Lecco comune |
|||||
---|---|---|---|---|---|
|
|||||
Panorama di Lecco |
|||||
Localizzazione | |||||
Stato | Italia | ||||
Regione | Lombardia | ||||
Provincia | Lecco | ||||
Amministrazione | |||||
Sindaco | Virginio Brivio (PD) dal 29/03/2010 - ( 2º mandato ) | ||||
Territorio | |||||
Coordinate | 45°51′00″N 9°24′00″ECoordinate: 45°51′00″N 9°24′00″E (Mappa) | ||||
Altitudine | 214 m s.l.m. | ||||
Superficie | 45,14 km² | ||||
Abitanti | 48 086[2] (31-5-2015) | ||||
Densità | 1 065,26 ab./km² | ||||
Frazioni | Vedi elenco[1] | ||||
Comuni confinanti | Abbadia Lariana, Ballabio,Brumano (BG), Erve,Galbiate, Garlate, Malgrate,Mandello del Lario,Morterone, Pescate,Valmadrera, Vercurago | ||||
Altre informazioni | |||||
Cod. postale | 23900 | ||||
Prefisso | 0341 | ||||
Fuso orario | UTC+1 | ||||
ISO 3166-2 | IT-LC | ||||
CodiceISTAT | 097042 | ||||
Cod. catastale | E507 | ||||
Targa | LC | ||||
Cl. sismica | zona 4 (sismicità molto bassa) | ||||
Cl. climatica | zona E, 2 383 GG[3] | ||||
Nome abitanti | lecchesi | ||||
Patrono | san Nicolò | ||||
Giorno festivo | 6 dicembre | ||||
Cartografia | |||||
Posizione del comune di Lecco nell'omonima provincia |
|||||
Sito istituzionale |
Lecco (pronuncia[?·info])(IPA: [ˈlekko][4][5]; pronuncia locale [ˈlɛˑkko][6]; Lècch [ˈlɛkː] in dialetto lecchese[7][8]) è un comune italiano di 48 086 abitanti.[9] La città ha ottenuto nel 2013 il titolo Città alpina dell'anno.[10]
Capoluogo dell'omonima provincia in Lombardia, la città è situata sul lago di Lecco, ramo orientale del lago di Como, e sulla sponda sinistra del fiume Adda, tra i monti della Grigna e dalla cresta del Resegone. Crocevia strategico per la Valtellina, Lecco assunse crescente importanza durante il Medioevo a seguito dell'annessione al Ducato di Milano che le conferì l'attuale impianto
urbanistico ma fu sotto il dominio austriaco, nella seconda metà dell'Ottocento, che la città attraversò un periodo particolarmente fiorente ereditando uno stile neoclassico di pregevole bellezza
testimoniato dalla presenza di portici coperti ed eleganti palazzi.
Inclusa dal 2007 nell'ente della Regio
Insubrica[11], è celebre per essere il luogo in cui Alessandro Manzoni ambientò il romanzo de I Promessi Sposi, che costituisce la più significativa eredità culturale lecchese, oltre
ad affermarsi fra Ottocento e Novecento come uno dei primi centri industriali in Italia.
« Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l'Adda ricomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni. La costiera, formata dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui, l'uno detto di san Martino, l'altro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega: talché non è chi, al primo vederlo, purché sia di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano a settentrione, non lo discerna tosto, a un tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia, dagli altri monti di nome più oscuro e di forma più comune. » |
(Alessandro Manzoni, I promessi sposi, capitolo I, 1840) |
Il territorio comunale copre una superficie di circa 45,93 km², di cui 11,75 km² corrispondono all'estensione della porzione urbanizzata che si sviluppa in prevalenza su depositi diconoide alluvionale e nei fondovalle delle incisioni torrentizie.[12] Sorge in una conca delimitata dalle Prealpi ad est e dal lago Lario, nel suo tratto terminale del ramo orientale a ovest, nel punto in cui il Lario finisce e l'Adda riprende il suo corso per poi riallargarsi nel lago di Garlate. Il territorio cittadino è solcato da tre torrenti principali, il Gerenzone, ilCaldone e il Bione. Le montagne che circondano la conca naturale dove si adagia l'abitato sono: a nord il monte Coltignone e il San Martino, a est il monte Due Mani, il Pizzo d'Erna e il Resegone, a sud il Magnodeno. A ovest, sulla riva destra dell'Adda si trova il Monte Barro. Sull'Adda nei pressi del ponte Azzone Visconti si trova la piccola Isola Viscontea.
