Milano (Ascolta[?·info] pronuncia /miˈlano/, in lombardo Milan,[4] pronunciato /miˈlãː/ nel dialetto locale[5]) è una città italiana di 1 342 806 abitanti[2], capoluogo dell'omonima città metropolitana e della regione Lombardia, secondo comune italiano per numero di abitanti, tredicesimo comune dell'Unione europea e diciannovesimo del continente e, con l'agglomerato urbano, terza area metropolitana più popolata d'Europa dietro Londra e Parigi.[6]
Fondata dagli Insubri all'inizio del VI secolo a.C.[7], fu conquistata dai Romani nel 222 a.C. e fu chiamata Mediolanum[8]; accrebbe progressivamente la sua importanza fino a divenire una delle sedi imperiali dell'Impero romano d'Occidente. Durante la sua storia assunse svariati ruoli, tra i quali capitale, nonché principale centro politico e culturale, del Ducato di Milano durante il Rinascimento, capitale del Regno d'Italia durante il periodo napoleonico e capitale del Regno Lombardo-Veneto durante il periodo austriaco. In ambito culturale, Milano è dal XIX secolo il massimo centro italiano nell'editoria, sia libraria sia legata all'informazione, ed è ai vertici del circuito musicale mondiale grazie alla stagione lirica del Teatro alla Scala e alla sua lunga tradizione operistica.
Divenne "capitale economica italiana" durante la rivoluzione industriale che coinvolse l'Europa nella seconda metà del XIX secolo, costituendo con Torino e Genova il "Triangolo industriale". Da questo periodo in poi, e soprattutto dal dopoguerra, subì un forte processo di urbanizzazione legato all'espansione industriale che coinvolse anche le città limitrofe, e fu meta principale durante il periodo dell'emigrazione interna.
Nell'ultimo secolo la città ha stabilizzato il proprio ruolo economico e produttivo, divenendo il maggiore mercato finanziario italiano; è inoltre una delle capitali mondiali della moda e del disegno industriale, e uno dei centri universitari italiani più importanti[9][10][11][12]. Secondo "Top 20 Global Destination Cities" (Mastercard), nel 2013 risulta essere la città italiana con la maggior presenza di visitatori, e la dodicesima al mondo. Alle porte di Milano ha sede uno dei poli della Fiera di Milano, il maggiore polo fieristicod'Europa[13][14][15]. Per questi motivi conquista il titolo di Città globale, classificandosi come l'unica città italiana nella lista delle Città Mondiali Alfa[16].
Dal 1º maggio al 31 ottobre 2015 Milano ha ospitato l'Expo, con lo slogan «Nutrire il pianeta, energia per la vita»; per questa manifestazione è stato costruito un sito espositivo di 110 ettari nei pressi della Fiera di Milano. Milano era già stata sede dell'esposizione universale del 1906, sul tema dei trasporti.
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La città poggia su un'unica tipologia di roccia, di origine fluvio-glaciale a cemento carbonatico, comune a tutta la pianura padana. La caratteristica principale è quella di essere facilmente carsificabile. Tale roccia si ritrova ricoperta dai sedimenti fluviali più recenti (quaternario) oppure è visibile lungo i principali corsi d'acqua, costituendo dei conglomerati che in Lombardia sono conosciuti come "ceppi"[17].
Milano occupa un'area di 181,76 km² a occidente della Lombardia, a 25 km a est del fiume Ticino, a 25 km ad ovest dell'Adda, a 35 km a nord del Po ed a 50 km a sud del lago di Como, lungo la cosiddetta "linea delle risorgive", laddove cioè vi è l'incontro, nel sottosuolo, tra strati geologici a differente permeabilità, cosa che permette alle acque profonde di riaffiorare in superficie[18].
In quest'area il terreno digrada dolcemente da nord-ovest a sud-est misurando, sul livello del mare, dai 147 ai 102 m, con una media di 122 m s.l.m.[19]. Rompe questa omogeneità la "collinetta" del Castello Sforzesco, misurando 124 m s.l.m. ed elevandosi di circa 3 m sui territori circostanti. Occorre inoltre considerare i solchi vallivi, da Ovest verso Est, dei fiumi Olona-Lura, Guisa-Nirone-Lambro Meridionale, Seveso-Vettabbia e Lambro settentrionale. A prescindere dai dati stratigrafici (considerando cioè che il terreno geologico si trova mediamente tra 2-5 metri sotto il manto stradale), secondo le rilevazioni fatte dal Poggi nel 1911 la zona corrispondente alla città romana si trovava tra 118,71 (via Torino) e 121,26 (via Monte di Pietà) m s.l.m.; la città nel 1155 (cerchia dei Navigli) si trovava tra 118,61 (via della Signora) e 121,80 (via Solferino) m s.l.m.; la città dei Bastioni (1549) si trovava tra 124 (Bastioni di Porta Volta) e 114 (Bastioni di Porta Romana) m s.l.m.; la circonvallazione esterna si trova tra 127,68 (la Villa Simonetta, Scuola Civica di Musica) e 109,40 (piazzale Lodi) m s.l.m.
