Emilia-Romagna regione |
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Sede della Regione a Bologna |
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Localizzazione | |||||
Stato | Italia | ||||
Amministrazione | |||||
Capoluogo | Città metropolitana di Bologna[1] | ||||
Presidente | Stefano Bonaccini (PD) dal 23/11/2014 | ||||
Territorio | |||||
Coordinate del capoluogo |
44°30′38″N 10°57′25″ECoordinate: 44°30′38″N 10°57′25″E (Mappa) | ||||
Altitudine | 211[2] m s.l.m. | ||||
Superficie | 22 452,78 km² | ||||
Abitanti | 4 445 587[3] (30-6-2015) | ||||
Densità | 198 ab./km² | ||||
Province | 9 | ||||
Comuni | 340 | ||||
Regioni confinanti | Liguria, Lombardia, Marche,Piemonte, Toscana, Veneto | ||||
Altre informazioni | |||||
Lingue | italiano | ||||
Fuso orario | UTC+1 | ||||
ISO 3166-2 | IT-45 | ||||
CodiceISTAT | 08 | ||||
Nome abitanti | emiliani e romagnoli | ||||
Patrono | Sant'Apollinare di Ravenna | ||||
Giorno festivo | 23 luglio | ||||
PIL | (PPA) 144.257[4] mln € | ||||
PIL procapite | (PPA) 32.531[5] € | ||||
Cartografia | |||||
Mappa della regione con le sue province |
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Sito istituzionale |
L'Emilia-Romagna è una regione italiana a statuto ordinario dell'Italia nord-orientale di 4.449.072 abitanti, costituita ufficialmente il 7 giugno 1970[6], con capoluogo la città metropolitana di Bologna.
Confina a nord con la Lombardia e con il Veneto, a ovest ancora con la Lombardia e con il Piemonte, a sud con la Liguria, laToscana, le Marche nonché la Repubblica di San Marino; a est è bagnata dal Mar Adriatico. L'Emilia-Romagna è composta dall'unione di due regioni storiche:
Lo stesso argomento in dettaglio: Zone altimetriche d'Italia. |
La via Emilia fatta costruire dal console romano Marco Emilio Lepido, con il suo percorso che segue approssimativamente la linea pedecollinare in direzione Nord-Ovest-Sud-Est, divide il territorio della regione in due parti aventi estensioni pressoché equivalenti: la parte settentrionale (47,8% della superficie complessiva) è pianeggiante, mentre le colline (27,1% del territorio) e le montagne (25,1%) si trovano nella fascia meridionale della regione.
La parte piana della regione, compresa tra la linea pedemontana e il Po, si allarga progressivamente da ovest verso est. Invece la zona montuosa-collinare conserva per tutto il suo sviluppo una larghezza quasi costante. Le maggiori altitudini si trovano nel settore centrale, che culmina nel Monte Cimone. La pianura è il risultato dei depositi alluvionali portati dal Po e dai fiumi appenninici. Nell'alta pianura si sono depositati i materiali più grossolani ghiaia, sabbia e pertanto il suolo risulta molto permeabile. Nella bassa pianura i depositi sono più minuti e perciò meno permeabili. Nella parte orientale, rivolta all'Adriatico, si passa da un settore interno di terre già da tempo rassodate e messe a coltura alle vaste aree di recente bonifica idraulica.
La grande pianura si affaccia al mare con una costa unita e assai uniforme, gli ampi arenili e il mare poco profondo si prestano assai bene all'intensa attività turistica balneare.
Il reticolo idrografico è costituito, nella metà occidentale della regione, da una serie di corsi d'acqua, ad andamento più o meno parallelo, che percorrono le valli e che poi divagano nella bassa pianura fino a sfociare nel fiume Po; nella parte orientale, a cominciare dal Reno, i fiumi si gettano direttamente nell'Adriatico. A parte il Po, tutti i corsi d'acqua della regione hanno portate irregolari con andamento torrentizio. È notevole la rete di canali di derivazione che prelevano le acque dal Po per l'irrigazione. Si ha pertanto una “bassa” irrigua, dedicata all'allevamento per la produzione di latte e formaggio (Parmigiano-Reggiano e Grana Padano); poi le "valli" bonificate, in buona parte investite a cereali; quindi la pianura non irrigata, coltivata a frutticoltura specializzata (Cesena[7]), e le colline adibite a vigneto o a coltura promiscua; infine i prati, i pascoli e i boschi dell'alta collina e della montagna.
