Bressanone comune |
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Bressanone/Brixen | |||||
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Una veduta della città vescovile |
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Localizzazione | |||||
Stato | Italia | ||||
Regione | Trentino-Alto Adige | ||||
Provincia | Bolzano | ||||
Amministrazione | |||||
Sindaco | Peter Brunner (SVP) dal 10-5-2015 (1º mandato) | ||||
Territorio | |||||
Coordinate | 46°43′00″N 11°39′00″E / 46.716667°N 11.65°E46.716667; 11.65 (Bressanone)Coordinate: 46°43′00″N 11°39′00″E / 46.716667°N 11.65°E46.716667; 11.65 (Bressanone) (Mappa) | ||||
Altitudine | 559 m s.l.m. | ||||
Superficie | 84,7 km² | ||||
Abitanti | 21 406[2] (31-5-2015) | ||||
Densità | 252,73 ab./km² | ||||
Frazioni | Albes/Albeins, Elvas, Eores/Afers, La Mara/Mahr, Millan/Milland, Monteponente/Pfeffersberg, Sant'Andrea/St. Andrä, Sarnes/Sarns | ||||
Comuni confinanti | Funes, Luson, Naz-Sciaves, San Martino in Badia, Varna, Velturno | ||||
Altre informazioni | |||||
Cod. postale | 39042 | ||||
Prefisso | 0472 | ||||
Fuso orario | UTC+1 | ||||
Codice ISTAT | 021011 | ||||
Cod. catastale | B160 | ||||
Targa | BZ | ||||
Cl. sismica | zona 4 (sismicità molto bassa) | ||||
Cl. climatica | zona F, 3 507 GG[3] | ||||
Nome abitanti | bressanonesi o brissensi/Brixner[1] | ||||
Patrono | Cassiano, Ingenuino ed Albuino | ||||
Giorno festivo | 2 febbraio | ||||
Cartografia | |||||
Il territorio comunale |
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Sito istituzionale |
Bressanone (IPA: /bressaˈnone/[4], Brixen [ˈbʀɪksn̩] in tedesco; Persenon [pəʀsəˈnɔŋ] o Porsenù in ladino) è un comune italiano di 21 406 abitanti[2], il terzo per popolazione della provincia autonoma di Bolzano in Trentino-Alto Adige.[5] È il capoluogo storico, artistico, culturale, economico, sociale ed amministrativo del comprensorio della Valle Isarco.
Secondo la tradizione Bressanone venne fondata nel 901, tre secoli prima della costituzione della Contea del Tirolo.[6] Dal 1004 e durante il corso dei secoli è stata sotto dominazione ecclesiastica del principe vescovo di Bressanone, del quale fu la residenza principale. È sede - insieme al capoluogo della provincia Bolzano - della diocesi di Bolzano-Bressanone, costituita nel 1964 staccando dalla diocesi di Trento la città di Bolzano e il territorio a sud di quest'ultima e aggregandolo alla diocesi di Bressanone, mentre i territori della diocesi di Bressanone ora siti in Austria (Valle dell'Inn) sono stati staccati dalla diocesi di Bressanone ed aggregati a quella di Innsbruck.
I santi patroni della città sono Cassiano di Imola[7] - festeggiato l'8 maggio - e i vescovi Albuino e Ingenuino - patroni contro la siccità e festeggiati il 5 febbraio. Le loro reliquie sono custodite nel duomo di Bressanone.
Situata in fondovalle a circa 560 m s.l.m., si trova alla confluenza della Rienza nell'Isarco. A est si trovano le cime del Gruppo della Plose con il monte Telegrafo (2.504 m s.l.m.), a ovest la cima Cane (2.354 m s.l.m.) e il monte Pascolo (2.439 m s.l.m.).[8]
È situata circa 40 km a nord di Bolzano, circa 45 km a sud del valico del Brennero (confine italo-austriaco) e 35 km a ovest dal comune di Brunico (in val Pusteria).
