Trentino-Alto Adige regione a statuto speciale |
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Regione Autonoma Trentino-Alto Adige[1] (DE) Autonome Region Trentino-Südtirol[1] (LLD) Region Autonoma Trentin-Südtirol |
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Piazza del Duomo di Trento |
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Localizzazione | |||||
Stato | Italia | ||||
Amministrazione | |||||
Capoluogo | Trento[2] | ||||
Presidente | Ugo Rossi (PATT) | ||||
Lingue ufficiali | Italiano, tedesco; ufficialmente riconosciuti anche il ladino, ilcimbro e il mocheno | ||||
Data di istituzione | 1948 | ||||
Territorio | |||||
Coordinate del capoluogo |
46°04′N 11°07′ECoordinate: 46°04′N 11°07′E (Mappa) | ||||
Altitudine | 749[3] m s.l.m. | ||||
Superficie | 13 606,87 km² | ||||
Abitanti | 1 056 519[4] (30-6-2015) | ||||
Densità | 77,65 ab./km² | ||||
Province | Bolzano, Trento | ||||
Comuni | 326 | ||||
Regioni confinanti | Lombardia, Grigioni (CH-GR), Salisburghese (AT-5),Tirolo (AT-7), Veneto | ||||
Altre informazioni | |||||
Fuso orario | UTC+1 | ||||
ISO 3166-2 | IT-32 | ||||
CodiceISTAT | 04 | ||||
Nome abitanti | trentini e altoatesini (o sudtirolesi[5]) | ||||
PIL | (nominale) € 31 602 milioni | ||||
PIL procapite | (nominale) € 30 186 | ||||
Cartografia | |||||
Mappa della regione con le sue due province autonome |
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Sito istituzionale |
Il Trentino-Alto Adige (nome ufficiale Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol[6]) è una regione autonoma a statuto speciale dell'Italia nord-orientale di 1.056.347[4] abitanti, con capoluogo Trento.
In seguito all'entrata in vigore del nuovo statuto di autonomia nel 1972,[7] la regione è stata ampiamente esautorata e gran parte delle competenze trasferite direttamente al Trentino, corrispondente alla provincia autonoma di Trento, e all'Alto Adige, corrispondente alla provincia autonoma di Bolzano. Questo assetto istituzionale è riconducibile alla diversa composizione linguistica della popolazione, quasi completamente di lingua italiana in Trentino e in maggioranza di lingua tedesca in Alto Adige.
Insieme al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia il Trentino-Alto Adige appartiene alla macroarea geografica del Triveneto. Insieme alTirolo, il Trentino-Alto Adige fa inoltre parte di un'associazione di cooperazione transfrontaliera istituita nell'ambito dell'Unione europea, l'euroregione Tirolo-Alto Adige-Trentino, che accorpa i territori dell'antica contea del Tirolo.[8]
Il Trentino-Alto Adige è la regione italiana più settentrionale ed è pressoché completamente montuosa. Le catene montuose si innalzano fino a quote altimetriche di oltre 3900 m. Nella parte meridionale della regione, presso la riva trentina del lago di Garda, l'altitudine scende a 65 m s.l.m.
Con i suoi 13 607 km² il Trentino-Alto Adige è una delle regioni meno densamente popolate in quanto ospita circa 1 050 000 abitanti per una densità di 77ab/km², molto al di sotto della media nazionale, collocandosi al quintultimo posto, prima della Valle d'Aosta, della Basilicata, della Sardegna e del Molise nel rapporto tra numero di abitanti e superficie territoriale. Considerata l'orografia del territorio vi sono notevoli differenze fra la densità di abitanti delle zone di alta montagna (in cui peraltro si sono verificati fenomeni di spopolamento e di migrazione verso le città delle principali valli) e quella delle valli principali, in particolare laValle dell'Adige, dove sorgono Trento e Bolzano.
Il Trentino-Alto Adige confina a est e sud-est con il Veneto, a ovest e sud-ovest con la Lombardia, a nord e a nord-est con i Länderaustriaci Tirolo e Salisburghese, a nord-ovest con il cantone svizzero dei Grigioni. La valle Aurina è la valle più a nord di tutta l'Italiae Predoi il centro abitato più a settentrione situato tra i piedi della valle e la Vetta d'Italia, al confine austriaco.
La regione è compresa tra le Alpi centrali e quelle orientali, mentre a sud il confine è delimitato dal lago di Garda e dalle Prealpi venete.
Nella parte settentrionale della regione, al confine austriaco, lungo la linea che va dal passo Resia al passo di Monte Croce di Comelico, si estendono le Alpi Retiche, che raggiungono la loro massima altezza nella Palla Bianca (3738 m s.l.m.). In valle Aurina, la Testa Gemella Occidentale (2837 m s.l.m.) viene riconosciuta dal 1997 quale punto più a nord della penisola italiana. Tradizionalmente è invece la Vetta d'Italia a essere è considerata come estremità settentrionale dell'Italia.
Nella parte occidentale del Trentino-Alto Adige si elevano i gruppi dell'Ortles-Cevedale, tra cui l'Ortles, massima vetta della regione con i suoi 3905 m s.l.m., dell'Adamello-Presanella e delle Dolomiti di Brenta.
In Trentino-Alto Adige si erge la sezione occidentale delle Dolomiti (Dolomiti di Sesto, gruppo del Puez, Odle, Sciliar, Sassolungo,Catinaccio, Marmolada, gruppo di Sella, Latemar, Pale di San Martino).
Proseguendo verso sud i rilievi montuosi degradano nelle Prealpi.
