Friuli Venezia Giulia regione autonoma a statuto speciale |
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Friuli Venezia Giulia (FUR) Friûl Vignesie Julie (SL) Furlanija Julijska Krajina (DE) Friaul Julisch Venetien |
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In senso orario vedute di Gorizia, Pordenone, Udine e Trieste |
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Localizzazione | |||||
Stato | Italia | ||||
Amministrazione | |||||
Capoluogo | Trieste | ||||
Presidente | Debora Serracchiani (PD) dal 22/04/2013 | ||||
Data di istituzione | 31 gennaio 1963 | ||||
Territorio | |||||
Coordinate del capoluogo |
45°38′10″N 13°48′15″ECoordinate: 45°38′10″N 13°48′15″E (Mappa) | ||||
Superficie | 7 862,3 km² | ||||
Abitanti | 1 223 325[1] (30-6-2015) | ||||
Densità | 155,59 ab./km² | ||||
Province | Gorizia, Pordenone, Trieste,Udine | ||||
Comuni | 216 | ||||
Regioni confinanti | Alta Carniola (SI-052),Carinzia (AT-2), Goriziano(SI-023), Litorale-Carso (SI-024), Veneto | ||||
Altre informazioni | |||||
Lingue | Italiano, friulano, sloveno,tedesco | ||||
Fuso orario | UTC+1 | ||||
ISO 3166-2 | IT-36 | ||||
CodiceISTAT | 06 | ||||
Nome abitanti | friulani e giuliani | ||||
PIL | (PPA) 27.358,2 mln € | ||||
PIL procapite | (PPA) 29.292 € | ||||
Cartografia | |||||
Mappa della regione con le sue province |
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Sito istituzionale |
Il Friuli Venezia Giulia[2] (Friûl Vignesie Julie in friulano, Furlanija Julijska krajina in sloveno, Friaul-Julisch Venetien in tedesco) è una regione italiana autonoma a statuto speciale dell'Italia nord-orientale di 1.223.743 abitanti[3], con capoluogo Trieste. È composta da due regioni storico-geografiche con caratteristiche culturali diverse: il Friuli e la Venezia Giulia.
Il Friuli Venezia Giulia è un caso del tutto singolare tra le regioni italiane: la geografia lo ha posto al confine delle tre principali realtà etnico-linguistiche del continente europeo: latina, slava e germanica, che qui hanno dialogo e si sono armonizzate, ma che si sono anche scontrate, creando nei secoli molteplici diversità.
Il Friuli Venezia Giulia si trova nell'Italia nord-orientale e si estende su una superficie di 7.858 km². È composto da territorio appartenente alla regione storico-geografica del Friuli, che costituisce la larghissima maggioranza della sua superficie, e dalla parte di Venezia Giulia rimasta all'Italia dopo la seconda guerra mondiale. La demarcazione tra le due regioni storico-geografiche non è tuttavia univoca, in quanto costituita per alcuni autori dal fiume Isonzo, per altri dalla foce del fiume Timavo, presso San Giovanni di Duino.
I confini sono:
Morfologicamente la regione può essere suddivisa in 4 regioni naturali.
Tutta la parte settentrionale del Friuli Venezia Giulia è costituita da territorio montano, solcato da vallate in corrispondenza di corsi d'acqua come il Tagliamento e il Fella. La parte ad ovest del Fella, che comprende le Alpi e le Prealpi Carniche, separate dall'alto corso del Tagliamento, viene chiamata Carnia. I rilievi più importanti, da occidente ad oriente, sono: tra le Dolomiti friulane(appartenenti alle Prealpi Carniche) la Cima dei Preti (2703 m), il Duranno (2652 m) e la Cridola (2580 m); tra le Alpi carniche il monte Coglians (che con i suoi 2780 m è la quota massima della regione), la Creta delle Chianevate (2679 m) e il monte Peralba(2691 m); tra le Alpi Giulie italiane, lo Jôf di Montasio (2754 m), il Mangart (2677 m), lo Jôf Fuârt (2666 m) e il monte Canin(2587 m), che domina la pianura.
