Pedara
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Geografia
Pedara si trova alle falde dell'Etna ed è situata fra i comuni di Trecastagni, Nicolosi, San Giovanni La Punta, Tremestieri Etneo e Zafferana Etnea in provincia di Catania.
Storia
Adagiata sulle colline meridionali dell'Etna, Pedara offre a tutti la bellezza dei suoi paesaggi e la salubrità del suo clima. La trasformazione sociale e demografica del territorio si è
rivelata, nei secoli, attorno agli antichi crateri di monte Difeso e monte Troina, testimoni della continua evoluzione di questo centro. Non si possiedono notizie certe sulle sue origini perché
le numerose colate laviche ne hanno quasi del tutto cancellato le tracce. Si sa, però, che anticamente l'abitato era situato più a nord dell'attuale e il ritrovamento casuale di alcuni reperti
testimonierebbe l'origine greca del luogo. Sotto i Normanni Pedara faceva parte delle vigne di Catania e, già in quel periodo, il primitivo insediamento rurale cominciava a formare un villaggio
di agricoltori a settentrione dell'odierno paese. Tutto questo accadeva ancor prima che nel 1388 il vescovo della diocesi, Simone del Pozzo, autorizzasse la costruzione della prima chiesa
parrocchiale. Durante il Quattrocento, però, a seguito di due violente eruzioni, (in particolare l'eruzione del 1404 che formò la zona detta "dei tre monti") gli abitanti iniziarono una
migrazione verso sud e nell'attuale sito diedero vita alla nuova Pedara. Nel 1641 il casale fu venduto al messinese Domenico Di Giovanni e, diventando baronia, fu presto un rilevante centro di
attività economica e sociale e di conseguenza il più ricco ed organizzato dell'Etna. Risollevatasi con enormi sacrifici dalla terrificante eruzione del 1669, qualche anno più tardi la popolazione
fu di nuovo colpita duramente. L'11 gennaio 1693, il più violento terremoto che la storia locale ricordi, in pochi secondi, distrusse anche Pedara. Ed ecco allora comparire un grande personaggio,
da tempo l'uomo di fiducia dei Di Giovanni: don Diego Pappalardo, sacerdote pedarese e cavaliere dell'Ordine Gerosolimitano di Malta. Spirito geniale ed organizzativo e dalla vitalità travolgente
come pochissimi in quel tempo, don Diego ricostruì in meno di vent'anni e per ben due volte la Chiesa Madre di S. Caterina - oggi Basilica pontificia - ed incoraggiò gli abitanti per una rapida
riedificazione del paese. Carestie e miseria segnarono l'ultima parte del Settecento che vide l'affermarsi della borghesia terriera. L'abolizione della giurisdizione feudale siciliana del 1812 e
la successiva riforma amministrativa borbonica significarono per Pedara l'inizio di una nuova trasformazione. Nel 1817, grazie al decreto emanato a Napoli dal re Ferdinando IV, il paese divenne
comune autonomo e la nuova realtà politica permise alla comunità di emergere dall'oblio in cui si era trovata a seguito del grande terremoto. L'Ottocento ed il Novecento furono caratterizzati
soprattutto da un notevole sviluppo urbano ed edilizio che, nel tempo, determinò la perdita di ampie aree agricole e boschive e la conseguente creazione di nuove zone abitate. A partire dagli
anni settanta il paese ha cominciato ad assorbire, parzialmente, i più di 100 mila catanesi che abbandonavano Catania in favore dei paesi etnei. Pedara ha, di
conseguenza, visto quadruplicare il proprio numero di abitanti nell'arco di soli 30 anni.
Toponimo
Non esistono precise indicazioni etimologiche: le ipotesi più probabili ci conducono prima al nome di Epidauros, città greca del Peloponneso da cui, secoli fa, partì una colonia per la
Sicilia; dopo al latino Apud Aram o Ad pedes arae, ossia "ai piedi dell'ara", con riferimenti a fatti mitologici relativi ai resti di una costruzione (un altare) esistente sull'Etna
e consacrata a Giove Etneo che, per anni, fu simbolo del Comune. Ecco perché la strada principale del paese è denominata corso Ara di Giove. Un'altra origine ci riconduce alla presenza, un tempo,
di molti alberi di pero nella parte bassa del paese.