Le sezioni e sottosezioni alpine che interessano la regione sono così raggruppabili, in ordine di sezione secondo la SOIUSA:
Il Trentino-Alto Adige può dividersi in due grandi aree geologiche: quella prevalentemente silicea, che si estende nella parte occidentale e settentrionale, e quella prevalentemente calcarea-dolomitica, nella parte meridionale e orientale.
Il passo del Brennero è il principale valico di frontiera fra l'Italia e l'Austria. Altri passi tra i due paesi sono il passo di Resia, il passo Stalle e il passo del Rombo.
Il passo dello Stelvio fra Trentino-Alto Adige e Lombardia è il valico automobilistico più alto d'Italia. Anche il passo del Tonale unisce le due regioni.
Le Porte del Pasubio, il passo Pordoi e il Passo di Valparola si trovano a cavallo con il Veneto.
Il passo della Mendola, il passo Rolle e il passo Sella sono valichi interni al Trentino-Alto Adige.
La valle principale è la valle dell'Adige che si sviluppa da Merano a Rovereto passando per Bolzano e Trento.
Altre valli trentine sono la valle di Primiero, la val di Cembra, la val di Fassa, la val di Fiemme, la Vallagarina, la valle dei Laghi, la valle di Ledro, la valle dei Mocheni, la val di Sole, la Valle di NON, la Val Rendena, la Valle delle Giudicarie (Valle del Chiese) e la Valsugana. Sono invece altoatesine la val Passiria, la valle Isarco, la val Gardena, la val Pusteria, la val Badia e la val Venosta. La Val di Non si estende sia in Trentino sia in Alto Adige.
La val Monastero si estende in Trentino-Alto Adige e nel cantone svizzero dei Grigioni.
Il Trentino-Alto Adige è ricco di corsi d'acqua. Il fiume principale è l'Adige con gli affluenti Passirio, Isarco (con il suo tributario Rienza), Noce e Avisio. Il Brenta nasce in Trentino-Alto Adige e sfocia nel mare Adriatico, il Sarca è un immissario del lago di Garda e il Chiese è un affluente del Po.
Appartiene al Trentino-Alto Adige la parte settentrionale del lago di Garda, il maggiore lago della regione e d'Italia, suddiviso tra Trentino-Alto Adige, Veneto e Lombardia.
Il lago di Caldonazzo è il maggior lago naturale che si trova interamente nella regione. Il maggior bacino interno al Trentino-Alto Adige è però il lago di Resia, artificiale. Superano i 2 km² anche il lago di Santa Giustina (artificiale), il lago di Molveno, il lago di Tenno, illago di Ledro e il lago d'Idro (naturali).
Il clima del Trentino-Alto Adige presenta caratteristiche tipiche del clima continentale e di quello alpino di alta montagna, soprattutto in relazione all'altitudine. In base all'orografia, all'esposizione rispetto ai venti predominanti, alla quota e alla presenza dei grandi laghi alpini come quello di Garda, il clima può variare sensibilmente, fino a presentare i caratteri tipici del clima mediterraneo.
Le piogge variano in base alla quota ed all'orientamento dei rilievi. In generale le maggiori precipitazioni cadono sui rilievi più elevati e nei settori meridionali ed occidentali della regione, dove i venti occidentali e meridionali che accompagnano il passaggio delle perturbazioni atlantiche apportano umidità: qui le piogge ammontano a 1200–1400 mm annui. Procedendo verso nord e verso est le Alpi agiscono come una barriera e la piovosità annua decresce progressivamente scendendo sotto ai 1000 mm. In genere nei fondovalle cadono dai 700 ai 900 mm, ma nelle vallate più settentrionali dell'Alto Adige, schermate da rilievi elevati, le piogge annue scendono sotto ai 600 mm annui. Le precipitazioni cadono prevalentemente in estate sulle Dolomiti e sull'Alto Adige, mentre nel settore meridionale della regione i picchi di piovosità si osservano durante le stagioni intermedie. In inverno prevalgono precipitazioni a carattere nevoso, più abbondanti sui rilievi. Le precipitazioni fanno registrare un minimo in inverno.
I venti più frequenti sono di provenienza occidentale e meridionale specialmente durante le stagioni intermedie e nel periodo estivo. Viceversa in inverno prevalgono le correnti da nord o da est che apportano tempo freddo e asciutto. Le correnti meridionali sono le principali responsabili degli episodi di maltempo. Caratteristico delle vallate alpine è anche il Foehn.
Le estati sono calde con valori che superano facilmente i 30 °C e che in corrispondenza delle ondate di caldo possono toccare e anche superare 35 °C nelle conche interne (in particolare nella conca di Bolzano). Gli inverni sono rigidi. In Alto Adige e nelle zone di montagna più elevate le temperature scendono considerevolmente sotto allo 0 °C ed sono proprio questi i settori più freddi d'Italia con valori estremi anche inferiori a -30 °C. Anche sulle rimanenti zone della regione gli inverni sono rigidi ma l'azione protettiva dei rilievi da un lato e quella mitigatrice del lago di Garda dall'altro smorza considerevolmente i rigori invernali. Durante le stagioni intermedie le temperature subiscono improvvise variazioni, ma generalmente le temperature sono abbastanza miti con medie che si attestano tra i 10 e i 15 °C nei fondovalle.[9]
Per la natura climatica e territoriale il Trentino-Alto Adige presenta ambienti che favoriscono tipi di flora considerevolmente differenti. Nella fascia più meridionale prossima al lago di Garda la vegetazione naturale è costituita da querce, castagni, ornielli e alcune specie tipiche del Mediterraneo come lecci e allori. Vi si coltivano anche la vite, il limone e l'olivo.
Verso nord prevalgono i carpini, i faggi e gli aceri fino ad una quota di 1200–1400 m. Più in alto prevalgono abeti rossi, larici e betulle che sopra i 2000 m cedono il posto ai pascoli Alpini e ad una vegetazione tipica della tundra a causa della rigidità del clima.