L'area collinare è situata a sud di quella montana e lungo la parte centrale del confine con la Slovenia. Il principale prodotto del settore agricolo in questa zona è il vino, la cui qualità, soprattutto la qualità bianca, è conosciuta in tutto il mondo (verduzzo,ramandolo, picolit, terano, vitowska). La parte più orientale della zona collinare è anche conosciuta come Slavia friulana, il cui nome ricorda le terre in cui dal VII secolo d.C. si erano insediate genti di origini slave.
L'area è formata da un'alta pianura, situata a nord, con suoli formati da depositi fluviali grossolani e permeabili, e da una bassa pianura, a sud, con suoli formati da depositi fluviali fini e impermeabili. Tra le due si allunga, da nord/ovest a sud/est, la fascia delle risorgive, dove le falde acquifere sotterranee, provenienti da monte, affiorano in superficie dando vita a numerosi corsi d'acqua, detti per l'appunto "di risorgiva". Nella bassa pianura il paesaggio è quello delle pianure irrigue, mentre nell'alta pianura il paesaggio è quello delle praterie aride ("magredi". o grebanos in lingua friulana), anche se negli ultimi decenni queste terre sono state messe a coltura ricorrendo a moderni ed efficaci sistemi di irrigazione. L'alta pianura friulana ha caratteristiche diverse nelle sue sezioni orientale e occidentale, separate dal corso del fiume Tagliamento. La seconda, percorsa dagli ampi greti ghiaiosi dei torrenti Cellina e Meduna, è spiccatamente più arida della prima. Le diverse caratteristiche dell'alta e della bassa pianura ne condizionano il popolamento: mentre nella prima gli insediamenti umani sono discontinui, nella seconda essi sono diffusi nel territorio e danno vita a conurbazioni. La maggior parte delle attività agricole della regione sono concentrate in questa zona.
Area che può essere ulteriormente suddivisa in due sottoaree, l'occidentale e quella orientale, separate dalla foce del fiume Isonzo (Riserva naturale della Foce dell'Isonzo). A ovest di questa la costa è bassa e sabbiosa con ampie lagune (laguna di Grado, Marano Lagunare) oltre a famose località balneari quali Grado e Lignano Sabbiadoro. A est la costa è rocciosa dove l'altopiano carsico incontra l'Adriatico, fino al confine con la Slovenia. Le province di Gorizia e Trieste comprendono infatti una porzione del Carso, caratterizzato da notevoli fenomeni geologici quali doline, numerose grotte (tra cui la Grotta Gigante) e fiumi sotterranei come il Timavo. I modesti rilievi del Carso italiano raggiungono la massima quota nei 672 m s.l.m. del Monte Cocusso, che segna il confine nazionale.
Il clima del Friuli Venezia Giulia va dal clima submediterraneo delle zone costiere, a un clima temperato più umido nelle pianure e nelle zone collinari, fino al clima alpino delle montagne. La temperatura annuale media di Trieste (dati 2000-2008) è di 15,7 °C, mentre quella della pianura va dai 13,5 ai 14,5 °C. La zona della regione più mite è quella litoranea presso Trieste, sia per l'influenza del mare più profondo, sia per la parziale protezione dell'altopiano carsico. Questo tratto di costa gode di un clima tra i più secchi d'Italia e, specie nelle minime, risulta quasi sempre sensibilmente più mite del resto della regione, contando in media solo nove minime sottozero (in genere di pochi decimi o di -1 o -2 °C) all'anno contro le 60 e oltre minime (che possono arrivare fino ai -10 °C e oltre) di alcune zone della pianura. Sulla costa i venti principali sono la Bora da E-NE e lo Scirocco da Sud, che si alternano nel corso dell'inverno, mentre il Maestrale da O e le brezze predominano in estate. La zona della costiera triestina tra Sistiana e Miramare è riparata dal vento di Bora grazie al ciglione carsico sovrastante, mentre vi risultano esposte Trieste, il resto della costa, la bassa pianura, il cividalese e parzialmente la pianura da Palmanova a Gemona, zone sulle quali il vento nordorientale penetra sfruttando varie valli laterali delle Alpi Giulie. La montagna friulana ha un clima più rigido e piovoso e i livelli altimetrici delle nevicate e della vegetazione sono più bassi che nel resto delle Alpi.
