Gorizia

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Gorizia
comune
Gorizia – Stemma Gorizia – Bandiera
   
Gorizia – Veduta
Localizzazione
Stato Italia Italia
Regione Friuli-Venezia Giulia-Stemma.png Friuli-Venezia Giulia
Provincia Provincia di Gorizia-Stemma.png Gorizia
Amministrazione
Sindaco Ettore Romoli (Il Popolo della Libertà-Lega Nord) dal 28/05/2007
Territorio
Coordinate 45°56′ordinate45°56′06.72″N 13°37′09.48″E (Mappa)
Altitudine 84 m s.l.m.
Superficie 41,26 km²
Abitanti 35 114[1] (31-12-2014)
Densità 851,04 ab./km²
Frazioni vedi elenco
Comuni confinanti Collio (Brda) (SLO), Farra d'IsonzoMossaNova Gorica (SLO), San Floriano del CollioSavogna d'Isonzo,San Pietro-Vertoiba (SLO).
Altre informazioni
Lingue italianodialetto goriziano,slovenofriulano
Cod. postale 34170
Prefisso 0481
Fuso orario UTC+1
CodiceISTAT 031007
Cod. catastale E098
Targa GO
Cl. sismica zona 2 (sismicità media)
Cl. climatica zona E, 2 333 GG[2]
Nome abitanti goriziani
Patrono santi Ilario e Taziano
Giorno festivo 16 marzo
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Gorizia
Gorizia
Posizione del comune di Gorizia nella provincia omonima
Posizione del comune di Gorizia nella provincia omonima
Sito istituzionale

Gorìzia (pronuncia /ɡoˈritʦja/[3] Ascolta[?·info]), Gorica in sloveno,[4] Gurize in friulano standard[5] (Guriza in friulano goriziano[6]),Gorisia in dialetto bisiaco, Görz in tedesco, è un comune italiano di 35 114 abitanti[1], capoluogo dell'omonima provincia nel Friuli-Venezia Giulia.

Per la sua posizione e per la sua storia, la città è uno dei punti di congiunzione fra il mondo latino, slavo e germanico. Come il resto del Goriziano, la città rientra sia nei confini del Friuli storico che in quelli della Venezia Giulia.

 

 

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Alla confluenza delle due naturali vie di comunicazione tra oriente e occidente, le Valli dell'Isonzo e del Vipacco, importante luogo di transito già in tempi remoti, Gorizia è bagnata dal fiume Isonzo. La città si affaccia sulla pianura isontina circondata dalle colline delCollio note per la coltivazione della vite e la produzione di vini di qualità.

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Gorizia.

Gorizia è riparata a nord dai monti e non risente dei freddi venti settentrionali ma, trovandosi quasi allo sbocco dei valichi prealpini e carsici, è soggetta alla bora che soffia da est. Tale vento, che generalmente è secco, talvolta può portare abbondanti nevicate. La bora, però, che soffia dalla valle del Vipacco attraversandola molto violentemente, incontra prima di Gorizia l'ostacolo delle colline a est della città, che ne mitigano sensibilmente la furia. Il clima di Gorizia, relativamente temperato, è tuttavia influenzato dai venti freschi e umidi provenienti da sud-ovest, che penetrano nella pianura isontina verso cui si apre la città. In estate sono abbastanza frequenti i fenomeni temporaleschi e grandinate: non è raro lo scirocco, cui fanno seguito, di norma, abbondanti precipitazioni.

GORIZIA Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Inv Pri Est Aut
T. max. media (°C) 7,0 8,8 12,5 17,1 22,0 25,2 27,8 27,8 24,5 19,5 12,9 8,5 8,1 17,2 26,9 19,0 17,8
T. min. media (°C) -0,2 0,7 3,3 7,4 10,6 13,9 15,8 15,7 13,1 9,1 5,5 1,5 0,7 7,1 15,1 9,2 8,0

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Gorizia.

