Cirò Marina comune |
|||||
---|---|---|---|---|---|
|
|||||
Localizzazione | |||||
Stato | Italia | ||||
Regione | Calabria | ||||
Provincia | Crotone | ||||
Amministrazione | |||||
Sindaco | Massimo Mariani[1](Commissario Prefettizio) dal 22/10/2015 | ||||
Data di istituzione | 1952 | ||||
Territorio | |||||
Coordinate | 39°22′00″N 17°07′00″ECoordinate: 39°22′00″N 17°07′00″E (Mappa) | ||||
Altitudine | 5 m s.l.m. | ||||
Superficie | 41,68 km² | ||||
Abitanti | 14 917[2] (31-12-2013) | ||||
Densità | 357,89 ab./km² | ||||
Comuni confinanti | Cirò, Melissa | ||||
Altre informazioni | |||||
Cod. postale | 88811 | ||||
Prefisso | 0962 | ||||
Fuso orario | UTC+1 | ||||
CodiceISTAT | 101008 | ||||
Cod. catastale | C726 | ||||
Targa | KR | ||||
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media) | ||||
Cl. climatica | zona B, 845 GG[3] | ||||
Nome abitanti | marinoti (o ciromarinesi) | ||||
Patrono | San Cataldo | ||||
Giorno festivo | 10 maggio | ||||
Cartografia | |||||
Posizione del comune di Cirò Marina nella provincia di Crotone |
|||||
Sito istituzionale |
Cirò Marina è un comune italiano di 14 917 abitanti[2] della provincia di Crotone, in Calabria.
È il secondo comune più densamente popolato (364,8 ab./km²) della provincia. Fino al 1952 ha fatto parte del comune di Cirò.[4]
Grazie alla bellezza e la ricchezza del mare è divenuto negli ultimi anni meta turistica rinomata. Il paese è noto per gli ottimi vigneti composti dal vitigno Gaglioppo da dove si ricava il Cirò DOC e per le Clementine di Calabria, prodotto IGP.
Cirò Marina è Città del Vino dal 2000.[5]
Classificazione sismica: zona 2 (sismicità medio-alta), Ordinanza PCM n. 3274 del 20/03/2003[6]
Classificazione climatica: zona C, 845 GG[7]. Periodo di accensione degli impianti termici: dal 1º dicembre al 31 marzo (8 ore giornaliere), salvo ampliamenti disposti dal Sindaco.
Lo stemma ideato da Emilio Frangone, noto artista locale, è diviso in due parti: il primo bianco con la testa di Bacco al naturale, posta di profilo; il secondo rosso con il tripode d'oro. Sotto lo scudo, su lista rossa con le estremità bifide svolazzanti, in caratteri maiuscoli romani in nero: Mari Felix Meroque. I colori utilizzati per il fondo richiamano il vestito degli antichi greci-italioti: il bianco ricorda la tunica, il granato il caratteristico mantello. L'iscrizione, Mari Felix Meroque, di Mons. Antonino Terminelli, celebra la ricchezza della zona il cui vanto è costituito dal mare e dal vino. Al vino rimanda anche la figura di Bacco, la cui capigliatura è formata da grappoli d'uva. Il tripode, invece, è un omaggio allo spirito sportivo che animò la cittadina fin dal suo primo sorgere.
Il mercato rionale si tiene ogni primo e terzo martedì del mese in via Mario Rotondo, dal 2010 spostato sul nuovo lungomare sud per motivi di ordine e di spazio.
Situata in Piazza Armando Diaz, nella piazza principale di Cirò Marina, è dedicata al santo patrono del paese, che fu anche vescovo di Taranto. Il manufatto, che nel 2001 ha celebrato il primo centenario dell'erezione canonica, è di costruzione recente ed è collocato nell'area dove si formò il primo sito abitato della cittadina, noto come Baracca. L'attuale edificio sacro fu costruito nel 1903 per poi essere ingrandito nel 1950. L'interno trinavato è scandito da due arcate. La navata centrale è affrescata con immagini sacre e presenta un soffitto a capriate in legno. La zona absidale semicircolare, anch'essa con dipinti su sfondo oro, racchiude l'altare maggiore a muro in marmi policromi con al centro la statua della Vergine con il bambino. Una delle cappelle laterali è dedicata a San Cataldo. Una particolare attenzione meritano sia il portale di bronzo, che celebra la storia locale della cittadina, realizzato nel dicembre del 2002 dallo scultore locale Elio Malena, sia i mosaici che impreziosiscono le pareti interne della chiesa.
