Chiavari comune |
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Panorama di Chiavari |
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Localizzazione | |||||
Stato | Italia | ||||
Regione | Liguria | ||||
Provincia | Genova | ||||
Amministrazione | |||||
Sindaco | Roberto Levaggi (Lista civica di Centro-destra "Noi di Chiavari") dal 21/05/2012 | ||||
Territorio | |||||
Coordinate | 44°18′59.08″N 9°19′25.45″E / 44.316411°N 9.323736°E44.316411; 9.323736 (Chiavari)Coordinate: 44°18′59.08″N 9°19′25.45″E / 44.316411°N 9.323736°E44.316411; 9.323736 (Chiavari) (Mappa) | ||||
Altitudine | 5 m s.l.m. | ||||
Superficie | 12,23 km² | ||||
Abitanti | 27 533[1] (31-4-2015) | ||||
Densità | 2 251,27 ab./km² | ||||
Frazioni | Campodonico, Sanguineto, Sant'Andrea di Rovereto | ||||
Comuni confinanti | Carasco, Cogorno, Lavagna, Leivi, Zoagli | ||||
Altre informazioni | |||||
Cod. postale | 16043 | ||||
Prefisso | 0185 | ||||
Fuso orario | UTC+1 | ||||
Codice ISTAT | 010015 | ||||
Cod. catastale | C621 | ||||
Targa | GE | ||||
Cl. sismica | zona 3A (sismicità bassa) | ||||
Cl. climatica | zona D, 1 418 GG[2] | ||||
Nome abitanti | chiavaresi | ||||
Patrono | Nostra Signora dell'Orto | ||||
Giorno festivo | 2 luglio | ||||
Cartografia | |||||
Posizione del comune di Chiavari nella città metropolitana di Genova |
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Sito istituzionale |
Chiàvari (Ciävai IPA: /ˈt͡ʃaːvai̯/ in ligure[3]) è un comune italiano di 27.533 abitanti[1] della città metropolitana di Genova in Liguria.
Centro commerciale del Tigullio, è il secondo comune più popoloso del comprensorio e la terza città per numero di abitanti del territorio metropolitano dopo Genova e Rapallo. Nella classifica dei comuni più popolosi della regione si colloca quindi al settimo posto dopo Genova, i tre capoluoghi di provincia, Sanremo e Rapallo.
Se si considera la sua area urbana, Chiavari è la nona città della regione, preceduta dai capoluoghi, da Sarzana, Sanremo, Ventimiglia e Rapallo.
Già capoluogo del Dipartimento degli Appennini durante il Primo Impero francese (1797-1815) e dell'omonima provincia (1817-1859) con l'annessione al Regno di Sardegna nel 1815, è ancora oggi un'importante centro e punto di riferimento per le valli dell'entroterra chiavarese[4].
Ha dato i natali ai padri di Nino Bixio, Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi; quest'ultimo divenne cittadino chiavarese dopo la cessione di Nizza alla Francia[5].
Già sede dell'attività giudiziaria con un apposito tribunale nel levante del territorio metropolitano genovese, soppresso dal settembre 2013 con il suo accorpamento a quello di Genova, è dal 1892 altresì sede della locale diocesi.
Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia della Liguria. |
La città si affaccia sul mar Ligure della Riviera di Levante, posizionandosi geograficamente al centro del Golfo del Tigullio, ad est di Genova.
Confina a nord con i comuni di Leivi e Carasco, a sud è bagnato dal mar Ligure, ad ovest con Zoagli ed est con Cogorno e Lavagna. Il territorio comunale è costituito dalle tre frazioni di Campodonico, Sanguineto e Sant'Andrea di Rovereto per un totale di 12,23 km².
Il nucleo urbano è situato alla destra del fiume Entella, che qui sfocia al termine della piana alluvionale, dividendo ad est la città dall'attigua Lavagna; la città è inoltre attraversata dal torrente Rupinaro nella zona più occidentale e da altri rii minori.
Viene solitamente definito come "entroterra chiavarese" quella parte geografica retrostante la costa della cittadina ligure. Tale area è compresa tra la media e bassa val Fontanabuona, la valle Sturla e la val Graveglia e fu storicamente legata al capitaneato di Chiavari, istituito nel XIII secolo dalla Repubblica di Genova nel levante ligure. Le valli, infatti, furono comprese nei territori geografici del capitaneato chiavarese fino al XVIII secolo e costituirono un'importante risorsa economica per Chiavari che divenne uno dei maggiori centri del Tigullio dell'epoca.