Lo stesso argomento in dettaglio: Zone Altimetriche d'Italia. |
Il manto vegetale del Friuli Venezia Giulia risulta ampiamente modificato, rispetto alla sua conformazione originaria, dall'intervento umano. Determinante, a questo proposito, fu il disboscamento radicale cui la Regione fu soggetta in età moderna (XV-XVIII secolo) e che alterò profondamente, sotto il profilo naturalistico, quasi tutta la fascia pianeggiante meridionale e, in parte, anche quella collinare centrale e pedemontana. Le zone litoranee (soprattutto lagunari) ed alpine sono quelle maggiormente incontaminate, nonostante alcune di esse siano meta di consistenti flussi turistici (Grado e Lignano Sabbiadoro sulla costa, Tarvisio e il Tarvisiano, Forni di Sopra, Ravascletto eArta Terme nelle Alpi). Il territorio friulano presenta una gran varietà di specie vegetali (oltre 3.000) molte delle quali proprie della zona, e si suddivide, sotto il profilo naturalistico, in cinque grandi sub-regioni.
Dal punto di vista faunistico il Friuli Venezia Giulia può essere diviso in tre zone.
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia del Friuli, Venezia Giulia e Storia di Trieste. |
Roma intervenne nell’Istria con tre spedizioni militari (221, 178-177 e 129 a.C.), interessata al controllo delle regioni subalpine orientali. Nel 181 a.C. nasce la colonia di Aquileia e da qui si irradiò la potenza romana, vanamente contrastata dalle popolazioni indigene: nel 177 a.C. vennero debellati gli Istri e distrutta Nesazio la loro capitale. Nel 129 a.C. furono battuti i Giapidi e nel 115 a.C. i Galli Carni. Una raggiera di strade collegò Aquileia ai passi alpini e, a guardia di questi furono fondati altri centri, Iulium Carnicum (Zuglio) sulla strada diMonte Croce, Forum Iulii (Cividale) su quella di Piedicolle, ed ancora Tergeste (Trieste) e Pietas Iulia (Pola). Nel 42 a.C. tutta la regione fino al Formione (Risano) entrò a far parte dell’Italia il cui confine fu portato all’Arsa in età augustea, probabilmente tra il 18 e il 12 a.C. Le Alpi orientali ebbero allora il nome di Giulie.
Questi territori fecero parte della Regio X Venetia et Histria, decima regione d’Italia, e la maggior parte delle loro città vennero ascritta a diverse tribù: Aquileia e Pola alla Velina, Iulium Carnicum alla Claudia, Forum Iuilii alla Scapita, Trieste alla Pupinia, Parenzo alla Lemonia. Nell’età di Marco Aurelio, il confine orientale dell’Italia supera le Giulie e comprende Emona (Lubiana), Albona e Tarsatica. La regione subì un processo di romanizzazione analogo a quelle della altre parti dell’Impero, e le popolazioni sottomesse si limitarono a conservare memoria delle loro origini preistoriche nei toponimi (la desinenza "acco" dei nomi di molte località friulane si deve ai contadini gallo-romani). A lungo rimase vivo il culto di divinità locali, illiriche nell’Istria orientale, galliche (Beleno) in Friuli. Furono secoli di prosperità, affluiva in Aquileia gente da tutto il mondo romano, ospitava i comandi dell’esercito danubiano, della flotta delLe vicende che portarono alla dissoluzione dell’Impero Romano furono tumultuose e drammatiche nella regione, esposta ai barbari e punto d’incrocio fra oriente e occidente. Nel 239 vi fu il "bellum aquileiense" fra le forze del senato e l’imperatore Massimino, che fu sconfitto e ucciso. Le opere di fortificazione lungo l’arco delle Alpi Giulie, iniziate già alla fine del II sec. vennero a formare col tempo un complesso sistema difensivo imperniato sul Castellum di Castra (Aidussina) e si diffusero pure le cinte murate; ma il Limes Italicus Orientalis non impedì a Teodosio, vittorioso sul Frigido (Vipacco) nellaBattaglia del Frigido contro Eugenio di saccheggiare Aquileia nel 394 d.C.
Infine nel 452 la città fu assediata e predata da Attila, con questo episodio si può far terminare il periodo romano della storia della parte nord-orientale d’Italia.