Nel 2012 l'altare si è impreziosito di dieci candelabri in ottone grazie alla donazione di una devota.[8]
Di impianto moderno è la chiesa di San Nicodemo abate, situata in Piazza Kennedy, per la cui progettazione ci si è ispirati alla tenda ebraica, a simboleggiare che la Chiesa è in continuo cammino. L'interno a unica navata con zona absidale asimmetrica presenta, al centro, la mensa eucaristica in marmo. Il crocifisso centrale è stato spostato sulla destra dopo l'aggiunta nel 2011 di un mosaico dell'Ultima Cena. Lungo le pareti dell'aula liturgica sono affisse le riproduzioni delle dodici stazioni della Via Crucis.
È stata costruita nel 1999 ed è in stile moderno. L'edificio, che ricorda la forma di una pagoda, ha la copertura in legno e ampie vetrate. L'interno, mononavato con soffitto ligneo, presenta al centro una mensa eucaristica, in marmo, alle cui spalle si erge un crocifisso in bronzo. Degna di nota la grande vetrata circolare a tessere multicolore.
Sorge dove un tempo era il castrum di Licia o Alichia lungo la strada per Cirò e prende il titolo dall'appellativo bizantino Odeghitria, cioè "Guida - Condottiera". Il suo antico titolo "Sancta Maria de Illirìa", cioè Santa Maria dell'Illiria, (l'Illiria è il sud dell'attuale Albania) testimonia la provenienza dell'antica icona originaria (attualmente perduta) scampata come molte altre alla lotta iconoclasta. Fu Commenda templare e poi affidata ai Cavalieri di Malta dalla sospensione dell'Ordine del Tempio fino alle soppressioni napoleoniche. La chiesa è documentata in un privilegio di metà XV secolo. Era sede di una grandiosa fiera fino a tutto il Settecento, il 14 settembre, giorno della festa della Madonna d'Itria. Il Servo di Dio Mons. Eugenio Raffaele Faggiano, Vescovo Passionista di Cariati, nel 1940 mise la prima pietra per la riedificazione del diruto Santuario, e lui stesso, secondo il suo desiderio, dal 1982 riposa nel Santuario, risorto e retto dai Padri Passionisti suoi confratelli. Al suo interno è custodita una tela in stile iconografico-bizantino della Vergine con il Bambino (autore ignoto dell'Ottocento). Di pertinenza della chiesa sono un salone per convegni, una biblioteca (aperta su richiesta) e una sala lettura. Il Santuario ha un propriosito internet sul quale trovare molte e più ampie notizie.
Edificio costruito tra il 2009 e il 2011, inaugurato il 17 marzo 2011. L'edificio ha la copertura in legno e ampie vetrate, dietro l'altare vi è un affresco che raffigura San Giuseppe lavoratore dipinto dall'artista cirotano Elio Malena.
Piccolo edificio religioso di costruzione moderna. Circondato dal verde nella zona Lipuda, vi si accede attraverso un semplice portale. L'interno, a una sola navata, ospita un altare in marmo e scanni alle pareti.
Si trova nello stesso sito dei Mercati Saraceni, a circa 4 km dal paese. Dedicata alla Regina del cielo, sorge sul promontorio dell'Alice in località Madonna di Mare. La tradizione narra che l'Apostolo Pietro, approdato su questi lidi durante un suo viaggio da Antiochia a Roma, fondò sui resti di un tempio pagano il primo insediamento cristiano chiamato Santa Croce. Degna di nota è una tela di autore ignoto che riproduce l'effigie della Vergine.
La chiesa è delimitata da due palazzi di pochi piani in zona Piazza Krimisa. Fu aperta al culto nel 1961, per rispondere alle esigenze di quei rioni che gravitano nella parte norddella cittadina. Nel 1988 l'edificio sacro venne abbellito con artistiche finestre istoriate. Vi si accede da un semplice portale rettangolare e si caratterizza per un'alta struttura a vela in cui è custodita una campana.
Piccolo edificio con campanile a vela posizionato sul timpano. Quest'ultimo e il portale rettangolare sono gli unici elementi decorativi della facciata. L'aula liturgica custodisce una statua di Santa Lucia che è collocata in una nicchia dietro la mensa eucaristica. La prima Chiesa a S. Lucia fu edificata da due santi fratelli sacerdoti, i fratelli Cristiano, uno Curato di Cirò Marina, l'altro Canonico Teologo di Cariati (a don Raffaele Cristiano, uno dei due, è dedicata una via in Cirò Marina), vissuti tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento. Dopo la loro morte, la chiesa fu demolita e spostata.
Nei pressi del santuario dedicato alla Madonna dell'Itria, su un colle che domina un ampio panorama, è stata posta una grande statua di Cristo nell'atto di benedire l'abitato sottostante. Poggia su un basamento in cemento, costituito da un blocco rettangolare sovrastato da uno quadrato.
Sul Lungomare Stefano Pugliese Sud è stata collocata, nel 2000, una statua in bronzo posta su un basamento in marmo bianco, raffigurante la religiosa che ha fondato l'ordine delle Figlie di Sant'Anna. Suor Rosa fu beatificata proprio nel 2000 da papa Giovanni Paolo II..
Un beneficio religioso di origine settecentesca venne creato, nella località oggi denominata Madonna di Mare, per iniziativa dei feudatari principi di Tarsia. Essi ottennero la possibilità di organizzare qui una fiera dall'1 al 3 maggio. Proprio in questa località, infatti, si trova il complesso mercantile che nel corso del Settecento fu sede di quella fiera, una delle più importanti del comprensorio, la fiera di Santa Croce, che richiamava, per la ricchezza e la qualità delle mercanzie, le vicine popolazioni arberesh (Carfizzi, San Nicola dell'Alto,Pallagorio). All'inizio del XIX secolo, a causa delle invasioni turche che interessarono l'intera fascia ionica, la fiera venne interrotta. Si narra infatti che, proprio nel corso della cerimonia d'apertura, alla presenza del principe giunto da Napoli e di una numerosa comunità di mercanti, la fiera venne cannoneggiata da navi turche, forse per questo i mercati portano il nome di mercati saraceni. Formati da due file di arcate in pietra che un tempo servivano al posteggio-merci, dopo la loro ristrutturazione, ultimata nel 1990, sono divenuti scenario di attività artistiche e teatrali. Durante la festa patronale, che si svolge dall'8 al 10 maggio, la statua di San Cataldo viene portata in questo luogo, dove rimane all'interno di una chiesetta per un'intera notte.
Situata a Nord-Est del castello Sabatini, a ridosso della S.S. 106, è una fontana ottocentesca a specchio con tre archi sui quali è apposta una lastra di marmo, contenente lo stemma dei nobili signori Spinelli.
Risale all'Ottocento, si trova in piazza Diaz, sono ospitati il Museo civico archeologico e gli uffici della Soprintendenza. Su due livelli, si caratterizza per i ricchi frontoni che adornano i balconcini balaustrati. Gli angoli sono rinforzati da finte paraste scanalate terminanti con capitelli aggettanti finemente decorati con stucchi. Diversi i punti di accesso tutti di forma rettangolare, tranne il portale principale che ha un arco a tutto sesto. Il tetto terrazzato è in parte occupato da un'ala rialzata, adibita a mostre, convegni e incontri.
È un imponente costruzione in pietra facciavista su due livelli. Al piano terra si apre il grande portale con arco a tutto sesto. Degni di nota i balconcini in ferro battuto e le cornici in pietra delle finestre. È ubicato in Via Vittorio Emanuele.
Si eleva su tre livelli è stato più volte rimaneggiato. Nel corpo centrale si nota una costruzione tipo torretta, ha una corte a cielo aperto, sorge in via Tirone.
Al filosofo e glottologo Giuseppe Gangale è stato eretto un busto collocato su un basamento rivestito in lastre di marmo. A lato, su un blocco di pietra grezza, sono scolpiti alcuni libri. Il monumento è posto nella villetta sul Lungomare Stefano Pugliese alle spalle della chiesa principale. Realizzato dall'artista Raffaele Elio Malena.
Ai caduti di tutte le guerre è stato innalzato un monumento che si compone di un alto basamento rivestito in marmo su cui è collocata una statua della Vergine con il Bambino. Per i marinai morti in mare è stata inserita una grande ancora in ferro.
È una costruzione di tipo militare a pianta quadrilatera con torri angolari speronate. Edificato nei primi decenni del XVI secolo dai Carafa marchesi di Cirò, è noto pertanto anche come castello dei Carafa, fu nel tardo Settecento trasformato dagli Spinelli, feudatari principi di Tarsia, che del manufatto militare fecero un'elegante dimora gentilizia. Il castello fu acquistato dalla famiglia Sabatini nel 1845 dalla quale prende oggi il nome.
Costruita nel 1596 per volontà del marchese Vespasiano Spinelli, è situata nella contrada Brisi. La struttura rappresenta, insieme alla Torre Vecchia, il cardine di un sistema difensivo e di avvistamento.
Lungo il pendio che unisce Madonna di Mare alla costa si trova una struttura difensiva. È una torre di avvistamento a pianta quadrata, costruita proprio in seguito alle prime invasioni saracene.
Nel 2009, probabilmente a causa delle forti piogge, sono crollati una parte del tetto e gran parte della parete sovrastante la scala esterna.
Ricade nel territorio del comune di Ciro’ Marina, nella località omonima, non molto distante dal Casino del Principe (Castello Sabatini) e dalla Torre Nuova. Si tratta di una torre feudale, la cui costruzione è anteriore all’epoca viceregnale, è una torre quadrata con pareti verticali.
Durante gli scavi del 1924 l'archeologo Paolo Orsi, individuò in località Punta Alice, l'antico tempio arcaico dedicato ad Apollo Haleo. Che in località Punta Alice fosse già presente un'area di culto non ancora strutturata, almeno a partire dalla fine del VII secolo a.C. sembra confermato da una serie di manufatti tipici quali l'idoletto schematico in argento, ilkouros dedalico e la statuina fittile di tipo locrese, rinvenute sul posto. Soltanto dopo la metà del VI secolo a.C. si monumentalizza l'area sacra di Punta Alice con la costruzione del tempio dedicato ad Apollo Haleo. Nella sua fase più antica, fine del VI secolo a.C. il tempio dedicato ad Apollo Haleo era costituito da una cella (naos) fortemente allungata 27x7,90 metri, orientata in senso est-ovest, completamente aperta sul lato orientale e divisa in due navate da un colonnato di cui restano le basi lapidee. Tutte le colonne, esterne ed interne, si suppone fossero in legno. La cella era conclusa ad ovest da un ambiente quadrangolare (adyton) chiuso da un muro divisorio ed articolato da quattro pilastri. Questo spazio conteneva la statua di culto del dio Apollo. La struttura era formata da un basso zoccolo costituito da due filari di blocchi di calcare, su cui poggiavano i muri in mattoni crudi. Il tempio di Punta Alice dedicato ad Apollo Haleo, rimase in uso fino alla fine del IV secolo a.C. momento in cui l'edificio venne trasformato in un peripterodorico di maggiori dimensioni 46x19 metri. Il nuovo edificio completamente in pietra, fu circondato da otto colonne sui lati brevi e diciannove su quelli lunghi. La cella arcaica fu inglobata nel nuovo edificio, mentre il colonnato fu raddoppiato solo sul lato orientale. La seconda fase del Tempio di Apollo Haleo documenta invece gli ultimi interessanti sviluppi dell'architettura dorica templare in occidente, costituendo l'unico edificio periptero postclassico noto. L'area sacra di Punta Alice rimase fino al IV secolo a.C. in orbita crotoniate, come del resto la città di Krimisa. Dagli scavi effettuati nell'area del Tempio di Apollo Haleo sono state rinvenuti la testa, entrambi i piedi e parte della mano distrutta, oggi esposti al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.
Nel 2012 la Regione Calabria finanzia la valorizzazione dell'area archeologica, ormai da anni abbandonata, con un importo di 700 000 euro.[9]
Il 1º aprile 2015 dopo 91 anni la testa, i piedi, e la mano tornano a Cirò Marina in occasione dell'inaugurazione del museo cittadino.[10]