Età antica e medievale[modifica | modifica wikitesto]

« MEDIETATEM UNIUS CASTELLI DICTI SYLICANI ET VILLAE QUAE SCLAVONICA LINGUA VOCATUR GORIZA. »

Più o meno nell'area dove attualmente si trova la città di Gorizia sorgevano, fin dal I secolo a.C., due centri abitati romani di modesta entità, Castrum Silicanum da cui trasse origine il villaggio di Salcano, oggi Solkan, un sobborgo di Nova Gorica (Slovenia); e Pons Aesontii o (Pons Sontii), attuale località Mainizza, come indicato sulla Tabula Peuntingeriana, dove sorgeva una mansio sullavia Gemina, nel punto in cui attraversava il fiume Isonzo e che collegava l'Italia alla provincia norica. Una teoria degli studiosi è che nella zona era situata, 3400 anni fa, Noreia, capitale del Norico.

Le origini del nome

Il nome italiano Gorizia deriva dal sostantivo slavo gorica(leggi gorìza), diminutivo di gora (monte), e significacollina.[7] Toponimi di origine slava sono comuni anche ad altre località sud-orientali della Bassa Friulana - es.: Goricizza (frazione di Codroipo, UD), Gorizzo (frazione diCamino al Tagliamento, UD), ecc. - e stanno ad indicare il ripopolamento della zona ad opera di genti slave dopo le devastanti incursioni degli Ungari (IX secolo).

Il nome di Gorizia compare tuttavia per la prima volta nell'anno 1001, in una donazione imperiale che Ottone III fece redigere a Ravenna, mediante la quale egli cedeva in parti eguali il castello di Salcano e la villa denominata Goriza(medietatem predii Solikano et Gorza nuncupatum), a Giovanni, patriarca di Aquileia, e a Guariento, conte del Friuli. La località è ricordata successivamente nel 1015 (medietatem unius villae que sclavonica lingua vocatur Goriza). GliEppenstein ressero Gorizia fino al 1090 e, a partire da tale data, la città fu governata prima dai Mosburg, poi daiLurngau, una famiglia originaria della Val Pusteria imparentata con i conti palatini di Baviera. Con costoro si accrebbe la popolazione della città, costituita in massima parte da friulani (artigiani e mercanti), tedeschi (impiegati nell'Amministrazione) e sloveni (agricoltori), questi ultimi insediati generalmente nelle zone periferiche e nei centri rurali limitrofi. La bellicosità dei Conti di Gorizia, unitamente a una saggia politica matrimoniale, permise alla contea, nel suo periodo di massimo splendore (seconda metà del XIII e primi decenni del XIV secolo) di estendersi su gran parte del nord est italiano (comprese per un breve periodo anche le città di Treviso e Padova in Veneto), sulla parte occidentale dell'odierna Slovenia, sull'Istria cosiddetta "interna" (Contea di Pisino) e su alcune zone dell'attuale territorio austriaco (come Tirolo e Carinzia). I conti avevano fissato la propria residenza abituale nella città austriaca di Lienz, mentre a Merano si trovava la principale zecca dello Stato.

Durante il regno di Enrico II (1304-1323) l'abitato, che ormai aveva acquisito delle connotazioni tipicamente urbane, ottenne il rango di città. Nei primi decenni del secolo successivo, l'assorbimento dello Principato patriarcale di Aquileia da parte della Repubblica veneta, indusse i conti di Gorizia a richiedere al doge l'investitura feudale (1424). Con tale atto essi si riconobbero vassalli della Serenissima, Stato successore del Patriarcato. Nel 1455 vennero incorporati a Gorizia, mediante l'estensione dei privilegi cittadini, anche i quartieri non murati della zona meridionale (la cosiddetta Città bassa), abitati in parte da sloveni.

Età moderna[modifica | modifica wikitesto]

Mappa del 1794

Nel 1500 l'ultimo conte, Leonardo, morì senza discendenti nella città di Lienz, e lasciò in eredità la contea aMassimiliano I d'Asburgo. L'atto, ritenuto non valido secondo il diritto internazionale del tempo, dal momento che la Contea di Gorizia era unita alla Repubblica veneta da vincoli di vassallaggio, spinse la Serenissima a denunciare attraverso i canali diplomatici, tale violazione. Ogni tentativo veneziano di riappropriarsi della città, anche mediante la forza, risulterà tuttavia vano. Fra l'aprile del 1508 e l'agosto del 1509 Gorizia fu occupata militarmente da Venezia, allora in guerra anche contro Luigi XII di Francia. Pochi mesi dopo la disastrosa sconfitta di Agnadello, ad opera delle armi francesi, la guarnigione veneta fu costretta ad abbandonare la città.