Il territorio comunale ha una distribuzione altimetrica molto variabile; essa infatti varia dai 198 metri s.l.m. nella zona a lago sino alla quota massima di 1875 metri s.l.m. del monte Resegone e ciò offre alla città tre ambiti diversamente caratterizzati sia a livello morfologico che climatico dovuti appunto all'ambito montuoso, a quello lacuale e al terzo di collegamento tra la fascia montuosa e quella lacustre.
Morfologicamente il territorio lecchese è il risultato delle numerose glaciazioni che hanno colpito il pianeta, circostanza ben evidente nell'aspetto delle montagne circostanti, una su tutte la Grigna, che mostrano tutte le caratteristiche dell'escavazione glaciale.
L'idrografia lecchese è costituita principalmente dal
tratto del fiume Adda in uscita dal ramo orientale
del lago di Como.
Vi scorrono inoltre una serie di torrenti, con relativi affluenti, che hanno origine nella fascia montuosa che sovrasta la città. Essi sono interessati da diffusi fenomeni franosi e
quindi soggetti a particolare erosione del corso; presentano un itinerario relativamente breve e, con uno scorrimento prevalentemente da nord-est a sud-ovest, sfociano tutti nel golfo di
Lecco o nel Lago di Garlate.
Da nord a sud troviamo il torrente Val Cascee; il torrente Gerenzone, che scorre per poco più di 4 km dando da vivere per molti anni, grazie ai suoi sfioratoi e al suo ripido corso, agli
abitanti del luogo che convogliavano l'acqua in tratti di rogge e a cascatelle utili al lavaggio e al pescaggio delle ruote dei magli, i quali, man mano coprivano l'intero corso del
torrente facendo sorgere sulle sue rive fabbriche metallifere e facendo sviluppare al contempo i quartieri alti di Lecco tra cui Malavedo e Laorca, in passato vera patria dei lavoranti
del ferro, quei ferascét o tirabagia che sono la fama della città; riceve nel suo breve percorso i torrenti Valle Calolden, Val di Streciura, Val Pozza e il Valle Spesseda; il torrente Val
Nera. Più a sud scorre il torrente Caldone che si sviluppa
per circa 7,5 km. Possiede quattro affluenti: il Varigione, il Valle del Pieno, il Val Boazzo e il Grigna tutti immissari nel Lago di Lecco. A partire dal 1965 fu quasi interamente
coperto per creare un viale di circonvallazione. Nel lago di Garlate, invece, sfociano il torrente Bione che, col suo affluente Valle Comera, percorre il suo tragitto per 4 km; il torrente Tuf; il
torrente Cif col suo affluente Valle Ibraula; il torrente Valle di Culigo, il Merla e il Roggia Fornace Lansera. Nel tratto sud-orientale scorre per un certo tratto il torrente Valle
Galaveso[13].
La conca nella quale giace Lecco è circoscritta, a nord, a est e a sud-est, da una catena montuosa di notevole altezza, calcarea e dolomitica, dominata dal celebre Resegone e dal gruppo delle Grigne[14], a ovest è delimitata dai rilievi collinosi della Brianza nord-orientale che culminano nel monte Barro. Lecco è più propriamente così delimitata: a nord si innalza il massiccio del Monte Coltignone, prevalentemente di calcaree dolomia di Esino, affacciando direttamente sulla conca cime meno elevate, come il monte San Martino, il Monte Melma e il Monte Albano. A est il gruppo del Resegone, che, con i suoi 1875 metri s.l.m., domina la città caratterizzando il paesaggio lombardo sin da Milano. È così chiamato a causa dei suoi molteplici denti rocciosi che, visti dall'abitato, lo fanno assomigliare ad una sega di gigantesche dimensioni; il Monte Serada, che domina imponente con le sue propaggini, che sono i Piani d'Erna e il Pian Serada[15]. A sud-est, oltreMaggianico, la maggiore elevazione è rappresentata dal Magnodeno[16]. A ovest si elevano i rilievi collinari estremi della Brianza nord-orientale, tra cui spicca il monte Barro[17] nel quale è sorto l'omonimo parco regionale a tutela della flora e fauna che custodisce.
