borgo Sacco. La fabbrica diverrà una risorsa preziosa per combattere la crescente disoccupazione quando, sul finire del secolo, la prima crisi economica avrebbe colpito il Trentino meridionale, consentendo di ridurre localmente il fenomeno drammatico dell'emigrazione.
Memorabile fu l'attività amministrativa svolta da Cesare Malfatti, podestà di Rovereto tra il 1851 e il 1860, ed ancora tra il 1867 e il 1873, poi deputato alla Camera di Vienna. La città memore e grata gli ha dedicato la piazza del Grano, una delle belle del centro storico. Al suo governo illuminato si deve l'acquisto del Palazzo della pubblica istruzione, il completamento del Ginnasio, l'istituzione della Scuola Reale Elisabettina (patrocinata a Vienna dal ministro Thun) per la quale sottoscrisse una generosa offerta, la fondazione del Museo Civico del quale fu il primo presidente, la fondazione, assieme ad altri cittadini, della Cassa di Risparmio di Rovereto che poi diresse dal 1841 al 1855, l'istituzione del Corpo dei Civici Pompieri, della Società Agraria. Per sua iniziativa fu costruito l'Asilo infantile, la piazza della Posta, il passeggio di San Rocco. E ancora l'acquisto dei terreni contigui la nuova strada della stazione ferroviaria, vigorosamente sostenuto in vista della risistemazione urbanistica e dell'impostazione del Corso Rosmini (1872 - 1878).
Questo avveniva dopo che nel 1859 si completò il tronco Verona-Trento della Ferrovia del Brennero ed è da notare che per sollecitare la realizzazione di questa opera si attivarono responsabilmente le autorità pubbliche di Rovereto, di concerto con la Camera di Commercio ed Industria. Questa istituzione, eretta a Rovereto il 13 agosto 1850seppe svolgere un ruolo determinante di studio, indirizzo e propulsione per le attività economiche nel Trentino meridionale nei decenni successivi, conducendo efficaci battaglie contro il potere centrale di Innsbruck e Vienna per la soluzione dei problemi locali nell'interesse della popolazione. L'azione della Camera di Commercio e Industria risultò particolarmente utile durante gli anni che seguirono e il manifestarsi della crisi agricola e industriale.
La grave crisi che colpì il roveretano e la valle nella seconda metà dell'Ottocento era dovuta a diverse concause: le tensioni politiche seguite agli accadimenti del 1848 e le guerre del 1859 scardinarono alcuni elementi portanti dell'economia locale, modificarono negativamente sia i rapporti tra i settori di produzione sia i tradizionali assetti dei rapporti commerciali con le regioni confinanti. I nuovi uffici doganali posti sui confini con la Lombardia e il Veneto ostacolano le vendite della seta e della carta e l'importazione vantaggiosa dei cereali. Il gravame dei forti dazi e delle barriere doganali devastò il sistema dei rapporti commerciali, mise in ginocchio l'industria serica, l'industria dei velluti, quella della concia delle pelli. A questa situazione già assai negativa si aggiunse, per l'agricoltura, il diffondersi della fillossera e della pebrina che colpirono la viticoltura e la coltura dei bachi da seta. Intervennero quindi a guastare ulteriormente questo quadro infelice le tragiche alluvioni dei torrenti e dell'Adige negli anni 1882-1885 e seguenti.
Nonostante tutto ciò, la città seppe reagire con una graduale ristrutturazione delle basi economiche che avrebbe portato al decollo di una nuova industrializzazione più evidente agli inizi del nuovo secolo, svolta segnata dalla fine della fase "protezionistica" e l'inizio di quella "liberistica" in cui la giunta comunale operò da protagonista.[11] Decidendo la"esenzione delle sovraimposte con la concessione della forza motrice a condizioni di favore, sia con la cessione di suolo e con le facilitazioni per farlo ottenere a chi per scopi industriali avanzasse domanda", l'amministrazione comunale di Rovereto richiamò sul territorio numerosi imprenditori che seppero riconvertire e reindirizzare la nuova produzione industriale.[12]
Nel 1900 Rovereto contava 10.180 abitanti, un incremento rispetto a quelli contati cinquant'anni prima dovuto più che al tasso di natalità, più basso che altrove, alla diminuzione della mortalità infantile ma, soprattutto, al forte tasso immigratorio. La forte immigrazione (rispetto a una debole emigrazione) che caratterizzava la città faceva constatare statisticamente che solo la metà dei cittadini residenti aveva avuto i propri natali a Rovereto, con significativo incremento di "appartenenti a stati all'estero, in prevalenza italiani del vicino regno" ed un"aumento considerevole della popolazione italiana", mentre l'elemento tedesco era rimasto stazionario.[13]