Le vallate dell'Alto Adige sono adatte alla coltivazione degli alberi da frutto, in particolare delle mele.[9]
La fauna alpina caratterizza il Trentino-Alto Adige. I camosci sono abbastanza frequenti nella zona tra i 1300 e i 3000 m, i caprioli nella fascia tra 500 e 800 m. Lo stambecco, in passato già estintosi, venne reintrodotto nel Parco Nazionale dello Stelvio nel 1967. Si trovano anche cervi. Confinata tra i 2000 e i 3000 m vive la marmotta (in particolare in Val Rendena, nel Meranese e in genere nel Trentino occidentale). Nella regione prealpina si trovano le lepri grigie.[10]
Tra i carnivori vanno segnalati l'orso e il lupo. Alla fine degli anni novanta del Novecento solo tre orsi erano ancora presenti sulle montagne del Gruppo del Brenta. La situazione si è ripresa e la popolazione di orsi in Trentino-Alto Adige e nelle zone limitrofe veniva stimata nel 2011 in circa 33-36 esemplari.[11][12] La ricomparsa dell'orso ha destato forti emozioni tra la popolazione e un particolare interesse mediatico (in particolare l'orso Bruno, abbattuto in Baviera nel 2006,[13] e l'orsa Daniza, morta dopo la cattura nel 2014[14]). Il lupo, scomparso nella seconda metà del XIX secolo, è tornato in Trentino-Alto Adige nel 2008. Da allora ci sono state alcune rare segnalazioni della sua presenza.[15][16] Anche la presenza della lince, data per estinta, è stata di nuovo rilevata.[17]
Tra gli uccelli stanziali di montagna si trovano il gallo cedrone, la coturnice e la starna, così come il fagiano di monte, l'aquila e il gufo reale.[10]
Lo stesso argomento in dettaglio: Aree naturali protette del Trentino-Alto Adige. |
Nel territorio regionale è presente un parco nazionale, il parco Nazionale dello Stelvio, istituito nel 1935, che si estende anche in Lombardia.
Il Trentino-Alto Adige conta anche dieci parchi provinciali, di cui due in Trentino (tra cui il Parco naturale provinciale dell'Adamello-Brenta, che è il più esteso parco provinciale della regione) e otto in Alto Adige: tra quelli altoatesini il più grande è il Parco naturale Gruppo di Tessa, mentre il Parco naturale dello Sciliar è il primo parco istituito in provincia di Bolzano (1974). Il primo parco provinciale ad essere istituito in regione è stato il Parco naturale Paneveggio-Pale di San Martino in Trentino, nel 1967.
Diverse sono poi le riserve regionali (tra cui la Riserva naturale integrale delle Tre Cime del Monte Bondone), le zone di protezione speciale e le altre aree protette (biotopi, tra cui il Biotopo Laghetto di Gargazzone) presenti in Trentino-Alto Adige. Il lago di Tovel viene annoverato tra le zone umide italiane della lista di Ramsar.
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Trentino e Storia dell'Alto Adige. |
I rinvenimenti archeologici dimostrano la presenza dell'uomo nelle valli del Trentino-Alto Adige dopo la fine dell'ultima glaciazione, intorno al 12 000 a.C.. Risalgono ad epoca mesolitica insediamenti nella valle dell'Adige, la zona più adatta alle attività umane per il suo clima e la posizione di centralità rispetto alle valli laterali.
La celebre mummia del Similaun, nota anche come Ötzi, avrebbe un'età di circa 5 300 anni. Questo la pone nell'età del rame, momento di transizione tra il neolitico e l'età del bronzo.
Tra l'età del bronzo e la prima età del ferro si sviluppò la cultura di Luco-Meluno. Essa ebbe origine nel XIV secolo a.C. nella valle dell'Adige tra Trento e Bolzano e raggiunse il suo apice tra il XIII e l'XI secolo a.C., soprattutto grazie all'estrazione del rame, materiale necessario per la produzione del bronzo.
Intorno al 500 a.C. si sviluppò la cultura di Fritzens-Sanzeno, conosciuta anche come la cultura dei Reti, che prese il posto della cultura di Luco-Meluno a sud dello spartiacque alpino e della cultura dei campi d'urne a nord dello stesso. Secondo lo storico romano Tito Livio i Reti sarebbero della stessa etnia degli Etruschi.
L'integrazione della regione nei domini di Roma avvenne nel I secolo a.C. La sconfitta definitiva dei Reti, avvenuta nei pressi di Bolzano, si ebbe a seguito delle campagne militari nelle Alpi di Druso e Tiberio nel 16 a.C. Nel I secolo a.C. venne fondata anche la città di Tridentum, attuale Trento (anche se alcuni studiosi ipotizzano una fondazione precedente, risalente all'invasione gallica del III secolo a.C.). La città divenne municipium romano tra il 50 e il 40 a.C.
In occasione della riforma amministrativa di Augusto la parte settentrionale del Trentino-Alto Adige venne divisa fra le due province Rezia(Raetia prima e Raetia secunda) e Norico (Noricum), mentre quella meridionale che includeva la Val d'Adige fino all'altezza di Merano venne inclusa nella Regio X Venetia et Histria.
In età imperiale Claudio (41-54 d.C.) comprese l'importanza strategica del territorio trentino e sfruttò la posizione di Trento completando due grandi strade: la via Claudia Augusta Padana, che da Ostiglia raggiungeva il Passo Resia, e la via Claudia Augusta Altinate che, partendo dall'allora importante porto di Altino, si ricongiungeva nel capoluogo trentino con la Padana attraverso la Valsugana.