Gorizia farà da allora parte dei domini asburgici, prima come capitale dell'omonima contea, e, successivamente, come capoluogo della Principesca Contea di Gorizia e Gradisca che, dalla metà dell'Ottocento entrò a far parte del Litorale Austriaco. Suoi conti saranno gli stessi imperatori asburgici fino al 1918, salvo una breve interruzione: l'occupazione francese del 1809-1813 con l'inclusione della città nelle Province Illiriche, create da Napoleone nell'ambito del suoImpero.
Il web-film La Bella Transalpina è ambientato a Gorizia nel 1910, e presenta immagini e personaggi originali di quei tempi.

Primo e secondo conflitto mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Deportazioni di Gorizia.
« ... O, Gorizia, tu sei maledetta

per ogni cuore che sente coscienza;
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu... »

(ritornello di una canzone popolare cantata durante la Grande guerra dai militi italiani)
Il fiume Isonzo e sullo sfondo il ponte ferroviario dei primi del Novecento

La prima guerra mondiale per Gorizia è iniziata nell'estate 1914, mentre il Regno d'Italia è entrato in guerra nel maggio 1915. La prima vittima goriziana del conflitto fu la contessa Lucy Christalnigg[8], uccisa da guardie armate mentre era in missione per conto della Croce Rossa nell'agosto 1914.

Nel corso della prima guerra mondiale, a prezzo di enormi sacrifici umani in cui si segnalarono soprattutto i cosiddetti Gialli del Calvario(così chiamati per il colore delle mostrine e per gli atti di valore sul Monte Podgora), le truppe italiane entrarono una prima volta a Gorizia nell'agosto 1916.[9]

Persa a seguito della rotta di Caporetto (ottobre 1917), la città venne definitivamente ripresa dall'esercito italiano il 7 novembre 1918.

All'interno del Commissariato generale della Venezia Giulia, gli italiani preferirono inizialmente non stravolgere un tessuto amministrativo pluricentenario ed efficiente. La Contea cambiò nome in Provincia subito dopo l'unione ufficiale al Regno d'Italia (10 settembre 1919).

Con l'avvento del fascismo Gorizia fu assegnata inizialmente alla provincia del Friuli (1923), ma già nel 1927, con il riordinamento delle circoscrizioni provinciali, divenne capoluogo della nuova provincia di Gorizia[10]; contemporaneamente furono aggregati i comuni limitrofi diLucinicoPiedimonte del CalvarioSalcanoSan Pietro di Gorizia e Sant'Andrea di Gorizia[11], e l'anno successivo il comune di Vertoiba in Campi Santi[12].

La giurisdizione della nuova provincia comprendeva l'intero Friuli orientale, ad eccezione della Bisiacaria e di Grado, unite alla Provincia di Trieste, e del distretto di Cervignano, facente parte della Provincia del Friuli.

L'opera di ricostruzione fu effettuata soprattutto durante il ventennio fascista. In quegli anni furono promossi interventi di risanamento, aperte nuove strade e sviluppata una modesta area industriale. Vennero edificati un nuovo cimitero, tra Sant'Andrea e Merna, e le prime strutture funzionanti dell'aeroporto, da cui nel luglio del 1935 decollò la 41.a squadriglia per la conquista dell'Etiopia.

A sud-est del centro cittadino spuntò una cittadella sanitaria, comprendente anche l'ospedale da cui, negli anni sessanta, il medico Franco Basaglia avrebbe dato avvio alla controversa riforma dell'istituzione psichiatrica italiana.[13]

Tuttavia, come ha messo in evidenza Elio Apih, riferendosi all'intera Venezia Giulia, «...questi investimenti non solo soddisfacevano solo in parte modesta le esigenze della popolazione, ma erano anche assai poco organicamente distribuiti, per lo più secondo la logica di interessi cittadini e industriali o comunque politici.»[14]

