Caltanissetta (IPA: [kaltanisˈsetta][3], Nissa o Cartanisetta in siciliano) è un comune italiano di 63.413 abitanti[4], capoluogo dellaprovincia omonima in Sicilia.
È il settimo comune capoluogo di provincia più alto d'Italia, preceduto in Sicilia solo da Enna[5], nonché il quattordicesimo d'Italia per superficie, il terzo in Sicilia dopo Noto e Monreale. I suoi abitanti sono detti nisseni.
Di origini incerte, probabilmente sicane, deve il nome agli Arabi che colonizzarono la Sicilia nel IX secolo. Trasformata in feudo daiNormanni, dopo varie vicissitudini passò nel 1405 sotto il dominio dei Moncada di Paternò, che furono i titolari della contea fino al 1812.
Per tutto l'Ottocento, Caltanissetta visse un notevole sviluppo industriale che si protrasse fino alla seconda metà del Novecento: la presenza di vasti giacimenti di zolfo la rese un importante centro estrattivo, tanto da essere conosciuta in passato con l'appellativo dicapitale mondiale dello zolfo[6]. L'importanza che rivestì nel settore solfifero è testimoniata dalla fondazione, nel 1862, del primo istituto minerario d'Italia[7], accanto al quale è sorto un museo mineralogico.
La città di Caltanissetta si colloca in posizione di rilievo dominante l'intera valle del Salso, che si estende fino a includere la vicina Enna. Morfologicamente ricalca perfettamente le caratteristiche del territorio circostante, molto aspro e di composizione calcareo-argillosa.
La città sorge fra tre colli (Sant'Anna, Monte San Giuliano e Poggio Sant'Elia) che, disposti ad arco, formano una conca entro la quale si sviluppa parte del centro storico e tutti i quartieri meridionali.
Nel vigente Piano Territoriale Paesistico della provincia di Caltanissetta, della Regione Siciliana, Assessorato Beni Culturali ed Ambientali, gran parte del territorio di Caltanissetta ricade nei paesaggi locali n. 9 "Aree delle Miniere", n. 8 "Sistemi urbani di Caltanissetta e San Cataldo" e n. 5 "Valle del Salito".[8]
Il comune di Caltanissetta ricade, secondo la letteratura geologica, nell'area conosciuta come "Bacino di Caltanissetta". Il rilevamento geologico, delle formazioni geologiche affioranti
nell'area del Bacino di Caltanissetta, fu effettuato da Luigi
Baldacci[9] e Sebastiano Mottura.[10] Intorno agli anni trenta nuovi
studi furono effettuati dal geologo tedesco Behermann[11]. Leone Ogniben (1957) effettuò importanti
studi sulla serie solfifera siciliana. Nel 1965 le serie stratigrafiche furono ricostruite da Paolo Schmidt Di Friedberg.[12].
Decima e Wezel pubblicarono studi sulle evaporiti Messiniane, introducendo in Sicilia il complesso evaporitico inferiore e il complesso evaporitico superiore.[13]. Ulteriori recenti studi sono stati effettuati da Aureli A. (1994) "Geomorfologia del Bacino del Fiume Salito (parte
orientale)", che tratta aspetti della geologia, di un'area estesa circa 100 chilometri quadrati, del territorio comunale, area compresa tra Caltanissetta, San Cataldo e Santa Caterina
Villarmosa.
Recentemente la geologia del territorio di Caltanissetta è stata pubblicata sul web nell'ambito del progetto nazionale CARG (ISPRA - Servizio Geologico - Regione Siciliana -Università di Catania) sulla base dei rilevamenti geologici al 10:000.[14]
Ulteriori conoscenze scientifiche afferenti le scienze geologiche e inerenti al territorio di Caltanissetta sono reperibili nel Piano Territoriale Paesistico della Provincia di Caltanissetta in corrispondenza dei paesaggi locali n. 9, n. 8 e n. 5.[8]
Lo stesso argomento in dettaglio: Maccalube di Terrapelata. |
Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Caltanissetta. |
Il clima è piuttosto continentale, rigido e secco d'inverno, caldo e ventilato d'estate.