Il periodo romano si protrasse per cinque secoli e lasciò profonde tracce nella regione che fu fortemente latinizzata. Le popolazioni autoctone svilupparono una parlata neolatina nella quale si fuse il sostrato retico-celtico, il cosiddetto retoromanzo.
Dopo l'anno 400 d.C., nella tarda romanità, si diffuse il cristianesimo, influenzando in misura crescente la vita pubblica e privata.
Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente nel 476 d.C., la regione fu inclusa nel Regno di Odoacre e successivamente nel Regno degli Ostrogoti (493-553). Dopo la caduta del regno ostrogoto fu la volta dei Longobardi, che annessero al loro regno la regione. I Longobardi fondarono il Ducato di Trento, di cui faceva parte anche Bolzano.
Nel 774 il Trentino-Alto Adige passò sotto il dominio dei Franchi ed entrò a far parte del Regno Italico nel quadro dell'Impero Carolingio. Dopo la morte di Carlo Magno (814) l'area visse un periodo di turbolenza a causa delle guerre di successione dinastica. La divisione tra i figli di Ludovico il Pio nell'843 divise anche il Trentino-Alto Adige: Trento e la Val d'Adige sino a Merano al Regno d'Italia (a Lotario I), le altre valli al regno franco orientale (Ludovico II il Germanico).
Tale periodo di instabilità durò almeno fino al 951-952, quando Ottone I di Sassonia scese in Italia. Il territorio divenne quindi parte delSacro Romano Impero (dal 1512 Sacro Romano Impero della Nazione Germanica). A differenza dell'area altoatesina, posta a nord, quella trentina riuscì nei secoli a mantenere il suo carattere di territorio profondamente latinizzato.
Fu l'imperatore del Sacro Romano Impero Corrado II a concedere ai vescovi di Trento e Bressanone il potere temporale sulle rispettive diocesi nel 1027. I principati vescovili di Trento (che comprendeva Trentino e parte dell'Alto Adige) e Bressanone (che comprendeva pure territori oggi facenti parte dell'Austria) sopravvissero fino alla secolarizzazione napoleonica del 1803.
Nel corso del XII secolo iniziò l'ascesa delle casate nobiliari a scapito del potere dei due principi vescovi. Riuscirono a imporsi i conti di Tirolo, una casata che prese il nome dall'omonimo castello presso Merano. Fu Mainardo II a dare alla regione del Tirolo i confini che poi, con minimi ampliamenti, restarono immutati fino al 1918. Nel 1363Margherita di Tirolo fu costretta in seguito a pressioni politiche a cedere la contea del Tirolo al duca d'Austria Rodolfo IV d'Asburgo. Iniziava l'epoca asburgica, interrotta dalleguerre napoleoniche.
La parte meridionale della regione vide una breve affermazione della Repubblica di Venezia, iniziata nel 1411, quando la Repubblica di San Marco, per effetto del testamento di Azzone Francesco di Castelbarco, entrò in possesso di territori inVallagarina, in particolare di Ala, Avio, Brentonico e parte di Mori. Nel 1416 venne presa Rovereto. Nel 1426 la Val di Ledro e Tignale passarono sotto Venezia. L'espansionismo veneziano non si fermò e nel 1441 la pace di Cavrianasuggellò la conquista di Torbole e Riva del Garda. Nel 1509 l'espansione di Venezia, sconfitta dalla Lega di Cambrai, poté essere fermata e la Serenissima fu via via costretta ad abbandonare i possedimenti trentini. Le operazioni in Val Vestino (1510-1517) si conclusero con la definitiva ritirata veneziana.
La rinascita del Principato Vescovile di Trento, ormai strettamente entro la sfera di controllo tirolese-asburgica, avvenne nella prima metà del XVI secolo, quando a capo della diocesi trentina viene nominato il trentino Bernardo Clesio (1514-1538), a cui seguì Cristoforo Madruzzo (1539-1567, dal 1545 cardinale). Per la sua posizione geografica e storico-culturale di città mediana tra il mondo italiano e a quello germanico, nel 1542 Trento venne scelta come sede per ilConcilio di Riforma della Chiesa (1545-1563).
Nel corso del XVII e del XVIII secolo i Principati Vescovili videro nuovamente ridursi la loro autonomia a favore dellaContea del Tirolo.
L'epoca napoleonica segnò anche la storia del Trentino-Alto Adige/Südtirol. Nel 1796 Trento fu invasa dalle truppe napoleoniche e in seguito alle ripetute sconfitte asburgiche il trattato di Lunéville (9 febbraio 1801) stabilì la secolarizzazione degli stati ecclesiastici, segnando la fine dei principati vescovili di Trento e di Bressanone, che divennero parte dell'Austria. In seguito alla pace di Presburgo(odierna Brastilava, 26 dicembre 1805) la regione passò sotto il filo-napoleonico Regno di Baviera, rimanendovi fino al 1810. Alcune misure adottate dall'amministrazione bavarese, come l'eliminazione della Dieta, la soppressione di proprietà ecclesiastiche e di festività religiose, l'obbligo al servizio militare e la pesante tassazione causarono nella primavera un'insurrezione anti-napoleonica, poi repressa, capeggiata da Andreas Hofer. Il moto esplose al momento della ripresa delle ostilità tra Napoleone e l'Austria; vide la partecipazione sia della popolazione germanofona degli odierni Tirolo e Alto Adige/Südtirol, sia (anche se in misura minore) della popolazione italofona dell'odierno Trentino.