Per quanto riguarda i rapporti interetnici, fin dalla metà degli anni venti il regime fascista aveva iniziato ad applicare anche a Gorizia, come nel resto della Venezia Giulia, la politica di snazionalizzazione degli Sloveni presenti sul territorio. Si diede prima l'avvio all'italianizzazione dei toponimi, poi, dal 1927, si procedette anche a quella dei cognomi e, nel 1929, l'insegnamento in sloveno venne definitivamente bandito da tutte le scuole pubbliche cittadine di ogni ordine e grado. In città la lingua slovena fu ancora utilizzata per alcuni anni negli Istituti religiosi diocesani, grazie alla protezione e al prestigio personale dell'arcivescovo di Gorizia Francesco Borgia Sedej, fautore del dialogo interetnico e massimo punto di riferimento dei cattolici goriziani. Nel 1931, subito dopo le dimissioni e la morte di Sedej, lo sloveno fu estromesso, come idioma veicolare, anche dalle scuole diocesane.

Tale politica vessatoria, accompagnata da violenze e sopraffazioni (fra cui l'assassinio del compositore sloveno Lojze Bratuž in una frazione di Gorizia), ebbe pesanti ripercussioni nei già deteriorati rapporti fra le nazionalità e suscitò una reazione brutale da parte delle organizzazioni terroriste slovene come il TIGR. A partire dal 1941, scoppiata la guerra contro la Jugoslavia, le autorità fasciste procedettero all'internamento in campi di concentramento (Campo di concentramento di ArbeCampo di concentramento di GonarsVisco, Poggio Terza Armata[15]), di un certo numero di "allogeni" (o "alloglotti") residenti sia in città che nella sua provincia, molti dei quali non fecero più ritorno, decimati dalle malattie e dall'inedia.

Nel corso della seconda guerra mondiale, subito dopo la resa italiana dell'8 settembre 1943, il Goriziano fu teatro di un'eroica resistenza all'invasione nazista che dalla città capoluogo prese nome (battaglia di Gorizia). Per un breve periodo (1943-1945) fu posta sotto l'amministrazione militare tedesca (di fatto un'annessione) e inclusa nell'Adriatisches Küstenland (Litorale Adriatico), un Governatorato che a sua volta venne posto sotto il diretto controllo di Friedrich RainerGauleiter della Carinzia.

Con l'arrivo dei partigiani jugoslavi a Gorizia nel maggio del 1945 iniziarono le repressioni che toccarono l'apice fra il 2 e il 20 maggio nei confronti degli oppositori, o possibili oppositori, al regime (italiani soprattutto, ma anche slavi). Si contarono un numero imprecisato di civili scomparsi (fra i 202[16] e i 665[17]) e fra i militari presenti nel goriziano (635 vittime, secondo un'autorevole testata italiana[18]).

Secondo le ricerche dello storico Marco Pirina gli italiani furono deportati a Lubiana all'interno di un ex manicomio riadattato a campo di concentramento.[19][20]

Sulla base delle suddette ricerche storiografiche la responsabilità dell'accaduto viene attribuita da Pirina a Francesco Pregelj, commissario del popolo del IX Corpus[21][22]. Tuttavia, nel 2010 la Corte di cassazione ha smentito che le ricerche di Pirina tese a colpevolizzare Pregelj ed altri abbiano reale fondamento storico, condannando lo storico a risarcire per diffamazione i partigiani accusati ed i loro eredi[23].

Al termine del conflitto, con il trattato di pace, il comune dovette cedere i tre quinti circa del proprio territorio alla Jugoslavia con il 15% della popolazione residente. Il centro storico e la massima parte dell'area urbana della città restarono però in territorio italiano.

Dopoguerra e ripresa[modifica | modifica wikitesto]

In territorio jugoslavo restò tuttavia parte della periferia situata a settentrione e ad oriente (le frazioni di Salcano, San Pietro e Vertoiba) come anche gran parte della provincia. Ilconfine attraversava una zona semicentrale della città lasciando nella parte non italiana, oltre alle frazioni summenzionate, anche molti edifici e strutture di pubblica utilità. Tra queste ultime la stazione ferroviaria di Gorizia Montesanto che si trovava sulla linea ferroviaria Transalpina collegante la "Nizza austriaca", come veniva chiamata la città, all'Europa Centrale. La piazza antistante la stazione, suddivisa tra le due nazioni, fin dal 2004 è stata resa visitabile liberamente su entrambi i lati dopo l'abbattimento di parte della rete confinaria avvenuto con l'entrata della Slovenia nell'Unione europea. Al centro di essa sorgono un mosaico ed una piastra metallica commemorativa che segna il tracciato del confine di stato.

