Treviglio (Treì in dialetto locale[7][8]) è un comune italiano di 29 697 abitanti[5] della provincia di Bergamo in Lombardia. Il comune si trova nella media pianura padana, a circa 20 km in direzione sud rispetto al capoluogo orobico.
Fondata nell'alto Medioevo[9] dall'unione di tre comuni a scopo difensivo, è il secondo comune della provincia per numero di abitanti, preceduto dal capoluogo. Città principale della Gera d'Adda[10], la sua posizione strategica è evidenziata dal crocevia di strade e ferrovie[9] che la collegano con Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Milano.
È anche conosciuta come "la città dei trattori"[9] per la presenza dell'azienda multinazionale SAME Deutz-Fahr Group.[9]
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Il territorio di Treviglio, esteso per 31,54[1] km², sorge nella Gera d'Adda, in gran parte porzione della bassa bergamasca tra i fiumi Adda e Serio, e dal primo dista solo 2 chilometri. Confina con i comuni di Arcene, Brignano Gera d'Adda, Calvenzano, Caravaggio, Casirate d'Adda, Cassano d'Adda (MI), Castel Rozzone, Fara Gera d'Adda e Pontirolo Nuovo.
Nonostante il territorio faccia parte della media pianura padana, presenta dei dislivelli di 15 metri vicino all'Adda[11]. Tali dislivelli sono dovuti alla presenza di un terrazzamento morfologico denominato costa trevigliese.
Il nucleo centrale della città sorge a 125 metri sul livello del mare[1], anche se l'altitudine varia di ben 35[1][12] metri, diminuendo progressivamente nel passaggio dalla zona nord-est alla zona sud-ovest.
Il terreno di Treviglio[13] è d'origine alluvionale, e presenta strati composti principalmente da ghiaia, sabbia e più in profondità anche da arenaria. Dopo il primo strato d'origine alluvionale, il terreno presenta poi strati d'origine quaternaria marina, Pliocene, Langhiano, Aquitaniano ed infine Olocene.
La parte occidentale del territorio comunale è attraversata da un terrazzo morfologico denominato costa trevigliese che suddivide così il comune in due zone morfologicamente differenti: quella orientale in cui si trova il centro abitato, gran parte della Geromina, e la totalità di Battaglie e di Castel Cerreto risale al Pleistocene, mentre una limitata porzione occidentale, comprendente la cascina di Pezzoli e il laghetto Treviza risale all'Olocene.
Treviglio, pur trovandosi a pochi chilometri dall'Adda, non viene lambita da alcun fiume dato che il territorio comunale di Cassano d'Adda si estende, con le frazioni di Cascate, Cascine San Pietro e Taranta, anche sull'altra sponda. Tuttavia in epoca remota, essendo l'Adda più ampio e formando il cosiddetto lago Gerundo la parte più occidentale del comune fosse sommersa, trovandosi al di là della costa, terrazzamento morfologico evidente tutt'oggi.
Il suo territorio è però attraversato da molteplici fossi di cui uno, derivato dal fiume Brembo, lambisce il centro storico, passando per via Cavallotti, attraverso la roggia mulina che dall'epoca medievale portava l'acqua nel fossato del borgo, oggi posto sotto la circonvallazione. Come mostrato dai plastici di differenti epoche storiche posti nel museo civico, il fossato era prima articolato in tre piccoli canali, poi riuniti in uno unico. La copertura del fossato, iniziata nel XIX secolo fu completata nella prima metà del XX secolo.
Per questi motivi, dal punto di vista idrogeologico[14], pur non presentando gravi segni di dissesto, è in parte a rischio in caso d'alluvione. Tale rischio è maggiore nella zona superiore del territorio comunale data la presenza del fosso bergamasco, e di un grosso fosso da esso derivato.
Va inoltre segnalata la presenza di quattro pozzi per acqua di cui tre situati in prossimità del centro storico e profondi 132,5, 67 e 76 metri. Un altro si trova vicino alla frazione di Castel Cerreto della profondità di 48 metri. Vi sono inoltre nella parte nord del territorio comunale due pozzi per la ricerca di idrocarburi, profondi 850 e 1009,5 metri.