La posizione geografica favorevole e il conseguente clima mite ha permesso lo sviluppo sulle sponde del Lago di una lussureggiante vegetazione e dalla presenza di numerose varietà di
piante, arbusti e fiori che normalmente crescono in regioni molto più meridionali. Nelle aree montuose si trovano numerose zone boschive di cui le più abbondanti sono le foreste
ad aghifoglie nelle quali si
possono ammirare fiori rari come le genziane. Le montagne circostanti, a parte sulle pendici, si presentano piuttosto spoglie con zone estese di prati adatti al pascolo. Nei parchi circostanti il fiume Adda la vegetazione è molto ricca
dilatifoglie tra cui querce e pioppi.
Dal punto di vista faunistico il territorio lacustre presenta una grande varietà di specie ittiche tra cui trote, lucci, alborelle, cavedani, agoni e persici mentre le specie di uccelli che popolano l'area, molte delle quali considerate specie protette, sono le anatre tuffatrici, anatre di
superficie, cigni, germani reali, cormorani, gabbiani e aironi. La fauna delle valli e delle vette circostanti,
invece, sono popolate da cinghiali, ricci, caprioli, volpi, lepri e cervi, mentre i cieli sono spesso sorvolati da falchi e poiane.[18]
Dal punto di vista sismico la città di Lecco presenta un rischio molto basso e distribuito in modo uniforme sul territorio. Il comune è stato infatti classificato come zona 4[19] (bassa sismicità) dalla protezione civile nazionale. Le località epicentrali per gli eventi che hanno prodotto i maggiori risentimenti/danni (osservazioni macrosismiche) provengono da zone appartenenti alle province vicine, corrispondenti al Bresciano, al Bergamasco e, soprattutto, all’Appennino EmilianoRomagnolo. L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha registrato comunque nel database macrosismico italiano del 2004[20] una serie di eventi piuttosto sporadici sul territorio nell'arco temporale di circa 110 anni dal 1884 al 1995. Nello specifico sono ben 17 gli eventi tellurici fra i quali spicca il terremoto del 24 aprile 1918 di magnitudo 5.07 che ebbe come epicentro la bassa val Brembana. Altri tre episodi hanno invece avuto come epicentro proprio il territorio lecchese e sono riportati dalla letteratura[21]; essi sono risalenti al 1887 (raccontato dal libro di Giuseppe Mercalli: Il terremoto di Lecco del 20 maggio 1887), al 5 marzo 1894 (raccontato nel libro di Mario Baratta: Il terremoto di Lecco del 5 marzo 1894) e al 1695 (raccontato sempre da Mario Baratta nel 1901 nel suo saggio di storia e geografia sismica: I terremoti d'Italia).