In territorio sloveno si trova anche la moderna città di Nova Gorica, eretta negli anni cinquanta per volontà della dirigenza politica jugoslava in quanto i territori della Provincia di Gorizia annessi alla Jugoslavia, chiusa la frontiera con l'Occidente considerato nemico, erano rimasti senza un centro amministrativo ed economico verso il quale potessero gravitare.

Paragonata a Berlino[24] , tagliata in due dal confine protetto da torri armate di mitragliatrici, Gorizia ha rappresentato, nella seconda metà degli anni quaranta e negli anni cinquanta, un valico clandestino per molti cittadini jugoslavi e dei paesi del patto di Varsavia ed un rifugio sicuro per tanti esuli giuliani, soprattutto istriani, integratisi perfettamente nel tessuto economico e sociale della città. In realtà, dopo la rottura di Tito con i paesi del blocco sovietico nel 1948, Gorizia, pur vivendo diversi momenti di tensione (nel 1953 Tito minacciò di voler prendere Gorizia e Trieste con le armi, radunando centinaia di migliaia di reduci a Okroglica, meno di 10 km via dalla città), vide i rapporti normalizzarsi progressivamente, soprattutto grazie agli accordi di Udine con cui venne introdotto il "lasciapassare" che semplificava le procedure per varcare la frontiera. Nel corso degli anni sessanta, Gorizia ha avviato un rapporto di buon vicinato con la consorella slovena (all'epoca jugoslava), sorta nel decennio immediatamente successivo alla definizione del confine del 1947: infatti, incontri culturali e sportivi hanno spesso messo in contatto e unito le due città. La presenza di una comunità slovena a Gorizia ha giocoforza catalizzato la collaborazione. Gli accordi di Osimo, sancendo definitivamente lo status quo confinario, contribuirono molto alla rappacificazione definitiva con la Jugoslavia, e poi con la successiva Repubblica di Slovenia. A tutt'oggi permangono deboli attriti tra le due città, in particolare su temi quali l'inquinamento che Nova Gorica riversa su Gorizia, le rivendicazioni degli esuli giuliani per un equo risarcimento per i beni loro sottratti, lo sfruttamento idroelettrico del fiume Isonzo. Da alcuni ambienti sloveni a distanza di 70 anni viene demagogicamente ancora rinfacciato all'Italia il ventennio fascista. Una barriera è rappresentata dalla lingua: pochi giovani goriziani non appartenenti alla minoranza slovena conoscono lo sloveno, pertanto, benché molti sloveni conoscano l'italiano, potrebbe esserci un problema di incomunicabilità per il futuro.

Gorizia europea[modifica | modifica wikitesto]

Il 21 dicembre del 2007 la Slovenia è entrata a tutti gli effetti nel trattato di Schengen e le città di Gorizia e Nova Gorica sono oggi finalmente senza interposti confini. Il legame sempre più forte che le unisce ha permesso alle due città di avviare un processo di formazione di un polo di sviluppo unico che riveste e rivestirà sempre più una notevole importanza ai fini della cooperazione e collaborazione fra l'Italia e la Slovenia. A tale proposito sono stati messi a punto recentemente progetti di mutuo interesse e una serie di incontri bilaterali o multilaterali che interessano non solo i due municipi ma anche altri centri limitrofi. Fra questi ultimi segnaliamo, a titolo indicativo, gli incontri che si tengono periodicamente fra le giunte municipali di Gorizia, Nova Gorica e San Pietro-Vertoiba per mettere a punto strategie comuni e creare nuove sinergie per lo sviluppo economico della regione. Gorizia negli ultimi anni sta conoscendo una lenta ma costante rinascita sia a livello infrastrutturale che sociale.

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