Viene attraversata dall'autostrada del Brennero, con un casello 5 km più a nord (Bressanone-Val Pusteria/Brixen-Pustertal) e uno 8 km più a sud (Chiusa-Val Gardena/Klausen-Gröden). Dal 3 gennaio 2007 è stato aperto anche il casello di Bressanone-Zona industriale, concepito solo in direzione nord in entrata e in direzione sud in uscita ma molto più vicino al paese e soprattutto alla sua zona industriale. È prevista anche l'apertura nella direzione opposta.[9]
Nella zona di Millan si trova il biotopo Prà Millan.[10] Diverse sono le aree verdi della cittadina, tra cui i giardini Rapp (Rappanlagen), costruiti dopo l'inondazione disastrosa del 1882, quando si decise di spostare la confluenza dei due fiumi. I lavori, sostenuti anche grazie al barone e capitano von Rapp, iniziarono nel 1883 ed ebbero termine l'anno successivo: la confluenza fu spostata più a sud e l'immissione dell'Isarco non fu più così perpendicolare come in origine. La nuova lingua di terra venutasi a formare fu utilizzata per la creazione dei giardini.[11]
Lungo la costa est di Bressanone si trova la Karlspromenade: una storica passeggiata costruita nel 1903 in memoria dell'imperatore Carlo I d'Austria, che trascorse alcuni momenti della sua vita presso la Cura Guggenberg, amando passeggiare lungo questa via che anticamente partiva proprio da lì e conduceva sino alla vecchia chiesa di Millan, Maria am Sand e quindi alla residenza Karlsburg.
Dal 2010 questa passeggiata prosegue con il cosiddetto sentiero dei Salmi e a seguire con una via crucis, sino ad incontrare la strada che porta a Luson. Da qui il sentiero, attraversando la strada, scende fino al fiume Rienza, dove è stato ricostruito un vecchio ponte, dedicato ad Andreas Hofer (18 luglio 2009).[12] Oltrepassato il fiume, un sentiero che prosegue con alcune scale porta in località Seeburg, da dove è possibile scendere verso il centro storico passando dall'antico rione di Stufles.[13]
Secondo la classificazione sismica il comune appartiene alla zona 4 (sismicità molto bassa).[14]
Lo stesso argomento in dettaglio: stazione meteorologica di Bressanone. |
In base alla media di riferimento 1951-2010, la temperatura media del mese più freddo - gennaio - si attesta a -2,0 °C; quella del mese più caldo - luglio - è di +19,2 °C.[15]
Le precipitazioni medie annue si aggirano attorno ai 700 mm, mediamente distribuite in 85 giorni con un accentuato minimo invernale, stagione in cui si verificano generalmente a carattere nevoso, ed un picco in estate, quando possono verificarsi frequenti temporali per il contrasto di diverse masse d'aria, favorito dalla vicinanza della catena alpina.[16]
Bressanone appartiene alla zona climatica F.[17]
Bressanone [15][16][18] | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 2,6 | 7,2 | 12,5 | 16,7 | 21,3 | 24,7 | 26,9 | 26,3 | 22,5 | 16,3 | 8,1 | 2,8 | 4,2 | 16,8 | 26,0 | 15,6 | 15,7 |
T. min. media (°C) | -6,5 | -4,1 | -1,0 | 2,8 | 6,7 | 9,7 | 11,5 | 11,0 | 8,1 | 3,7 | -1,4 | -5,4 | -5,3 | 2,8 | 10,7 | 3,5 | 2,9 |
Precipitazioni (mm) | 21,0 | 20,8 | 28,4 | 44,1 | 79,7 | 83,7 | 109,4 | 113,9 | 68,0 | 51,9 | 48,5 | 23,8 | 65,6 | 152,2 | 307,0 | 168,4 | 693,2 |
Giorni di pioggia | 4 | 4 | 5 | 7 | 11 | 10 | 11 | 10 | 7 | 6 | 6 | 4 | 12 | 23 | 31 | 19 | 85 |
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'Alto Adige e Storia del Tirolo. |
Le origini del nome e lo stemma della città |
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Il toponimo è attestato per la prima volta nell'827 come Pressena (menzionato in un documento di Quartinus, ma è controverso, se si tratti della stessa località),[19] poi nel 901 come Prichsna, nel 935-955 come Prixina, nel 967 come Brihsine e nel 1297 come Brixen e deriva probabilmente dal termine celtico brik ("altura, sommità", analogamente a Brigantia o Bregenz e Brixia o Brescia).[20] La forma italiana corrisponde a quella ladina Persenù e a quella veneta settentrionale Persenón.[21] Lo stemma rappresenta l'Agnello Divino su sfondo rosso, a ricordo della storia di Bressanone come principato vescovile. La bandiera è composta da un tricolore orizzontale giallo (rappresentante la Chiesa), bianco e rosso (rappresentanti il Tirolo storico). |
Lo stesso argomento in dettaglio: Principato vescovile di Bressanone e Principi-vescovi di Bressanone. |
I primi insediamenti in loco risalgono all'età mesolitica (uno di questi si trova nella zona di Stufles (Stufels). Altre testimonianze dell'antichità della città sono dei resti risalenti all'età del bronzo a Rivapiana (Plabach). Durante i lavori per il restauro ed il consolidamento della piazza Duomo (1996), sono stati scoperti i resti di una capanna risalente a circa 2500 anni fa, ad una profondità di circa 4 metri nel sottosuolo.[11]
Attorno al 15 a.C. la zona fu integrata da Druso, figliastro dell'imperatore Augusto, nella sfera d'influenza romana.