Sempre in base a questo studio il profilo delle acque freatiche misurava (nel 1911) da un massimo di 124 m s.l.m. in Via Simonetta a 107 in Corso Lodi, con una mediana di 115 proprio a livello del nucleo romano, a cui corrisponde una profondità della falda maggiore rispetto a quanto si configurava nel territorio circostante. Tale dato può apparire banale, ma occorre considerarlo alla luce del genio romano e inserirlo nell'opera di centuriazione del territorio. L'urbanizzazione romana interessò, rispetto al villaggio golasecchiano-celtico, una zona elevata posta più a Nord-NordEst[20], dove vennero sfruttate meglio le acque di fontanile inalveate[21]. Numerosi canali irrigui e navigabilivennero costruiti in epoca repubblicana a scopo di bonifica idraulica e agraria, per il funzionamento e la difesa dell'abitato e il trasporto delle persone e delle cose a media e grande distanza. Questo importante e precoce intervento, assieme al regime palustre preesistente, non permette di valutare il decorso originale dei corsi d'acqua noti, che completano questo ricco panorama idrologico, quali il Lambro a Est, l'Olona, il Seveso e il Nirone a Nord, la Vettabbia e il Lambro Meridionale a Sud[22].
Attualmente gran parte di questi corsi d'acqua, naturali e non, si trova sotto il manto stradale[23]. A cielo aperto scorrono il Lambro, alla periferia orientale, il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese, l'uno entrando e l'altro uscendo dalla darsena di porta Ticinese, la Martesana, da Cascina Gobba[24] alla Cassina de' pomm, la Vettabbia, da Morivione, e il Lambro Meridionale, da piazza delle Milizie, senza contare le numerosissime rogge[25]. Il sistema non è naturalmente più navigabile,[26] ma conserva inalterato il suo potenziale irriguo.
Oltre a queste importanti vie idriche, a Milano convergono storicamente importanti vie di comunicazioni di importanza regionale, nazionale e internazionale.
Innanzitutto occorre considerare la rete stradale romana, la via Emilia in primis, nata nel 187 a.C. per collegare l'Adriatico agli insediamenti pedeappenninici, proseguita in età augustea fino a Mediolanum e ad Augusta Praetoria. Si annoverano quindi la strada perComum e i passi transalpini, la pedemontana per Bergomum e le provincie venete e a sud quella diretta a Ticinum, cioè Pavia e i paesi dei Liguri. Più tarda è la strada del Sempione.
Tale proficua collocazione nel contesto di una pianura molto fertile, ha influenzato notevolmente la storia della città ed il ruolo che essa ha avuto nei confronti della nazione italiana e dei paesi transalpini.
La superficie che occupa attualmente Milano ha dimensione superiori a quella di alcune città europee come Parigi, Amsterdam, Bruxellese Dublino. La continuità abitativa si è estesa oltre i confini amministrativi, formando coi comuni contermini e alcuni di cintura un'unica conurbazione. Un sostanziale ampliamento territoriale era avvenuto invece nel 1923 con l'incorporazione di dieci comuni limitrofi[27], che ora sono quartieri della città. Milano attualmente è suddivisa in nove zone, denominate municipi circoscrizionali, con poteri di ordinaria amministrazione e consultivi[28].
Piazza Duomo dista 39 km da Lodi, 42 da Pavia, 47 km da Como, 56 km da Bergamo, 58 km da Varese, 63 km da Lecco, 80 km daBrescia, 85 km da Cremona, 140 km da Sondrio, 189 km da Mantova.
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Milano è situata a occidente del bacino della Val Padana ed è caratterizzata da un clima subtropicale umido con estate calda, Cfasecondo la classificazione dei climi di Köppen.[29][30]
Come in tutte le grandi città del mondo l'isola di calore sovrastante l'abitato rende le temperature più elevate rispetto alle campagne circostanti, soprattutto in inverno (con differenze in situazioni estreme anche di oltre i 3 °C). Tale fenomeno riguarda soprattutto i quartieri centro-settentrionali, più densamente abitati, che godono anche di nebbie più rare rispetto alle aree meridionali e alle campagne circostanti. Le temperature di Milano Brera, le cui medie storiche 1961-1990 rappresentano bene il clima della città, vanno dai +1 ÷ +5 °C in gennaio ai +20 ÷ +29 °C in luglio. Le aree periferiche registrano temperature medie più basse (intorno a 1 °C).