La costituzione del Regno d'Italia rafforzò l'irredentismo, non solo nell'Istria ma pure a Trieste e a Gorizia. Questa affermazione era favorita dal sistema elettorale austriaco. Il processo di industrializzazione di Trieste, di Monfalcone e Pola diventata dopo il 1866 una grande base navale, inserì nella lotta politica una consistente e ben organizzata forza politica: il partito socialista, mentre la situazione internazionale, causata dalla Triplice Alleanza rendeva spesso difficile l'azione dell'irredentismo che ebbe le sue principali manifestazioni a Trieste e in genere nelle città. Il movimento politico dei cattolici ebbe le sue maggiori affermazioni nel goriziano fortemente caratterizzato dal nazionalismo cattolico slavo. Queste lotte favorirono un notevole processo culturale e sociale, come pure della coscienza nazionale tra gli italiani a cui l'Impero Austriaco cercò di contrapporsi favorendo l'austroslavismo nei territori interessati.
La guerra italo-austriaca del 1915 ebbe tra i suoi obbiettivi fondamentali l'annessione della Venezia Giulia all'Italia. Essa fu combattuta per la maggior parte nel territorio della regione che risentì duramente delle operazioni belliche. A oriente e occidente del fiume Isonzo la regione fu retrovia del conflitto per tre anni e patì gravissimi danni nei porti e nelle valli dell'Isonzo dove Gorizia fu quasi totalmente rasa al suolo. Sugli italiani gravò l'oppressione poliziesca dell'Austria e dopo la rotta di Caporetto nel 1917 il Friuli subì la dura prova dell'invasione e dell'esodo di parte della popolazione e delle conseguenti spoliazioni.
Il Friuli Venezia Giulia raggiunge l'attuale conformazione dopo la seconda guerra mondiale. Il 10 febbraio 1947, alla fine della seconda guerra mondiale, l'Italia, sconfitta, aveva firmato a Parigi il Trattato di Pace con le potenze alleate (e associate) vincitrici, perdendo gran parte della Venezia Giulia.
La scelta di Trieste come capoluogo regionale fu fatta per dare alla città giuliana, privata dei propri tradizionali mercati di sbocco e della propria zona di influenza fin dalla fine della prima guerra mondiale e del proprio immediato entroterra subito dopo la seconda, un ruolo amministrativo importante. Trieste, dalla storia recente importante e travagliata, fu nel XIX secolo il principale porto dell'Impero Austro-Ungarico ed uno dei maggiori empori del Mediterraneo, nonché polo culturale di indiscussa importanza. La città che, dalla fine dell'Ottocento, era divenuta anche uno dei simboli del nazionalismo italiano, risultava però al momento del congiungimento essere estranea alla regione storica e geografica del Friuli.
Udine, da parte sua, fin dal XIII secolo diviene una delle città in cui risiedeva il Patriarca di Aquileia, in età medievale una degli stati più estesi ed importanti dell'Italia settentrionale. Il patriarcato di Aquileia si dotò, molto precocemente, di una Università istituita a Cividale del Friuli nel 1353 per concessione diretta dell'imperatore Carlo IV. La città di Udine continua ancora oggi con i suoi centri culturali a mantenere viva la storia e le tradizioni delle terre di cui storicamente fa capo.
Il nome Friuli è di origine romana e deriva dalla città di Forum Iulii (ora Cividale del Friuli) fondata da Giulio Cesare verso la metà del I secolo a.C. e divenuta dopo la distruzione di Aquileia ad opera degli Unni nel (452 d.C.), il capoluogo della regione Venetia et Histria, in posizione pedemontana più appartata, ma più sicura. Con le invasioni barbariche il nome, contrattosi nella forma attuale fu esteso a tutta la regione circostante sulla quale la città esercitava la sua giurisdizione, che divenne prima ducato, poi la marca ed infine la contea del Friuli. Anche il nome Venezia Giulia si richiama alla tradizione romana della Venetia et Histria e delle Alpes Iuliae, ricordando il substrato dei venetici e le imprese di Giulio Cesare e di Cesare Ottaviano Augusto, entrambi della Gens Iulia. Esso fu proposto nel 1863 dal glottologo goriziano Graziadio Ascol