Vi sono inoltre due cave la prima è posta nelle vicinanze della strada che conduce a Badalasco e la seconda è situata vicino alla strada per Casirate d'Adda. Cave come queste in passato sono state trasformate in laghi; il miglior esempio è il laghetto Treviza posto nei pressi del Roccolo. Tra gli altri laghi artificiali avevamo in passato l'attuale cava della Vailata, divenuta tale a causa di fenomeni di erosione.
Dal punto di vista sismico[14] presenta un rischio molto basso e distribuito in modo uniforme sul territorio. Il comune è stato infatti classificato come zona 4[15] (bassa sismicità) dalla protezione civile nazionale.
Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Bergamo Orio al Serio. |
Il clima della città è poco mite dato che risulta molto caldo d'estate e molto freddo in inverno con presenza di nebbia e una o più nevicate all'anno. In autunno e primavera è piovoso con lunghi periodi di pioggia.
Treviglio, come il resto della pianura padana[16], è caratterizzata da un'assenza di venti sinottici al livello del suolo a causa della conformazione geografica della stessa. Nella maggiore parte dei casi la loro velocità è inferiore agli 0,5 m/s. La velocità del vento, già piuttosto bassa, tende a ridursi ulteriormente nel periodo invernale.
Treviglio, quanto a classificazione climatica rientra nella zona E, 2.237 GG[1][17].
Il clima di Treviglio è monitorato dalla stazione meteorologica della protezione civile locale.[18]
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Treviglio. |
[9][19] Il toponimo Treviglio deriva da Trevillae, tre comunità rurali che si unirono a scopo difensivo. Portoli, Pisgnano e Cusarola si unirono così in un unico centro fortificato denominato Trivillium.
A tale nome venne aggiunto il sostantivo di Grassum per indicare la prosperità del borgo.
Meno probabile è la derivazione del toponimo dal latino Trivium che sta ad indicare un incrocio fra tre vie, denominato trivio appunto. Anche tale ipotesi non è tuttavia da scartare dal momento che in origine il castrum vetus, primo nucleo cittadino, fu costruito all'incrocio tra le tre strade che conduceva alle tre ville.
Nel corso dei secoli la città cambio più volte nome, passando per i toponimi di Trivilio, Trevì, Trevino, Trevilio per poi giungere all'attuale Treviglio.
La caccia ai lupi |
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All'inizio del XIX secolo vi erano ancora così tanti lupi nei boschi intorno a Treviglio, specie nella località Valle del Lupo, che fu istituita una taglia pari a 8 lire per cucciolo, 12 per maschio e 18 per femmina.[20] Dal 1830 sono estinti.[20] |
Le origini di Treviglio risalgono all'alto medioevo[9], anche se non mancano reperti di età precedente, dall'unione di tre diversi insediamenti preesistenti, detti villae, da cui deriva il nome: Cusarola di origine gallica a nord, Pisgnano di origine romana a sud e Portoli di origine longobarda ad ovest, un porto vicino all'Adda.
Il procedimento fu un evento graduale, così che, quando ci si accorse che era nato il nuovo paese, la data di fondazione era passata già da un pezzo. Il primo nucleo del paese era cinto di mura, con tre differenti porte orientate ciascuna verso gli insediamenti originari. L'unione dei comuni aveva uno scopo difensivo e di condivisione dei prodotti agricoli.
Il primo documento ufficiale[21] che cita il nuovo borgo risale al novembre 964 ed è un contratto di permuta stipulato tra il vescovo di Bergamo, Odelrico, e Garibaldo da Stagiano. Esso riguardava la vendita di alcune pertiche di un campo.
L'antica organizzazione amministrativa di Treviglio prevedeva l'elezione diretta di venti consoli per ciascuno dei tre borghi originari, per un totale di 60 consoli[22]. Essi rimanevano in carica per soli sei mesi, in modo tale che tutti gli abitanti a turno reggessero le sorti del paese.