Il Trattato di Parigi tra Francia e Baviera del 28 febbraio 1810 segnò l'annessione al Regno d'Italia napoleonico di buona parte delTrentino e alcune parti dell'odierna provincia di Bolzano nel dipartimento dell'Alto Adige (fu in quest'epoca che venne coniato il termine Alto Adige), mentre il Primiero e l'area intorno a Dobbiaco furono aggregati al dipartimento della Piave. Il territorio a nord della «linea napoleonica» che andava dalla sella di Dobbiaco al Cevedale rimase parte del Regno di Baviera. Alle popolazioni germanofone incorporate nel Regno d'Italia napoleonico venne garantito l'uso del tedesco in tutti gli uffici amministrativi e giudiziari, nonché in tutti gli atti pubblici.[18]
Questo assetto venne spazzato via dalla ripresa delle ostilità nel 1813 e dalla riconquista del territorio da parte delle truppe asburgiche. La Restaurazione del 1815 confermò la fine del principato vescovile di Trento, segnando anche la fine definitiva dell'autonomia politica trentina. Con patente imperiale del 24 marzo 1816 il Trentino venne incorporato nella contea del Tirolo, a maggioranza tedesca. Nel 1818 la contea principesca del Tirolo, compresi i territori abitati da popolazioni di lingua italiana, entrò a far parte dellaConfederazione Germanica. Ciononostante, nell'odierno Trentino la lingua in uso negli uffici pubblici, nei tribunali e nell'insegnamento rimaneva l'italiano.[19]
L'assetto della contea del Tirolo destava un diffuso malcontento nell'odierno Trentino, dove si riteneva che le autorità di Innsbruck non investissero sufficienti risorse pubbliche nel loro territorio e di non consentire loro l'accesso ai gradi più elevati dell'amministrazione.
Nel 1848 ebbero inizio le rivendicazioni trentine di autonomia da Innsbruck. I rappresentanti trentini si rifiutarono di partecipare alla Dieta costituente tirolese di Innsbruck per l'ingiusta sproporzione della rappresentanza loro assegnata. Il termine Trentino iniziò ad essere usato per indicare la volontà di separare i territori italofoni dal resto del Tirolo. Le richieste trentine di autonomia incontrarono una forte opposizione da parte delle autorità tirolesi e non vennero mai soddisfatte dal potere imperiale asburgico.
L'Impero asburgico, che in seguito alla Restaurazione divenne la potenza egemone nelle penisola italiana, fu un potente avversario del Risorgimento italiano. Ciò non riuscì a impedire la nascita del Regno d'Italia, che fu proclamato nel 1861. Nel neonato stato italiano il processo di unificazione non fu considerato completo, poiché molti territori abitati da comunità italiane, tra cui il Trentino, restavano sotto controllo austriaco e si consolidò di conseguenza l'irredentismo. L'irredentismo coinvolse pure l'Alto Adige, anche se solo una esigua minoranza della popolazione si dichiarava italofona, e trovava il suo fondamento nel principio della frontiera naturale, rientrando il territorio altoatesino nelle frontiere geografiche della penisola italiana ed essendo il confine del Brennero militarmente rilevante.
La terza guerra d'indipendenza italiana coinvolse anche il territorio del Trentino-Alto Adige, con l'invasione capitanata da Giuseppe Garibaldi. Nonostante la vittoria italiana aBezzecca, il Trentino-Alto Adige rimase asburgico, mentre il Veneto e il Friuli venivano uniti al Regno d'Italia.
Al censimento del 1910 la maggioranza degli abitanti del Trentino-Alto Adige (Südtirol secondo la denominazione asburgica) era complessivamente di lingua italiana. Nella parte trentina (Welschsüdtirol) su 362.684 abitanti il 96,4% era di lingua italiana e il 2,9% di lingua tedesca, mentre in quella altoatesina (Deutschsüdtirol) su 279.213 l'83,4% era germanfono, il 2,6% italofono e il 13,2% di lingua ladina.[20]
Economicamente il Trentino-Alto Adige in epoca asburgica era una regione depressa e arretrata. La maggioranza dei suoi abitanti si dedicava all'agricoltura e all'allevamento in piccole e medie aziende agricole di proprietà famigliare, di cui le più piccole e numerose si trovavano soprattutto nella parte italofona.
L'agricoltura regionale aveva subito duramente la grande crisi agraria iniziata negli anni '70 del XIX secolo. Al crollo dei prezzi dei prodotti agricoli si erano aggiunti le malattia della vite e del baco da seta, nonché la violento alluvione del 1882. La parte italofona fu la più colpita e decine di migliaia dei suoi abitanti dovettero lasciare la propria terra per emigrare in Europa o nelle Americhe.
La ripresa dell'agricoltura avvenne solo con l'inizio del XX secolo. Il movimento cooperativo, in massima parte di ispirazione cattolica e diffuso sia tra la popolazione italofona che tra quella germanofona, ebbe un ruolo fondamentale nel risollevare le sorti dell'agricoltura regionale.[21] L'unica industria di qualche importanza era quella idroelettrica.
Dall'ultimo quindicennio del XIX secolo in poi la diversità linguistica tra italofoni e germanofoni iniziò a divenire motivo di scontro. Simbolo di questa contesa erano due monumenti: quello a Walther von der Vogelweide a Bolzano (realizzato nel 1889) e quello a Dante Alighieri a Trento (realizzato nel 1896). Si trattava delle effigi di due poeti che volevano simboleggiare il legame tra la lingua d'uso e l'appartenenza ad un popolo e ad una terra.[22]
Il conflitto nazionale tra germanofoni ed italofoni non era l'unica linea di frattura ad attraversare la società regionale, altrettanto virulento era presso entrambe i gruppi linguistici lo scontro tra il mondo cattolico ed i fautori della laicità (liberali o socialisti).