Il vento è un elemento climatico della città. Nel periodo invernale possono essere presenti brevi e sporadiche precipitazioni nevose. Le piogge si concentrano nei mesi di gennaio, febbraio, marzo, aprile, ottobre e dicembre, quasi del tutto assenti in estate.
La temperatura varia molto: le massime invernali sono in media di 9-12 °C, mentre quelle estive di 30-35 °C; le minime variano dalla media di 4-6 °C invernale a quella di 15-20 °C estiva. I picchi sono stati di -7 °C (minimo registrato nel 1934) e di 44.0 °C - massima raggiunta nell'estate del 1983.
CALTANISSETTA | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 10,5 | 11,5 | 13,9 | 17,2 | 22,5 | 27,8 | 30,7 | 30,6 | 26,9 | 20,8 | 15,7 | 12,2 | 11,4 | 17,9 | 29,7 | 21,1 | 20,0 |
T. min. media (°C) | 3,9 | 4,0 | 5,2 | 7,4 | 11,3 | 15,9 | 18,5 | 18,6 | 16,1 | 12,5 | 8,6 | 5,8 | 4,6 | 8,0 | 17,7 | 12,4 | 10,7 |
Gli albori di Caltanissetta vanno cercati in epoca antichissima: reperti dell'età del bronzo trovati nei pressi della città, indicano che la zona è abitata fin dal IV millennio a.C. La posizione strategica fu certamente il motivo per cui gruppi di uomini, già a partire dall'ultimo neolitico, decisero di insediarsi in questa particolare zona della Sicilia centrale, su delle alture da cui si poteva dominare tutto il paesaggio circostante, molto vicini alla costa settentrionale e collegati alla costa meridionale dall'Imera meridionale, fiume che all'epoca risultava essere navigabile.
Il primo nucleo urbano, di origine sicuramente sicana, si formò nella zona del monte Gabal al Habib ("la montagna panoramica?"), attestato da un'epigrafe del 397
a.C., poi rivelatasi falsa[senza fonte], nella quale si sarebbe letto per la
prima volta il nome Nissa che, con l'arrivo dei Greci intorno al VII secolo a.C., sarebbe stata posta sotto il presidio diSiracusa.
Dopo la seconda guerra punica, la Sicilia passò sotto il domino dei Romani, ma come nel resto dell'isola, la loro influenza a Nissa rimase superficiale.
Fino a qualche anno fa si pensava che nel 123 a.C. Nissa fosse stata invasa dai Romani guidati dal console Lucio Petilio,
che vi installarono una colonia chiamata "Petiliana" in suo onore. Dopo recenti studi, si tende a pensare che la colonia Petiliana corrisponda alla vicina Ravanusa. Ciononostante si è voluto che il passaggio del console rimanesse un segno indelebile nella toponomastica della zona (per
esempio Borgo Petilia) in realtà nome attribuito dal Fascismo nel XX secolo. Un importante
indizio della presenza latina risiede nei resti di una villa a nord-ovest di Sabucina, da dove provengono vari reperti archeologici, tra cui un busto dell'imperatore Geta.
Durante il dominio arabo, delle famiglie di origine berbera si stanziarono in un borgo corrispondente all'attuale quartiere degli Angeli, che battezzarono Qalʿat an-nisāʾ ("castello delle donne").