Il territorio di Lecco risulta ben riparato dalle catene montuose, e dal punto di vista climatico, gode dei benefici influssi delle acque del lago e del soffio del Tivano che spira dalla Valtellina da nord-est tutto l’anno nelle prime ore del mattino, dalle 6 alle 10.[22] La sua totale assenza indica l’avvicinarsi del brutto tempo. La Breva, è un altro noto vento che soffia da sud nelle prime ore pomeridiane, generalmente fra le 10 e le 18.[22] Questi due venti in passato venivano sfruttati per la pesca e la navigazione: i barcaioli discendevano verso sud nelle prime ore del mattino e risalivano le acque del Lario nelle ore pomeridiane. Nell'insieme la città gode di un clima continentale, solitamente accompagnato da un alto tasso di umidità, mitigato appunto dai suoi venti presentando inverni non particolarmente rigidi ed estati piuttosto gradevoli fermo restando che nel territorio comunale si registrano notevoli differenze termiche nei valori minimi tra i quartieri, sia per l'altitudine sia per l'esposizione o meno alle brezze del lago. Dalle valli che sboccano sul lago soffiano all'improvviso le varie montive, brezze che nelle giornate estive attenuano gradevolmente la calura ma, durante i temporali possono essere anche molto violenti e forti. Altro vento poco noto ma assai violento con raffiche intorno ai 40/60 km/h è il Ventone che soffia dalla Valchiavenna all'improvviso solitamente in primavera. Quasi inesistente in città la nebbia che caratterizza invece la vicina pianura padana, già in parte presente oltre le colline della Brianza in alcune occasioni. La neve è abbastanza frequente, seppur discontinua a seconda degli inverni, con valori di nevosità media annua che si differenzia molto procedendo verso le località site in collina come Bonacina, Malavedo e Laorca. La piovosità è abbastanza elevata con una media annua di circa 1500 mm e presenta un'importante esposizione a fenomeni di tipo temporalesco. Le ultime grandi nevicate risalgono al 14 dicembre 2012, al 17 dicembre 2010, al 21-22 dicembre 2009, al 2 febbraio e 6-7 gennaio 2009, al 26, 27 e 28 gennaio 2006 e al 18 gennaio 2005; piuttosto rilevante la nevicata che ha interessato buona parte della regione tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio 2012, non per la quantità ma per il manto nevoso rimasto al suolo a lungo a causa delle bassissime temperature registrate (con valori minimi sino a -15 °C nella Brianza e Valsassina e valori massimi sotto lo zero anche in centro per circa una settimana). La dolcezza del clima e la buona esposizione al sole in passato favorì l’agricoltura, infatti vi si produceva olio e vino ed erano molto apprezzati fichi, noci, noccioli e castagne.
Lecco | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 6 | 8 | 12 | 16 | 21 | 25 | 28 | 27 | 23 | 18 | 11 | 6 | 6,7 | 16,3 | 26,7 | 17,3 | 16,8 |
T. min. media (°C) | -2 | 0 | 3 | 7 | 11 | 14 | 17 | 17 | 14 | 9 | 4 | -1 | -1 | 7 | 16 | 9 | 7,8 |
Precipitazioni (mm) | 71 | 64 | 83 | 89 | 127 | 113 | 110 | 129 | 94 | 109 | 111 | 56 | 191 | 299 | 352 | 314 | 1 156 |
Giorni di pioggia | 6 | 6 | 8 | 9 | 12 | 10 | 7 | 9 | 7 | 7 | 8 | 6 | 18 | 29 | 26 | 22 | 95 |
Eliofania assoluta (ore al giorno) | 3,4 | 3,8 | 4,7 | 5,5 | 5,5 | 6,8 | 7,9 | 7,1 | 5,7 | 4,6 | 3,0 | 3,1 | 3,4 | 5,2 | 7,3 | 4,4 | 5,1 |
Vento (direzione-m/s) |
NNE 5,1 |
NNE 4,3 |
NNE 4,5 |
NNE 4,3 |
NNE 5,9 |
NNE 5,2 |
NNE 5,5 |
NNE 5,4 |
NNE 6,1 |
NNE 4,8 |
NNE 5,3 |
NNE 5,6 |
5,0 | 4,9 | 5,4 | 5,4 | 5,2 |
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Lecco. |
Origine e sviluppo del nome[23] |
---|
L'origine del toponimo Lecco non è certa ma probabilmente è di provenienza celtica che si collega a Lech o Loch e cioè lago, come ancora
oggi in numerosi dialetti e toponimi di tale derivazione (Irlanda, Scozia, Galles, Bretagna,Galizia). Di fatto poco prima dell’anno 1000 a.C. alcune popolazioni di Galli e Celti emigrarono nel territorio lecchese per motivi di commercio. Questo tende ad escludere l'ipotesi paventata dagli
storici che hanno individuato in Lecco la città romana fondata nel 95 a.C. daLicinio Crasso nell'area lariana. |