L'area, partendo dalla parte meridionale della piana del fiume Entella e dirigendosi verso nord, presenta la tipica vegetazione e zone agricole della Liguria; quasi in rapida successione si presentano colture di tipo mediterraneo con piante e pratiche agrarie di tipo continentale-montano. Sono inoltre presenti vaste coltivazioni di ulivi, specie nella zona di Leivi, castagno e nocciolo e, addentrandosi nella valle fontanina, è ancora in uso l'allevamento del bestiame.
Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Chiavari. |
Le origini del nome |
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Sull'origine del nome odierno si avanzano diverse ipotesi, la più accreditata cita la parola Clavaro[6] (Chiave), presente in un antico documento del 980, come la più probabile antenata di Chiavari, e si suol spiegare tale origine in quanto la città si trova allo sbocco delle quattro valli val Fontanabuona, valle Sturla, val Graveglia e val d'Aveto. |
Nel 1959[6], nel corso di alcuni scavi edili per la realizzazione di nuovi edifici, sono stati rinvenuti nella zona dell'attuale "viale Enrico Millo" alcuni insediamenti umani e i resti di un'antica necropoli[6].
Al termine dei necessari studi per l'approfondimento dell'area, durati dieci anni, si è potuto datare tra l'VIII e il VII secolo a.C.[6] i resti di tale necropoli e dell'insediamento preromano. Tale ipotesi di una probabile fondazione in quell'epoca potrebbe essere confermata anche grazie al ritrovamento di reperti murari risalenti al I secolo a.C.[6].
Dal 1985[7] alcuni oggetti sono conservati presso il museo archeologico cittadino, dedicato alla preistoria e protostoria dell'area geografica del Tigullio, tra i quali tombe racchiuse in lastroni d'ardesia dove furono rinvenuti monili e oggetti in ferro, oro e bronzo[6].
Al tempo dell'Impero romano fu considerato un'importante centro costiero del territorio tigullino[6] e alcuni documenti dell'epoca la citano con il toponimo Tigullia[6], altri come Segesta Tigullorum[6]; quest'ultima nomenclatura è stata dagli storici scartata poiché tale nome diede più probabilmente origine all'odierna cittadina di Sestri Levante[6]. In altri testi, sempre del X secolo[6], viene invece citata come semplice contrada della pieve di Lavagna.
Dopo il V secolo[6] subì le devastazioni di Eruli e Goti. Passata ai Bizantini[6] dopo le guerre gotiche, fu conquistata dal re longobardo Rotari nel 641[6].
Con la conquista franca appartenne alla marca obertenga[6]. In un documento del 980[6] la città viene citata come Clavaro. Passò in seguito sotto il dominio della Repubblica di Genova[6].
La primitiva, ma efficace espansione dell'originaria "Cittadella" o "Borgo di Chiavari" avvenne nel XII secolo[6] ad opera della Repubblica di Genova, alla quale Chiavari si sottomise promettendo ad essa una ferrea alleanza. La repubblica e i suoi consoli genovesi edificarono una nuova urbanizzazione della città tra il 1147 e il 1178[6], proteggendo il borgo con mura difensive (erette nel 1167[6]) che, in alcuni tratti del centro storico, sono ben visibili e in buono stato di conservazione[6].
Per porre maggiore difesa della nuova cittadella fu eretto sopra un colle, soprastante ad un primo allineamento abitativo denominato "Borgolungo", un castello come avamposto contro la famiglia Malaspina, già signori del levante ligure e della Lunigiana. Questi ultimi tentarono un assedio nel 1172[6], ma furono respinti dai Genovesi.
Nel 1243[6] si costituì ufficialmente in Libero comune sotto il potere della repubblica genovese e in tale secolo Chiavari fu scelta come sede del vicariato della Riviera orientale. Cent'anni dopo il primo assedio dei Malaspina, la città fu nuovamente assediata[6] dai conti Fieschi della vicina Lavagna che, costituendo un'alleanza con gli stessi Malaspina, riuscirono a sottrarre il comune dalla dominazione di Genova.
Chiavari fu quindi feudo fliscano fino al 1332[6], anno in cui la Repubblica di Genova riuscì nell'opera di riconquista feudale ed elesse il comune come sede del futuro capitaneato levantino; quest'ultimo inglobò quasi interamente il territorio del Tigullio e della val Fontanabuona[6].
In questi secoli la cittadina partecipò attivamente al commercio marittimo genovese e nuove attività artigianali furono trasferite, a partire dal 1368[6], dall'antica "via Ravascheri" - considerata all'epoca la "via patrizia" - nell'odierno "Caruggio Dritto" ("via Martiri della Liberazione"[8] e "via Vittorio Veneto") dei borghesi. Si modificò pertanto nuovamente la conformazione urbana chiavarese, ponendo nel centro della cittadella due strade principali commerciali e diversi "caruggi" laterali; le strade verso il mare furono invece destinate alle famiglie meno abbienti della città.