In base ai suoi studi sull'origine del toponimo Caltanissetta, lo studioso Luigi Santagati sostiene che i primi ad abitare nell'attuale luogo della città potrebbero essere stati iBizantini, che nella seconda metà dell'VIII secolo avrebbero edificato il castello di Pietrarossa e l'annesso borgo che avrebbero chiamato Nissa dal possibile nome della città di provenienza degli stratioti fondatori sita in Cappadocia. Con l'arrivo degli Arabi, intorno all'846, il nome sarebbe diventato Qalʿat an-nisāʾ per assonanza con il vecchio nome bizantino.[15]
Nel 1087, la città venne occupata dai Normanni, e divenne possedimento del Gran Conte Ruggero, che la trasformò in feudo per vari membri della sua famiglia e fondò l'abbazia in stile romanico di Santo Spirito, laddove si trovava un villaggio rupestre ed un convento basiliano sorto forse sui resti di una fattoria di origine romana. Primo feudatario di Caltanissetta, dopo Adelasia, nipote del Gran Conte Ruggero, fu Gosfredo di Lecce, signore di Montecaveoso forse dal 1153 al 1155.
Durante il dominio aragonese nel 1296 Federico III nominò conte Corrado Lancia. Nel 1361 i baroni Francesco Ventimiglia e Federico Chiaramonte assediarono Federico IV nel Castello di Pietrarossa, dove aveva trovato rifugio, e fu salvato dai nisseni, che non sopportavano la prepotenza dei due baroni.
Nel 1365 Guglielmo Peralta, che già controllava Sciacca e Caltabellotta divenne il signore di Caltanissetta. Nel 1358 aveva riunito nel Castello di Pietrarossa gli altri tre uomini più potenti della Sicilia di allora: Artale Alagona, Manfredi Chiaramonte, Francesco Ventimiglia, che si spartirono l'intera Sicilia nel cosiddetto Governo dei Quattro Vicàri, che tuttavia durò fino al 1392, quando Martino I di Sicilia intervenne militarmente. Il re Martino I regnò fino al 1409, quando gli successe il padre Martino I di Aragona, che però morì un anno dopo, nel 1410.
Nel 1407 Caltanissetta passò ai Moncada di Paternò (con la nomina di Matteo Moncada conte da parte di Martino I), a cui resterà per 405 anni, fino all'abolizione della feudalità in Sicilia, nel 1812.
Nel 1553 fu costruito il Ponte Capodarso sul fiume Salso per facilitare le comunicazioni. Nella realtà la costruzione, ad un'unica arcata, alta quasi 20 metri, poi trasformata nel 1844 con l'aggiunta di due archi laterali, venne sino a quel momento scarsamente utilizzata. Percorso dalla SS122, è esistente e percorribile: è parte del tracciato della Coppa Nissena.
Nel febbraio del 1567 un forte terremoto colpì la città, e il castello di Pietrarossa ne rimase gravemente danneggiato. A quel punto i ruderi del castello vennero utilizzati come cava per la ricostruzione del resto della città, e rimasero in piedi solo i resti di tre torri, due delle quali sono ancora visibili.
Nel 1718 a Caltanissetta scoppiò una rivolta antisavoiarda, come in molti altri centri siciliani. L'11 luglio di quell'anno le truppe sabaude di Vittorio Amedeo II di Savoia, guidate dalviceré Annibale Maffei attraversarono la città. Durante la battaglia ci furono 53 vittime tra i nisseni e 17 tra i soldati piemontesi.
Nel 1816, in pieno periodo borbonico, Caltanissetta fu elevata a capoluogo di provincia, grazie alla mediazione del giurista Mauro Tumminelli. Per questo motivo la popolazione nissena si rifiutò di partecipare ai moti separatisti di Palermo del 1820, e la città dovette subire un saccheggio da parte di alcune bande armate, formate da galeotti ed ex carcerati, capitanate da Salvatore Galletti, principe di San Cataldo, che devastarono il quartiere della Grazia. Da questo evento nacque la ormai proverbiale rivalità tra le due città.
La città fu colpita dal colera nel 1837 e successivamente per altre due volte (1854 e 1866).
Aderì ai moti rivoluzionari ed indipendentisti del 1848-1849, guidati da Ruggero Settimo, che ebbero termine proprio a Caltanissetta, dove fu firmata la capitolazione dei rivoluzionari.