Quel nuovo periodo positivo dell'economia che si era aperto all'alba del secolo per Rovereto, fu drammaticamente interrotto dallo scoppio della Grande Guerra. La Prima guerra mondiale inflisse ferite nel tessuto sociale ed economico della città, devastazioni che imposero l'esilio della popolazione dalla patria cittadina, trasformata in prima linea bellica. L'esito del conflitto con la sconfitta delle armi austro-ungariche portò infine la città sotto governo italiano. Rovereto riprese debolmente a fiorire sia per opera dell'iniziativa privata, coadiuvata dai numerosi istituti di credito, ma anche con il contributo delle società del movimento cooperativo nel frattempo sorte sul territorio molto attive nei singoli campi di competenza, dall'agrario (la Società Agricoltori della Vallagarina) al bancario (il "Banco Agricolo Operaio di Rovereto"). Ma anche questi rinnovati progressi, conquistati e consolidati all'indomani della Grande Guerra furono mortificati dalla crisi che poi colpì l'economia trentina nei primi anni trenta, quando numerose banche dovettero affrontare problemi talora insormontabili di liquidità. Allorché nel giugno 1933 dovette chiudere i propri sportelli la più grande banca del Trentino, la "Banca del Trentino Alto Adige" (nata dalla fusione imposta dal regime fascista tra la Banca Cattolica e la Banca Cooperativa) si ingenerò un effetto domino che coinvolse tutti gli istituti di credito trentini. Nel verbale del 19 marzo 1934 dell'assemblea generale del "Banco Agricolo Operaio di Rovereto" la relazione ai soci avverte: "Certo è, che l'avvenire che ci sta davanti non è dei più rosei e dei più pieni, irto di difficoltà collegate a quella parola che tutti conosciamo "la crisi" .."[14]
Anche quella crisi fu alfine superata, nuovamente l'economia di Rovereto si riprese, ma poi scoppiò la Seconda guerra mondiale e gran parte dei progressi furono azzerati dai nefasti eventi bellici e sotto gli effetti diretti ed indiretti delle bombe sganciate dai belligeranti lungo l'asse della Ferrovia del Brennero.
Al termine della seconda guerra mondiale, dopo l'8 settembre 1943 e fino alla ritirata tedesca di fine aprile-inizio maggio del '45, il Trentino, l'Alto Adige e la Provincia di Belluno formarono la Operationszone Alpenvorland (Zona d'operazioni delle Prealpi), entità amministrativa il cui controllo era sottratto alla Repubblica Sociale Italiana e faceva capo direttamente alla Germania nazista. Nel periodo dell'occupazione nazi-tedesca il capoluogo di regione fu posto a Bolzano.
Nel dopoguerra, le Amministrazioni comunali che si succedettero al governo di Rovereto iniziarono subito una poderosa opera di ricostruzione della città devastata dai bombardamenti, privata talvolta di rifornimenti vitali. La ricostruzione industriale procedette a passi confortanti grazie all'iniziativa dei privati ma anche all'efficace sostegno pubblico. Nel 1946 il primo sindaco eletto l'ing. Giuseppe Veronesi, che era stato assessore nella giunta del sindaco Bettini Schettini, insediato dal C.L.N. (Comitato di Liberazione Nazionale), incentivò in ogni modo nuove il radicamento di nuove iniziative artigianali e industriali e l'acquisizione di fonti energetiche incrementando via via gli investimenti in opere pubbliche. In parallelo con l'incremento delle risorse occupazionali si moltiplicarono le iniziative mirate alla diffusione dell'istruzione tecnica e professionale. Negli anni sessanta (mentre a Veronesi era subentrato il sindaco Ferruccio Trentini e a questi Guido Benedetti) in sintonia con il cosiddetto miracolo economico che si stava concretizzando sul piano nazionale, a Rovereto presero corpo di seguito una serie di realizzazioni civili sociali di grande impatto. Tra le altre, si realizzarono la nuova funzionale sede dell'Ospedale di Santa Maria, il nuovo Istituto Tecnico per Ragionieri e Geometri "Felice e Gregorio Fontana", progettato dall'architettoLuciano Baldessari, eretto sopra il vecchio campo sportivo. Veniva contemporaneamente inaugurato il nuovo Campo per la squadra del Rovereto che aveva conquistata lodevolmente la serie C. Gli anziani videro aprirsi le opportunità di una nuova "Casa di soggiorno per anziani" che si sarebbe dovuta gestire secondo tecniche innovative. L'Azienda elettrica municipale, allora ancora roveretana e rivana, potenziava le sue risorse con la costruzione delle nuove dighe sul Leno, gli istituti di credito roveretani registravano continui successi marcando il benessere sempre più diffuso. L'elettorato riconobbe allora, agli inizi di quelli anni sessanta roveretani, i meriti delle amministrazioni che avevano ben governato la città premiando il partito di governo municipale, la dc, con una maggioranza che superò il 60 per cento. Dopo d'allora la storia cambiò e i segni negativi cominciarono a infittirsi sempre più fin sulle soglie del nuovo secolo.
Stemma di Rovereto:
Lo stesso argomento in dettaglio: Lapidi storiche di Rovereto. |