Ai romani seguirono storicamente, in seguito alle invasioni barbariche, i baiuvari. Si hanno tracce di Bressanone in un antico scritto del 590 d.C., quando il territorio fu aggregato al Ducato di Baviera.[22] A questo revirement politico corrispose ancora nel tardo VIII secolo l'aggregazione della struttura ecclesiastica regionale all'arcivescovato di Salisburgo, sostituendo l'appartenenza tardoantica al patriarcato di Aquileia.[23]
Da un documento del 13 settembre 901, si sa che l'allora vescovo Zaccaria della diocesi di Sabiona, ricevette come regalo una grande tenuta agricola (nota come mansus Prihsna), dall'allora re Ludovico IV il Fanciullo, l'ultimo dei Carolingi. Tradizionalmente si considera questo documento come l'atto di fondazione della città. Tra il 960 e il 990 il paese ebbe un intenso sviluppo edilizio ad uso ecclesiastico, assieme ad una prima versione dell'attuale Duomo di Bressanone, tanto che nel 965 i vescovi di Sabiona decisero di trasferirsi nella vicina cittadina di Bressanone. Da questa data Bressanone diventa il centro spirituale di una diocesi di vaste dimensioni. Fra i vescovi di allora spicca la figura di Albuino, discendente della casata degli Ariboni, che aveva importanti relazioni con diverse corti principesche ed in particolar modo con quella imperiale. Il suo successore, il vescovo Heriward (1017-1022) diede inizio alla costruzione delle mura della città, che furono portate a termine dal vescovo successivo, Hartwig (1022-1039), con l'aggiunta di ampi fossati a nord e ad ovest e di torri da difesa a sud della città.[22]
Il 7 giugno 1027 l'intera Val d'Isarco, assieme alla Valle dell'Inn, fu sottratta al duca ribelle Welf II di Baviera, e data in dono al vescovo Hartwig, dall'imperatore Corrado II, congiuntamente all'attribuzione del potere temporale come principe vescovo, analogamente a quanto in quegli anni accadeva per i vescovi delle vicine Arcidiocesi di Trento e di Coira (dal 1170 capoluogo del cantone dei Grigioni nella Confederazione elvetica). Nel 1038 la chiesa parrocchiale di Bressanone fu dedicata a San Michele Arcangelo. L'allora vescovo della diocesi di Bressanone, Poppo, fu eletto Papa, con il nome di Damaso II, nel 1048.[24]
Tra il 25 ed il 26 giugno 1080 nel duomo e nel battistero di San Giovanni si tenne il sinodo episcopale, in cui l'imperatore Enrico IV, coadiuvato dal vescovo Hartwig, riuscì a far deporre Papa Gregorio VII, facendo insediare come antipapa Clemente III.[11] Nell'anno 1091 ai Principi-vescovi di Bressanone fu concessa la contea della Pusteria. Nel 1179 l'imperatore Federico I concesse i diritti regali di sovranità.[22]
Venne successivamente completata la cinta muraria della città nel 1115, nel 1230 il nuovo convento per le monache clarisse (dove tuttora ha sede) e nel 1265 fu terminata la nuova versione del palazzo vescovile.[22]
Una menzione meritano sicuramente il beato Hartmann vescovo, fondatore dell'Abbazia di Novacella, il quale fu anche amico e consigliere di Federico Barbarossa, e il vescovo Bruno von Kirchberg (1250-1288), fondatore della città di Brunico e spesso in lotta con le potenti famiglie nobili del luogo come i Voitsberger, ai quale rase al suolo il castello.[22]
Durante tutto il periodo medioevale la fiorente città vescovile rimase uno dei più importanti centri artistico-culturali della zona alpina. Essa visse alterne vicende sull'effettivo potere temporale, conteso tra il principe vescovo di Bressanone e i conti di Tirolo. Nel 1363, per eredità, la Contea del Tirolo passò alla casata degli Asburgo.