Attorno all'anno Mille la popolazione di Treviglio fu accresciuta dall'arrivo degli abitanti di Oriano, un Comune presso Brescia, rimasto distrutto durante gli scontri tra Arduino d'Ivrea ed Enrico II che si contendevano la corona d'Italia. I nuovi arrivati si stanziarono a sudest del Borgo che si ampliò, le mura furono estese e si aggiunse una quarta porta detta appunto di Oriano.
II Comune, dopo un periodo di dipendenza dal Monastero di San Simpliciano di Milano come si usava prima della secolarizzazione, ottenne dall'Impero e poi dai Visconti uno status di autonomia, ovvero di dipendenza diretta dalla Camera imperiale prima e dal Senato di Milano poi, e dal 1395 al 1789 fu "Terra separata del Ducato di Milano", fatte salve brevi parentesi di occupazione da parte della Repubblica di Venezia, dal 1431 al 1433, dal 1448 al 1453 e infine dal 1499 al 1509, che a quella data nel frattempo aveva conquistato definitivamente la quasi totalità del territorio di Bergamo.
L'ultima occupazione veneta terminò in modo funesto il giorno 8 maggio del 1509 con il saccheggio e l'incendio di Treviglio, che allora contava oltre tredicimila abitanti, il fatto scosse Luigi XII di Francia che dall'altra parte dell'Adda presso Cassano vide Treviglio in fiamme, così che, attraversato il fiume provocò i Veneziani a battaglia e presso Agnadello li sconfisse in modo molto sanguinoso; da allora la Gera d'Adda fu stabilmente legata a Milano e la Serenissima interruppe la sua espansione sulla Terraferma.
Nel 1522, durante la guerra tra Francesco I di Francia e l'imperatore Carlo V che si contendevano l'egemonia europea, Treviglio fu nuovamente minacciata di saccheggio ma miracolosamente si salvò dalla lacrimazione della Madonna affrescata nel monastero delle Agostiniane. Il generale francese Visconte di Lautrec il 28 febbraio di fronte al miracolo depose l'elmo e la spada (che ancora oggi si conservano) ai piedi di Maria ed ordinò il ritiro delle truppe.
Durante il periodo spagnolo Treviglio venne costituita in Feudo e posta all'asta, i Trevigliesi da sempre fieramente liberi si opposero al provvedimento e, dopo aver perso la causa contro il Senato di Milano, si autotassarono e riscattarono il Feudo rimanendo così liberi.
Treviglio, da sempre capitale economica della Gera d'Adda, non fu mai centro politico perché i suoi Statuti scoraggiarono la residenza dei nobili. Grazie all'arte diplomatica i Trevigliesi ottennero sin dal secolo tredicesimo il beneficio di convogliare le acque del fiume Brembo in una rete capillare di rogge a beneficio della propria agricoltura che è stata perciò sempre molto fiorente.
Il simbolo del comune è lo stemma riconosciuto con decreto del Capo del governo il 4 dicembre 1932[23]. Su di esso sono presenti tre tipi di animali: i due leoni rappresentano i cittadini, l'aquila è il simbolo imperiale che richiama il passato ghibellino, mentre il maiale indica la prosperità raggiunta[23]. Altri elementi dello stemma sono la torre che rappresenta la città e l'argento altro simbolo di prosperità[23].
Treviglio può fregiarsi del titolo di città dall'8 gennaio 1860 per regio decreto di Vittorio Emanuele II, contrassegnato da Urbano Rattazzi[23].
Blasonatura dello stemma[23]:
« D'argento, alla torre aperta, merlata alla ghibellina, fiancheggiata da due leoni rampanti, poggianti una branca anteriore e posteriore alla torre, sormontata da un'aquila tenente fra gli artigli un suino capovolto. » |
(D.C.G. 4 dicembre 1932) |
Il simbolo è presente sopra l'ingresso principale del palazzo comunale, e ne rimane traccia sul campanile, ove era presente sotto il quadrante dell'orologio. Qui sono infatti visibili i due leoni rampanti che erano posti sotto la torre.