Garibaldi e i suoi Mille giunsero a Caltanissetta il 2 luglio 1860 e vi fecero ritorno il 10 agosto. Come l'intera Sicilia venne annessa al Regno d'Italia lo stesso anno.
Dopo l'Unità d'Italia fu interessata da un grande boom economico dovuto soprattutto ad un'intensa attività mineraria, che però fu spesso accompagnata da varie sciagure: il 27 aprile 1867 morirono 47 persone a causa di un'esplosione di grisou nella miniera di Trabonella, 65 minatori persero la vita a Gessolungo il 12 novembre 1881 sempre per un'esplosione, e altri 51 nel 1911 a Deliella e a Trabonella.
Le strade rotabili la collegavano a Piazza Armerina, Barrafranca e Canicattì fin dal 1838, ma la ferrovia arrivò solo nel 1878. Nel 1867 giunse l'illuminazione a gas, nel 1914l'arrivo dell'elettricità permise l'apertura del primo cinematografo.
Durante la Seconda guerra mondiale, nel quadro dello sbarco degli Alleati in Sicilia, subì diversi bombardamenti, che durarono dal 7 al 17 luglio 1943 durante i quali persero la vita 351 civili. Truppe americane sbarcarono a Licata la mattina del 10 luglio 1943 alle ore 2,45 nella spiaggia di Mollarella con la 3ª divisione fanteria Sbarco in Sicilia e il 18 luglio occuparono la città di Caltanissetta.
Pian piano Caltanissetta iniziò a rimarginare la maggior parte delle ferite ricevute in eredità dopo la guerra: negli anni cinquanta iniziò il restauro della Cattedrale, distrutta da ibombardamenti dell'aviazione americana nel 1943 e le strade erano state liberate dalle macerie negli anni precedenti. Negli anni cinquanta-sessanta, con l'approvazione di un nuovo piano regolatore, la città ha conosciuto una notevole espansione urbanistica, che ha portato alla nascita di nuovi quartieri e di nuove arterie di comunicazione. Nei primi anni settanta venne meno il settore dell'estrazione dello zolfo: la crisi irreversibile del settore, iniziata a partire dagli anni venti grazie al nuovo processo Frasch messo a punto negli USA, raggiunse in quegli anni il punto di non-ritorno e furono così chiuse anche le ultime solfare nissene.
Lo stesso argomento in dettaglio: Operazione Husky. |
Tra il 9 e il 13 luglio 1943 Caltanissetta fu teatro di pesanti bombardamenti da parte delle forze aeree anglo-americane. Tali eventi furono anticipati da un mitragliamento aereo occorso in città la notte tra il 17 e il 18 giugno precedenti. Inoltre, alla fine dello stesso mese, una colonna tedesca venne mitragliata nelle vicinanze del ponte Capodarso.
La città subì tre bombardamenti. Il primo e più devastante avvenne alle 17.30 di venerdì 9 luglio, ad opera di 81 aerei divisi in tre formazioni di 27 aeroplani.[16] Quella stessa notte alle 4.45, sulla spiaggia di Gela, iniziava lo sbarco da parte della 1ª divisione americana, insieme alla 45ª divisione che sbarcava invece nei pressi di Scoglitti. I due successivi bombardamenti avvennero l'11 e il 13 luglio.
Nei vari bombardamenti perirono 350 civili (351 secondo altra fonte[17]), di cui 100 bambini, su un totale di 750 vittime dell'intera provincia; solo nel bombardamento del pomeriggio del 9 luglio, il più grave e devastante, perirono circa 300 persone.