Con lo scoppio della prima guerra mondiale nel 1914 buona parte della popolazione maschile, sia germanofona che italofona, dovette vestire la divisa dell'imperiale regio esercito. Le garanzie costituzionali furono sospese, il parlamento chiuso e la stampa censurata.
All'inizio del conflitto mondiale, l'Austria-Ungheria e l'Italia aderivano entrambe alla Triplice alleanza, che era di natura difensiva e non contemplava l'intervento italiano al fianco degli austro-tedeschi (che erano le potenze dichiaranti guerra). L'Italia mantenne inizialmente la sua neutralità, ma in cambio di concessioni territoriali comprendenti anche l' Alto Adige in base ai termini del trattato segreto di Londra, stipulato nell'aprile 1915, dichiarò guerra all'Austria-Ungheria.
Mentre l'Alto Adige venne in larga misura risparmiato dagli eventi bellici, il Trentino divenne uno dei principali teatri di scontro (il conflitto si svolse anche sui ghiacciai dove prese il nome di Guerra Bianca). La guerra provocò notevoli distruzioni e un vero e proprio esodo dei trentini: decine di migliaia vennero sfollati nelle cosiddette città di legno in Austria (in particolare Braunau am Inn e Mitterndorf), grandi campi profughi in cui molti morirono per la fame e le malattie. In condizioni egualmente drammatiche si trovarono i profughi trentini, provenienti dai paesi e dalle vallate occupate dal Regio esercito italiano che tra il maggio 1915 ed il maggio 1916 dovettero lasciare la propria terra per essere disseminati in varie località del Regno d'Italia. Inoltre con l'ingresso in guerra dell'Italia la società trentina si ritrovò spaccata dal conflitto: i soldati trentini arruolati nell'imperiale regio esercito si ritrovarono nemici degli irredentisti che, come Cesare Battisti, scelsero di fuggire nel Regno d'Italia e di arruolarsi nel Regio Esercito. A ciò si deve aggiungere la repressione politica sia da parte austriaca, con gli irredentisti internati nel campo di Katzenau, sia da parte italiana, con gli austriacanti puniti con la carcerazione.[23]
In seguito alla vittoria italiana il Trattato di Saint-Germain confermò il passaggio del Trentino-Alto Adige (originariamente chiamata Venezia Tridentina) al Regno d'Italia. Tale annessione sancì lo smembramento dell'antica Contea del Tirolo (nell'estensione che aveva dal 1814) e l'accorpamento all'Italia del Trentino (Welschtirol o Welschsüdtirol) e dell'Alto Adige (allora Deutschsüdtirol o talvolta Mitteltirol, senza il distretto di Lienz), cioè di circa due terzi di essa.
Il 10 settembre 1919 con il trattato di Saint Germain le potenze vincitrici della grande guerra disposero la ripartizione dei territori che avevano fatto parte del dissolto impero austro-ungarico. L'anno dopo, con le leggi di annessione delle regioni Venezia Giulia e Venezia Tridentina (l'attuale regione Trentino-Alto Adige), venne ufficializzato il passaggio di questi territori sotto la sovranità dello stato italiano, incorporando così nel Regno d'Italia anche 220.000 tirolesi di lingua tedesca e ladina.[24]
Se in un primo momento i governi liberali perseguirono una politica abbastanza tollerante verso le minoranze tedesche, il subentrato governo fascista perseguì invece una politica di assimilazione delle minoranze di lingua tedesca e ladina ed una progressiva italianizzazione dell'Alto Adige, incentivando l'arrivo di immigrati provenienti dal Trentino e dal resto d'Italia (soprattutto nordorientale). Le scuole di lingua tedesca vennero gradualmente soppresse. La stampa germanofona venne largamente censurata. L'uso dei toponimi tedeschi venne vietato. Anche nomi e cognomi delle persone vennero italianizzati d'ufficio.
Nel gennaio 1923 un Regio Decreto sancì la creazione della provincia di Trento (comprendente anche Bolzano) e l'estensione al suo territorio della legislazione italiana, che subentrava così a quella austroungarica in vigore sino a quel momento.[25] I comuni ladini di Livinallongo del Col di Lana, Colle Santa Lucia e Cortina d'Ampezzo furono smembrati dal contesto regionale ed accorpati alla provincia di Belluno, Pedemonte e Casotto vennero unificati col nome di Pedemonte ed aggregati alla provincia di Vicenza, Magasa e Valvestino aggregati alla provincia di Brescia.
Il 2 gennaio 1927 un Regio Decreto sancì la nascita della provincia di Bolzano, che veniva distinta dalla provincia di Trento. Questa nuova configurazione amministrativa vide la fine del ruolo di Trento come capoluogo regionale e la deviazione verso il nuovo capoluogo altoatesino dei più importanti investimenti. Venne infatti incentivata la creazione di stabilimenti delle maggiori imprese industriali, in modo da impiegarvi operai provenienti da tutta Italia, molti dei quali andarono a vivere nei grandi edifici realizzati alla periferia diBolzano. In tal modo gli altoatesini di lingua italiana passarono dai 6.950 del 1910 agli 80.800 del 1939, su un totale di 234.650 abitanti in provincia di Bolzano.[26]
In seguito all'avvicinamento dell'Italia fascista alla Germania nazista furono implementate le opzioni in Trentino-Alto Adige. Alla popolazione di lingua tedesca fu imposto di scegliere se diventare cittadini tedeschi e conseguentemente trasferirsi nei territori del Terzo Reich o se rimanere cittadini italiani integrandosi nella cultura italiana e rinunciando ad essere riconosciuti come minoranza linguistica. La maggioranza dei residenti di lingua tedesca, che aveva subito una forte emarginazione politica, economica e sociale ad opera del regime fascista, si dichiarò favorevole ad emigrare. Lo scoppio della seconda guerra mondiale intervenne però a rallentare le operazioni di esodo e circa un terzo degli espatriati tornò in Italia dopo il conflitto.[27] Tra le cause dell'adesione alle opzioni vi furono le pressioni e le violenze esercitate dalle locali organizzazioni naziste contro i Dableiber(gli abitanti di madrelingua tedesca che avevano optato per l'Italia e quindi per restare nella propria terra), nella sostanziale indifferenza delle autorità italiane che nei mesi cruciali per le opzioni lasciarono circolare la leggenda che chi avesse rifiutato di trasferisi in Germania sarebbe stato deportato in Sicilia. Fu così che l'86% degli altoatesini di lingua tedesca optarono per la Germania nazista (minore fu l'adesione fra i trentini di lingua tedesca). In tutto si trattò di 213.000 persone, di cui 75.000 lasciarono realmente la terra natia. Inoltre gli optanti altoatesini in età di leva prestarono servizio militare nell'esercito e nelle forze dell'ordine tedeschi,[28] venendo coinvolti fra l'altro nell'eccidio delle fosse Ardeatine.