Scavi del 1988 dei Musei civici di Lecco, hanno portato alla scoperta di un villaggio della Cultura di Golasecca (primaEtà del Ferro) alla Rocca di Chiuso. L'orizzonte cronologico va dal X secolo a.C. al IV secolo d.C. Infatti l'insediamento dei Celti golasecchiani nella zona precede di oltre 4 secoli l'arrivo dei Celti La Tène da oltralpe e numerosi ritrovamenti archeologici testimoniano la presenza della cultura di Golasecca e di La Tène nella zona (Olate di Lecco, Valsassina). Nel 2005 ai Piani d'Erna altri scavi dei Musei Civici di Lecco e della Università di Bergamo hanno portato alla luce il più antico sito di produzione metallurgica dell'intero arco alpino (II secolo a.C. - I secolo d.C.). I resti di forni fusori e di scorie di lavorazione comprovano che questa attività, che sarà poi per duemila anni tradizionale per Lecco, era allora già fiorente.[25] Anche la principale arteria militare proveniente da Aquileia, attraverso Bergamo, diretta a Como, non transitava da Lecco ma più a sud, sul ponte romano di Olginate. Il castrum del colle di Santo Stefano, individuato daBognetti, e sul quale condusse i primi scavi archeologici il padre di Alessandro Manzoni, Pietro, risale al periodo Tardoantico-Altomedivale e faceva parte delle possenti fortificazioni del limes, poste a difesa di Mediolanum, che circondavano tutto il Lario Orientale da monte Barro a Lavello[26].
Durante l'alto medioevo la zona dei dintorni di Lecco acquista una notevole importanza militare. Punto nodale di diverse vie che mettevano in comunicazione l'attuale Lombardia con i territori d'Oltralpe, la regione diviene teatro di scontri e decisive battaglie, come è dimostrato dall'improvvisa scomparsa dell'importante fortificazione dei Goti sul Monte Barro, dove gli scavi archeologici hanno messo in luce i resti di un castello del VI secolo, del quale sono stati riconosciuti un'area abitata ai Piani di Barra ed un sistema difensivo tra l'Eremo ed il versante sud-orientale del monte. Il sistema fortificato di Lecco (Castrum Leuci) diventa sede, con i Carolingi, di un importante Comitato affidato alla famiglia degliAttonidi.[27] Nel 960 l'ultimo di questi conti fu privato del potere dall'imperatore Ottone I e Lecco fu sottoposta alla signoria dell'Arcivescovo di Milano. La signoria arcivescovile su tutte le terre orientali del Lario durerà per molti secoli.
Per tutto il medioevo e in larga misura per l’Età Moderna il nome di Lecco non indica un particolare centro abitato, ma comprende tutta la zona tra il lago e la Valsassina. Lecco era un abitato policentrico, in cui i vari rioni erano strettamente interdipendenti, ognuno con una specializzazione funzionale ed economica. In quel periodo in Lombardia la civitas(città) definiva solo i centri sedi di diocesi mentre i borgus (borghi) erano costituiti da realtà para-urbane di una certa importanza ma non sede vescovile così come accadde perMonza e Varese tutti riuniti sotto l'arcidiocesi di Milano. L’imporsi del termine burgus viene così a coincidere con un profondo cambiamento della struttura socioeconomica urbana, conseguente all’affermazione del regime comunale ed allo sviluppo di un’attività economica su scala preindustriale.[28][29]
Nel 1117 scoppiò una lunga guerra, durata 10 anni, che vide contrapposti molti paesi dei laghi di Como e di Lugano contro Milano, di cui Lecco era alleata. I lecchesi presero parte allo scontro e nel marzo del 1125, con una flotta assediarono Como via lago, mentre i Milanesi la bloccavano via terra. Como dovette capitolare e i vincitori la diedero alle fiamme. I rapporti con Milano rimasero però sempre tesi e, a causa di una situazione scaturita da motivi politici ed economici per la disparità nella tassazione, si arrivò alle armi. Dopo alterne vicende si raggiunse la pace nel 1219 e, nel 1224, si ottenne il riconoscimento di alcuni diritti dei lecchesi.[30]
Nel tentativo di affrancarsi dal dominio milanese, durante la contrapposizione tra Milano e l'imperatore Federico II - nipote delBarbarossa - Lecco sostenne quest'ultimo, ma alla sua morte i milanesi attaccarono il castello che sorgeva sulla collina di S. Stefano e nel 1250 lo rasero al suolo. Successivamente Lecco rimase coinvolta nelle lotte tra le potenti famiglie milanesi deiVisconti e dei Torriani, questi ultimi proprietari dei territori valsassinesi. Le lotte portarono Matteo I Visconti a distruggere il borgo dando ordine che non risorgesse mai più (1296). Nonostante la distruzione Lecco venne però ricostruita e successivamente riconquistata da Azzone Visconti. Questi fece edificare il ponte tuttora esistente che da lui ha preso il nome e, considerando l'importanza strategica della zona posta al confine con il territorio di Venezia, ne fortificò il borgo. Per tutto il periodo la Comunità Generale di Lecco, che comprendeva tutto l'attuale territorio comunale si eresse a libero Comune con propri Statuti e, fino al 1757, fu de facto un piccolo Stato autonomo (con un proprio diritto civile e penale), ma inserito nel più grande Ducato di Milano.