Il patrimonio architettonico della città subì gravi danni. Tra i monumenti danneggiati o distrutti vi furono: la cattedrale, con un parziale crollo della volta della navata centrale affrescata dal pittore fiammingo Guglielmo Borremans; la chiesa di San Sebastiano, della quale restò in piedi la sola facciata; la chiesa di Santa Lucia, interamente distrutta e poi riedificata; la chiesa di San Giovanni nel quartiere Angeli, anch'essa distrutta. Tra gli edifici civili danneggiati un’ala dell’ospedale, il municipio, ed anche parte dell'edificio scolastico di Santa Lucia.[16][18]
I bombardamenti su Caltanissetta avevano come obiettivi i presidi militari presenti in città,[19] ma soprattutto perché si riteneva che la città ospitasse il Comando militare della VI Armata del generale Alfredo Guzzoni con i suoi 230.000 uomini,[20] che invece era dispiegato ad Enna.[21][22]
Il 18 luglio, cinque giorni dopo l'ultimo bombardamento, la città fu occupata dai soldati della 179ma compagnia della 45ª Divisione americana, la stessa divisione di fanteria che nell'aprile del 1945 libererà il lager di Dachau, vicino Monaco in Germania.[23]
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Sul piano politico, negli anni ’50 si succedono ben 7 sindacature: alla guida di Palazzo del Carmine si succedono Restivo (1948-52), Longo (1952-54; 1954-56), Papa (1954), Rizza (1956-57), Traina (1957-59) e D’Angelo (1959-61). Si tratta quasi sempre di esponenti della Democrazia Cristiana; tuttavia nel 1954, anche se solo per pochi mesi, a Caltanissetta viene eletto il primo sindaco comunista d’Italia nella persona di Gioacchino Papa. Negli anni cinquanta il Comune approva il piano regolatore e di ricostruzione, un documento in cui vengono previste le nuove direttrici per l’espansionismo edilizio: in esso compaiono già alcune arterie fondamentali della futura parte moderna della città, come via Palmintelli e via Colajanni, nonché la presenza di due nuovi quartieri residenziali pensati per accogliere le famiglie dei minatori, il villaggio S. Barbara ed il quartiere De Amicis. Tuttavia, nonostante la presenza del piano di ricostruzione, anche a Caltanissetta, come in altre città siciliane, prende presto piede la piaga dell’abusivismo edilizio: sorgono così nelle attuali via Malta, piazza Europa, corso Sicilia, via Guastaferro, via Turati, via De Cosmi, via Leone XIII e via Aretusa numerosi complessi residenziali abusivi, anche destinati all’edilizia popolare. L’abusivismo non risparmia neppure vie prestigiose del centro cittadino, come il viale della Regione, viale Trieste e via Paladini. Per iniziativa pubblica, invece, sorgono anche i due complessi residenziali di INA Casa e UNRRA Casas. Nel 1954-55 vengono inaugurate anche la sede della Questura di via Catania e numerose scuole elementari e medie, mentre il nuovo Palazzo di giustizia, la cui costruzione inizia proprio in questi anni, sarà inaugurato solo nel 1966. L’anno successivo scoppia in città un vivace dibattito mediatico in merito alle proporzioni assunte dal fenomeno dell'edilizia selvaggia, di cui rappresenta il culmine la realizzazione della nuova sede provinciale della Banca d’Italia: un edificio moderno inserito senza alcun raccordo urbanistico nel quadro architettonico ottocentesco di corso Umberto I, in pieno centro storico. Pochi anni dopo, per volontà del sindaco Ottavio Rizza, viene inaugurato il basamento della Fontana del Tritone, opera di Tripisciano, nella centralissima piazza Garibaldi, che diventerà presto l’emblema della città, e viene deciso lo spostamento del Monumento ai Caduti della Grande Guerra nella sua sede attuale del viale Regina Margherita. Sempre al sindaco Rizza si deve l’entrata in servizio della prima ambulanza pubblica gratuita per i meno abbienti. Nel 1953 è edificato l’ostello della Gioventù sul monte S. Giuliano, che sarà distrutto da un incendio doloso nel 1989. Gli