Turismo
Durante la stagione estiva è luogo di villeggiatura per il clima più fresco rispetto a Catania dovuto alla quota altimetrica. Nella parte più a nord si trova l'antico borgo rurale della Tarderia,
immerso in un'ampia estensione di castagneti con flora montana ed essenze arboree alpine. Da Pedara si raggiunge facilmente l'Etna (circa 15 km.). Lungo la strada provinciale per l'Etna la
fossa del Salto del Cane, un antico cratere spento con area attrezzata (Punto Base per l'Escursionismo del Parco
dell'Etna).
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
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Basilica di Santa Caterina
Oltre ad essere il monumento più importante di Pedara, per il suo particolare contenuto artistico è una delle chiese più visitate e studiate della provincia. L'intero complesso architettonico
è considerato uno splendido esempio di "chiesa nera" dell'Etna, dove il sapiente e coraggioso utilizzo della pietra lavica e degli intonaci trova qui una delle sue massime espressioni. La
prima costruzione fu completata nel 1547 ed era in stile romanico. Oltre un secolo dopo, la struttura si dimostrò insufficiente a contenere i fedeli tanto che nel 1682 la fabbrica fu demolita
per una più spaziosa ed attrezzata, ma l'11 gennaio 1693 il terremoto piegò anche Pedara e della chiesa appena ricostruita rimase ben poco. La grandiosa opera di ricostruzione richiese oltre
10 anni di lavoro e fu compiuta dal sacerdote pedarese don Diego Pappalardo solo nel 1705. All'interno si possono ammirare gli affreschi di Giovanni Lo Coco, una tela di Mattia Preti che raffigura il Martirio di Santa Caterina, il monumento funebre allo stesso don Diego, numerose
tele, i marmi policromi dell'altare maggiore, alcune sculture del Settecento, i preziosi ricami e gli arredi sacri. Il portale interno del 1547 è il monumento più antico di Pedara.
Costruito in pietra lavica e bianca, l'arco è in stile romanico e sostiene una porta di tavole di castagno dalla quale emergono 122 grossi chiodi che, secondo la tradizione, rappresentano il
numero delle famiglie che contribuirono alla sua realizzazione. All'esterno, invece, spiccano la torre campanaria con elementi di epoche diverse e cuspide in maioliche policrome, le sculture
in pietra dei portali e delle finestre ed un ormai raro esemplare di meridiana. Nell'aprile del 1996 papa Giovanni Paolo II l'ha elevata al rango di basilica minore.[3]
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Santuario di Maria Santissima Annunziata
Il corpo principale della Chiesa risale alla fine del Cinquecento quando Ludovico Pappalardo, nonno di Don Diego, in un terreno di sua proprietà diede inizio ai lavori di costruzione perché
quella del 1388 era ormai diventata piccola e cadente. L'edificio fu seriamente danneggiato, come tutti gli altri del paese, dal terremoto del 1693 ed i lavori di riparazione e consolidamento
furono ultimati due anni più tardi da Don Diego. Tra la fine dell'Ottocento ed i primi del Novecento la chiesa fu ampliata con l'aggiunta delle due navate laterali e nel 1971 l'arcivescovo di Catania, mons. Guido
Bentivoglio, la elevò alla dignità di Santuario Mariano Diocesano. È il centro della devozione popolare locale perché custodisce il simulacro dell'Annunziata ed i resti mortali della Serva di
Dio Giuseppina Faro, giovane pedarese morta nel 1871 per la quale oggi è in corso la causa di beatificazione.