A seguito dell'armistizio firmato dall'Italia con gli Alleati, l'intera regione (unitamente alla provincia di Belluno) venne costituita come Zona d'operazioni delle Prealpi (in tedesco Operationszone Alpenvorland) con capoluogo Bolzano, di fatto annessa al Terzo Reich, anche se continuava a far formalmente parte della Repubblica sociale italiana. Gli uomini delle classi di età dal 1894 al 1926 furono obbligati alla prestazione del servizio di guerra nell'ambito del servizio d'ordine della provincia di Bolzano (SOD), del corpo di sicurezza trentino (CST), delle SS, della Wehrmacht, della FlaK (reparti contraerei tedeschi) e in Alto Adige anche presso i reggimenti di polizia (Südtiroler Polizeiregimenter, tra cui il Polizeiregiment "Bozen").[29] Dal 1943 al 1945 venne praticamente ristabilita l'integrità territoriale asburgico-tirolese che era stata frantumata nel 1918.
La violenza degli occupanti agì in modo non uniforme province della Zona d'operazioni delle Prealpi. A Bolzano i nazisti si proposero come liberatori della popolazione tedesca dalla ventennale pressione dello stato italiano. Nella città capoluogo istituirono il campo di transito di Bolzano, ultima tappa per i deportati dalla penisola prima dei campi di sterminio dell'Europa centrale. In Alto Adige vi furono due diverse resistenze, una di lingua italiana guidata dal Comitato di Liberazione Nazionaledi Bolzano ed una di lingua tedesca guidata dall' Andreas Hofer Bund; entrambe poterono far poco dal punto di vista strettamente militare a causa della forte presenza nazista. Vanno comunque segnalate le loro azioni nella raccolta di informazioni, nella propaganda e nel supporto dato ai renitenti e ai disertori dell'esercito tedesco.
In Trentino gli occupanti nazisti incoraggiarono invece l'autonomismo locale nominando Adolfo De Bertolini (un ex-esponente liberale mai compromesso con il fascismo) Commissario Prefettizio. Nel territorio trentino non si registrò la presenza di grandi formazioni partigiane, come quelle attive nelle confinanti province di Vicenza e Belluno (zone in cui combatterono molti antifascisti trentini). Il divieto di ricostruire il partito fascista, la decisione di non mandare i giovani al fronte nell'esercito tedesco o in quello della Repubblica Sociale Italiana ma di inquadrarli in un corpo considerato di polizia locale come il CST, l'illusione di un'autonomia locale furono tutte mosse che consentirono alle autorità naziste di evitare il sorgere in provincia di Trento di un forte movimento partigiano.[30] A ciò occorre aggiungere le uccisioni e gli arresti che il 28 giugno 1944 decapitarono la resistenza trentina ed il locale CLN, portando alla morte Giannantonio Manci che ne era alla guida.
La parentesi nazista venne segnata anche in Trentino-Alto Adige dallo sterminio della popolazione ebraica, da eccidi nei confronti di militari e partigiani italiani (Strage di Lasa,Eccidio di Malga Zonta, uccisioni del 28 giugno 1944 a Rovereto, Arco e Riva del Garda) e da persecuzioni contro gli abitanti di lingua tedesca che non avevano optato per la Germania.
Trento e anche Bolzano vennero bombardate dagli alleati dal 2 settembre 1943 fino al 3 maggio 1945. Durante il primo bombardamento di Trento si verificò la strage della Portela.
Dopo la fine del secondo conflitto mondiale le istanze autonomistiche trentine, represse durante il fascismo, furono raccolte dall'Associazione Studi Autonomistici Regionali (A.S.A.R), che reclamava per tutta la regione Trentino-Alto Adige un'autonomia speciale. Il movimento ebbe un grande seguito popolare e il 20 aprile 1947 riuscì a portare in piazza di Fiera a Trento ben 30 000 persone.[31] In Alto Adige prevalsero invece le spinte secessioniste, già nel 1946 erano state raccolte 155 000 firme per ottenere l'annessione all'Austria.
L'accordo De Gasperi-Gruber sancì che la provincia di Bolzano rimanesse all'Italia, prevedendo per gli abitanti di lingua tedesca dell'Alto Adige adeguate tutele. Su iniziativa del trentino De Gasperi venne allora creata sulle ceneri della Venezia Tridentina la Regione Autonoma Trentino-Alto Adige, che venne dotata del primo statuto di autonomia. In questo modo fu coronata da successo anche la ricerca di forme d'autonomia da sempre richieste dalle popolazioni trentine, ma indebolita l'autonomia sudtirolese perché legata ad una maggioranza di lingua italiana. Nel rispetto dell'accordo De Gasperi-Gruber, il primo statuto del Trentino-Alto Adige ripristinò l'insegnamento del tedesco e ristabilì la toponomastica bilingue. Fino alla metà degli anni cinquanta del Novecento la Democrazia Cristiana e la Südtiroler Volkspartei (SVP), il partito di riferimento della popolazione di lingua tedesca guidato in origine da membri della Resistenza al nazismo, collaborarono nella gestione dell'ente regionale.