anni ’50 rappresentano anche degli anni di vivacità culturale alquanto insoliti per una piccola cittadina dell’entroterra. Artefice dello splendore culturale, che porterà alcuni letterati a definire la città con l’appellativo di “Piccola Atene”, può essere indubbiamente considerato Salvatore Sciascia. A lui si deve l’apertura di una libreria e di una piccola casa editrice nel pieno centro storico, la cui sede diventerà un autentico salotto letterario, frequentato da personalità del calibro di Elio Vittorini, Vitaliano Brancati, Salvatore Quasimodo, Luigi Monaco, Luigi Russo, Pier Maria Rosso di San Secondo e Pier Paolo Pasolini, del quale Sciascia pubblicherà nel 1954anche una delle prime opere: Dal Diario. Nel 1948 Sciascia inizierà anche la pubblicazione di “Galleria”, una rivista letteraria che continuerà a sopravvivere fino al 1986. Sempre sul finire degli anni ’50 si segnala anche l’apertura degli scavi archeologici nel sito di Sabucina, fortemente voluti dalla Sovrintendenza Regionale, guidata dalla responsabile Maria Luisa Sedita. Gli anni sessanta non sono caratterizzati da un grande splendore economico per la città, che continua ad essere principalmente terra d’emigrazione, così come lo era stata nei decenni precedenti. La città, infatti, continua a vivere principalmente di agricoltura e di attività estrattive dello zolfo, queste ultime già in pieno declino. Nel1962 è comunque motivo di vanto e di respiro per l’economia cittadina l’inaugurazione della prima edizione della manifestazione espositiva della Fiera Centro-Sicula, la quale continua a sopravvivere fino al presente. I sindaci che si succederanno nel decennio ’60 saranno Calogero Traina (1961-62; 1965-67) ed Umberto Traina (1962-65). Nel 1967 sarà eletto Piero Oberto, il quale sarà successivamente travolto da alcune inchieste giudiziarie in merito al suo ruolo nell’abusivismo edilizio, che lo condurranno anche al carcere. Proprio durante il suo mandato, nel ’68, aveva visto la luce la proposta per il piano regolatore, che tuttavia sarà approvato solo oltre vent’anni dopo, nel 1993.
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Gli anni settanta si aprono con le dimissioni, a seguito delle minacce ricevute, del sindaco neo-eletto Raimondo Collodoro. A Collodoro subentreranno alla guida di Palazzo del Carmine, nell’ordine, Giuseppe Giliberto (1972-74; 1975; 1980-82), Giuseppe Sapia (1974-75), Vincenzo Assennato (1975-77) ed Aldo Giarratano (1977-1980). Ancora sul finire del decennio, al di fuori di una specifica ed organica regolamentazione urbanistica, si continuano ad aprire nuove vie di comunicazione e si inaugurano intere aree residenziali, come i quartieri-dormitorio Calcare, Balate e Pinzelli (con il contestatissimo agglomerato del cosiddetto “piano Geraci”). Nel corso del decennio vengono ammodernate le vie di comunicazione della città: nel 1971 è inaugurata la SS 640 di Porto Empedocle a scorrimento veloce, che diventa il collegamento più breve con Agrigento, in luogo del vecchio e tortuoso itinerario della SS 122. Nel 1973, invece, è inaugurata l’autostrada A 19 Palermo-Catania, infrastruttura di fondamentale importanza per tutta la Sicilia centrale. Tra il1976 e il 1980 la città deve fare però i conti con più emergenze: inizialmente con l’epidemia di tifo ed epatite virale, dovute alle pessime condizioni delle reti idriche e fognarie, e successivamente con una legge regionale del 1979 che chiude la maggior parte delle miniere isolane, ormai largamente improduttive ed in crisi. Sul piano culturale, gli anni ’70 rappresentano la nascita di nuove emittenti radio-televisive locali, come Telenissa, Tele Centro-Sicula e Radio Cl-1. Nel 1975, invece, è fondata la Compagnia del Teatro Stabile Nisseno. Nel 1980, per iniziativa di padre Sorce, nasce l’Associazione Casa Famiglia Rosetta, dedita alla cura dei malati e dei tossicodipendenti, attiva. Gli