I fiumi presenti nel territorio sono classificabili in quattro ordini:
Il clima dell'Emilia-Romagna è di tipo temperato subcontinentale, con estati calde e umide e inverni freddi e rigidi, tendente al sublitoraneoe dunque al mediterraneo solo lungo la fascia costiera. L'Adriatico infatti è un mare troppo ristretto per influire significativamente sulle condizioni termiche della regione. Caratteristiche di base di questo clima sono il forte divario di temperatura fra l'estate e l'inverno, con estati molto calde e afose, e inverni freddi e prolungati. L'autunno è molto umido, nebbioso e fresco fino alla metà di novembre; con il procedere della stagione le temperature scendono, fino a poter divenire freddo ed avere caratteristiche prettamente invernali. Laprimavera rappresenta la stagione di transizione per eccellenza, ma nel complesso risulta mite.
Le precipitazioni sono di mediocre quantità nella pianura, in genere da 650 a 800 mm in media, per anno.[8] Via via che si passa alla fascia collinare e poi montana, esse aumentano rapidamente e si fanno decisamente copiose nell'alto Appennino: si superano i 1500 mm in quasi tutta la zona appenninica interna e anche i 2000 mm nelle zone prossime al crinale dell'Appennino Emiliano centro-occidentale.[8]Qui è abbondante la quantità di precipitazioni che cade in forma nevosa nei mesi fra novembre e marzo, per quanto nevicate di minore entità si verifichino spesso anche in aprile. Anche la pianura peraltro è visitata non di rado, in inverno, dalla neve, in quantità che aumenta generalmente spostandosi verso le zone pedecollinari e procedendo da Oriente verso Occidente. Il regime delle precipitazioni è comunque caratterizzato da due massimi, uno primaverile e uno autunnale, che non divergono molto fra loro per quantità, ma segnano quasi ovunque la prevalenza del secondo. La stagione più asciutta è l'estate e, in conseguenza di questo andamento pluviale, il regime dei corsi d'acqua è spiccatamente torrentizio, con forti piene improvvise alternate a periodi di grandi magre.
L'Emilia-Romagna ha quindi fondamentalmente tre climi, che possono essere sommariamente divisi nel padano (semi-continentale), nel montano e nel marittimo.
Dall'inizio degli anni novanta l'Emilia-Romagna ha subito un mutamento piuttosto drastico del proprio clima, con aumenti significativi delle temperature medie (+1,1 °C) ed estreme (in particolare durante la stagione estiva, + 2 °C) e cambiamenti nei regimi stagionali e nell'intensità delle precipitazioni[9].
Il Servizio Idrometeorologico dell'ARPA Emilia-Romagna è l'ente regionale preposto a svolgere le attività operative relative all'idrologia, alla meteorologia e alla climatologia.
Al momento dell'Unità d'Italia l'Emilia-Romagna contava circa 2.100.000 abitanti. La popolazione è cresciuta costantemente fino alla metà del XX secolo, dopodiché si è registrato un lieve calo; negli ultimi tre decenni il numero di abitanti ha registrato un forte incremento, grazie anche all'immigrazione.[10]
Nel territorio dell'Emilia-Romagna ricadono due parchi nazionali, entrambi in comune con la Toscana: il Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna e il Parco nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano. Nel territorio della regione ricadono inoltre 14 parchi regionali nonché numerose altre aree naturali protette. L'amministrazione della regione vanta una rigorosa politica disostenibilità dello sviluppo[senza fonte]. Per contro, critici autorevoli obiettano che l'assoluta libertà lasciata ai comuni nella dilatazione delle aree urbane è un fenomeno che sta drasticamente contraendo i terreni più fertili della pianura padana[11].