Milano, come gran parte della Pianura Padana, accusa una scarsa ventilazione favorendo il ristagno delle nebbie e degli inquinanti anche in ragione della sua alta densità abitativa.[31] Gli inverni milanesi sono più freddi rispetto a quelli delle città costiere, senza però raggiungere gli estremi tipici dei climi continentali dell'Europa centrale (Germania-Polonia), grazie alla latitudine più meridionale ed alla protezione fornita dalla catena delle Alpi. Le estati sono calde e tendenzialmente poco ventilate (come in tutta la Pianura Padana soprattutto occidentale) ma interessate da diversi temporali che attenuano l'atmosfera rovente: i mesi compresi tra giugno e agosto sono infatti discretamente piovosi. Nel complesso, le precipitazioni nell'area milanese sono ben distribuite nel corso dell'anno anche se la stagione invernale registra periodi relativamente lunghi senza precipitazioni con un minimo di circa 40 mm a febbraio: sono piovose anche le stagioni intermedie e specialmente il medio autunno e la primavera. Leggermente più scarse le precipitazioni nella periferia sud e maggiori in quella nordest. Tuttavia negli ultimi anni i giorni di piogge sono andati diminuendo a favore di fenomeni più intensi ma più brevi.
Prima degli anni settanta le nevicate invernali sono state più frequenti che negli anni successivi. Considerando il periodo che va dagli anni '60 agli anni '90, la media nivometrica della città di Milano (i cm totali medi di accumulo nevoso annuo) è più bassa di molte città del nord-ovest e dell'Emilia-Romagna (come Piacenza, Parma, Bologna, Torino), ma più elevata di altre città del nord-est (come Udine, Verona,Venezia) e si ferma a 25,2 cm annui in città[32] ma nei comuni dell'hinterland può avvicinarsi anche a circa 30 cm[33][34][35]; ; tra gli episodi nevosi di maggior rilevanza possono essere ricordati quello del gennaio 1985, che registrò accumuli al suolo fino a 90 cm[36][37], l'episodio di fine gennaio 2006 che portò fino ad un totale di 40 cm totali in città[38] (fino a 60 cm nell'hinterland[39]) e quello del 6-7 gennaio 2009 che ha registrato fino ad un totale di 40 cm con persistenza del manto nevoso nell'hinterland meridionale fino a 15 giorni. Un inverno particolarmente nevoso è stato quello del 1978 dove si raggiunsero i 125 cm come accumulo stagionale fuori città[40]; al contrario quelli degli anni 90, esclusa la stagione 1996-1997 dove ci fu un'importante nevicata intorno a capodanno con accumuli tra il 30 dicembre e il 2 gennaio intorno ai 45 cm nella zona nord[41], sono stati scarsamente nevosi tanto che la media di quel decennio restò sotto i 10 cm[42].
Gli estremi termici di Milano dal 1763 a oggi sono stati di -17,3° nel 1855 e 39,8° nel 2003[43].
L'umidità è statisticamente presente durante tutto l'anno in special modo nei mesi invernali e durante la notte. Tuttavia i giorni di nebbia si stanno facendo facendo via via meno frequenti. Le nebbie sono favorite sia dal cielo sereno, che consente il raffreddamento da irraggiamento, sia dal suolo superficialmente umido, dalla tipica scarsa ventilazione della Pianura Padana occidentale e da particolari configurazioni bariche invernali come i regimi altopressori che in questo periodo dell'anno tendono a presentarsi con una certa frequenza.
MILANO Brera 1900-2000[44] | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 5,2 | 8,0 | 13,4 | 18,0 | 23,0 | 27,3 | 30,0 | 28,8 | 24,1 | 17,3 | 10,3 | 6,1 | 6,4 | 18,1 | 28,7 | 17,2 | 17,6 |
T. min. media (°C) | 0,0 | 1,6 | 5,4 | 9,0 | 13,3 | 16,9 | 19,4 | 18,9 | 15,6 | 10,5 | 5,3 | 1,3 | 1,0 | 9,2 | 18,4 | 10,5 | 9,8 |
Precipitazioni (mm) | 53 | 40 | 73 | 83 | 104 | 85 | 72 | 80 | 87 | 120 | 106 | 75 | 168 | 260 | 237 | 313 | 978 |
Giorni di pioggia | 7 | 6 | 9 | 10 | 11 | 10 | 7 | 7 | 8 | 10 | 10 | 8 | 21 | 30 | 24 | 28 | 103 |
Eliofania assoluta (ore al giorno) | 1,9 | 3,4 | 4,9 | 5,9 | 6,8 | 8,1 | 9,2 | 8,1 | 6,2 | 4,2 | 2,2 | 1,9 | 2,4 | 5,9 | 8,5 | 4,2 | 5,2 |
Vento (direzione-m/s) |
NW 2,3 |
SE 2,4 |
SE 2,6 |
SE 2,8 |
SW 2,7 |
SW 2,6 |
SW 2,5 |
SE 2,4 |
E 2,3 |
E 2,3 |
SE 2,3 |
NW 2,2 |
2,3 | 2,7 | 2,5 | 2,3 | 2,4 |
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Milano fu fondata dai Celti appartenenti alla cultura di Golasecca. Nel V secolo a.C. si assiste al declino dei centri golasecchiani posti lungo il corso del Ticino, probabilmente a vantaggio di una rete di traffici gravitante attorno al nuovo centro proto-urbano di Mediolanum(dal latino "in mezzo alla pianura"). La carta di distribuzione dei ritrovamenti della prima età del ferro mostra che l'insediamento golasecchiano (V secolo a.C.) occupava un'area di circa 12 ettari attorno al futuro Foro (piazza San Sepolcro)[45].
