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Potenza comune |
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Localizzazione | |||||
Stato | Italia | ||||
Regione | Basilicata | ||||
Provincia | Potenza | ||||
Amministrazione | |||||
Sindaco | Dario De Luca (FdI - AN) dal 09/06/2014 | ||||
Territorio | |||||
Coordinate | 40°38′00″N 15°48′00″ECoordinate: 40°38′00″N 15°48′00″E (Mappa) | ||||
Altitudine | 819 m s.l.m. | ||||
Superficie | 175,43[1] km² | ||||
Abitanti | 67 229[2] (31-05-2015) | ||||
Densità | 383,22 ab./km² | ||||
Comuni confinanti | Anzi, Avigliano, Brindisi Montagna, Picerno,Pietragalla, Pignola, Ruoti,Tito, Vaglio Basilicata | ||||
Altre informazioni | |||||
Cod. postale | 85100 | ||||
Prefisso | 0971 | ||||
Fuso orario | UTC+1 | ||||
CodiceISTAT | 076063 | ||||
Cod. catastale | G942 | ||||
Targa | PZ | ||||
Cl. sismica | zona 1 (sismicità alta) | ||||
Cl. climatica | zona E, 2 472 GG[3] | ||||
Nome abitanti | potentini | ||||
Patrono | san Gerardo di Potenza | ||||
Giorno festivo | 30 maggio | ||||
Cartografia | |||||
Posizione del comune di Potenza all'interno dell'omonima provincia |
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Sito istituzionale |
Potenza (IPA: [poˈtɛnʦa][4], Puténzë in dialetto potentino, IPA: [pu'tenʣə]) è un comune italiano di 67.229 abitanti[2], capoluogo della provincia omonima e della regione Basilicata e primo comune della regione per popolazione[5]
La città sorge nell'alta valle del Basento, lungo una dorsale appenninica a nord delle Dolomiti lucane racchiusa da vari monti più alti come ad esempio i Monti Li Foj. Il nucleo medievale dell'abitato è posto su un colle a 819 metri s.l.m., cosicché per altitudine ufficiale Potenza è seconda solo ad Enna tra i capoluoghi di provincia italiani. I quartieri più moderni sorgono più in basso, sino a lambire il corso del fiume Basento il cui alveo a partire dalla seconda metà del XX secolo è stato fortemente antropizzato. Per superficie, il comune di Potenza è il decimo più grande della regione[6].
Potenza sorge in una zona ad alta sismicità. Tuttavia, buona parte del patrimonio edilizio risale ad un periodo nel quale la città era considerata a media sismicità.[7].
Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Potenza. |
Il clima è mediterraneo montano: freddo e nevoso d'inverno, tiepido e secco d'estate. A gennaio, mese più freddo la temperatura media è di +3,5 °C, mentre luglio ed agosto, mesi più caldi registrano una temperatura media di +20 °C.
Potenza | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 5,5 | 6,1 | 8,7 | 12,3 | 18,1 | 22,2 | 25,5 | 25,8 | 21,9 | 16,6 | 11,5 | 8,1 | 6,6 | 13,0 | 24,5 | 16,7 | 15,2 |
T. min. media (°C) | 0,1 | 1,0 | 2,3 | 4,1 | 8,2 | 12,7 | 15,2 | 15,6 | 12,8 | 9,0 | 5,2 | 2,4 | 1,2 | 4,9 | 14,5 | 9,0 | 7,4 |
Vento (direzione-m/s) |
W 5,7 |
W 6,0 |
W 5,6 |
W 5,5 |
W 5,0 |
W 4,9 |
W 5,1 |
W 4,9 |
W 4,8 |
W 4,7 |
W 5,3 |
W. 5,5 |
5,7 | 5,4 | 5,0 | 4,9 | 5,2 |
L'origine della città, certamente antichissima, è incerta e potrebbe essere stata pelasgica o sabellica o di stirpe italo-greca (Riviello). Probabilmente, la prima collocazione della città fu in località oggi denominata Serra di Vaglio, quota 1095 metri.
Indubbiamente la sua posizione equidistante tra le colonie greche di Poseidonia e Metaponto deve averla esposta al soffio della civiltà greca, molto più gentile e progredita rispetto ai costumi di vita spartani che dovevano caratterizzare queste aspre e fiere popolazioni lucane.
Anche se non si ha notizia di monete potentine o altri ritrovamenti che attestino pienamente questa autonomia, essa dovette effettivamente rimanere libera fino a quando Roma non iniziò la sua politica di espansione.