La vegetazione spontanea è stata pesantemente ridotta dall'intervento umano, particolarmente in pianura. Sopravvivono però alcune aree boschive rilevanti come il Bosco della Mesola, divenuta riserva naturale, e la pineta di Ravenna. A partire dal pedemonte e sino ai 900 m di quota si estende l'orizzonte submesofilo[12], caratterizzato dai boschi nei quali domina la roverella e, più in alto, il cerro insieme alcastagno. Tra i 900 e i 1500 m è il regno della faggeta. Rimane discretamente conservato l'abete bianco, oggi protetto nella riserva integrale della Foresta di Campigna (Forlì-Cesena).
Anche la fauna è stata molto impoverita dalle modificazioni dell'ambiente operate dall'uomo.
Nei campi agricoli sono presenti lepri, ricci, fagiani e tanti altri animali, mentre nelle zone umide (specialmente nel Delta del Po) troviamo numerosi aironi, anatre e anche le nutrie. Nei boschi dell'Appennino vivono volpi, tassi, istrici, cervi, caprioli, Daini, mufloni, cinghiali, lupi e scoiattoli.
La vegetazione presente negli ambienti costieri dell’Emilia-Romagna è caratterizzata da specie vegetali psammofile e specie alofile.
Le specie psammofile sono in grado di sopravvivere su suoli sabbiosi a scarsa ritenzione idrica e caratterizzano gli ambienti della spiaggia e delle dune che normalmente, grazie al dilavamento dell'acqua piovana, presentano valori di salinità poco elevati.
Le specie alofile invece sono tolleranti ad elevati valori di salinità e sono quindi tipiche delle zone umide salmastre.
Lo stesso argomento in dettaglio: Aree naturali protette dell'Emilia-Romagna. |
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Romagna e Storia dell'Emilia. |
L'Emilia-Romagna comprende due regioni storiche distinte: l'Emilia e la Romagna, che entrarono a far parte dell'Italia congiuntamente per volere dell'allora dittatore regionaleCarlo Farini, che le unificò il 30 novembre 1859.[13]
Le principali popolazioni italiche insediatesi in Emilia nei tempi antichi furono quella degli Etruschi, come testimoniato da numerose città da essi fondate, tra le quali Felsina (Bologna), Parma, Spina e quella dei Celti, stanziati anche in numerose altre aree dell’Italia Settentrionale. A partire dal III secolo a.C. i Romani presero possesso del territorio, imponendosi sulle tribù celtiche. Già nel primo periodo della dominazione romana venne costruita, per volontà del console Marco Emilio Lepido, la via Emilia (187 a.C.), da cui oggi la regione prende il nome. Tale arteria viaria fu importante per l’intensificarsi del commercio e sul suo tragitto sorsero fiorenti centri urbani come Mutina (Modena, già di origine etrusca), Placentia (Piacenza), Fidentia (Fidenza) e Regium Lepidi (Reggio Emilia).
Con la caduta dell’impero romano d’Occidente nel 476 d.C., l’intera penisola Italica fu in balia dalle invasioni della varie popolazioni barbare, provenienti dal nord Europa. Nel corso del VI secolo d.C. l’Emilia, come gran parte del territorio italiano venne assoggettata daiLongobardi, mentre la vicina Romagna, rimase, invece, per lungo tempo sotto il controllo bizantino. Seguendo il modello amministrativo longobardo, anche nella regione vennero creati una serie di ducati, tra cui spiccavano quello di Parma, quello di Piacenza, quello di Modena, quello di Reggio Emilia e quello di Persiceto. Bologna, invece, entrerà sotto il controllo longobardo solo nel 728.
Ai Longobardi si susseguirono, successivamente, i Franchi, chiamati in Italia da papa Stefano II. In questo periodo l’Emilia entrò nell’orbita del Sacro Romano Impero e il suo territorio venne suddiviso in una serie di feudi.