Lo stanziamento celtico del IV secolo a.C. segna convenzionalmente il passaggio dalla prima alla tarda età del ferro in Italia settentrionale. Gli Insubri si stanziarono nella piana tra Ticino e Oglio. La fondazione avvenne, secondo il racconto di Tito Livio ripreso in epocamedioevale da Bonvesin de la Riva[46], ad opera di Belloveso, nipote del re dei Galli Biturigi. In base ai ritrovamenti archeologici, l'oppidumceltico doveva avere medesima localizzazione ed estensione dell'insediamento golasecchiano, ma non sono mai venute alla luce opere difensive urbane, probabilmente costruite in legno e terra, cosa che spiega l'attribuzione della definizione di "villaggio" da parte di Polibio eStrabone.
Dopo essere stata la più importante città dei Galli Insubri, nel 222 a.C. venne occupata dai Romani, in seguito a un aspro assedio posto dai Consoli Gneo Cornelio Scipione Calvo e Marco Claudio Marcello[8]. La conquista fu contrastata dalla discesa di Annibale al quale la popolazione locale si alleò. Fu solo nei primi anni del II secolo a.C. che gli Insubri e i confinanti Boi si assoggettarono alla dominazione romana. I Romani la chiamarono Mediolanum, che probabilmente riproduce un toponimo celtico dal significato di "paese in mezzo alla pianura"[47] oppure "luogo fra corsi d'acqua"[48], data la presenza dell'Olona, del Lambro e del Seveso. Un'altra ipotesi etimologica si basa sul primo simbolo della città, la scrofa semilanuta (in medio lanum). La discussione tra le due etimologie è ancora aperta, estesa a una ventina di altre ipotesi.
La leggenda narra che all'arrivo dei Romani gli Insubri prelevarono le insegne auree della città, poste nel tempio di Belisama (per Cesare, il tempio di Minerva, con la quale la divinità celtica veniva identificata), per portarle al sicuro, in montagna. L'importanza militare, politica ed economica portò Milano a essere riconosciuta municipium e poi colonia imperiale, fino a diventare capoluogo della Transpadana, capitale dell'Impero e residenza imperiale dal 286 al 402 d.C.
Dopo che Giulio Cesare aprì la Britannia ai commerci e all'influenza romani[49] con soldati mediolanensi, alla crescita dell'importanza militare si accompagnò il riconoscimento politico. Al momento della suddivisione dell'Impero romano effettuata da Diocleziano nel 286(Tetrarchia), Milano divenne, con Treviri, capitale dell'Impero romano d'Occidente.
A Milano, nel 313 d.C. Costantino si accordò con Licinio per consentire, con l'Editto di Milano o Editto di Costantino, la pratica del culto cristiano. Subito si iniziarono a costruire numerose basiliche. Ecco cosa racconta Ausonio della Mediolanum del 380-390:
« A Mediolanum ogni cosa è degna di ammirazione, vi sono grandi ricchezze e numerose sono le case nobili. La popolazione è di grande capacità, eloquenza ed affabile. La città si è ingrandita ed è circondata da una duplice cerchia di mura. Vi sono il circo, dove il popolo gode degli spettacoli, il teatro con le gradinate a cuneo, i templi, la rocca del palazzo imperiale, la zecca, il quartiere che prende il nome dalle terme Erculee. I cortili colonnati sono adornati di statue di marmo, le mura sono circondate da una cinta di argini fortificati. Le sue costruzioni sono una più imponente dell'altra, come se fossero tra loro rivali, e non ne diminuisce la loro grandezza neppure l'accostamento a Roma. » |
(Ausonio, Ordo urbium nobilium, VII.) |
Nel periodo del vescovo Ambrogio e dell'imperatore Teodosio I, che dichiarò il Cristianesimo l'unica religione dell'impero con un suo editto, Milano fu il centro più influente della Chiesa d'Occidente[50] (qui Sant'Agostino si convertì al cristianesimo nel 386 e ricevette il battesimo l'anno seguente).