Nel 1444 il centro storico subì un brutto incendio che devastò la zona dei Portici.[11]
Nel 1450 Nicola Cusano fu eletto vescovo e quindi cardinale di Bressanone (1452-1464) con incarico papale per la riforma delle terre tedesche. Egli entrò in contrasto con i conti del Tirolo, con il duca Sigismondo e con la bellicosa Verena von Stuben, di Castel Badia, badessa del monastero delle Benedettine in Pusteria. Successivamente Cusano si autoproclamò duca, anche se dopo la sua morte il potere tornò agli Asburgo, in qualità di conti del Tirolo.
Giovanni III del Portogallo regalò al nipote Massimiliano I d'Asburgo l'elefante indiano Solimano che transitò per Bressanone nel dicembre 1551, restandovi per due settimane. L'oste Andree Posch della locanda am Hohen Felde, nelle cui stalle il pachiderma fu ospite, da allora l'ha ribattezzata in Elephant, sulla cui facciata il pittore Leonhard Mair ne ha disegnato la scena.[11][25]
Agli inizi del XVI secolo si ebbe a Bressanone una prima incanalazione delle acque correnti, provenienti dalla zona di Varna, e portate a destinazione tramite tronchi scavati di larice. Nel 1558, si ebbe anche la prima fontana con acqua corrente, posta vicino alla torre Bianca.[11]
Nel 1607 nella città venne fondato il seminario di Bressanone, il cosiddetto Priesterseminar (attivo anche nel 2012, anche se sempre meno frequentato).[26] Il 23 marzo 1797 12.000 uomini delle truppe napoleoniche, agli ordini del generale Joubert, arrivarono ed occuparono Bressanone. L'enorme massa di soldati portò al diffondersi di un'epidemia, causando la morte di migliaia di persone, che furono inumate in fosse comuni tra Millan e Bressanone. Ma, già il 3 aprile, le truppe si ritirarono. Dal 1803 la città, che allora contava circa 3000 abitanti, conobbe un periodo di decadenza legato alla fine del principato. Questa si rese sempre di più conto di quanto fosse legata ai principi. Solo sei anni dopo, nella notte del 6 dicembre 1809 le truppe napoleoniche devastarono tutte le residenze nobiliari ed i castelli, oltre a circa 200 masi attorno alla città. Nel 1814, con la sconfitta delle truppe francesi, il Tirolo e quindi Bressanone ritornano a far parte dell'Impero austriaco, che nel 1867 si trasformò nell'Impero austro-ungarico.[22]
Nel suo libro, 1830: Reisebilder. Dritter Teil (traducibile in italiano con, "Quadri di viaggio. Terza parte") Heinrich Heine descrisse ne "Il viaggio da Monaco a Genova", alcune caratteristiche al riguardo della città vescovile, annotando: "Ovunque una puzza asfissiante di immagini sacre e di fieno secco".[11]
Nell'anno 1865 lungo l'asse del Brennero iniziano i lavori per la realizzazione della ferrovia del Brennero, e il 24 agosto 1867 il primo convoglio giunge a Bressanone. La decisione di far partire la diramazione della ferrovia della Val Pusteria da Fortezza (invece che da Bressanone come era stato inizialmente stabilito), significò una perdita in termini economici per la città di Bressanone. Quasi contemporaneamente vi fu anche una rinascita in campo religioso e culturale. Furono fondate nuove scuole come il seminario vescovile (detto "maggiore") e più tardi anche il seminario minore (il Vinzentinum).[27]
La sistemazione dei bacini fluviali della Rienza e dell'Isarco negli anni 1883 e 1884 portò la città alla prosperità. La sistemazione delle condutture che inizialmente trasportavano l'acqua attraverso tronchi di larici, venne migliorata, e si costruì una nuova condotta d'acqua presso Scaleres.[11] L'allora sindaco Otto von Guggenberg gettò nel 1889 le basi per il primo stabilimento idroterapico secondo il sistema Kneipp a sud del Brennero. Nel 1899 fu fondato il Kurverein (circolo per la cura) e quindi Bressanone divenne un rinomato centro di cura (il centro Guggenberg esiste tuttora).[28] Nel 1903 fu costruita la centrale idroelettrica di Sciaves, seguita nel 1937 dalla centrale nella stretta di Hachl.
Nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale: la popolazione maschile di Bressanone venne mobilitata e spedita in guerra, e nel 1915 la città si trovò a breve distanza da un altro fronte, e cioè quello italiano. Nel novembre 1918 le truppe italiane occuparono Bressanone, che assieme all'intero Alto Adige entrò a far parte del Regno d'Italia, mentre il restante territorio del Tirolo (Tirolo del Nord e Tirolo Orientale) rimase all'Austria.[22] Fino al 1925 nel centro cittadino vi era un servizio di sorveglianza, organizzato dai cosiddetti "guardiani notturni". Costoro sorvegliavano l'ordine pubblico durante la notte, dopo aver chiuso le porte della cinta muraria. Inoltre dovevano avvisare in caso di incendi, furti e avvistamenti di nemici, oltre ad annunciare ad alta voce l'ora esatta. In particolare a Bressanone avvenne che uno dei guardiani morì improvvisamente, e la moglie ne prese il posto, dando così origine alla leggenda della "dama della torre".[29]
Durante il fascismo, la città fu oggetto con l'intera regione di un processo di italianizzazione forzata. Successivamente furono attuate le "Opzioni", un accordo fra il Regno d'Italia e la Germania che obbligava i cittadini altoatesini a scegliere tra cittadinanza italiana e tedesca e tra rimanere nella provincia, accettando la definitiva italianizzazione, o trasferirsi oltreconfine. Nel 1928 al territorio comunale vengono aggregati i territori dei soppressi comuni di Millan (Milland), Sarnes (Sarns), Albes (Albeins) e Monteponente (Pfeffersberg), e la frazione di Elvas, staccata dal comune di Naz. Nel 1941 vengono invece aggregati i territori del soppresso comune di Sant'Andrea in Monte (St. Andrä). Dal 1943 al 1945 la città fece parte della Zona d'operazioni delle Prealpi.[30] Nel 1964 vi è una nuova sistemazione dei confini della diocesi che corrispondono da allora a quelli della provincia di Bolzano, e la sede della diocesi, rinominata in diocesi di Bolzano-Bressanone, si spostò da Bressanone a Bolzano.[27]
Nel 1950, per il timore di possibili manifestazioni antitaliane in piazza Duomo, la polizia ha ordinato di limitare gli spazi liberi nella piazza. L'allora sindaco, Natale Dander, fece realizzare le due aiuole, recentemente rimosse quando vi è stata l'ultima revisione dell'intera piazza.
Un momento importante per la comunità italiana di Bressanone fu nel 1952, quando don Giuseppe Franco, canonico del Duomo di Bressanone, pose la prima pietra dell'oratorio dedicato a don Bosco. Il complesso della struttura, dopo oltre cinquant'anni di attività è stato demolito nel gennaio 2010, per essere successivamente ricostruito nel 2011.[31]
Negli anni Cinquanta, il clima a Bressanone era maggiormente freddo e dava la possibilità di pattinare sulla superficie ghiacciata del laghetto, originato per regolare il corso dell'Isarco negli anni 1882-1895.