anni 80’ sono segnati da 5 sindacature: a Giliberto seguono Raimondo Maira, che assumerà due mandati (1982-84; 1988-90), cercando anche l’accordo con i comunisti, Salvatore Vizzini (1984-85), Silvestro Coco (1985), e Massimo Taglialavore (1985-88). Nel corso del decennio il Consiglio Comunale approverà il primo piano regolatore industriale, cui ne seguiranno altri due; può così nascere il Consorzio ASI, con il determinante apporto della Regione. Di lì a poco verrà inaugurata la Zona Industriale di contrada Calderaro. Anche in questo decennio prosegue l’espansionismo edilizio nisseno, dunque, che porta alla creazione di nuove aree residenziali; vengono altresì intrapresi i lavori di metanizzazione della città e prende avvio privatizzazione del servizio di raccolta rifiuti. Nel 1979, dopo quindici anni di lavori, viene inaugurato il nuovo ospedale "Sant’Elia", che va a sostituire il vecchio nosocomio "Vittorio Emanuele II"; contemporaneamente le varie amministrazioni comunali che si succedono nel tempo inizia la costruzione di numerosi impianti sportivi di medio livello, tra cui spicca l’appalto per i lavori, iniziati nel 1982 e terminati circa dieci anni dopo, per la realizzazione del nuovo campo sportivo di Pian del Lago. Nel maggio del 1992saranno ultimati anche i lavori per l’elettrificazione delle direttrici ferroviarie Palermo-Catania e Catania-Agrigento. Gli anni ’90 sono da annoverare come tra i più bui per Caltanissetta. Il decennio si caratterizza per l’inchiesta della magistratura sull’abusivismo edilizio e sulla collusione tra mafia e politica denominata Operazione Leopardo, che non risparmia politici, imprenditori e funzionari pubblici locali. Verranno condotti numerosi arresti eccellenti, tra cui quello di G. Madonia. Perfino l’ex sindaco Rudy Maira, una delle figure politiche più importanti della città, verrà accusato di essere il tramite politico con le cosche, accuse che se non troveranno mai conferma definitiva. Coinvolto dallo scandalo, nel 1993 il Comune di Caltanissetta, all’epoca guidato da Aldo Giarratano, è commissariato ed affidato al commissario straordinario Onofrio Zaccone. Proprio mentre la città è travolta dallo scandalo giudiziario, essa è però onorata dalla visita del papa Giovanni Paolo II, in occasione della sua visita apostolica in Sicilia. Nel 1993 vengono celebrate le prime elezioni amministrative con la nuova legge elettorale ispirata al metodo maggioritario: le elezioni sono vinte da Giuseppe Mancuso, che reggerà il Comune fino al 1997. Al sindaco Mancuso si devono alcune opere pubbliche di rilievo e l’inaugurazione di nuovi impianti sportivi, la sistemazione della Villa Cordova, il “giardino della città”, la ripavimentazione della storica via Palermo e l’adeguamento della rete fognaria del nuovo quartiere di San Luca. Nello stesso periodo è inaugurato il CEFPAS, il centro permanente per la formazione del personale sanitario, una struttura di eccellenza regionale che entrerà in funzione nel 1996. Nello stesso anno a Caltanissetta, dalla collaborazione del Comune, della Provincia, di alcuni Atenei siciliani e di altri enti pubblici, è creato il Consorzio Universitario: in breve saranno attivati alcuni corsi di Laurea inMedicina e Chirurgia, Scienze della formazione, Relazioni pubbliche, Biologia ed Ingegneria. Nel 1997 alle elezioni amministrative trionfa il giovane Michele Abbate; al nuovo sindaco si deve la riapertura, dopo un lungo calvario, del Teatro Margherita, ad appena un anno dalla scomparsa di uno dei fondatori della Compagnia dello Stabile nisseno, Giuseppe Nasca. L’esperienza del giovane sindaco sarà tuttavia molto breve: nel 1999 Caltanissetta ottiene una triste ribalta nazionale a causa dell’attentato mortale al giovane primo cittadino nisseno Abbate ad opera di uno squilibrato; alcuni anni dopo l’efferato omicidio, il sindaco Messana gli dedicherà il centro culturale comunale.