Milano seguì poi le vicende della decadenza dell'edificio imperiale romano. Nel 402 d.C., dopo un lungo assedio, la città riuscì a respingere i Visigoti comandati dal re Alarico: dopo questi fatti l'imperatore Onorio prese la decisione di spostare la sede della capitale dell'impero da Milano aRavenna[51]. Allo sfaldamento della società tardo-antica e alla conseguente crisi demografica, fece da contraltare il primo insediamento di un popolo germanico: quello degli Eruli di Odoacre.
Nel 493, I Goti guidati da Teodorico sconfissero Odoacre[51] che aveva deposto l'ultimo imperatore romano d'occidente, Romolo Augusto. La sempre più precaria situazione politica e militare causò però alla città diverse ferite e Milano conobbe, nel 539, la sua prima distruzione: l'imperatore romano d'Oriente Giustiniano I (527-565), deciso a riconquistare i territori imperiali d'occidente, attaccò il re goto Teodato inviando in Italia al comando delle sue truppe i generali Belisario e Narsete, iniziando quella che diventerà la lunga Guerra gotica. Nel 539 Milano, per dissensi tra i due generali, si trovò alla mercé dei Goti di Uraia che la incendiarono e massacrarono la popolazione. A questo evento si deve la distruzione dei marmi e dei grandi edifici della Milano ex capitale dell'Impero, dalla basilica ai templi pagani, fino alle grandi e ricche ville patrizie che vennero letteralmente e sistematicamente spogliate ed infine date alle fiamme con tutta la città. Milano fu poi riconquistata (entro il 559) da Narsete, per opera di quest'ultimo ricostruita[52], e nel breve periodo bizantino potrebbe essere stata elevata a capitale della diocesi italiana (Italia del Nord), anche se ciò non è certo.[53]
Nel VI secolo, con l'arrivo dei Longobardi nella Pianura Padana si registrarono alcuni decenni di saccheggi e spogliazioni[54], ai quali seguì un primo impulso di rinascita. Dall'entrata a Milano di re Alboino, nel 569, il ripopolamento di centri urbani e campagna assunse ritmi sostenuti, donando al territorio una struttura che esprimeva la sintesi dell'elemento romano e di quello germanico. Dai nuovi dominatori, l'Alta Italia prese il nome di Langobardia Maior (da qui poi il termine Lombardia) e Milano divenne uno dei centri preminenti del nuovo regno. Capitale del dominio longobardo era la vicina Pavia ma anche Milano rivestì, per un breve periodo, questa funzione sotto il regno di Agilulfo e Teodolinda e del loro figlio Adaloaldo, dal 604 circa al 626 circa. Agilulfo scelse simbolicamente l'antica metropoli di Milano per presentarsi come re di tutta l'Italia e non solo dei Longobardi, tanto per l'incoronazione quanto come sua capitale (la residenza estiva era nella vicina Monza) e si proclamò, secondo quanto iscritto su una corona votiva, Gratia Dei rex totius Italiae. Accanto alla rivendicazione dell'unità tra Longobardi e Latini, per la prima volta nella storia longobarda compariva un riferimento alla volontà divina nella legittimazione del re.[55]
Il regno longobardo finì nel 774 con la conquista di Pavia da parte di Carlo Magno che fatti prigionieri l'ultimo re Desiderio e la moglie, si proclamò Gratia Dei rex Francorum et Longobardorum e, nell'800, incoronato a Roma da Leone III, divenne il primo imperatore del Sacro Romano Impero, erede di quello romano d'Occidente.
L'importanza di Milano fu confermata quale sede di un conte imperiale e di un vescovo. Con la deposizione di Carlo il Grosso (887), viene meno la capacità di governo centrale e sono proprio conti e vescovi ad esercitare il potere locale: la città evolve in libero comune estendendo la sua influenza su gran parte della Lombardia (XI secolo). L'accresciuta importanza e indipendenza portarono all'inevitabile scontro con l'Impero. Distrutta nell'aprile del 1162 da Federico I Barbarossa, rinacque dopo la vittoria della Lega Lombardanella battaglia di Legnano del 29 maggio 1176.
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Nel tardo Medioevo Milano vide la lotta delle famiglie della Torre (o Torriani) e Visconti per il possesso della città con il predominio di quest'ultima che lascerà il passo solo alla metà del XV secolo, all'alba del Rinascimento alla famiglia Sforza.[56]
Anche la Francia, però, avanzava diritti di successione sul ducato e Luigi XII[57] nel 1499 invase il ducato scacciandone Ludovico il Moro. Carlo V d'Asburgo in quanto imperatore del Sacro Romano Impero, vi intronò Francesco II Sforza che morì senza eredi nel 1535 e Carlo V, con "diploma imperiale" nominò duca il proprio figlio Filippo II.[58]
I diritti spagnoli sul ducato furono riconosciuti definitivamente con la pace di Cateau-Cambrésis(1559). La dominazione spagnola inizia con un lungo periodo di pace (1535-1620). Carlo V emana le Costitutiones Mediolanensis Dominii che lasciano al ducato un'ampia autonomia di governo, con l'unico vincolo di fedeltà al sovrano,[59] ma creano un pernicioso dualismo con gli uffici regi che non sarà mai completamente superato. Fa anche redigere l'estimo del Ducato[60], che dovrebbe consentire una migliore esazione fiscale: in realtà provoca resistenze nelle oligarchie che controllano il governo cittadino e ducale e nel clero, che non vogliono rinunciare a privilegi e immunità. Inizia così un inasprimento fiscale che non cesserà che nel 1706.[61]
La devastante peste del 1629-1630 segnò profondamente la città e la sua cultura, tanto da essere stata in seguito ripresa dal Manzoni, sia ne I promessi sposi sia nella Storia della colonna infame, scritto d'alto pregio storico e sociale - sebbene poco conosciuto - nel quale il Manzoni propone una riflessione profonda sugli errori commessi dai giudici per arrivare a una sentenza di condanna per due dei presunti untori, abusando del loro potere.