« Ai tempi in cui accaddero i fatti che prendiamo a raccontare, quel borgo, già considerabile, era anche un castello, e aveva perciò l'onore d'alloggiare un comandante, e il vantaggio di possedere una stabile guarnigione di soldati spagnoli, che insegnavan la modestia alle fanciulle e alle donne del paese, accarezzavan di tempo in tempo le spalle a qualche marito, a qualche padre; e, sul finir dell'estate, non mancavan mai di spandersi nelle vigne, per diradar l'uve, e alleggerire a' contadini le fatiche della vendemmia. » |
(Alessandro Manzoni, I promessi sposi, capitolo I, 1840) |
Con la caduta del Ducato di Milano, Lecco passò alla Spagna e, sotto Carlo V, venne trasformata in una piazzaforte militare.[31] In questo tormentato periodo si colloca la figura diGian Giacomo Medici, detto il Medeghino, signore di Musso, un capitano di ventura che dominò la scena lombarda dapprima con azioni piratesche e, successivamente, con una disinvolta e machiavellica condotta politica. Gian Giacomo Medici ottenne il dominio di Lecco, della Valsassina e di parte della Brianza; dominio che perse quando, momentaneamente, questi territori tornarono sotto Francesco Sforza duca di Milano. Il Medeghino passò quindi agli ordini di Carlo V, facendosi onore come condottiero dell'esercito imperiale. Di fatto in questo periodo il potere rimase nelle mani del Patriziato Milanese, secondo la tradizionale politica spagnola che mantenne l'autonomia dei vari Paesi dipendenti dalla Corona di Spagna.[32] L'attività siderurgica continuò a fiorire, anche per l'azione di numerosi mercanti-imprenditori lecchesi, il principale dei quali fuGiacomo Maria Manzoni, il quadrisavolo del romanziere. In questo periodo si soffrì, come in tutto il milanese, di pestilenze e carestie, che il Manzoni ha mirabilmente descritto neiPromessi Sposi. Nel 1746 la Lombardia passò agli Asburgo e Maria Teresa d'Austria pose Lecco a capo delle Pievi di Bellano, Mandello, Varenna, Vedeseta e Valsassina.