Dal XII secolo in poi, numerose entità cittadine emiliane si costituiranno come comuni che, via, via si andranno a sostituire ai precedenti sistemi amministrativi di stampo feudale. Il comune che ebbe sicuramente più prestigio e potere sul territorio fu Bologna, dove, nel 1088, venne fondata la celebre Università, la più antica in Europa. Molti comuni emiliani, sempre in questo periodo, furono, inoltre, annessi allaLega Lombarda che si oppose al progetto dell’imperatore Federico I di restaurare un forte potere centrale nell’Italia Settentrionale.
Nel corso dei secoli successivi molte città passarono da un governo di tipo comunale a forme di governo signorili. Un esempio ne èFerrara che, sotto il governo degli Estensi, acquistò notevole prestigio, diventando anche uno dei centri culturali più importanti dell’Umanesimo e del Rinascimento Italiano (presso la corte estense operarono infatti intellettuali del calibro di Matteo Maria Boiardo,Ludovico Ariosto e Torquato Tasso).
L’intera Emilia, nel corso dei secoli successivi, mantenne un assetto politico su cui spiccavano principalmente le potenze politiche dei Ducati di Ferrara, Modena e Reggio e Parma e Piacenza.
A partire dal 1796, con l’arrivo delle truppe francesi di Napoleone Bonaparte, vennero create nell’Italia settentrionale una serie di repubbliche, dipendenti da quella francese, che tra i vari territori, andavano ad annoverare anche quello emiliano, compreso nella Repubblica Cispadana (formata dal Ducato di Modena con la città di Reggio Emilia e la Repubblica Bolognese). Successivamente essa venne unita a quella Transpadana (corrispondente con il precedente ducato di Milano), andando così a costituire la repubblica Cisalpina che ebbe come bandiera il Tricolore, nato per l’appunto a Reggio nel 1796.
In seguito al Congresso di Vienna del 1815 nella regione viene ristabilito l’antico sistema amministrativo che cadrà solo nel 1860 con l’annessione al Regno di Sardegna a seguito di plebisciti.
Evento particolarmente rilevante della storia emiliana nella seconda guerra mondiale fu la tragica strage di Marzabotto, consistente nell’uccisione di 1830 civili, da parte delle truppe tedesche, in repressione della guerriglia partigiana, nel 1944, quando ormai le truppe alleate si accingevano a liberare definitivamente l’Italia del Nord.
Nel 1947 l'Emilia divenne, assieme alla Romagna, la regione Emilia-Romagna.
Fra le prime popolazioni che si insediarono nella regione compaiono Umbri ed Etruschi. In un secondo momento il territorio corrispondente all’attuale Romagna venne poi conquistato da alcune tribù celtiche provenienti dal nord Europa, tra cui i Lingoni, i Senoni e i Boi (IV secolo a.C.).
Nel III secolo a.C., inseguito ad una serie di scontri, le popolazioni celtiche che occupavano la regione vennero sconfitte dai Romani i quali iniziarono ad esercitare il loro dominio sulla regione. Numerosi sono i segni della dominazione romana, tra cui la fondazione di numerose città, tra le quali si possono ricordare Ariminum, Faventia, Forum Livii, Forum Cornelii, Forum Popili, rispettivamente le odierne Rimini,Faenza, Forlì, Imola e Forlimpopoli.
In epoca tardo-repubblicana il fiume Rubicone (oggi in provincia di Forlì-Cesena) venne assunto come punto di riferimento per sancire il confine tra l’Italia e la provincia della Gallia Cisalpina. Importante avvenimento storico che consacrò tale corso d’acqua fu il suo attraversamento da parte di Giulio Cesare e il suo esercito il 10 gennaio del 49, alla fine delle campagne Galliche. Tale evento sancì l’inizio della seconda guerra civile romana. Si tramanda che proprio in occasione di ciò il celebre condottiero romano pronunciò la frase, ormai divenuta proverbiale, “Alea iacta est”.