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Chiesa di Sant'Antonio Abate
La via principale di Pedara, che da piazza Don Diego sale verso Nicolosi, quasi all'estremità del paese si allarga formando una piazzetta: è piazza S. Antonio, sulla quale domina maestosa per
il suo alto basamento, la Chiesa parrocchiale dedicata a S. Antonio Abate.La presenza, a Pedara, di una chiesa o di una piccola cappella dedicata al grande santo eremita Antonio Abate è
testimoniata sin dal XIV secolo nella Cronaca Benedettina, scritta da Matteo Selvaggio vissuto nel monastero di Licodia. Detta chiesa sorgeva nell'omonimo quartiere di S. Antonio,
costruita per devozione dai fedeli che erano in gran parte bordonari (mulattieri) e pastori e fu distrutta assieme a molte case circostanti dalla violenta eruzione del 9 novembre 1408. Dopo
questa eruzione, secondo quanto scrisse Don Ludovico Pappalardo nella sua Notizia Storica della Pedara, fu iniziata la costruzione di un'altra chiesetta del Santo Abate, nella contrada
detta “Pietralunga S. Antonio”, estremità meridionale del territorio comunale, ove i Pedaresi si erano rifugiati sotto la minaccia del fuoco etneo. Detta chiesetta però rimase incompiuta
perché cessata l'eruzione si preferì piantarla dentro l'abitato, presso la nuova sciara del torrente lavico che erasi seccato. Qualche anno dopo, forse in seguito al privilegio concesso dalla
Regina Bianca, moglie e vicaria del Re Martino, che esentava dal pagamento di alcune gabelle i paesetti dell'Etna colpiti dalla lava, i Pedaresi poterono iniziare la costruzione della nuova
chiesa di S. Antonio a poca distanza dalla chiesa di S. Maria la Stella. Nel 1680 la chiesa fu abbattuta allorché, come riporta la citata Notizia Storica della Pedara, «...si piantò la
nuova più grande e di bellissimo modello, più vicina all'abitato con suo atrio e scalinate di pietra da intaglio, campane e sepolture proprie». A distanza di 13 anni, l'11 gennaio 1693, il
terremoto considerato uno dei più grandi disastri della storia urbana europea non dovette sconvolgere troppo la chiesa che si mantenne salda sopra quel banco di lava. Il sisma fece crollare
il soffitto che era a cassettoni in legno, e alcuni tratti della finta cornice che quasi lo sosteneva; anche il campanile, che sicuramente doveva essere più alto, crollò in parte. La
sistemazione, ad opera dell'umile popolazione del quartiere, fu portata a termine anche grazie all'instancabile collaborazione del grande benefattore e mecenate Pedarese Don Diego Pappalardo
che, probabilmente, volle porre la propria firma facendo scolpire lo stemma della sua famiglia (braccio con la stella e tre scaglioni) alla base della statua di S. Antonio Abate posta sulla
facciata della chiesa. All'interno si possono ammirare alcune tele risalenti alla fine del XVII secolo, un pregevole Crocifisso ligneo settecentesco e il simulacro del Santo Titolare
risalente con molta probabilità alla fine del XVI secolo.
- Chiesa di S. Maria delle Grazie
Si trova nell'omonima piazzetta lungo la via Etnea dove, fino a non molto tempo fa era l'entrata meridionale del paese. Costruita nei primi anni del Seicento, rimase anch'essa distrutta dal
sisma del 1693. La ricostruzione fu lenta e permise il suo totale recupero solo durante il Settecento. La struttura, molto semplice è a pianta quadrangolare. Al suo interno, oltre al
simulacro, è custodita un'antica tela della Madonna delle Grazie attribuita al pittore Vito D'Anna, ed una tavola sulla quale è dipinta la scena dell'Annunciazione.
- Chiesa di S. Biagio
Costruita nel 1630 dagli abitanti del quartiere omonimo ad est del paese, all'interno era presente un dipinto del Santo vescovo e martire Biagio realizzato, secondo la tradizione, da Pietro
La Badessa e andato poi distrutto, con la chiesa stessa, con il terremoto del 1693. Nei secoli seguenti la struttura fu oggetto di restauri che la dotarono anche di stucchi realizzati negli
anni venti del Novecento dall'artista nicolosita Vincenzo Torre. Del santo protettore della gola si conserva una bellissima statua lignea scolpita dallo scultore messinese Antonino Saccà nel
1899.
- Chiesa di S. Maria della Stella
Sorge nei pressi del parco comunale. Edificata nel 1735 al posto della chiesa di Tremonti perché si tardava a ricostruirla dopo il terremoto, ha pianta ottagonale con piccola abside e portale
di pietra lavica. Rimasta chiusa per tanto tempo fu restaurata e riaperta al culto nel 1986. All'interno è visibile l'antico affresco della Madonna che si trovava nell'edicola votiva
esistente prima del Settecento nel posto dove ora sorge la chiesa, per anni meta di tanti pellegrinaggi per le numerose grazie lì ricevute dai fedeli.
- Chiesa di S. Vito
Edificata prima del 1642 con molta probabilità fu arredata dalla famiglia Tornabene che, in prossimità della chiesa, possedeva un esteso terreno. Rimasta danneggiata dal terremoto del 1693,
fu riaperta al culto nel 1709. Restaurata di recente, al suo interno accoglie, tra l'altro, il simulacro del santo titolare e un antico crocifisso ligneo che la tradizione vuole essere
appartenuto alla prima costruzione della Chiesa Madre (1547).