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Dopo il temporaneo affidamento del Comune al commissario Stefano Agliata, nel 1999 le elezioni confermano la vittoria del candidato di centro-sinistra Salvatore Messana, il quale otterrà un secondo mandato nel 2004, confermandosi il sindaco più “longevo” di Caltanissetta. Nel 2002 la zona nota come “Terrapelata”, nel Villaggio S. Barbara, è stata oggetto di una serie di dissesti idrogeologici. L’emergenza delle “maccalube” si ripresenterà in maniera ancor più intensa nell’estate del 2008. Sul fronte della viabilità, nel 2006vengono ultimati i lavori di completamento della nuova SS 626 della Valle del Salso, a scorrimento veloce: l’arteria permette così di abbreviare i tempi di percorrenza tra Caltanissetta e Gela, il principale centro della provincia. Tuttavia anche sull’appalto di questi lavori sorgeranno inchieste giudiziarie per presunte infiltrazioni mafiose. Nel 2009, invece, sono iniziati i lavori sulla SS 640 per trasformarla in superstrada. Al sindaco Messana si deve l’ideazione del progetto di riqualificazione urbanistica del centro storico nisseno noto come “Grande Piazza”, che sarà concretamente realizzato tra il 2009 ed il 2013 dal successore di centro-destra Michele Campisi, eletto nell’estate del 2008. Il progetto, il più ardito dal dopoguerra in poi, perseguiva l’esigenza di riqualificare le due arterie principali della città vecchia, viale Vittorio Emanuele II e corso Umberto e la piazza Garibaldi: tal fine si è perseguita l'idea strategica di pedonalizzare tutta l'area del centro storico con un incremento dei servizi di trasporto pubblico, l'aumento di aree destinate a parcheggi per i veicoli di privati e la netta separazione di aree pedonali e carrabili.
Il toponimo deriva dall'arabo Qalʿat an-nisāʾ, letteralmente traducibile come "rocca delle donne" (o "castello delle donne"), che è il nome con cui il geografo arabo Idrisi indica la città nel 1154. La conferma della traduzione dall'arabo è stata trovata in un testo di Goffredo Malaterra del XI secolo,[24] in cui scriveva:
(LA)
« Calatenixet, quod, nostra lingua interpretatum, resolvitur Castrum foeminarum » |
(IT)
« Caltanissetta, che, tradotto nella nostra lingua, significa Castello delle donne » |
(Goffredo Malaterra, De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae comitis et Roberti Guiscardi ducis fratris eius) |
Con l'arrivo dei Normanni, nel XI secolo la città iniziò ad assumere il nome latinizzato di Calatenixet, secondo la versione del Malaterra, o Calatanesat, come mostra una bolla delpapa Eugenio II[non chiaro]. Già alla fine del XII secolo, lo storico Ugo Falcando, nel suo Liber De Regno Sicilie, parla di Caltanixettum, che risulta essere la traduzione ufficiale dell'odierno nome in latino.
Secondo una ricerca dello studioso Luigi Santagati,[15] il toponimo dimostrerebbe l'esistenza, mai confermata, di un borgo preesistente di origine bizantina. Secondo questa teoria, nisāʾ ("donna" in arabo) sarebbe la storpiatura di Nissa, il nome della città dell'Anatolia da cui provenivano gli stratioti bizantini che avrebbero costruito il castello di Pietrarossa ed il vicino villaggio, che avrebbero chiamato Nissa, lì dove sorge il quartiere degli Angeli. In seguito alla conquista da parte degli Arabi, questi avrebbero aggiunto al nome originale del borgo il prefisso Qalʿat ("castello"), analogamente a quanto fecero a Henna (l'odierna Enna, che rinominarono Qasr Yannae) e in altre località di cui storpiarono o integrarono il nome bizantino.