Nel I secolo a.C., in età imperiale, Ottaviano Augusto pose presso Ravenna il principale presidio navale militare dell’Adriatico. Ciò andò ad accrescere il prestigio e la ricchezza della città. Proprio in virtù del fatto che il porto ravennate in età tardo-antica era divenuto il maggiore punto di contatto con la nuova capitale dell’impero d’Oriente, Costantinopoli, Ravenna, nel 402 d.C, divenne capitale dell’impero Romano d’Occidente, per volontà dell’imperatore Onorio. La presenza di paludi attorno alla città rendeva, inoltre, il luogo più sicuro per difendersi dagli attacchi dei Visigoti di Alarico, rispetto alla precedente capitale Milano.
Nel 476, sempre a Ravenna, venne deposto da Odoacre, re degli Eruli, il giovane Romolo Augustolo, considerato l’ultimo imperatore romano d’Occidente.
Ad Odoacre, seguirono, poi gli Ostrogoti di Teodorico.
Nel corso del VI secolo d.C. l’imperatore d’Oriente Giustiniano, avviò una serie di campagne militari, per riprendere possesso di numerosi territori dell’impero d’Occidente caduti in mano a varie popolazioni barbare (Guerre Gotiche). Tra i vari territori che i bizantini riuscirono a prendere figura anche parte della Romagna e delle Marche settentrionali. Tali domini vennero, così, riuniti in un protettorato denominatoEsarcato, con capitale Ravenna. Fu proprio in questo periodo, inoltre, che la regione acquistò il nome di Romagna, dal latino (e greco) Romania (designazione allora informale dell’impero). Tale termine differenziava, infatti, i possedimenti dell’impero romano d’Oriente dai territori occupati dai Longobardi, i quali detenevano il controllo di gran parte della penisola italica. L’Esarcato cadrà, infine, nel 751, proprio per mano di quest’ultima popolazione.
Nello stesso periodo, il pontefice Stefano II, temendo che i Longobardi potessero impossessarsi di Roma, chiamò in suo aiuto i franchi di Pipino il Breve, i quali, sconfissero i Longobardi e cedettero allo Stato Pontifico i territori appartenuti all’impero d’Oriente, tra cui, appunto la Romagna.
A partire dal XII secolo, analogamente a quanto accadeva in numerose realtà cittadine dell’Italia Centro-Settentrionale, anche in varie realtà della Romagna furono adottate istituzioni comunali, che inseguito, a distanza di pochi secoli, si muteranno in signorie o principati.
Nel 1499,grazie ad una serie di azioni militari, il figlio di papa Alessandro VI, Cesare Borgia, riuscì a prendere possesso della regione, sconfiggendo i signori locali, da tempo in lotta tra loro, diventando così duca di Romagna. Alla morte del padre, tuttavia, il Borgia, non sarà più in grado di mantenere il controllo dei territori conquistati che nel 1507 saranno riannessi allo Stato Pontificio.
Il territorio romagnolo rimarrà in mano al Pontefice fino al 1796, anno dell’invasione napoleonica. Caduto Napoleone e con il Congresso di Vienna del 1815, tuttavia, la regione ritornerà allo Stato della Chiesa.
Con i plebisciti dell’11 e del 12 marzo 1860 i territori della Romagna vennero ufficialmente annessi al Regno di Sardegna che l’anno successivo sarebbe divenuto Regno d’Italia.
Nel corso del secondo conflitto mondiale, nella primavera del 1944, l’esercito tedesco eresse, in territorio romagnolo, una linea di difesa che costituiva la frontiera tra l’Italia ormai liberata dagli alleati e la Pianura Padana: la Linea Gotica, che da Rimini giungeva fino a La Spezia. Successivamente, sfondata la Linea Gotica, numerose città vennero liberate. Le ultime città ad essere definitivamente liberate furono quelle ubicate a nord del fiume Senio, in cui gli alleati giungeranno solo nella primavera del 1945.