Architetture civili
- Palazzo di don Diego Pappalardo
La struttura attuale fu voluta dalla famiglia di don Diego intorno al 1660 e da quest'ultimo riedificata dopo il terremoto del 1693. All'esterno si possono ancora ammirare i balconi, le
finestre e l'imponente arco con scalinate laterali. Nel cortile interno, al centro di una elegante sopraelevazione "u bagghiu", emerge una grande cisterna che presenta ancora i tipici
elementi in pietra lavica ed in ferro battuto.
- Palazzo dei discendenti di don Diego Pappalardo
Situato nel corso Ara di Giove, l'attuale costruzione è successiva al 1693. Il portale d'entrata, costruito con pietra lavica e bianca, è ancora ben conservato nei suoi elementi originari
così come il grande cortile interno, bellissimo esempio dell'architettura tipica delle residenze nobiliari etnee del Settecento.
- Palazzo Pulvirenti
Si tratta di un complesso architettonico composto da vari elementi di epoche diverse, oggi di proprietà del Comune. Le fabbriche, infatti, sono state costruite tra il Settecento e
l'Ottocento.
- Villa Laudani
Situata nell'omonima via, risale probabilmente alla fine del Settecento, epoca in cui la famiglia Laudani cominciò ad essere una delle più influenti del paese. Successivamente, il corpo della
fabbrica subì ampliamenti e, durante l'Ottocento, fu portata allo stato attuale.
Nel centro storico si segnalano altre case padronali appartenenti a quelle famiglie che, un tempo, componevano il ceto dei civili, cioè la classe più ricca. Tra esse le abitazioni delle famiglie
Toscano, Monastra, Auteri, Pappalardo e Consoli in corso Ara di Giove, e Faro e Cavallaro in via Filadelfo Faro.
Feste religiose
- 17 gennaio e domenica successiva - Festa di Sant'Antonio Abate, Titolare
dell'omonima Parrocchia: processione del simulacro seicentesco del Santo per le vie del paese; benedizione degli animali sul sagrato della chiesa omonima; accensione del tradizionale Fuoco per la
svelata e la velata; vendita dei cucciddati; benedizione degli automezzi; vendita all'incanto (o asta) dei doni in natura offerti al santo. Spettacoli pirotecnici.
- 3 febbraio - Festa di San Biagio presso la chiesetta omonima con esposizione del pregevole ed
artistico Simulacro del Santo; vendita dei cucciddati e benedizione della gola.
- 19 marzo - Festa di San Giuseppe: celebrazioni in Basilica.
- 25 marzo - Festa Liturgica di Maria SS. Annunziata, svelata del Simulacro della Madonna e celebrazioni presso il Santuario.
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Domenica delle Palme: Via Crucis vivente con grande corteo storico.
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Venerdì Santo: Scesa 'a cruci (Ascesa dalla Croce) e processione con i
simulacri del Cristo morto, dell'Addolorata e di San Giovanni Evangelista.
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Sabato Santo: Veglia pasquale e cascata d'a tila: tradizionale caduta di una grandiosa
ed antichissima tela tessuta e dipinta a mano che vela il simulacro del Cristo Risorto presso la Basilica di Santa Caterina e la Chiesa di Sant'Antonio Abate
- 1º maggio - Tradizionale pellegrinaggio alla Madonna di Tre Monti; la meta è una piccola chiesa di campagna del Seicento, al confine tra Pedara e Trecastagni.
- 1º settembre - 3ª domenica di settembre - Solenni celebrazioni esterne in onore di Maria SS. Annunziata: giro delle
Candelore (o Cerei) la prima domenica, il secondo
venerdì (sera) sabato (mattina) la domenica e il lunedì successivi (le Candelore precedono il fercolo); apertura dei Carri Mariani dei Partiti Piazza e Sant'Antonio il secondo sabato e la seconda domenica sera; processione dell'artistico fercolo ligneo dell'Ottocento con il venerato simulacro della Madonna la
domenica (mattina e sera) e il lunedì sera (con omaggio ai caduti); fuochi d'artificio; luminarie artistiche e concerti sinfonici.