Il gonfalone civico, concesso con D.P.R. del 22 aprile 1980, è un «drappo di bianco»; precedentemente veniva utilizzato un gonfalone "interzato di verde, di rosso e di bianco".
Il simbolo con le tre croci rappresenta le origini di Treviglio, quando gli insediamenti romani di Portoli, Pisgnano e Cusarola, si unirono per formare un unico centro. Le tre croci rappresentano quindi le rispettive chiese di San Maurizio, Sant'Eutropio e San Zeno. Il simbolo è presente sulla facciata della casa di Simone della Piazza che si affaccia su piazza Manara.
A causa della partecipazione alla repubblica Cisalpina nel 1815 e ai moti del 1848, il regno Lombardo-Veneto revocò il titolo di città concesso in precedenza a Treviglio. Per gli stessi motivi, il titolo fu riottenuto l'8 gennaio 1860 per decreto di Vittorio Emanuele II di Savoia, che guidò il processo unificazione dell'Italia.[24]
Tra le onorificenza più importanti conferite a livello comunale vi sono il san Martino d'oro e il premio Madonna delle Lacrime.
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La basilica di San Martino fu edificata nel 1008 dove sorgeva la chiesa preromanica dell'Assunta, e subì diversi interventi di ampliamento nel corso dei secoli. Nel 1482 venne ampliata e rimodellata secondo i dettami dello stile gotico lombardo; nel 1500 fu impreziosita da alcune opere di Gian Paolo Cavagna. L'attuale facciata di stile barocco, realizzata dall'architetto Giovanni Ruggeri, risale al 1740.
L'interno dell'edificio di culto, a tre navate e con 5 cappelle laterali, ospita affreschi e tele di Nicola Moietta, dei fratelli Galliari, di Gian Paolo Cavagna, di Camillo Procaccini, dei Danedi de' Montalti, del Molinari e del Manetta. L'opera più celebre è tuttavia il polittico di San Martino di Bernardo Zenale e Bernardino Butinone, risalente al 1485 e considerato uno dei maggiori capolavori del Quattrocento lombardo.
La chiesa di San Carlo, in via Zanovello, nelle immediate adiacenze dell'istituto salesiano, fu edificata nel corso del XVII secolo in un terreno allora noto come Gemone, ove era situato il principale cimitero degli appestati del 1630, per volere di Giuseppe Locatelli; nel 1668 fu ampliata grazie all'apertura di una cappella intitolata a San Francesco Saverio. Nel corso del XIX secolo l'edificio venne nuovamente rimaneggiato, sia nella facciata che nei suoi interni che nel campanile di cui fu dotato.
La chiesa ospita la Maria Rossa, precedentemente custodita nell'ex chiesa del convento dei Cappuccini. Nella navata centrale sono inoltre custodite due tele di Giacomo Manetta, la Via Crucis del Nani, le vetrate del Carminati e l'Ausiliatrice di Trento Longaretti.
Recentemente è stata portata alla luce la chiesa di San Maurizio, inglobata a partire dall'ottocento in una cascina. Questa chiesa, assieme a quelle di San Zeno e Sant'Eutropio è una delle chiese più antiche del paese dal momento che sorgevano dove in epoca romana si trovavano le tre ville che nell'Alto medioevo diedero origine al borgo. Alla chiesa di San Maurizio in particolare corrisponde il villaggio di Portoli, di origine longobarda.
La chiesa è posta tra le zone industriali PIP 1 e 2, immersa in un campo e isolata da altre costruzioni, ma a fianco del sovrappassaggio del PIP e della linea ferroviaria Milano-Venezia. In questi luoghi una volta sorgeva la villa romana di Portoli. Proprio per questo motivo sono stati qui rinvenuti alcuni reperti archeologici.
Lo storico Emanuele Lodi indica come data di fondazione il 725; la struttura è, a seguito di alcuni rifacimenti risalenti al XVII secolo, barocca.