Pochi sono i segni evidenti rimasti a Milano della dominazione spagnola: i bastioni, demoliti però tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo[62]; la chiesa barocca di San Giuseppe, in via Verdi, e il collegio Elvetico in via Senato[63]. Infine, la darsena di porta Ticinese, fatta scavare dal conte di Fuentes nel 1603.[64]
Il XVIII secolo vide Milano passare dalla dominazione spagnola a quella austriaca che continuò fino all'epoca napoleonica, eccezion fatta per una parentesi di tre anni in cui la città passò sotto il controllo del Regno di Sardegna tra il 1733 e il 1736. Fu un periodo di rifiorimento culturale che conobbe l'opera di intellettuali come Pietro Verri, Cesare Beccaria e Paolo Frisi.
Con la morte di Carlo II di Spagna, dilagò la grande guerra per la successione. Il 24 settembre 1706 Eugenio di Savoia fu alle porte di Milano e il governatore spagnolo, il principe di Vaudémont, abbandonando precipitosamente la città la lasciò in balia della nuova dominazione austriaca. Seguì il governatore Massimiliano Carlo Alberto di Löwenstein-Wertheim-Rochefort che venne ricordato per aver ricostruito il teatro di corte distrutto in un incendio. L'Austria fu sovrana di Milano fino al 9 maggio 1796 data in cui l'arciduca Ferdinando d'Asburgo-Este lasciò la città a causa dell'arrivo di Napoleone impegnato nella campagna d'Italia.
Dal 1796 al 1799 Milano fu capitale della Repubblica Cisalpina, dal 1802 al 1805 capitale della Repubblica Italiana e dal 1805 al 1814capitale del Regno d'Italia (1805-1814).
L'arrivo di Napoleone Bonaparte suscitò un'ondata d'entusiasmo nei milanesi che videro in lui la realizzazione dei nuovi ideali rivoluzionari francesi tanto attesi durante il periodo conservatore degli Asburgo. L'esercito repubblicano entrò a Milano il 15 maggio e, dopo circa un anno di disordini di ispirazione giacobina, ne seguì la costituzione dellaRepubblica Cisalpina nel 1797. Essa tuttavia non ebbe vita facile perché, partito Napoleone, Milano ricadde nel giacobinismo e non riuscì a opporre alcuna resistenza al ritorno degli austriaci nel 1799 che intrapresero una cieca repressione. Dopo la nomina di Napoleone a primo console, grazie alla vittoria sul campo di Marengo, Milano torna ad essere il fulcro politico e culturale d'Italia, grazie alla fondazione del Regno d'Italia, con capitale proprio il capoluogo lombardo.
Alla caduta del Bonaparte, con il Congresso di Vienna (1815), Milano tornò sotto il dominio austriaco, non più come ducato, ma come capitale del neonato Regno Lombardo-Veneto,[65] e vi rimase fino al 1859 quando in seguito alla seconda guerra d'indipendenza, entrò a far parte delRegno di Sardegna che divenne Regno d'Italia dal 1861.
Dopo l'annessione di Roma allo Stato italiano e la sua trasformazione in capitale, per diverso tempo Milano venne qualificata con il titolo di Capitale morale; la definizione è attribuita daRuggiero Bonghi come parola d'autore coniata negli anni in cui dirigeva La Perseveranza[66], e conobbe una certa diffusione sulla scia del successo della Fiera industriale del 1881[67][68]. Con essa si alludeva al carattere milanese dall'epoca decisamente più avanzato nell'industrializzazionee nella modernità[69].
Nel 1883[70] fu inaugurata a Milano, in via Santa Radegonda, la prima centrale elettricad'Europa[71][72], la seconda al mondo dopo quella di New York[73].
A cavallo del XIX e XX secolo, Milano conobbe uno straordinario sviluppo industriale e del terziario che la pose al centro delle vicende economiche del Paese. Fu sede dell'Esposizione universale del 1906[74], che celebrava l'apertura del Traforo del Sempione. Lo sforzo bellico durante la prima guerra mondiale fece registrare un forte sviluppo dell'industria non solo pesante, con conseguenti difficoltà nella riconversione postbellica; ciò si unì alla delusione per le molte aspettative di maggiore benessere e democrazia ingenerate, non solo in Italia, dalla propaganda per l'arruolamento: dapprima le tensioni sociali sfociarono in quello che gli storici chiamano il biennio rosso, in reazione al quale trovò nuova linfa il fascismo.
Milano, come aveva detto Gaetano Salvemini[75], una città che tende ad anticipare i fenomeni politici "Quello che oggi pensa Milano, domani lo penserà l'Italia".
Milano era, all'inizio del XX secolo, per la sua composizione sociale, una città a forte connotazionesocialista: Filippo Turati[76] vi aveva fondato nel 1889 la Lega Socialista Milanese e fu tra i fondatori, nel 1892 del Partito Socialista Italiano. L'organo del partito, il quotidiano Avanti!, ebbe qui a partire dal 1911 la sua sede e Benito Mussolini ne fu uno dei direttori (1913-1914). Socialisti furono gli ultimi due sindaci eletti democraticamente, Emilio Caldara[77] nel 1914 e Angelo Filippetti[78] nel 1920.
Milano fu, per contrappunto, anche la culla del movimento fascista, che vi venne fondato il 23 marzo 1919 col nome di Movimento dei Fasci italiani di combattimento nella sala del Circolo dell'Alleanza Industriale in piazza San Sepolcro.[79] Durante la seconda guerra mondiale Milano registrò i più gravi bombardamenti aerei mai subiti da una grande città italiana. Nell'agosto del1943 nell'arco di una settimana Milano subì numerose incursioni aeree, che distrussero un terzo dell'area edificata e colpirono il 50 per cento degli edifici, lasciando 150mila persone senzatetto.[80]L'obiettivo del Bomber Command inglese era appunto la creazione di un vortice di fuoco atto a distruggere la città[Palese sciocchezza, esagerazione] (il maggiore centro industriale, economico e finanziario del paese) e costringere la nazione a uscire dalla guerra. La notte del 13 agosto furono infatti sganciati anche 220.000 spezzoni incendiari. A causa, però, delle condizioni climatiche tipicamente umide della Pianura Padana, dei materiali da costruzione utilizzati per gli edifici e dell'urbanistica della città, con i grandi viali a separare i quartieri, l'incendio non avvampò con la stessa facilità con cui si propagava nelle città tedesche[81]. Gli aerei sganciarono le bombe da quote molto elevate, colpendo a caso gli edifici del centro storico. Il Teatro alla Scala, Palazzo Marino, la Rinascente, la sede del Corriere della Sera, gli stabilimenti della Pirelli e della Bredavennero totalmente distrutti[Palese esagerazione] mentre la Galleria Vittorio Emanuele fu scoperchiata. Il Duomo fu risparmiato nonostante il crollo di decine di statue. Colpiti pure il Castello Sforzesco, lachiesa di Santa Maria delle Grazie, Palazzo Reale, la Pinacoteca Ambrosiana e l'ospedale Fatebenefratelli. I tram e le filovie erano inutilizzabili. Oltre 500.000 persone furono costrette a lasciare la città, di cui 250.000 senza tetto. Tragica fu la strage dei 184 bambini della scuola elementare di Gorla, il 20 ottobre 1944. Diciassette aerei del 451º Bomb Group, fallito il bersaglio (gli stabilimenti Breda) perché fuori rotta, sganciarono 170 bombe da duecento chili sui quartieri di Gorla, Precotto e Turro. Una di queste colpì le scale della scuola mentre i bambini, gli insegnanti e il personale cercavano di raggiungere i rifugi: quel giorno si contarono 614 vittime[82].
Il 29 aprile 1945 i corpi di 18 gerarchi fascisti tra cui Mussolini stesso vennero esposti in Piazzale Loreto. I gerarchi erano stati fucilati da un gruppo di partigiani comandati da Walter Audisio il pomeriggio del 28 aprile. La folla, iniziò a calpestare e colpire i corpi ricoprendoli di sangue e sputi, solo grazie all'intervento di vigili del fuoco e partigiani i cadaveri furono sottratti all'ira della folla e appesi " a testa in giù" sulla pensilina del distributore presente nella piazza.[83]
Città emblema della Resistenza (il 25 aprile, festa nazionale della Liberazione, ricorda l'insurrezione generale partigiana del 25 aprile1945 che ha portato alla liberazione della città), fu, nel secondo dopoguerra, dopo la fine del regno sabaudo (1946), uno dei motori della ricostruzione industriale e culturale dell'Italia repubblicana.
A Milano si svolsero alcuni dei maggiori scontri del '68 italiano e qui ci fu il primo episodio della cosiddetta Strategia della tensione (il 12 dicembre 1969 con la strage di piazza Fontana). Dalla fine degli anni ottanta la città venne spesso ricordata come "Milano da bere", denominazione derivante da uno slogan pubblicitario diventato simbolo di un'epoca in cui essa e l'intera nazione potevano godere di un benessere diffuso[84].
Nell'ultimo quarto di secolo la città fu al centro della politica italiana: con l'ascesa al governo della classe dirigente milanese del PSI - guidata da Bettino Craxi - al governo nazionale, poi con lo scandalo di Tangentopoli, poi ancora con l'ascesa dell'imprenditore milanese Silvio Berlusconi, a guida di una coalizione di centrodestra.
Oggi Milano è un importante centro commerciale ed industriale sia all'interno dell'Unione europea che a livello internazionale oltre che essere il maggior polo Italiano per i servizi e il terziario, la finanza, la moda, l'editoria e l'industria. È inoltre sede della Borsa valori (in Piazza Affari), gestita da Borsa Italiana S.p.A, uno dei più importanti centri finanziari d'Europa ed è un grande polo di attrazione per le sedi amministrative di decine di multinazionali[85]. È uno dei maggiori centri universitari, editoriali e televisivi d'Europa. È sede del polo fieristico con la maggior superficie espositiva d'Europa[86].
Nel dicembre 2009, il Premier Silvio Berlusconi viene ferito al volto da un cittadino tramite una statuetta del Duomo di Milano scaraventata con violenza sul viso del politico. Tale episodio venne definito "Atto di terrorismo"[87].
Dopo l'assegnazione ufficiale da parte del Bie (Bureau International des Expositions) il 31 marzo 2008, il 1º maggio 2015 la città ha ospitato l'inaugurazione di Expo 2015, sul tema dell'alimentazione. La chiusura dell'esposizione universale è prevista per il 31 ottobre 2015.
La città di Milano è presente nelle pubblicazioni del Globalization and World Cities Study Group dell'Università di Loughborough, dove nel 2004 è stata classificata come incipient global city insieme ad Amsterdam, Boston, Chicago, Madrid, Mosca e Toronto[88].
Lo stesso argomento in dettaglio: Stemma di Milano. |
« D'argento alla croce di rosso. » |
(Descrizione araldica dello stemma del Comune di Milano) |
Lo stemma del Comune di Milano è costituito da uno scudo bianco o argento, a cui è sovrapposta una croce rossa; lo scudo è sormontato da una corona nera o oro. Il tutto è racchiuso ai lati da un ramo di alloro e uno di quercia, legati insieme da un nastro tricolore[89].
Nasce all'inizio dell'XI secolo dalla fusione dell'insegna della nobiltà, di colore rosso, con quella del popolo, di colore bianco[89].
Nel 1167, col giuramento di Pontida, si costituì tra le principali città del nord Italia la Lega Lombarda, con lo scopo di combattere l'Imperatore e conquistare l'indipendenza. La Lega adottò come simbolo l'emblema di Milano. Nel 1176, nella trionfale battaglia di Legnano, l'emblema sventolò issato sul "carroccio". Da quel momento l'emblema milanese diventò simbolo di autorità ed autonomia, e molte città del Nord Italia lo adottarono; dal 1859 la stessa Provincia di Milano lo accolse come base del proprio stemma, che poi andrà a modificarsi [La Croce di San Giorgio venne aggiunta allo stemma dopo il 1190 quando molte città europee, tra cui Londra e l'Inghilterra chiesero e ottennero la possibilità di utilizzo della bandiera (genovese) crociata per avere le loro navi protette dalla flotta genovese nel Mar Mediterraneo e in parte del Mar Nero dai numerosi attacchi di pirateria; per questo privilegio il monarca inglese corrispondeva al Doge della Repubblica di Genova un tributo annuale[90]] fino a quello attuale presente dal 1992[91].
Il gonfalone della città di Milano è un arazzo realizzato intorno al 1565 su disegni di Giuseppe Arcimboldi e Giuseppe Meda dai ricamatori Scipione Delfinone e Camillo Pusterla. Venne benedetto da Carlo Borromeo nel 1566 ed è custodito nel Castello sforzesco, nella Sala del Gonfalone. Esso raffigura, al centro, Sant'Ambrogio, munito di una sferza, in atto di cacciare gli Ariani. Al di sotto vi sono i simboli delle porte cittadine. Ai lati, episodi della vita del Santo.
Una copia viene custodita a Palazzo Marino, nella Sala dell'Alessi, e viene esibita nelle ricorrenze ufficiali più importanti per rappresentare la città.
Altri simboli di Milano sono:
« ...tutt el mond a l'è paes, a semm d'accòrd, ma Milan l'è on gran Milan! » |
(Giovanni D'Anzi, Oh mia bela Madunina) |
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