Nel 2001 la città di Bressanone ha festeggiato i suoi 1100 anni di storia, con un giubileo cittadino.[32]
Lo stemma più vecchio con l'agnello risale al 1297, noto dal 1305 come lo stemma dell'agnello.[33] Il 13 novembre 1928 fu adottato uno stemma recante nella metà superiore le mura cittadine ed una porta sul prato; nella metà inferiore l'agnello. Nel 1966 fu ripristinato il vecchio stemma rappresentante un agnello bianco rivoltato, con l'aureola d'oro, su sfondo rosso, che con la zampa sinistra sostiene una bandiera con la croce rossa.[34]
Nel 2001 il Generalato viene spostato da Bressanone a Roma.[35]
Il palazzo, sede del municipio di Bressanone, sorge al centro della città. Il suo lato settentrionale sbocca sulla strada dei Portici Maggiori, mentre quella meridionale dà sulla centrale piazza Duomo. Al visitatore questa facciata presenta alcuni elementi rinascimentali, mentre il tetto merlato, la torre richiamano al tardo Medioevo, seppur costruito nei primi anni del XX secolo.[11]
Al suo interno invece le pitture sono più recenti, quelle del secondo piano infatti sono del Novecento, nonostante richiamino all'epoca medioevale.[42]
Cent'anni fa al posto dell'attuale palazzo, si trovava una casa borghese di proprietà del commerciante di farina Joseph Oberhaidacher. L'edificio all'epoca aveva due piani e i locali e le facciate erano di semplice fattura. Nel 1895 la famiglia Oberhaidacher vende la casa all'allora imperial-regio consigliere di Stato Ferdinand Kaltenegger, di origine viennese, che ne fece la sua dimora, modificandola nello stile e nell'architettura. L'edificio fu quindi rialzato di un piano, in modo tale che si poteva distinguere dalle altre case di piazza Duomo. Fu aggiunta quindi la torre, e il parapetto merlato. Anche all'interno si effettuarono delle modifiche, ad esempio fu decorata la scalinata nell'atrio meridionale con affreschi cavallereschi, mentre l'altra scalinata, quella settentrionale, con il suo andamento ripido e angolato, ricordava l'antichità del palazzo.[11]
Le pareti interne e i soffitti furono ricoperti da un rivestimento in legno, anche le porte furono rinnovate, e per finire Kaltenegger decise di attribuire al palazzo il (fantasioso) nome di castel Tauernstein, dove il proprietario sottolineava i suoi rapporti con la Carinzia e quindi con i Tauri. Il proprietario inoltre, in occasione dei festeggiamenti per il millennio del paese, decise di farsi ritrarre come un cavaliere crociato, dopo aver così sfilato durante i festeggiamenti. Kaltenegger morì il 13 maggio 1911, e nel novembre, la figlia Johanna Pejicic, sposandosi con un proprietario terriero della Bosnia, decise di vendere il palazzo. Il borgomastro Otto von Guggenberg e ai suoi assessori, in quanto necessitavano di nuovi spazi per l'amministrazione comunale, decisero di acquistare il palazzo nel 1912.
Il palazzo ospita la sala consigliare e gli uffici del sindaco e degli assessori, mentre gli altri vari uffici sono sparsi nelle vie del centro storico.[43]
Nel 1910 s'iniziò a progettare l'ospedale di Bressanone: la prima pietra fu posta nel 1912 e nel 1914, alla presenza dell'imperatore Francesco Giuseppe, avvenne l'inaugurazione dell'allora Kaiser Franz Josef Jubiläums-Krankenhaus, ove lavorava come primario Lorenz Böhler.[44]
Già a quei tempi l'ospedale ospitava i reparti di medicina, chirurgia, ostetricia e ginecologia, traumatologia, pediatria, malattie infettive, sale operatorie, da raggi e da parto, ecc. Tutta la struttura era dotata di un impianto di aerazione ad aria ozonizzata,[45] un composto particolarmente battericida. Tutte le stanze dei degenti erano inoltre dipinte con colori riposanti e rallegranti. All'interno della struttura trovava posto anche una piccola chiesetta a pianta ottagonale dedicata al nome del Sacro Cuore di Gesù. Tutto l'edificio era ed è contornato da un grande parco.