La chiesa di San Rocco posta in piazza insurrezione è dedicata la culto dell'omonimo santo, che è particolarmente diffuso in tutta la bassa bergamasca. Il santo, a causa delle sue vicissitudini, era in passato invocato contro la peste. Questa chiesa risalirebbe come gran parte delle chiese dedicate a San Rocco al 1630.
La chiesa di San Zeno è una chiesa situata in via Camillo Terni, verso la strada che conduce a Brignano e a poca distanza dalla circonvallazione interna. Piccola e moderna dato che nacque negli anni settanta dopo che la zona circostante fu edificata per occupare un nuovo quartiere. La cascina adiacente subì una ristrutturazione divenendo l'oratorio omonimo.
Presenta un solo piano ed è circondata da voluminosi ulivi piantati in aiuole di mattoni scuri. I mattoni dell'edificio sono a vista e contrapposti ad un muro bianco. La luce entra nell'edificio in più punti attraverso le variopinte vetrate, realizzate da Tito Toneguzzo e dai suoi figli a partire dai bozzetti di Trento Longaretti, che rappresentano le principali scene bibliche. La forma dell'edificio è piuttosto originale e presenta un porticato sulla parte anteriore.
Il cimitero comunale è situato nella zona orientale del territorio comunale, in via Abate Crippa. Ha una forma pressoché rettangolare, sviluppata lungo la direzione est-ovest; l'ingresso si trova sul lato meridionale, mentre una cappella mortuaria semicircolare dedicata ai caduti sorge sul lato settentrionale.
Il cimitero presenta, oltre alle classiche tombe e colombari, anche degli esempi di arte funeraria liberty quali le cappelle di alcune famiglie e le sculture che adornano determinate tombe.
Tra le tombe celebri abbiamo quelle di Giacinto Facchetti e Ambrogio Portaluppi.
Il Santuario della Madonna delle Lacrime venne aperto al culto il 19 giugno 1619, quando l'immagine della Madonna delle lacrime fu traslata dal monastero delle Agostiniane, ove aveva avuto luogo il miracolo, all'altare maggiore, opera del noto architetto caravaggino Fabio Mangone. Sotto l'immagine sono tuttora conservati la spada e l'elmo del visconte di Lautrec. All'interno, il Santuario ospita affreschi e tele del Molinari, dei fratelli Galliari, del Cresseri, del Montalti e di Bernardino Butinone. Nel santuario il 14 gennaio 1912 il cardinale Andrea Carlo Ferrari consacra vescovo mons. Pompeo Ghezzi, eletto vescovo di Sansepolcro, finora canonico curato a Treviglio, dove si era distinto per un significativo apostolato religioso e sociale.
Il Bar Milano, sito in piazza Manara, è il caffè storico cittadino. Fondato nel 1896 conserva ancora gli arredi originali d'inizio secolo e un bancone in stile liberty.
La "casa della piazza", o "ospizio dei pellegrini", è un edificio che si affaccia su piazza Manara, posto tra la basilica ed il municipio, sulla cui facciata si notano stemmi e segni di antiche aperture con cornici in cotto. La casa della piazza prende il nome da Simone della Piazza, che qui abitava nel XVI secolo e morendo senza eredi nel 1529, volle che la sua casa fosse adibita a ospizio dei pellegrini.
Posta sul lato sud della via, presenta un cortile affrescato dai fratelli Galliari che ha mantenuto pressoché inalterata la sua fisionomia originaria[25].
Questa casa presenta la facciata dipinta e degli affreschi nelle sale interne[25].
Posto di fronte al Santuario della Beata Vergine delle Lacrime, ospitò i fratelli Galliari e diede in seguito il nome a tutta la via che ad essi risultò intitolata[25]. Il palazzo, recentemente ristrutturato, anche in seguito al crollo di un edificio adiacente, presenta un portale in pietra e un ampio androne dipinto[25]. Il cortile interno è dotato di una fontana, e le sale del palazzo, che è posto su due piani, sono affrescate[25].