« ...un gran borgo al giorno d’oggi, e che s’incammina a diventar città... » |
(Alessandro Manzoni, I promessi sposi, capitolo I, 1840) |
Nel 1784 Giuseppe II
d'Asburgo-Lorena visita la città e decide la definitiva soppressione della cinta muraria.[33] Con la discesa di Napoleone e la nascita nel 1797 dellaRepubblica Cisalpina, la Riviera di Lecco si trova a far parte dell'effimero dipartimento della Montagna (del
quale Lecco è il capoluogo). Nel 1799 un reparto dell'esercito
austro - russo di Suvorov al comando del principe Pëtr Ivanovič Bagration si scontra a Lecco con i francesi e li sconfigge. La battaglia apre agli
austro-russi le porte di Milano che cade in loro possesso. L'anno successivo, con il ritorno di Napoleone si ha la Seconda Battaglia di Lecco che è vinta, questa volta, dai francesi. La città è incorporata
prima nelDipartimento del
Lario con capoluogo a Como, e poi in quello del Serio con capoluogo a Bergamo. Nel 1814, dopo la definitiva sconfitta di Napoleone, l'esercito
austriaco riprende possesso della regione, sopprime ogni istituzione francese, riporta stabilmente Lecco nel territorio della provincia di Como nel 1816 (da cui si renderà
indipendente solo nel 1995) e suddivide definitivamente la città in tanti piccoli Comuni che verranno riaccorpati nel 1923, durante il Ventennio fascista.[34]
Il periodo del Regno
Lombardo-Veneto conobbe effetti positivi sulla storia di Lecco: in questi anni si collocano numerosi interventi di ammodernamento e sviluppo del territorio, come l'introduzione
di una burocrazia efficiente, l'incremento del catasto, introdotto già da Giuseppe II, e lo sviluppo industriale che portarono ad un diffuso benessere; l'industria serica, tradizionale
nell'area, venne meccanizzata con l'uso del vapore e crebbe impetuosamente la tradizionale lavorazione del ferro, dando vita a grandi Industrie meccaniche come la Badoni che domineranno il mercato italiano anche per tutto il XX secolo.
Negli anni trenta dell'Ottocento era attivo in città un centro di reclutamento per gli svizzeri che intendevano arruolarsi nelle guardie pontificie.
La prima meta del XIX secolo portò Lecco ad essere uno dei cuori pulsanti della cultura italiana: gli Scapigliati, famoso gruppo di letterati milanesi fecero di Maggianico uno dei loro luoghi di ritrovo preferiti. Il fermento culturale
del periodo era associato anche al fermento politico, e Lecco ed i suoi abitanti ebbero un ruolo molto importante nel Risorgimento lombardo.
Alla notizia dell'insurrezione milanese contro l'Austria – marzo 1848 – fu un prete, don Antonio Mascari, ad incitare alla ribellione dal pulpito. Subito si raccolsero denaro e volontari.
Nella notte tra il 18 e il 19 marzo i cittadini assediarono il Commissariato e costrinsero il comandante a cedere le armi ma la rivolta non ebbe comunque successo. Con il decreto 22
giugno 1848 il governo provvisorio della Lombardia (quello austriaco era decaduto in seguito alle Cinque Giornate di Milano) promosse Lecco al rango di città grazie al contributo che
la città stava dando alla causa risorgimentale: molti lecchesi vennero inviati al Passo dello Stelvio per impedire la discesa in Lombardia degli Austriaci. Tuttavia, al loro ritorno,
Lecco nel 1859 venne nuovamente declassata a Borgo.[35].
Nel 1859, con la Seconda Guerra d'Indipendenza, Lecco e la Lombardia, furono conquistate dal Regno di Sardegna, primo troncone del Regno d'Italia e, nello stesso anno, riebbe il titolo di Città, che le era stato conferito nel
1848 e cancellato dagli austriaci. Primo sindaco fu il notaio Francesco Cornelio.[36]
Nel 1885 nacque il corpo dei Vigili
Urbani mentre nel 1923 il territorio comunale, ormai
insufficiente a contenere l'espansione urbana, venne notevolmente ampliato con l'aggregazione dei comuni limitrofi di Acquate, Castello sopra Lecco, Germanedo, Laorca, Rancio di Lecco e San Giovanni alla Castagna, nonché di parte del territorio comunale di Maggianico[37]; nel 1928 venne aggregata anche la restante parte di Maggianico, mentre Malgrate e Pescate, di cui era prevista l'aggregazione, mantengono
la loro autonomia. La città in seguito si sviluppò di pari passo con il paese, fu centro di aspre lotte sindacali per il miglioramento delle condizioni negli stabilimenti tessili e
dovette pagare un enorme tributo di sangue nel corso delle due guerre mondiali, furono molti i caduti ricordati nei numerosi monumenti presenti in città. Tra il settembre del '43 e
l'aprile del '45 Lecco si distinse nella resistenza ed è quindi tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra
di Liberazione.