- 25 novembre - Festa in onore di Santa Caterina
d'Alessandria, patrona di Pedara e titolare dell'omonima basilica: celebrazioni liturgiche.
Persone legate a Pedara
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Simone Del Pozzo, vescovo di Catania dal 1378, è ricordato a Pedara per aver
autorizzato nel 1388 la costruzione della prima chiesa parrocchiale.
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Domenico Di Giovanni, uomo d'affari messinese, nel 1641 acquistò dagli Spagnoli il casale di Pedara diventandone primo
barone; morì nel 1666.
- Scipione Di Giovanni, secondo barone di Pedara.
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Giovanni Lo Coco (1667 -
Acireale - 1721). È l'autore degli estesi e vivaci affreschi della Basilica di S. Caterina risorta dopo il terremoto del 1693.
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Mattia Preti (Taverna [CZ] 1613 - La Valletta [Malta] 1699). Del grande maestro del barocco italiano Pedara
conserva una grande opera: Il Martirio di S. Caterina. La tela è stata recentemente oggetto di uno studio scientifico coordinato dall'Associazione "Centro Storico" di Pedara, in
collaborazione con il dipartimento di Storia dell'Arte dell'Università di Malta.
- Don Diego Pappalardo, Cappellano Conventuale dell'Ordine di Malta (1636 - Pedara - 1710). Unanimemente considerato il figlio più illustre di
Pedara, fu un grande mecenate ed artefice di straordinarie imprese, capace di contribuire in prima persona alla rinascita del paese dopo il disastroso terremoto del 1693. Uomo di pensiero e di
azione, trovando provvidenziali sbocchi economici, seppe creare intensi rapporti commerciali e scambi culturali con altri centri della Sicilia, di Malta e della Spagna. Fu un uomo, oltre che
sacerdote, stimato ed apprezzato anche dalle autorità del tempo. È sepolto nella Basilica di S. Caterina. A lui è dedicata la piazza principale del paese.
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Ludovico Pappalardo
(... - Pedara - 1742). Uomo di Legge e storiografo, fu autore di diversi scritti su Pedara. È grazie a lui se oggi si conosce una parte significativa del passato di Pedara.
- P. Luigi Antonio Faro,
sacerdote pedarese, fu un insigne canonista e ricoprì la carica di esaminatore sinodale. Entrato nei Carmelitani di Catania, divenne Provinciale della Sicilia. Papa Pio VII, che lo stimava molto,
lo nominò Priore Generale dell'Ordine. Pare sia stato lui a fondare, a Pedara, la confraternita della Madonna del Carmine, riservata agli artigiani, e a restaurare, nel 1811, la Cappella del SS.
Sacramento nella Basilica “S. Caterina”.
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Filadelfo Faro, fu un eminente
giureconsulto e illustrò il foro di Catania con la sua dottrina e attività. La fama del suo sapere varcò i confini dell'isola estendendosi anche in campo nazionale. Diverse volte fu nominato
deputato alla Provincia in rappresentanza del Comune di Pedara, di cui curò gli interessi, e nel 1867 eletto anche deputato al Parlamento nazionale. In suo ricordo, all'antica via S. Biagio
venne dato il suo nome. Per i suoi riconosciuti meriti fu nominato Commendatore.
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Giuseppina Faro, serva di Dio. Nacque a Pedara il 16 gennaio 1847 ed ivi si spense il 24 maggio 1871. Nonostante la
sua breve vita, è tra i personaggi più importanti del paese. Fin da piccola si dedicò ad opere di pietà sostenuta dall'ambiente familiare. Attratta dalla vita religiosa, dovette attendere i
21 anni per entrare come novizia nel monastero benedettino di S. Giuliano a Catania. Dopo 18 mesi, una grave malattia la costrinse a tornare in paese dove spirò un mese dopo. Per le numerose
virtù da lei praticate, il popolo di Pedara non esitò a chiamarla subito beata. La sua fama di santità,
grazie al beato cardinale Dusmet che conobbe i suoi genitori e pregava spesso sulla sua tomba, arrivò presto anche all'estero. L'autenticità con cui Giuseppina visse cristianamente la sua
breve esistenza terrena colpì i suoi contemporanei, impressionando i suoi stessi concittadini con la pietà, la semplicità e la modestia, nonostante i nobili natali; il suo amore per i poveri
fu sconfinato e non si vergognava mai di soccorrerli. Ad oltre cento anni dalla morte, è in corso la fase romana del processo di beatificazione. A lei è intitolato il primo plesso delle
Scuole Elementari di Pedara.