È il più pregevole tra i palazzi di via Galliari, sia per l'architettura che per gli affreschi presenti nelle sale interne. Realizzato nel corso del XIV secolo e originariamente appartenuto alla famiglia dei Donati, è oggi sede della Proloco Treviglio e dell'ufficio per le informazioni turistiche della Gera d'Adda[25].
All'ingresso è posto un portone in stile barocco che conduce ad un ampio cortile circondato da un portico al piano terra e da una loggia di colonne al primo piano[25].
Le sale interne presentano grandi camini con decorazioni in stucco, soffitti a cassettoni lignei, i quali presentano tracce di dipinti policromi risalenti al XVII secolo[25]. Tra le sale interne degno di nota è sicuramente il salone centrale, posto al piano terra, che presenta decorazioni ed affreschi a carattere mitologico ed allegorico sul soffitto[25]. Tra le altre sale ne abbiamo in particolare due, poste al primo piano nell'ala ovest del palazzo che presentano pareti interamente affrescate[25]. I temi dei dipinti sono però in questo caso a carattere sacro (con storie dell'antico e Nuovo Testamento) e simboli allegorici (alludenti alla Virtù e alle Arti liberali)[25]. Questi ultimi sono posti sul soffitto ligneo di pregiata fattura[25].
In passato dotata di una chiesa posta sul retro (in via Sant'Agostino) e intitolata a San Cristoforo, risulta ora prevalentemente barocco secondo le volontà della famiglia Donati che lo fece restaurare ed abbellire nel XVII secolo[25].
A Treviglio via Libertà è interamente concepita come quartiere di case giardino: le case siano esse ville o appartamenti presentano ampi spazi verdi. Entrambe le tipologie di edifici sono ben illuminati e sembrano fondersi col paesaggio circostante. Le case, pur essendo realizzate sul finire degli anni venti si sviluppano in verticale piuttosto che in orizzontale per lasciare spazio ai giardini. All'inizio della via vi è inoltre un parco pubblico con strade tortuose che lo attraversano.
La parte superiore di via Portaluppi è occupata dalle case operaie, che si alzano per due piani ed hanno sul retro degli orti[26] che servivano per tenere occupati gli operai-contadini ed arginare vizi e piaghe sociali quali l'alcolismo.[27][28][29] La via in cui si trovano è dedicata a monsignor Ambrogio Portaluppi che con la futura cassa rurale fece realizzare anche qui opere pubbliche in linea con la Rerum Novarum. Sul retro delle case operaie vi è inoltre la cascina del santissimo.[30] Che fu realizzata anch'essa all'inizio del XX secolo.
Il nucleo principale dell'attuale palazzo municipale, già menzionato in documenti del 1269 come pallatium novum communitatis, fu terminato nel 1300. Inizialmente caratterizzato da una parlera ed alto solamente due piani, il palazzo venne interamente ristrutturato nel 1582.
Nel 1700 l'edificio fu unito all'adiacente chiesa di San Giuseppe, edificata dall'omonima confraternita nel 1509; l'elegante porticato dell'edificio sacro fu mantenuto. Il palazzo venne alzato di un piano nel 1873. Successivamente ha subito alcuni restauri specie dopo il secondo dopoguerra anche, se non è stato modificato strutturalmente.
Ancora oggi restano tracce della chiesa della confraternita e in particolare della cupola che ha conservato gli affreschi originari.
Le mura costruite durante la dominazione veneta sono state abbattute, a partire proprio dalla porzione davanti alla biblioteca, tra il XIX e il XX secolo con lo sviluppo della città, anche se hanno caratterizzato l'impianto urbanistico del centro storico cittadino. Delle mura del borgo resta visibile solo il dislivello nei pressi del santuario.
A Treviglio era presente inoltre un distretto militare, situato nell'odierno viale delle forze armate, che oggi è sede del centro diurno per gli anziani e dei servizi sociali. La pianta del cortile è tuttavia riconoscibile.[31]
L'esempio più significativo resta tuttavia la centuriazione romana che ha caratterizzato la pianta della città.