« Croce rossa in campo bianco e leone rampante su fondo azzurro-lago, a destra e sinistra, due tritoni, corona gemmata a nove palle. » |
(Descrizione araldica dello stemma del Comune di Lecco) |
Lo stemma del Comune di Lecco ha subito molte modifiche col susseguirsi degli eventi storici. Dopo la raffigurazione più antica risalente al Seicento, ci è stato tramandato lo stemma degli Statuta Civilia Comminitatis Leuci (1691). Esso subì dalle varianti, più o meno elaborate e ad oggi raffigura uno scudo partito con croce rossa in campo d'argento di origine guelfa che compare negli stemmi dei liberi Comuni del Nord Italia anti-imperiali sulla sinistra, ed un leone rampante d’oro in campo azzurro, simbolo del Comune medievale di parte Popolare, sulla destra . Sullo scudo, sorretto ai lati da due tritoni, (divinità della mitologia greca dalla doppia natura: metà uomini e metà pesci, a ricordo delle origini di popolo vissuto in un villaggio di pescatori) è posta una corona comitale a nove palle, perché Lecco, araldicamante, è Contea fin dal dominio carolingio (VIII secolo d.C.) .[38][39]
Lecco presenta un gonfalone di colore azzurro con al centro lo stemma del comune. Esso è decorato con Medaglia d’argento al Valor militare.
Il comune di Lecco è decorato di Medaglia d’argento al valor militare per attività partigiana per la partecipazione alla Lotta di Liberazione dal 1943 al 1945, concessa con decreto del Presidente della Repubblica del 19 settembre 1974 e consegnata in una memorabile cerimonia allo stadio comunale Rigamonti-Ceppi dall'allora Presidente della Camera On.Sandro Pertini.[40][41]
Medaglia d’argento al valor militare | |
«Durante venti mesi di dura lotta contro l’oppressione tedesca e fascista, dava sublimi esempi di
patriottismo opponendo ai rastrellamenti e alle deportazioni in Germania delle sue genti una fiera resistenza.
Mentre i volontari, inquadrati nelle formazioni, impegnavano il nemico nella lotta armata che costò grave contributo di sangue fra combattenti e cittadini vittime delle
rappresaglie, uomini e donne d'ogni estrazione sociale si ritrovarono uniti nell'opporre coraggiose compatte manifestazioni di ostruzionismo, che oltre ad isolare
psicologicamente l'avversario ne impedivano l'utilizzazione delle risorse locali. Il prezzo di sangue generoso offerto dai combattenti e dai cittadini colpiti dalle
rappresaglie suggella il contributo offerto delle genti di Lecco alla causa della libertà della Patria.» |
Lecco è stata designata Città alpina dell'anno 2013.[42] Tale benemerenza le è stata conferita dall'associazione internazionale della Convenzione delle Alpi per il particolare impegno all’attuazione e allo sviluppo sostenibile grazie al principale punto di forza del nucleo urbano e del circondario nel rapporto instaurato con la risorsa acqua oltre ad altri temi rilevanti quali la raccolta differenziata e il riciclaggio, iniziative di sensibilizzazione nei comportamenti relativi alla mobilità in ambito locale, promozione delle energie rinnovabili, valorizzazione del paesaggio culturale nell'area del centro storico e del circondario, contenimento del consumo di territorio e promozione di un uso sostenibile del suolo.[43]
Lecco ha conferito la cittadinanza onoraria al Reggimento artiglieria a cavallo "Voloire" mediante una manifestazione ufficiale tenutasi il 7 maggio 2011 con la partecipazione del Carosello a cavallo e lancio di paracadutisti svolta presso il Centro Sportivo Bione in occasione dei festeggiamenti del 150º Anniversario dell'Unità d'Italia.[44]
Il 12 aprile 2011 il Comune di Lecco è stato nominato Socio d'onore dell'Istituto Nazionale del Nastro Azzurro, che riunisce i combattenti e decorati al valor militare.[45]