- Beato Giuseppe Benedetto Dusmet, cardinale. Arcivescovo di Catania, per anni trascorse le sue ferie estive a Pedara – che amava definire la "badia della diocesi" -, ospite della canonica della Chiesa
Madre dove trasferiva i suoi uffici. Fu lui che consigliò alla famiglia Barbagallo di chiamare a Pedara i Salesiani e fu sempre grazie a lui che la fama di santità di Giuseppina Faro giunse anche
in Francia per mezzo dell'abate Couturier. Pastore saggio ed illuminato, sempre primo a soccorrere i poveri ed i bisognosi, rimase accanto alla gente etnea colpita da eruzioni e terremoti.
- P. Alfio Barbagallo (1857 -
Pedara - 1910). Rettore della chiesa di S. Antonio Abate, per la sua umiltà e generosità ricevette presto l'amore e la stima dei Pedaresi, È ricordato soprattutto perché, con le sue due sorelle
Concettina e Domenica, donò tutti i propri averi per favorire la fondazione dell'Istituto Salesiano “San Giuseppe”, la decima casa di don Bosco sorta in Sicilia.
- Beato don Michele Rua, sacerdote salesiano e primo successore di San Giovanni Bosco. Nel 1897 Favorì l'apertura della casa salesiana di Pedara.
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Antonino Gerlando Toscano, ammiraglio, nato a Girgenti (Agrigento) da genitori
pedaresi, giunse al grado di Ammiraglio di divisione e cadde eroicamente in combattimento
il 13 novembre 1941 in acque tunisine, nel corso della Battaglia di Capo Bon. A lui Pedara ha
dedicato una strada.
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Alfio Tomaselli. Arruolatosi
volontario nell'Esercito, fu presente in tanti scenari di guerra dall'Albania alla Turchia, all'Africa coloniale, durante e dopo le vicende della Grande Guerra (1915-18). Inviato in Spagna a
sostegno delle truppe alleate con il generale Franco in occasione della guerra civile iberica, perse la vita nei pressi di Guadalajara, dilaniato da un colpo di mortaio nel tentativo di
conquistare una collina in mano alle forze nemiche. In sua memoria fu concessa sul campo la medaglia d'argento al valor militare. Al capitano Tomaselli è intitolata una via di Pedara. Sepolto
nel Sacrario Militare Italiano di Saragoza (Spagna), in occasione della festa delle forze armate del 2015 i suoi resti mortali sono stati traslati a Pedara ricevendo sepoltura privilegiata in
data 8 dicembre 2015 alla base dei monumento ai Caduti in guerra in piazza Don Diego Pappalardo.
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Francesco Pennisi, vescovo (1898 - Pedara - 1974). Primo vescovo
della diocesi autonoma di Ragusa, è ricordato per il suo intenso ministero sacerdotale e pastorale e per la sua produzione di opere teatrali. Restano famosissimi i testi drammatici, le
commedie brillanti, le farse e soprattutto i versi in vernacolo con cui dipinse in maniera autentica e popolare la tipica scena paesana. A lui è intitolato il nuovo plesso delle Scuole
Elementari di Pedara e la via antistante.
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Nino Papaldo (Pedara 1898 - Roma
1997). Nel 1922 intraprese una lunga carriera nella magistratura che lo portò fino alla nomina di V. Presidente del Consiglio di Stato. Partecipò a diverse commissioni per la riforma della
Pubblica Amministrazione, pubblicando anche diversi scritti giuridici. Fu anche libero docente di diritto amministrativo presso l'università di Roma e insignito delle medaglie d'oro al merito
della Sanità Pubblica, dei Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell'Arte e dei Benemeriti della Pubblica Finanza.In età ormai avanzata scrisse "Le bizzocche del mio paese", un'opera
scaturita dalla sua formidabile memoria, con la quale ripercorse dettagliatamente tutta la sua giovinezza vissuta a Pedara.
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Salvatore Nicolosi, vescovo.
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Domenico
Rizzo, ex sindaco, deputato ARS
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Graziano Motta, giornalista.
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Antonello Santoro,
esperto classicista.
- On. Avv. Anthony Emanuele Barbagallo, deputato ARS e assessore regionale al Turismo, Sport e Spettacolo.