« ... e la città ch'in mezzo alle piscose paludi, del Po teme ambe le foci, dove abitan le genti disiose che 'l mar si turbi e sieno i venti atroci. » |
(Ludovico Ariosto, Orlando furioso, III, 41[2]) |
Comacchio (Cmâc' [k'ma:tʃ] in dialetto comacchiese[3]) è un comune italiano di 22 642 abitanti[1] della provincia di Ferrara, in Emilia-Romagna.
Comacchio è, sotto l'aspetto paesaggistico e storico, uno dei centri maggiori del delta del Po. Ha origine circa duemila anni fa, durante la propria storia fu assoggettata al potere dell'Esarcato di Ravenna prima, del Ducato di Ferrara in seguito, per poi tornare a far parte dei territori dello Stato Pontificio[4].
L'etimologia del nome è incerta (greco-latino cumaculum= "piccola onda"; "raggruppamento di dossi" in etrusco). La fondazione viene attribuita agli Etruschi, che erano già stanziati nel Delta del Po. Vicino a Comacchio si trovava infatti la città etrusca di Spina.
Sorta sull'unione di tredici piccole isole (cordoni dunosi litoranei) formatisi dall'intersecarsi della foce del Po di Primaro col mare, ha dovuto orientare il proprio sviluppo, sia sul piano dell'urbanistica sia su quello dell'economia, sull'elemento acqua.
In seguito alla caduta dell'Impero romano d'Occidente, Comacchio entrò a far parte dell'Esarcato d'Italia[5] Il primo vescovo della città di cui si ha memoria fu Pagaziano (menzionato nel 503 e nel 504). Comacchio passò poi sotto il Regno Longobardo dopo il Capitolare di Liutprando del 715 (in cui vengono descritte le norme e le tasse a carico dei comacchiesi per poter esercitare il commercio del sale nelle regioni della Pianura padana sottomesse all'autorità longobarda).
In epoca longobarda il territorio venne donato ai monaci di san Colombano nel grande Feudo monastico di Bobbio che vi installarono il loro porto fluviale, oltre che sviluppare l'agricoltura e l'allevamento e lo sfruttamento delle saline, il cui sale era trasportato in tutto il nord d'Italia. Tra i secoli VI e IX, Comacchio dispose di una delle più potenti flotte dell'Adriatico entrando direttamente in concorrenza con Venezia.[6]
Non accettando Venezia la presenza di una avversaria nella stessa area geografica[7] nell'anno 866 la occuparono e la saccheggiarono una prima volta.
In seguito fu più volte occupata e distrutta dai Veneziani[8], passò sotto il dominio degli
Estensi nel 1299.
Con l'esaurirsi della dinastia estense, nel 1598 ritornò sotto la giurisdizione della Chiesa, che la pose nella
neonata Legazione di Ferrara. Comacchio fece parte dello Stato Pontificio fino al marzo 1860, quando i territori delle ex Legazioni furono annessi al Regno di Sardegna per effetto dei plebisciti.
Una mirabile definizione di Comacchio è contenuta nella Gerusalemme liberata, di Torquato Tasso:
« Come il pesce colà dove impaluda / ne i seni di Comacchio il nostro mare, / fugge da l'onda impetuosa e cruda / cercando in placide acque ove ripare, / e vien che da se stesso ei si rinchiuda / in palustre prigion né può tornare, / che quel serraglio è con mirabil uso / sempre a l'entrare aperto, a l'uscir chiuso. » |
(VII, 46) |
Una lapide con questa citazione campeggia su una delle due torri fortificate del ponte dei Trepponti, nel cuore della città storica.
L'insularità di Comacchio ebbe fine nel 1821, quando venne costruito il terrapieno stradale che la collega ad Ostellato.
È tra le città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione ed è stata insignita della Medaglia di Bronzo al Valor Militare per la sua attività partigiana durante la Resistenza italiana durante la seconda guerra mondiale.
Medaglia di bronzo al valor militare | |
«Antichissima Città del Delta Padano, sopportò con
animo intrepido i lunghi mesi di lotta che la videro insorgere contro l'occupazione nazifascista. Pur avendo il centro abitato e i fiorenti centri agricoli del territorio
comunale subite violente devastazioni per bombardamenti, la sua indomita gente,minacciata di forzato esodo, sdegnosamente reagiva con strenua decisione alla tracotanza
nazista, infliggendo, nelle immediate retrovie del fronte, gravi perdite alle forze armate nemiche con il risultato di attenuare nella zona la sua operatività.
All'insurrezione popolare dell'aprile 1945 contribuiva fattivamente alla liberazione del proprio territorio, riconfermando il retaggio delle sue luminose tradizioni
patriottiche.» — Comacchio settembre 1943 - aprile 1945 |
I ponti sono l'elemento qualificante del centro storico di Comacchio, dato che il centro abitato antico sorgeva su piccole isole collegate le une alle altre.
Il Centro Visite del Parco del Delta del Po organizza escursioni nelle Valli di Comacchio, per mostrare le antiche pratiche di gestione della valle, pesca e marinatura delle anguille e delle acquardelle, e contrasto della pesca di frodo. All'interno della Manifattura dei Marinati sono visibili gli antichi camini, le friggitorie per le acquardelle, i locali e gli attrezzi per il trattamento e lo stoccaggio del pesce.
Abitanti censiti[12]
Comacchio è stata sede vescovile della Chiesa cattolica dall'VIII secolo al 1986, quando è stata unita all'arcidiocesi di Ferrara nell'arcidiocesi di Ferrara-Comacchio. Il duomo di Comacchio, già cattedrale della diocesi, dal 1986 è concattedrale dell'arcidiocesi.
Nel comune sono presenti undici parrocchie: San Cassiano (principale), Immacolata Concezione di Maria, Santa Maria in Aula Regia, San Carlo Borromeo, San Francesco d'Assisi, San Giacomo Apostolo, San Giovanni Bosco, San Giuseppe, San Guido, San Paolo e Santo Rosario.
Il principale luogo di devozione mariana è il santuario di Santa Maria in Aula Regia, attestato fin dal X secolo. Sono tre le feste più importanti: la prima è la festa delle Luci, in occasione della Pentecoste; poi la festa dell'Incoronazione, nella quarta domenica di settembre, e infine il voto cittadino che si celebra il 31 dicembre.