L'atteggiamento delle popolazioni lucane e di Potenza nei riguardi di Roma fu sempre di aperta ostilità: nelle guerre tra Romani e Sanniti prima e tra Roma ed i Bruzi dopo, essi si schierarono sempre con i nemici di Roma. Assoggettati dalla forza delle armi, i Lucani vissero senza particolari scosse fino all'epoca della battaglia di Canne, quando passarono nel campo di Annibale, puntando sulle sue fortune. Dopo la battaglia del Metauro, nel corso della quale fu vinto ed ucciso il fratello Asdrubale Barca, Annibale oramai sconfitto si ritirava in Africa, lasciando Potenza alla vendetta di Roma che si abbatté spietata sulla città, che da municipium, fu ridotta al rango di praefectura prima e poi di colonia militare, con il mutare del nome in Potentia Romanorum.
Ma l'accortezza e la sapienza di Roma non sottovalutarono la posizione geografica e strategica della città, che fu collegata, con l'apertura di strade militari, a molti centri limitrofi: per Oppidum con Venusia e per Anxia a Grumentum. La città seguì poi le vicissitudini dell'Impero fino alla sua decadenza, e la sua fortuna peggiorò fino al rovinoso periodo delle invasioni barbariche. Vi giunsero allora i Bizantini che dettero alla regione il nome di Basilicata dai basilici o governatori che l'amministrarono ed in seguito, provenendo dalla Apulia attraverso la regione del Vulture, i Normanni sottomisero la città e tutta la Basilicata per unirla alla Calabria ed alla Sicilia e creare il forte regno che strinse in una sola unità l'Italia Meridionale.
Già in età bizantina la regione perse definitivamente il nome di Lucania per assumere quello di Basilicata; in epoca normanna le scorrerie dei Saraceni minacciarono anche una città come Potenza, lontana dalle coste e arroccata sui contrafforti dell'Appennino all'interno. Presso Potenza una località denominata Campo Saraceno conserva nel nome il ricordo delle incursioni arabe.
Il periodo normanno, comunque, fu ricco per Potenza di importanti avvenimenti: nel 1137, al tempo di Ruggero II di Sicilia, vennero accolti in città Papa Innocenzo II e l'imperatore Lotario II; più tardi nel 1149 re Ruggero II vi ricevette Luigi VII di Francia, liberato ad opera della flotta normanna dalle mani dei saraceni, mentre ritornava da una sfortunata spedizione in Terra Santa.
Già in tale epoca Potenza rivestiva particolare importanza come città vescovile: si vuole che il suo primo vescovo fosse Amando o Amanzio, altro pastore fu Gerardo di Piacenza, salito alla sedia vescovile nel 1111 e morto nel 1119: egli fu in seguito santificato ed è stato eletto a patrono della città. Nel Quattrocento Martino V, poi papa, mosse da Potenza a Roma per partecipare al conclave che lo elesse pontefice.
Con le nozze di Costanza d'Altavilla, ultima erede dei Normanni, con Enrico VI, figlio del Barbarossa, subentrarono nel regno del sud gli Svevi. Potenza inquieta e forse un po' ambigua come sempre. Seguì comunque l'aquila sveva di Federico II il quale, nonostante questo, sospettandola di dubbia fede la punì devastandola.
Il maestoso castello di Lagopesole, non distante dalla città, ed il rinnovato castello normanno di Melfi rimasero a monito di autorità e di potenza. Questa volta Potenza seguì la sorte di Manfredi e di Corradino e, quando il giovane e biondo re cadde decapitato in piazza del Carmine a Napoli, le città che avevano parteggiato per lui, come Potenza, furono soggette alla punizione ed all'ira del vincitore Carlo d'Angiò che, per mano dei suoi fedelissimi Conte di Belcastro e Ruggiero Sanseverino, conte di Marsico, infierì sui potentini ritenuti ribelli e sul centro abitato che per gran parte fu raso al suolo.
Ma maggiori e ancor più gravi devastazioni ed incendi distrussero la città allorquando il 18 dicembre 1273, uno dei tanti terremoti distruttivi si abbatté contro le sue stremate ed affamate popolazioni.
Gli Angioini frazionarono le terre del sud tra vassalli francesi sotto i quali le città, tra cui Potenza, non godettero certo pace e prosperità, anzi esse furono spesso coinvolte nelle guerre dinastiche che travagliarono questo periodo storico: verso il 1390 re Ladislao, cui contestava il regno il cugino Ludovico d'Angiò, pose l'assedio alla città e ad essa però usò clemenza il 10 aprile 1399 con decreto reale scritto "in campo Felia prope Potentiam", sollevandola dalla dipendenza feudale per qualche tempo. Nel 1414 Giovanna successe al fratello Ladislao al trono degli Angiò e la città fu ancora coinvolta nelle lotte che seguirono con i vari pretendenti o predestinati al trono.
Ebbero ancora la città Francesco Sforza, che la passò a Michele Attendolo di Cotignola, e, per brevi periodi, gli Zurlo e Iacopo Caracciolo.
Sopraggiunti gli Aragonesi, il re Alfonso la sottrasse alla contea degli Attendolo e la concesse con il suo contado al suo fido Don Indico de Guevara, giunto con lui dalla Spagna; a don Indico seguirono don Antonio e quindi don Giovanni che, quale terzo conte di Potenza, partecipò dalla parte degli Aragonesi alle guerre contro Carlo VIII e Luigi XII.
Don Alfonso de Guevara, sesto conte di Potenza, maritò sua figlia Beatrice ad Enrico di Loffredo, marchese di S. Agata e di Trevico, è così la città, che costituiva la dote nuziale, passò ai Loffredo che già vi erano stati signori in epoca normanna, prima dei Sanseverino. L'antico castello di cui oggi non resta che una sbocconcellata torre, fu da don Carlo Loffredo, figlio di Beatrice Guevara e di Enrico, trasformato in monastero. Nelle lotte di predominio che seguirono tra francesi e spagnoli per la divisione del regno nella seconda metà del Seicento, Consalvo de Cordova e Luigi d'Armagnac, duca di Nemours, fatto un armistizio, convennero a Potenza per negoziare l'accordo, che non fu raggiunto tanto in breve tempo le ostilità ripresero e, cacciati i francesi da tutto il reame, questo divenne provincia spagnola. Tutto il Mezzogiorno d'Italia, oramai Vicereame spagnolo subì una degradazione politica e morale che sfociò nella rivolta di Masaniello nel 1647.
Anche Potenza agitata da fazioni contrastanti, fu teatro di moti di intolleranza popolare antispagnola che comunque vennero facilmente repressi e che portarono all'insorgenza di fenomeni di violenza nelle sue campagne, sempre più spopolate. Nel 1694 un altro violento terremoto la distrusse quasi per intero e ben poco fu fatto dai dominatori spagnoli in favore delle popolazioni e per la ricostruzione della città.
Con questa dinastia, che dal 1734 governò le Due Sicilie, la città divenne sede di Ripartimento, soppiantando Tricarico.
Nel 1799, epoca di tumulti sociali nei quali perse la vita anche il vescovo monsignor Serao, Potenza ebbe due anime, l'una legittimista con i feudatari Loffredo, e l'altra rivoluzionaria. Ripacificata, la vita cittadina restò placida anche nel 1806, ossia all'arrivo delle truppe di Napoleone. Anzi, di fatto, la mancata resistenza ai francesi divenne merito, per cui il capoluogo regionale fu spostato da Matera a Potenza.
Con il ritorno di Ferdinando I di Borbone nel 1815 le cose non mutarono.
La città partecipò al Risorgimento Italiano, ribellandosi ai Reali Borbonici nel 1860. Il protagonista assoluto della ribellione fu a Potenza Emilio Maffei, che il 5 giugno riunì in città nel palazzo Loffredo i delegati delle Provincie confinanti, i quali sottoscrissero un "memorandum" contro i Borboni.
Il terribile terremoto del 1857, distruggendo ancora una volta gran parte della città, aprì nuove tremende ferite e raffreddò notevolmente le attività e le trame dei patrioti e solo due anni dopo, nel 1859 le cospirazioni antiborboniche iniziarono a riallacciarsi in modo concreto, tanto che l'anno successivo, dopo lo sbarco di Garibaldi nel continente, cominciava la dissoluzione delle truppe borboniche, comandate da ufficiali vecchi ed incapaci e già si iniziava ad intravedere in modo tangibile un processo di inevitabile disgregazione del regno delle due Sicilie: il 16 agosto 1860 la città si sollevava in armi ed il 18 dello stesso mese veniva proclamata l'annessione al Regno d'Italia sotto lo scettro di Vittorio Emanuele II di Savoia.
Il brigantaggio postunitario, dilagato nel Sud subito dopo l'Unità d'Italia, alimentato da correnti filoborboniche nella speranza di una restaurazione e sostenuto dalle tradizionali ragioni di scompenso sociale, dalla miseria, dall'impoverimento e dall'incapacità dei nuovi governanti italiani a comprendere i veri problemi delle classi oppresse del meridione, insanguinò molti centri della provincia, ma tenne fuori ancora una volta la città di Potenza dagli avvenimenti più cruenti, anche se la maggior parte delle direttive operative e strategiche della repressione furono coordinate ed attuate proprio nel capoluogo della regione.
Gli anni successivi del regno d'Italia fino alla Prima guerra mondiale, furono caratterizzati da lotte politiche condotte sempre in uno spirito di rispetto e correttezza anche se appassionate ed accese in duelli polemici legati alle personalità più rappresentative degli uomini che ne furono protagonisti. Le vicende che nel primo dopoguerra tanto travagliarono non solo le città del Nord, ma anche molte città del Sud, anche di regioni limitrofe e che alla fine portarono all'avvento del fascismo al potere, videro la città di Potenza distinta in una moderazione ed in una esemplare accettazione ed assimilazione degli aspetti più esasperati del nuovo clima politico che si affermò in tali anni. Eccessi di violenza, atti di grossolana limitazione della libertà individuale o di disprezzo della personalità umana furono solo episodi isolati durante l'intero periodo della dittatura fascista a Potenza.
L'immane tragedia legata al secondo conflitto mondiale richiese alla città un tributo di innumerevoli vite umane e provocò lutti, la cui memoria non è ancora spenta in tanti cittadini. Nel settembre 1943 alcuni bombardamenti aerei, effettuati allo scopo di tagliare le comunicazioni stradali e ferroviarie che consentivano l'afflusso delle truppe tedesche alle zone dello sbarco alleato, avvenuto il 9 sulle spiagge del litorale salernitano, costarono alla città molte vittime innocenti tra la popolazione civile e portarono alla distruzione, coi pochi obiettivi militari esistenti, di molte costruzioni civili, private e pubbliche, tra le quali l'ospedale San Carlo e la Cattedrale.
Nel dopoguerra con la ricostruzione delle devastazioni apportate dal conflitto e la comparsa all'orizzonte della Nazione di nuovi obiettivi, iniziava per Potenza la espansione urbana e la crescita di tanti nuovi poli di sviluppo civile e sociale, anche se questa crescita avviava la progressiva scomparsa di molte testimonianze del passato di questa città.
Il terremoto del 23 novembre 1980, di magnitudo 6.9, provocò notevoli danni con un bilancio di 12 morti, 50 feriti e 4.000 sfollati. Gli anni successivi al terremoto furono caratterizzati da una lenta e difficile ricostruzione.
Lo Stemma di Potenza |
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Leone coronato gradiente su di una scala. Leone e corona color oro, scala legno, campo cielo. La corona è da Conte. Nel basso rilievo in pietra calcarea che trovasi sull'alto della porta Municipale evvi in aggiunta una stella. - (Michele Lacava, Opuscolo sugli Stemmi comunali dellaProvincia di Potenza, 1884)[9] |
D'azzurro alla banda, cucito di rosso, attraversato dal leone d'oro, coronato dal medesimo e sormontato da tre stelle d'argento ordinate in fascia
Secondo una tradizione non autentica, il leone dello stemma della città di Potenza sarebbe "gradiente su una scala", il che è una convinzione falsa, e deriva verosimilmente dall'uso dei maestri scalpellini di riprodurre convenzionalmente sul marmo il colore rosso incidendo dei solchi paralleli e verticali (altri colori, come ad esempio l'azzurro, venivano resi tracciando striature oblique), il che ha fatto pensare in epoca tarda che la banda rossa fosse, appunto, una scala. L'equivoco, per quanto risalente e riprodotto anche su grafiche istituzionali di enti controllati del Comune di Potenza (ad es. l'ex Azienda Municipalizzata di Igiene Urbana), non è stato però mai validato in forma ufficiale, come dimostra l'assenza della scala dallo stemma conservato negli uffici del Sindaco.
Drappo di colore giallo, caricato dello stemma con l'iscrizione centrata in oro: Città di Potenza. La parte di metallo ed i cordoni sono dorati. L'asta verticale è ricoperta di velluto giallo con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia è rappresentato lo stemma della Città e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'oro
Potenza è uno delle 27 città decorate con Medaglia d'Oro come "Benemerite del Risorgimento nazionale" per le azioni altamente patriottiche compiute dalla città nel periodo del Risorgimento. Periodo, definito dalla Casa Savoia, compreso tra i motti insurrezionali del 1848 e la fine della prima Guerra Mondiale nel 1918. Tale medaglia fu conferita l'11 dicembre 1898, come ricompensa per essere stata, il 18 agosto 1860 (giorno dello sbarco di Garibaldi in Calabria) la prima città meridionale a ribellarsi contro i Borbone. Il Comune è stato anche insignito della Medaglia d'oro al merito civile.fonte: Comuni Italiani
Medaglia alle Città Benemerite del Risorgimento Nazionale | |
«In ricompensa del valore dimostrato dalla cittadinanza nel glorioso episodio del 18 agosto 1860. Lo stesso giorno dello sbarco di Garibaldi in Calabria, Potenza fu la prima città del Mezzogiorno a insorgere contro il governo borbonico.» |
Medaglia d'oro al Merito Civile | |
«In occasione di un disastroso terremoto, con grande dignità, spirito di sacrificio ed impegno civile,
affrontava la difficile opera di ricostruzione del proprio tessuto abitativo, nonché della rinascita del proprio futuro sociale, economico e produttivo. Mirabile esempio di
valore civico ed altissimo senso di abnegazione.» — 23 novembre 1980 |
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