Il fosso che lambisce il centro storico portava una volta l'acqua al fossato del borgo, oggi interrato al di sotto della circonvallazione interna.
La sede del museo è stata Monastero di monache benedettine sorto intorno ad una chiesa di S. Pietro costruita nel 1037. Nel 1499 divenne convento delle Clarisse. Dalla fine del sec. XVIII fino ai nostri giorni ospitó l'Ospedale di S. Maria.[32]
Lo stesso argomento in dettaglio: Campanile di Treviglio. |
Il campanile di Treviglio è un campanile in stile gotico lombardo edificato intorno all'anno 1008 prospiciente alla basilica di San Martino, la chiesa principale della città. Con i suoi 60 metri d'altezza, è il simbolo per eccellenza dell'intera città e rappresenta un punto di riferimento costante, visibile a chilometri di distanza.
Appartiene tanto alla chiesa quanto al comune, dopo anni di contesa, date le duplici funzioni civili e religiose, oltre al fatto che in origine non era contiguo all'edificio religioso, ma è stato unito solo successivamente.[33][34] In passato ha svolto funzioni militari, in quanto era usato per le segnalazioni di pericolo con i vicini comuni.[35][36]
Il 30 agosto 2008 le Poste italiane, in occasione del millenario, hanno emesso un francobollo che raffigura il campanile di Treviglio[37].
Lo stesso argomento in dettaglio: Stradario di Treviglio. |
La Gatta e il contenzioso con Caravaggio |
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La piazza è nota anche per la presenza della Gatta[38], un bassorilievo in pietra di piccole dimensioni in
origine cippo di confine. Il bassorilievo raffigura un cavallo, noto in dialetto
bergamasco come gatèl, da cui il nome.
L'opera fu a lungo oggetto di contenziosi con la vicina città di Caravaggio, giacché era stata rinvenuta lungo il confine tra i due paesi nel 1393[39]. Da questa data risale la rivalità tra le due città che s'inasprì al punto che persino San Bernardino da Siena intervenne predicando la pace tra i due contendenti. La Gatta tuttavia rimase motivo d'orgoglio Trevigliese al punto che l'originale, murata per alcuni secoli in un vicolo di Via Messaggi, è conservata presso il museo civico e sulla facciata del palazzo antistante la basilica è esposta una copia[39]. Essa, scambiata per l'originale fu oggetto di un'azione goliardica nel 1953 da parte dei caravaggini che la trafugarono. I trevigliesi se la ripresero dopo un bombardamento aereo di caramelle, rotoli di carta igienica e galline appese al paracadute fra l'allegria di entrambe le parti[39]. L'ostilità tra Purselì caravaggini e Biligòt trevigliesi prosegue ancora e nel XXI secolo ha preso la forma di scontro bocciofilo nel centro sportivo di Caravaggio[39]. |
Piazza Manara è la piazza centrale della città dedicata al patriota milanese Luciano Manara che in un edificio posto di fronte alla piazza soggiornò. Su di essa si affacciano la basilica di San Martino e il palazzo comunale. Sul lato sud occidentale essa è prospiciente a piazza Garibaldi di maggiori dimensioni e di forma allungata.
L'intitolazione della piazza a Manara risale però alla metà del XIX secolo, prima la piazza era intitolata a San Martino e nel periodo medievale antecedente la costruzione dell'omonima basilica, era denominata semplicemente Piazza della Comunità.
Piazza Manara ha una forma a L e in essa confluiscono le quattro vie che conducono alle quattro porte storiche della città: via Roma, via Fratelli Galliari, via Verga e via San Martino. Tra le altre vie laterali abbiamo vicolo Teatro e via Municipio.
La prima è una via chiusa una volta situata sul retro del teatro sociale; la seconda è una via che costeggia per quasi metà del suo percorso il municipio, accanto a questa strada sorge inoltre la casa gotica, antica casa costruita intorno al 1300 con sassi presi dal greto del fiume Adda dalla caratteristica forma levigata e rotonda. Essa è stata recentemente restaurata.