Nel 1930 si pensò alla costruzione di un secondo edificio, dato che questo primo ospedale era l'unico attrezzato in tutta la provincia per trattare i "malati di petto" (ad esempio di tubercolosi), e quindi si andava via via riempendo. Non si conosce bene il motivo vero, ma questo nuovo edificio venne designato come il nuovo ospedale (quello dei giorni nostri), mentre il vecchio edificio rimaneva solamente come sanatorio.
Durante la seconda guerra mondiale, nell'ottobre del 1944, i germanici requisirono l'edificio per poterne fare un ospedale militare; fu quindi necessario liberarlo in pochi giorni. Nel 1945, finita la guerra e smantellato l'ospedale militare, scoppiò a Bressanone un'epidemia di tifo. Nel 1946, debellata l'epidemia e ripristinati i locali, il sanatorio riaprì con 170 posti letto.
In un pomeriggio d'estate del 1954, sul tetto del sanatorio scoppiò un incendio, dovuto ad un difetto delle canne fumarie, che lo distrusse per due terzi. In poco più di tre mesi si riuscì a riparare con mezzi di fortuna i danni fatti.[46]
La struttura, oramai persa la sua primaria funzione (è stata attiva fino al 2002), è stata completamente ristrutturata per 9 anni, con una spesa di 22 milioni di euro, e dal 2004 è parte integrante dell'ospedale civile di Bressanone (blocco C).[47]
Nel 1951 Don Franco diede inizio ad una raccolta di fondi tra i parrocchiani per la futura costruzione di un oratorio dedicato a San Giovanni Bosco anche a Bressanone, lungo il viale Mozart. I lavori furono affidati alla ditta Lamber di Bressanone e iniziarono nel 1952; il 25 aprile 1954 l'allora vescovo Joseph Gargitter benedisse la struttura ricreativa. E da lì in poi il nuovo oratorio iniziò a proporre diverse attività ricreative e culturali. Di seguito venne acquistato il campo di calcio e fu costruita una nuova struttura accanto a questo nel 1959.[48] Dopo un periodo di fervente attività nel 1977 l'allora parroco don Hugo Senoner promosse un restauro della struttura che l'edificio necessitava, come ad esempio la ristrutturazione del tetto.[48]
A fine 2010 la giunta comunale affida i lavori di demolizione e ricostruzione dell'edificio[49] che una volta completato ospiterà al suo interno anche l'istituto musicale "Antonio Vivaldi" e il circolo culturale e ricreativo Don Bosco, fondato nel 1981.[50] La prima pietra viene posta il 21 agosto 2011 con una cerimonia alla presenza del presidente provinciale Luis Durnwalder e dell'assessore provinciale Christian Tommasini;[51] da dicembre 2012 iniziano le nuove attività, fino alla sua nuova inaugurazione il 26 gennaio 2013.
Durante gli scavi per la ricostruzione dell'edificio, si sono scoperti alcuni reperti che testimoniano come quest'area fu utilizzata come lazzaretto nel 1755. Si sono anche trovate tracce di un'antica cappella dedicata a San Michele; sono anche stati estratti quattro scheletri probabilmente risalenti alla peste del 1692.[52]
Bressanone è sempre stata una città di importanza strategica da quando dovette difendersi dalle invasioni delle truppe napoleoniche. Le attività militari ripresero soprattutto nel secondo dopo guerra, per la difesa del nord Italia da una probabile invasione delle truppe del patto di Varsavia attraverso il passo del Brennero o dalla Pusteria, da San Candido. Sorsero così dal 1945, o furono ristrutturati, diversi manufatti militari, non a caso nella città erano presenti diverse caserme della Brigata alpina "Tridentina" come la "Remo Schenoni", la "Verdone" (a Varna), la "Bortolotti", la "De Benedetti", la "Vodice" e la "Giovanni Ruazzi" (a Elvas) sede del 1º Gruppo artiglieria pesante "Adige" della 3ª Brigata missili "Aquileia", un'unità a capacità nucleare, ed in seguito del battaglio logistico della Tridentina (caserma dismessa dal 1º febbraio 2002[53]). Inoltre vi era anche il "palazzo Reverberi", attuale sede del comando della "Tridentina". In particolare, la caserma "Remo Schenoni" è stata eretta nel biennio 1936—37 e fu subito destinata alla Guardia alla frontiera del XIV settore di copertura Isarco del Vallo alpino in Alto Adige. Dal 1938 ha ospitato il 18º reggimento di divisione "Acqui"; solamente dopo l'8 settembre 1943 è stata sede delle truppe tedesche provenienti da reparti del SS-Polizeiregiment “Brixen”. Soltanto del dopoguerra la caserma divenne sede delle truppe della Tridentina con il nome "Remo Schenoni". Con lo scioglimento della Brigata Alpina “Tridentina”, la caserma è stata dismessa e nel 23 luglio 2008 è stato siglato l’accordo con la provincia autonoma di Bolzano.[54]
Dal 2002, a parte la sede del Comando proiettabile della Tridentina nel palazzo Reverberi, tutte le altre caserme hanno chiuso, e sono passate di proprietà della provincia di Bolzano, in cambio della costruzione di nuovi alloggi per i dipendenti dell'Esercito Italiano (come ad esempio la "Vodice"). La "De Benedetti" venne demolita per far posto all'autosilo.