Verso la metà degli anni cinquanta del Novecento, in seguito al ritorno di molti optanti dalla Germania e alla ricostituzione della Repubblica Austriaca, decisa a sostenere istanze rivendicazioniste, la politica altoatesina si radicalizzò. Il Governo italiano venne accusato di non attuare pienamente gli accordi autonomistici riguardanti l'autogoverno della popolazione di lingua tedesca e di proseguire i tentativi di italianizzazione.[32] La stampa e il clero di lingua tedesca si inserirono nella controversia etnica evocando una "marcia della morte" orchestrata dal Governo italiano ai danni della popolazione di lingua tedesca attraverso l'industrializzazione e l'immigrazione da altre regioni d'Italia. Alle cifre allarmanti, diffuse dal canonico Michael Gamper, che indicavano "50 mila immigrati italiani in Alto Adige negli ultimi sette anni" replicò uno studio del Commissariato del Governo e dell'Istituto Centrale di Statistica che quantificò l'aumento della popolazione italiana tra il 1947 e il 1953 nella cifra di poco più di 8 mila unità, legato alla riattivazione postbellica degli uffici statali e militari e alla risistemazione delle opere pubbliche.[33] La radicalizzazione tuttavia non si fermò e la linea della Südtiroler Volkspartei venne dettata da nuovi elementi, alcuni dei quali in passato legati al nazismo.[34] In tutti i comuni a maggioranza SVP (tutto l'Alto Adige tranne alloraBolzano, Bronzolo, Egna, Fortezza, Merano, Laives, Salorno e Vadena) venne sospeso il rilascio di nuove residenze per italiani; fu fatta propaganda contro i matrimoni misti; venne attuata una separazione etnica totale nelle scuole e negli edifici tra le persone dei gruppi linguistici italiano e tedesco; si chiese la sospensione dei lavori di edilizia popolare poiché ciò avrebbe favorito l'immigrazione italiana; venne chiesto anche lo smantellamento della zona industriale di Bolzano.[35]
La radicalizzazione portò alla nascita di movimenti terroristici: il Gruppo Stieler, autore di diversi danneggiamenti; il Comitato per la liberazione del Sudtirolo, che perseguì anche una strategia stragista che provocò morti in tutta la regione e anche in Veneto (strage di Cima Vallona). Il Governo italiano rispose al terrorismo con una massiccia presenza militare in Alto Adige.
A seguito di nuove trattative tra Italia ed Austria fu siglato il cosiddetto Pacchetto per l'Alto Adige (l'insieme delle misure a favore della popolazione di lingua tedesca) e nel 1972 entrò in vigore il secondo statuto del Trentino-Alto Adige, che tuttora privilegia l'autonomia delle due province, che di fatto costituiscono due Regioni autonome, solo formalmente riunificate nella Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol. Dal 1972 i destini storici e politici del Trentino e dell'Alto Adige seguono percorsi separati.
Per quanto riguarda l'Alto Adige, il secondo statuto di autonomia ha consegnato la maggioranza politica al gruppo tedesco e istituzionalizzato la separazione etnica attraverso la cosiddetta proporzionale etnica. Nella provincia autonoma di Bolzano è data infatti importanza alla lingua di appartenenza (italiano, tedesco, ladino), con una ripartizione proporzionale alla consistenza dei gruppi linguistici nell'attribuzione di impieghi pubblici, contribuzioni pubbliche e assegnazione di case popolari; le scuole (comprese quelle materne) sono divise a seconda dell'appartenenza al gruppo linguistico. Tutti gli impiegati e funzionari della Provincia di Bolzano devono essere bilingui, cioè parlare almeno l'italiano ed il tedesco.
Ciononostante, gli attentati terroristici in Alto Adige ripresero con forza nella seconda metà degli anni settanta del Novecento, per finire solamente alla fine degli anni anni ottanta. Accanto a gruppi estremistici di lingua tedesca, in particolare Ein Tirol, favorevoli al distacco dall'Italia, comparvero anche organizzazioni italiane, come l'Associazione Protezione Italiani e il Movimento Italiano Alto Adige, contrarie ai provvedimenti contenuti nel secondo statuto di autonomia. La pacificazione altoatesina fu raggiunta sul finire degli anni ottanta del Novecento e ha coinciso con un lungo periodo di prosperità economica, fino allo scoppio della crisi dell'Eurozona. Dopo un passato tormentato l'Alto Adige è oggi visto come un esempio di pacifica convivenza fra gruppi etnici.
La storia recente trentina è stata segnata dalle due tragedie degli impianti a fune del Cermis (1976 e 1998) e dalla catastrofe della Val di Stava nel 1985.
A partire dagli anni Novanta del XX secolo è stata rafforzata la cooperazione transfrontaliera tra le regioni del Tirolo storico a cavallo tra Italia e Austria. Insieme Trentino-Alto Adige e Tirolo austriaco costituiscono la Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino, un gruppo europeo di cooperazione transfrontaliera, le cui sedute talora comprendono anche il Land del Vorarlberg.
In Alto Adige si registra il consolidato successo dei partiti che sostengono l'annessione all'Austria o la creazione di un Alto Adige stato indipendente che hanno raccolto insieme oltre il 27% dei voti alle elezioni provinciali altoatesine del 2013.