Nel 1393[6] i Fieschi riuscirono a sottrarre nuovamente la cittadina dal controllo di Genova, ma per un breve periodo poiché ritornò poco dopo comune sotto il dominio genovese. La repubblica nuovamente arricchì di molto la struttura edilizia erigendo nuovi palazzi signorili e portici lungo le vie principali e laterali; inoltre, su espressiva richiesta genovese, tutte le attività civiche furono concentrate all'interno della Cittadella, quali ad esempio il settore della giustizia. Ancora oggi il palazzo vecchio del tribunale si trova nella medesima posizione[6].
L'impianto architettonico si mantenne inalterato fino al tardo Cinquecento; da tale epoca nuovi palazzi signorili furono edificati all'interno delle mura nel contemporaneo stile rinascimentale[6]. La scelta del nuovo stile architettonico si manifestò soprattutto nelle vie principali "Ravaschieri" e "Stefano Rivarola" dove furono eretti o rivisti palazzi molto simili ad altri edifici presenti a Genova. A partire dal 1648[9], o forse dal 1646[6], ebbe il titolo di Città dalla Repubblica di Genova.
Nel 1656-1657[6] fu colpita da una violenta pestilenza che causò, oltre alle numerose vittime, il collasso sociale ed economico. La città si riprese fortemente a partire dal XVIII secolo[6] quando si decise di abbattere a ponente le mura, erette dai Genovesi, e di costruire nuovi insediamenti abitativi e nuove strade, conservandone però lo stile architettonico e il binomio strada-portico.
Così come altri comuni e borghi della Liguria subì l'invasione dell'esercito austriaco nel 1747[6] e la successiva campagna napoleonica in Italia nel 1797[6]. Napoleone Bonaparte riuscì a sottomettere la repubblica genovese annettendo i territori liguri all'interno del Primo Impero francese grazie al Trattato di Campoformio[6]. Da tale data fu ufficialmente istituita la democratica Repubblica Ligure e l'intero territorio ligure fu diviso in nuovi dipartimenti e arrondissement alla francese.
Il Tigullio[10], lo Spezzino[11], la parte meridionale del Parmense e alcune municipalità della Lunigiana[12] rientrarono nei confini amministrativi del Dipartimento degli Appennini[6] che assunse Chiavari come capoluogo. Il dipartimento fu attivo fino al 1814[6], anno della caduta di Napoleone I.
Nel 1815 il convocato Congresso di Vienna per ridisegnare i confini geografici-politici degli stati italiani ed europei stabilì lo scioglimento della repubblica ligure e la successiva annessione al Regno di Sardegna. Chiavari, già sede dell'ex dipartimento napoleonico, fu eletta al titolo di capoluogo[6] dell'omonima provincia nel 1817[6].
Nel 1859, con l'emanazione del Decreto Rattazzi, Chiavari divenne capoluogo dell'omonimo circondario[6], inserito nell'allora provincia di Genova e soppresso nel 1926.
Il 3 dicembre 1892[13], papa Leone XIII istituì la nuova diocesi di Chiavari, la più recente[13] rispetto alle altre diocesi liguri già presenti.
Nel corso dell'Ottocento e Novecento subì un forte fenomeno di emigrazione[6], maggiore nell'entroterra della val Fontanabuona, che spinse numerose famiglie in America Latina; per facilitare gli scambi tra le famiglie chiavaresi e quelle emigrate fu aperto a Chiavari il consolato del Perù[6], oggi soppresso[6].[14] Ancora oggi[6] molte famiglie originarie della cittadina costiera e della valle fontanina risiedono in Sudamerica, particolarmente a Lima (Perù), Valparaiso (Cile), a Buenos Aires (Argentina) e a Montevideo (Uruguay), portando cognomi tipici della zona del chiavarese. E non a caso molte strade di Chiavari portano il nome di queste città sudamericane (corso Lima, corso Valparaiso, corso Buenos Aires, corso Montevideo, etc)[6].
Nell'autunno del 1969 fu organizzato all'Hotel Stella Maris, di proprietà di un istituto religioso, un convegno tra Renato Curcio e una settantina di appartenenti al "Collettivo politico metropolitano" di Milano. Tra di loro ci furono molti di coloro che - nell'anno successivo - fonderanno le Brigate Rosse. Il loro simbolo, la stella a cinque punte, si dice che derivi proprio dal simbolo dell'albergo, tuttora presente[15].
Chiavari ha fatto parte della Comunità montana Fontanabuona fino al 1º gennaio 2009.