Esisteva anche il 16º Centro Radar A.M. dell'Aeronautica Militare con base logistica a Plancios e base operativa in cima al Monte Telegrafo sulla Plose collegate da una funivia privata dell'Aeronautica. La funivia e il radar furono disattivati nel 1978, la base di Plancios qualche anno dopo. Entrambi i siti si trovano in stato di abbandono e in attesa di una futura sistemazione.[55][56]
Presso Bressanone si trovano anche diversi castelli:
Attorno al centro storico di Bressanone si erge una cinta muraria. Questa fu fatta costruire dal vescovo Heriward (1015-1022) e fatta completare dal suo successore, il vescovo Hartwig (1022-1039). La planimetria presentava sin dal X secolo due distinti settori: a sud, il raggruppamento degli edifici ecclesiastici, contrapposto a nord dal compatto complesso cittadino, diviso dai portici. Nel loro insieme, formavano quasi un perfetto quadrilatero cintato da mura e torrioni difensivi oltre che da ponti e porte di accesso al centro. Anticamente i vertici di questo perimetro difensivo erano disposti nel seguente modo:
La cinta lasciava tre punti di passaggio, le "tre porte".[11] In origine tutto il quadrilatero era circondato da un fossato difensivo alimentato dal rio Scaleres, dal rio Ospedale (Castelliere) e da un braccio dell'Isarco.[59] Contemporaneamente alla erezione delle mura perimetrali, a Bressanone venne anche riconosciuta la qualifica di "città", la prima di tutto l'Alto Adige e del Tirolo austriaco a vantare di questo ambito primato.[59]
Il centro storico di Bressanone è racchiuso da una cinta muraria, accessibile da tre porte principali:[62]
Una quarta porta degna di nota è la Porta del Chiostro. Il portone risale al XIII secolo ed è senz'altro da considerare come il più antico esistente a Bressanone. L'accesso ad arco romanico, assolve la funzione di accesso diretto agli edifici della Cattedrale e al Chiostro.[59]
Oltre a queste, esistevano altre porte al di fuori della cinta muraria, ora non più esistenti:
La Colonna millenaria (Jahrtausendsäule) è una colonna marmorea eretta nel 1909 sul lato meridionale della piazza Duomo in ricorrenza del primo millennio della città.[63] La colonna fu progettata dallo scultore accademico Norbert Pfretzschner e raffigura in cima, l'agnello che è anche lo stemma cittadino mentre sul piedistallo si erge la figura in grandezza naturale del vescovo Zaccaria nell'atto di benedire la città. Alla sua destra, un angioletto gli porge il diploma con cui Ludovico il Fanciullo gli fece donazione del maso "Prihsna". Ai quattro lati del basamento sono altresì raffigurati su delle formelle bronzee, taluni importanti avvenimenti della storia della città:
Il monumento, compreso l'Agnello pasquale, è alto 9,36 metri. Per la parte architettonica è stata impiegata pietra calcarea proveniente da Arco, mentre per la figura del vescovo e del putto sono stati usati blocchi marmorei proveniente da Lasa, in Val Venosta.[59]
A Bressanone sono presenti diverse fontane, la maggior parte espelle acqua potabile:
Bressanone è anche nota come città dei due fiumi, e quindi vi si trovano diversi ponti: