Mantova comune |
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Localizzazione | |||||
Stato | Italia | ||||
Regione | Lombardia | ||||
Provincia | Mantova | ||||
Amministrazione | |||||
Sindaco | Mattia Palazzi (PD) dal 15/06/2015 | ||||
Territorio | |||||
Coordinate | 45°09′23″N 10°47′28″ECoordinate: 45°09′23″N 10°47′28″E (Mappa) | ||||
Altitudine | 19 m s.l.m. | ||||
Superficie | 63,81 km² | ||||
Abitanti | 48 634[1] (31-3-2015) | ||||
Densità | 762,17 ab./km² | ||||
Frazioni | Castelletto Borgo, Formigosa, Valdaro, Borgovirgiliana, Case Ghisiolo, Castelnuovo, Cittadella, Formigosa, Gambarara, Lunetta-Frassino, San Fermo, Zona Artigianale | ||||
Comuni confinanti | Bagnolo San Vito, Curtatone,Porto Mantovano,Roncoferraro, San Giorgio di Mantova, Borgo Virgilio | ||||
Altre informazioni | |||||
Cod. postale | 46100 | ||||
Prefisso | 0376 | ||||
Fuso orario | UTC+1 | ||||
CodiceISTAT | 020030 | ||||
Cod. catastale | E897 | ||||
Targa | MN | ||||
Cl. sismica | zona 4 (sismicità molto bassa) | ||||
Cl. climatica | zona E, 2 388 GG[2] | ||||
Nome abitanti | mantovani o virgiliani | ||||
Patrono | Sant'Anselmo da Baggio | ||||
Giorno festivo | 18 marzo | ||||
Cartografia | |||||
Posizione del comune di Mantova nell'omonima provincia |
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Sito istituzionale |
Bene protetto dall’UNESCO | |
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Patrimonio dell'umanità | |
Mantova e Sabbioneta (EN) Mantua and Sabbioneta |
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Tipo | Culturali |
Criterio | (ii) (iii) |
Pericolo | Non in pericolo |
Riconosciuto dal | 2008 |
Scheda UNESCO |
(EN) Scheda (FR) Scheda |
Mantova (Mantua in latino e Màntua in dialetto mantovano[3]) è un comune italiano di 48.634 abitanti[4] (100.831 residenti in tutto l'hinterland[5]), capoluogo dell'omonima provincia in Lombardia.
Dal luglio 2008 la città d'arte lombarda con Sabbioneta, entrambe accomunate dall'eredità lasciata loro dai Gonzaga che ne hanno fatto tra i principali centri del Rinascimento italiano ed europeo, è stata inserita nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO[6][7][8].
Mantova è stata nominata "Capitale della Cultura italiana 2016"[9].
Mantova si trova nella regione Lombardia, non lontano dal confine con le regioni Veneto ed Emilia-Romagna.
« Non molto ha corso, ch'el trova una lama, ne la qual si distende e la 'mpaluda » |
(Dante Alighieri, Inferno, canto XX, vv. 79-80) |
Nel XII secolo l'architetto ed ingegnere idraulico Alberto Pitentino, su incarico del Comune di Mantova, organizzò un sistema di difesa della città curando la sistemazione del fiume Mincio in modo da circondare completamente il centro abitato con quattro specchi d'acqua, così da formare quattro laghi: Superiore, di Mezzo, Inferiore e Paiolo; Mantova, di fatto, era un'isola.
Alla campagna si accedeva attraverso due ponti - il Ponte dei Mulini e il Ponte di San Giorgio - ancora esistenti.
In età comunale venne
tracciato il Rio, un canale che taglia in due la città, collegando il lago Inferiore a quello Superiore. Altre dighe e chiuse consentirono un'adeguata difesa dalle acque.
Nel XVII secolo una forte inondazione diede inizio
ad una rapida decadenza: il Mincio, trasportando i materiali
solidi, trasformò i laghi in paludi malsane che condizionarono ogni ulteriore sviluppo; fu prosciugato, allora, il lago Paiolo a sud, in modo che la città restasse bagnata dall'acqua solo
su tre lati - come una penisola - ed oggi ancora si presenta così.
Sono, quindi, tre gli specchi d'acqua, non d'origine naturale, ricavati nell'ansa del fiume Mincioche danno a Mantova una caratteristica del tutto particolare, che ad alcuni sembra quasi magica in quanto compare come una città nata
dall'acqua. Nel 1984 è stato istituito il Parco del Mincio[10] di cui il territorio del Comune di Mantova fa parte.
Flora e fauna del territorio ruotano inevitabilmente attorno all'imponente presenza a Mantova dei laghi e delle acque che la cingono. Sorprendentemente nei laghi mantovani sono presenti i fiori di loto (Nelumbo nucifera), originari del Sud Est asiatico. Dalle sponde del parco pubblico di Belfiore, sul lago Superiore, è ben visibile l'isola galleggiante dei fiori di loto con la spettacolare fioritura in luglio-agosto-settembre. La loro bellezza è indubbia ma dal punto di vista ambientale l'introduzione del fior di loto è stata un'operazione discutibile dato che si tratta di una specie aliena dotata di forte capacità infestante che fa sì che siano oggetto di massicci interventi periodici di sfalcio per preservare l'integrità dei laghi. La loro introduzione in Italia è opera nel 1914 dei padri Saveriani di Parma che decisero di utilizzare la fecola ottenuta dai rizomi a scopo alimentare, come da secoli facevano i cinesi. Anna Maria Pellegreffi, giovane laureata in Scienze Naturali si occupò del trapianto dei rizomi nel Lago Superiore di Mantova nel 1921. La farina non ebbe successo nella cucina mantovana ma il fiore colonizzò i laghi. Il paesaggio emozionante e surreale che la distesa di fiori di loto concorre a creare ha dato vita anche a una leggenda sulla loro nascita in territorio. Si racconta che un giovane viaggiando per l'oriente conobbe una ragazza dagli occhi a mandorla e con la pelle profumata come i petali del fior di loto. Venuta a Mantova, la povera ragazza, nello specchiarsi nel lago, vi cadde, perdendo la vita. Il ragazzo allora gettò dei semi del fiore nel lago in modo che, fiorendo ogni estate, potessero ricordare con il loro profumo e la loro delicata bellezza la sua sposa e sconfitto dal dolore si tolse la vita sparendo anch'egli nelle acque del lago[11].
Oltre al re incontrastato del lago, è facile vedere le specie autoctone come la castagna d'acqua (Trapa natans), detta anchetrigol, particolarmente sviluppata sul lago di Mezzo con i suoi frutti forma di piramide e
commestibili, le isolette di ranuncolo d'acqua (Nuphar luteum) con i loro fiori di colore giallo dorato, che aprendosi solo in parte mantengono la particolare forma rotondeggiante e
le ninfee bianche con uno splendido fiore profumato che forma raggruppamenti vegetali assieme alle altreninfee ed erbe galleggianti (morso di rana, salvinia, Ceratophyllum demersum etc).
Sul margine, assieme alle canne palustri, salici
piangenti e cariceti (la
famosa carésa utilizzata per impagliare sedie e confezionare cappelli e altri prodotti artigianali), cresce l'ibisco di palude, autoctono e molto raro, che si trova oltre che nelle Valli del Mincio solo in Toscana, Friuli e Veneto.
Ormai scomparsa in questi territori, come in quasi in tutta Italia, la scargia[12] (Stratiotes aloides).
Gli uccelli trovano nei canneti e nelle acque del territorio palustre il luogo ideale per deporre le uova e trovare cibo. È la fauna aviare quindi quella più rappresentativa della zona
anche più limitrofa alla città.
L'airone rosso, le gallinelle d'acqua, le folaghe con tipico piumaggio nero in contrasto con il bianco che si estende sulla regione frontale, e altri anseriformi utilizzano il lago per "fabbricare" nidi galleggianti al limitare del canneto sulla riva o su accumuli vegetali mai troppo a largo, l'airone cenerino invece, nidifica sugli alberi vicini ai numerosi corsi d'acqua per l'irrigazione che si ramificano per i campi della provincia, luoghi di nidificazione e di caccia anche delle poiane dei tarabusi e delle più "riservate" civette.
La famiglia degli aironi presenti nelle acque del Parco del Mincio, oltre al rosso e al cenerino comprende anche le garzette, svassi, sgarze ciuffetto e le nitticore. Solitamente questi uccelli si osservavano solo nei mesi tra aprile e settembre perché sono specie migratorie, ma negli ultimi anni hanno preferito sostare anche d'inverno.
Tra le canne si nascondono i nidi della cannaiola e del basettino. Ma le dolci acque del lago e delle paludi del Mincio e del Po sono popolate anche dal pesce gatto, tinca, carpa,persico, anguilla e luccio.
È possibile navigare i laghi di Mantova, con crociere che permettono di vedere tutta la città dall'acqua. Unendo l'aspetto storico, artistico e architettonico alla natura di un'oasi naturale più unica che rara.
Lepri, fagiani e volpi possono essere i protagonisti di qualche incontro notturno nelle campagne mantovane.
Rimpinzate dalle generose mani dei visitatori anche anatre e cigni sono da annoverare tra le specie presenti in "suolo" virgiliano, popolando, ormai senza troppi timori della presenza umana, le
sponde dei laghi e regalando un forse inatteso contatto con la natura al turista della città d'arte.
Classificazione sismica: zona 4.[13]
Il terremoto dell'Emilia del maggio 2012 ha provocato danni rilevanti agli edifici storici della città[14][15][16].
Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Mantova. |
Essendo una città dell'entroterra del Nord Italia, risente del clima rigido invernale dove non sono infrequenti le nevicate. La vicinanza della città al fiume Po porta come conseguenza che, in tutti i periodi dell'anno, il clima sia caratterizzato da una forte umidità: d'inverno si manifesta con grande frequenza il fenomeno della nebbia. Insistendo in uno spazio chiuso, com'è la Pianura Padana, d'estate il clima è afoso e umido, con poca ventilazione. La minima storica si ebbe il 16 febbraio 1929 con 19 gradi sotto zero mentre la massima si registrò il 7 luglio 1957 con 38,2 gradi all'ombra. Negli inverni degli anni dal 1930 al 1955 era abbastanza usuale che i laghi attorno alla città gelassero, almeno in parte; dopo una gelata eccezionale nel rigidissimo inverno 1885, una nuova gelata completa della superficie lacustre, prolungatasi per più di una settimana, si ebbe nella prima quindicina di febbraio 2012.
MANTOVA | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 4,0 | 7,2 | 12,7 | 17,4 | 22,5 | 26,9 | 29,6 | 28,6 | 24,1 | 17,6 | 10,6 | 5,5 | 5,6 | 17,5 | 28,4 | 17,4 | 17,2 |
T. min. media (°C) | -1,3 | 0,3 | 4,5 | 8,5 | 13,0 | 16,8 | 19,0 | 18,5 | 15,4 | 10,3 | 5,1 | 0,6 | -0,1 | 8,7 | 18,1 | 10,3 | 9,2 |
Precipitazioni (mm) | 43 | 41 | 47 | 56 | 62 | 58 | 44 | 47 | 54 | 68 | 63 | 51 | 135 | 165 | 149 | 185 | 634 |
Giorni di pioggia | 6 | 6 | 7 | 8 | 9 | 7 | 5 | 5 | 6 | 7 | 8 | 7 | 19 | 24 | 17 | 21 | 81 |
Vento (direzione-m/s) |
W 3,0 |
W 3,3 |
E 3,4 |
E 3,5 |
E 3,1 |
E 3,0 |
E 3,0 |
E 2,8 |
E 2,8 |
E 3,0 |
W 3,3 |
W 3,2 |
3,2 | 3,3 | 2,9 | 3,0 | 3,1 |
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Mantova. |
Origini del nome | ||
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Il mito della fondazione della città è legato a doppio filo con la storia della profetessa Manto,[18] che la tradizione greca vuole figlia dell'indovino tebano Tiresia. Le vicende narrate nel mito vedono una dicotomia di questo personaggio (come anche accadde per quello di Longino): fonti greche narrano che Manto, fuggita da Tebe, si fermò nell'attuale Turchia; altre invece descrivono il suo arrivo, dopo lungo errare, nel territorio, allora completamente palustre, che oggi ospita la città. In questo luogo creò un lago con le sue lacrime; secondo la leggenda queste acque avevano la magica proprietà di conferire capacità profetiche a chi le beveva. Manto avrebbe incontrato e sposato la divinità fluviale Tybris (il Tevere) re dei Toscani, e il loro figlio Ocno (detto anche Bianore) avrebbe fondato una città sulle sponde del fiume Mincio chiamandola, in onore della madre, Mantua. Questa versione mitica della fondazione della città di Mantova è riportata nell'Eneide diVirgilio. Secondo un'altra teoria, Mantova trae l'origine del suo nome da Manth, dio etrusco, signore dei morti del pantheon tirreno. Il mito della fondazione di Mantova trova spazio anche nella Divina Commedia di Dante Alighieri nel XX Canto dell'Inferno, nel quale Dante stesso e la sua guida mantovana Virgilio incontrano gli indovini. Proprio indicando una di queste anime, Virgilio descrive i dintorni della città, il Lago di Garda ed il corso del Mincio che si tuffa nel Po a Governolo per affermare, riferendosi alla leggenda dell'indovina Manto:
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I primi abitanti di Mantova furono gli Etruschi, ai quali seguirono i Celti. I romani provvidero alla loro cacciata iniziando opere di fortificazione. Durante questo periodo ebbe i natali il poeta Virgilio (70 a.C.-19 a.C.). Alla fine dell'impero romano, nel 475 circa, la città venne conquistata da Odoacre e poi da Teodorico, re dei Goti.
Nell'anno 1000 iniziò su Mantova il dominio dei Canossa: Tedaldo di Canossa prima e la contessa Matilde ampliarono le loro proprietà e provvidero alla edificazione di chiese e conventi. Dopo la morte di Matilde nel 1115, seguirono frequenti scontri con le popolazioni confinanti veronesi, cremonesi e reggiani. Ezzelino da Romano nel 1246 conquistò la città col suo esercito ma dopo due mesi di battaglie venne sconfitto e cominciò per Mantova un'epoca di benessere. In questo periodo venne eretto il Palazzo del podestà e il Ponte dei Mulini e la città venne dotata di possenti mura.
Nel 1276 iniziò l'ascesa di una delle famiglie più potenti del tempo, i Bonacolsi, che costruirono importanti palazzi merlati. Il 16 agosto 1328 venne ferito a morte l'ultimo dei Bonacolsi, Rinaldo detto "Passerino" ad opera di Luigi Gonzaga, spalleggiato dalla famigliaDella Scala di Verona, che ambiva ad impossessarsi della città.
Iniziava così la plurisecolare dominazione della famiglia Gonzaga, che regnò su Mantova fino al 1707. Fu il periodo più importante di Mantova che divenne una delle città più in vista e uno dei massimi centri d'arte in Europa. Pisanello, Leon Battista Alberti, Andrea Mantegna, Giulio Romano e Luca Fancelli lasciarono un'impronta indelebile nell'architettura della città.
Mantova subì una guerra di successione e un saccheggio a opera dei lanzichenecchi, che nel 1630 diffusero la peste. Iniziò il lento declino di Mantova, accompagnato dal tramonto della signoria dei Gonzaga che, nel 1707, lasciò la città in mano agli austriaci. Seguì la dominazione francese e nuovamente austriaca nel 1815, quando Mantova divenne caposaldo del Quadrilatero, assieme a Peschiera, Verona e Legnago.
Nel 1852 avvenne l'eccidio dei Martiri di Belfiore, che anticipò l'unità nazionale. Nel 1866Mantova entrò a far parte dello Stato Italiano.
Stranamente la città è catalogata come città ghibellina, ma lo stemma è tipicamente guelfo (anti-imperiale come quello di Milano o di Genova).
« D'argento alla croce piena di rosso accantonata alla destra del capo della testa di Virgilio al naturale posta di fronte, attorcigliata di un serto di alloro, con ornamenti esteriori da città.[19] » |
« Drappo bianco bordato di rosso, caricato nel centro dello stemma con l'iscrizione centrata in oro: "Città di Mantova". » |
Titolo di Città | |
Il comune di Mantova si fregia del titolo di città d'Italia ottenuto con Regio Decreto del 24 aprile 1815.
La città di Mantova è la 26ª tra le 27 città decorate con Medaglia d'Oro come "Benemerite del Risorgimento nazionale" per le azioni altamente patriottiche compiute dalla città nel periodo del Risorgimento. Periodo, definito dalla Casa Savoia, compreso tra i moti insurrezionali del 1848 e la fine della prima Guerra Mondiale nel 1918.
Medaglia alle Città Benemerite del Risorgimento Nazionale | |
«In ricompensa del sacrificio da essa compiuta per la causa della redenzione nazionale. Mantova fu uno dei centri più importanti del movimento carbonaro e molti furono i mantovani coinvolti nei moti del 1821 e volontari nella prima guerra d'indipendenza. Proprio nelle file della Legione Bersaglieri Mantovani, comandata dal generale Longoni, combatté Goffredo Mameli nell'aprile del 1848. La notizia della sconfitta di Custoza colse la colonna mantovana alle porte della città che, con Verona, Peschiera e Legnago costituiva il temibilissimo Quadrilatero fortificato austriaco.» |
Una ulteriore onorificenza, la medaglia di bronzo al merito civile, è stata concessa alla città virgiliana il 31 marzo 2005 per l'azione meritoria svolta dalla popolazione in favore dei soldati italiani e alleati reclusi nei campi di concentramento tedeschi nel periodo 1943-45.
Medaglia di bronzo al Merito Civile | |
«La popolazione mantovana, con encomiabile spirito altruistico ed eccezionale abnegazione si prodigava nell'offrire rifugio assistenza e nascondiglio ai soldati italiani ed alleati prigionieri nei campi di concentramento tedeschi. Luminoso esempio di amor patrio e di solidarietà umana.» |