In virtù della precedente istituzionalizzazione come sede provinciale, fu presentata un'apposita proposta di legge alla Camera dei deputati il 24 ottobre del 2001[16] nella quale si richiese la costituzione della nuova "Provincia del Tigullio". La proposta è stata presentata da alcuni parlamentari del comprensorio tigullino e, se approvata, avrebbe di fatto staccato il territorio rivierasco dal controllo amministrativo dell'allora Provincia di Genova.
La quinta provincia ligure, che avrebbe scelto come capoluogo Chiavari[16] in virtù dell'importanza storica nel territorio, sarebbe stata composta[16] dai comuni di Avegno, Bogliasco, Borzonasca, Camogli, Carasco, Casarza Ligure, Castiglione Chiavarese, Chiavari, Cicagna, Cogorno, Coreglia Ligure, Favale di Malvaro, Lavagna, Leivi, Lorsica, Lumarzo, Mezzanego, Moconesi, Moneglia, Ne, Neirone, Orero, Pieve Ligure, Portofino, Rapallo, Recco, Rezzoaglio, San Colombano Certenoli, Santa Margherita Ligure, Santo Stefano d'Aveto, Sestri Levante, Sori, Tribogna, Uscio e Zoagli per un totale di 35 amministrazioni delle 67 attualmente componenti il territorio metropolitano genovese.
« Vitam Excoluere per Artes » |
(Motto dallo stemma comunale tratto dal Libro VI dell'Eneide di Virgilio) |
« D'azzurro carico al castello merlato con torre nel mezzo, di colore argento, aperto e finestrato di nero, poggiante su di un prato verde scuro dove campeggia una chiave d'oro posta in fascia. Scudo a forma di cuore, sormontato da una corona comitale d'oro smaltata e con nove perle, ed accostato da un ramo d'ulivo e da uno di rovere, legati con un nastro che riporta l'epigrafe: Vitam Excolvere per Artes » |
(Descrizione araldica dello stemma[17]) |
« Drappo troncato di azzurro e di verde... » |
(Descrizione araldica del gonfalone[17]) |
« Di origine napoleonica, è formata dai colori verde e blu, simboli dell'ambiente naturale, terra, colline, mare e cielo » |
(Descrizione araldica della bandiera[17]) |
Lo stemma è stato concesso con Regia patente del 18 marzo 1834[17], registrata al Controllo Generale il 13 giugno 1834[17] ed interinata dalla Camera dei Conti con proprio provvedimento in data 28 giugno 1834 (Registro 442, foglio 478[17]) conservato presso la Soprintendenza degli Archivi Piemontesi (Archivio di Stato di Torino, Sez. 3^, n. 228)[9].
La necropoli di Chiavari[37] fu scoperta sul finire degli anni cinquanta nel corso di alcuni scavi edili. A seguito del ritrovamento furono subito iniziati i necessari lavori per le rilevazioni archeologiche che, dopo un periodo di studio che va dal 1959 al 1969[37], gli storici datarono al VII secolo a.C.[37] la necropoli pre-romana.
Negli anni settanta i resti e i ritrovamenti furono spostati in una sede più idonea, visto che l'area interessata è molto vicina al centro abitato, e la collaborazione tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria e il Comune di Chiavari fece sì che il 19 aprile del 1985[37] s'inaugurò l'allora museo archeologico per la preistoria e la protostoria del Tigullio (dal 2013 museo archeologico di Chiavari).
Sede attuale del museo è, dal 1985, il celebre palazzo Rocca del XVIII secolo.
Lo stesso argomento in dettaglio: Siti di interesse comunitario della Liguria. |
Nel territorio comunale è presente e preservato un sito di interesse comunitario[38] per il particolare interesse naturalistico e geologico. Il sito - denominato "Pineta e lecceta di Chiavari" - è collocato nella zona nord-occidentale del territorio, nei pressi del santuario delle Grazie, lungo la strada statale 1 Via Aurelia, dove il paesaggio è caratterizzato dalla presenza di un bosco misto costituito prevalentemente da pini (Pinus halepensis, Pinus pinea, Pinus pinaster) e lecci[38]. Sono inoltre presenti, tra elementi di macchia mediterranea e vegetazione rupestre, alcuni esemplari di orchidea ed euphorbia a doppia ombrella (Euphorbia biumbellata), quest'ultima molto rara nel territorio regionale[38].
Tra le specie animali tipiche del SIC chiavarese sono segnalate due specie di molluschi (Toffolettia stritiolata e Solatopupa pallida) legati ai substrati calcarei appartenenti alla formazione del monte Antola[38].