Il piazzale ospita uno dei tre obelischi eretti in città in memoria delle vittime della peste del 1630, precedentemente ubicato in fondo alla roggia Mulina di via Felice Cavallotti.
È inoltre sede del teatro Filodrammatici, dalla caratteristica architettura in stile liberty, del convento delle Figlie della Chiesa e della parte restante del monastero delle Agostiniane, risalente all'XI secolo, nella cui chiesa, il 28 febbraio 1522, si svolse secondo la tradizione cattolica il miracolo della lacrimazione della Madonna.
Il monastero delle Agostiniane non ospita più alcuna ordine religioso dal momento che l'ordine fu soppresso con l'arrivo dei rivoluzionari napoleonici ed il portico di collegamento col santuario, oltre che alla chiesa dell'Ecce Homo, sono stati rimossi agli inizi del XX secolo, durante l'ampliamento del santuario col quale nacque lo stesso piazzale.
Numerose erano anche le edicole sacre, che costituivano un vero e proprio luogo di culto e che vantano antiche tradizioni. La loro importanza nel passato era dovuta anche al fatto di essere considerate un punto di riferimento per indicare zone e vie di Treviglio, quando ancora non esisteva la toponomastica cittadina.
In corrispondenza con l'incrocio tra via Municipio e via Sant'Agostino, è collocata una santella raffigurante la Madonna del Latte, opera di Giacomo Manetta. Secondo la tradizione popolare, anticamente le puerpere accorrevano presso la santella per invocare latte abbondante per i loro neonati e da questa usanza è poi venuto il nome. A partire dal 1987 il dipinto originale, su tela, è stato rimosso per motivi di sicurezza, e sostituito da una fedele riproduzione.
Tra i principali siti archeologici abbiamo il campo che circonda la chiesa di San Maurizio dove sono stati trovati numerosi reperti archeologici. Nella vicina ferrovia sono stati rinvenuti alcuni ordigni bellici.
Anche nel centro storico tuttavia risultano rinvenuti alcuni reperti e in particolare alla base della basilica di San Martino.
In via Verga furono rinvenuti alcuni reperti risalenti all'epoca diocleziana tra cui un'anfora contenente 30 chili di monete. Tali monete furono molto probabilmente nascoste sotto terra per sottrarle al fisco a seguito dell'inasprimento fiscale voluto dall'imperatore stesso.
Altri reperti sono stati rinvenuti nei campi intorno alla città e in particolare in prossimità delle frazioni di Castel Cerreto e Pezzoli e delle cascine Pelizza e San Zeno.
Lo stesso argomento in dettaglio: Parchi di Treviglio. |
Il parco del Roccolo è un giardino naturale di circa 45.000 m² situato nella zona sud-ovest di Treviglio, lungo via del Bosco, dedicato ad attività ricreative, sportive, e occasionalmente alle celebrazioni liturgiche. È possibile inoltre effettuare visite didattico-naturalistiche d'estate.
Il parco ospita numerose specie di alberi, una roggia attraversata in più punti da una serie di ponticelli che sgorga dal fontanile per poi scorrere ai piedi della pittoresca chiesetta della Madonna degli Alpini, aperta saltuariamente ed utilizzata solo per le celebrazioni liturgiche più importanti.
L'area è gestita dal gruppo alpini di Treviglio insieme alla Associazione Amici del Parco del Roccolo, che hanno provvisto alla piantumazione di piante che possano divenire richiamo per la fauna avicola mediante la creazione di nidi artificiali. Tali piante andranno a ricoprire le porzioni di parco ancora scoperte, in quanto acquisite dai campi confinanti.
Il parco della Gera d'Adda è un parco locale d'interesse sovracomunale in corso d'istituzione[40] che si estende in una porzione nord ovest del comune estendendosi successivamente nei comuni limitrofi di Arcene, Canonica d'Adda, Casirate d'Adda, Ciserano, Fara Gera d'Adda e Pontirolo Nuovo.