La Basilicata o anche comunemente Lucania (quest'ultima fu la denominazione ufficiale dal 1932 al 1947)[4] è una regione italiana a statuto ordinario dell'Italia Meridionale di 575 197 abitanti[2] con capoluogo Potenza. Comprende la provincia di Potenza e laprovincia di Matera. Altri centri principali, oltre ai due capoluoghi Potenza e Matera, sono Melfi, Pisticci e Policoro. Confina a nord e a est con la Puglia, a ovest con la Campania, a sud con la Calabria, a sud-ovest è bagnata dal mar Tirreno e a sud-est è bagnata dal Mar Ionio.
Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia della Basilicata e Appennino lucano. |
Il territorio della Basilicata è prevalentemente montuoso (47%) e collinare (45% circa) e possiede un'unica grande pianura: la Piana di Metaponto. I massicci del Pollino (Serra Dolcedorme - 2.267 m) e del Sirino (Monte Papa - 2.005 m), il Monte Alpi (1.900 m), il Monte Raparo (1.764 m) e il complesso montuoso della Maddalena (Monte Volturino - 1835 m) costituiscono i maggiori rilievi dell'Appennino lucano. Nell'area nord-occidentale della regione è presente un vulcano spento, il monte Vulture.
Le colline costituiscono il 45,13% del territorio e sono di tipo argilloso, soggette a fenomeni di erosione che danno luogo a frane e smottamenti.
Le pianure occupano l'8% del territorio. La più estesa è la piana di Metaponto che occupa la parte meridionale della regione, lungo lacosta ionica. I fiumi lucani sono a carattere torrentizio e sono il Bradano, il Basento, la Fiumara di Atella, l'Agri, il Sinni e il Cavone.
Tra i laghi, quelli di Monticchio hanno origini vulcaniche, mentre quelli di Pietra del Pertusillo, di San Giuliano e del Monte Cotugno sono stati costruiti artificialmente per usi potabili e irrigui. Artificiale è anche il lago Camastra le cui acque vengono potabilizzate.
Le coste del litorale ionico sono basse e sabbiose mentre quelle del litorale tirrenico sono alte e rocciose.
Il clima è di tipo mediterraneo sulle coste e continentale sui rilievi montuosi.
La Basilicata ha una grande diversità ambientale ed è suddivisa in sei sotto-zone diverse:
Queste diversità si enunciano sia a livello faunistico, sia a quello floristico e infine a quello climatico.
Il clima della Basilicata cambia di zona in zona; infatti una caratteristica rilevante è che la Regione è esposta a due mari. La parte orientale della regione (non avendo la protezione della catena appenninica) risente dell'influsso del mar Adriatico, a cui va aggiunta l'orografia del territorio e l'altitudine irregolare delle montagne. Ma nonostante la diversità, il clima della regione può essere definito continentale, con caratteri mediterranei solo nelle aree costiere. Infatti se ci si addentra già di qualche chilometro nell'interno, soprattutto in inverno, la mitezza viene subito sostituita da un clima rigido e umido.
Presenta quattro aree climatiche rispettivamente suddivise in questo modo:
I venti più frequenti provengono in prevalenza dai quadranti occidentali e meridionali.
Lo stesso argomento in dettaglio: Lucania. |
« ... La Lucania è il territorio posto tra la costa del Tirreno, dal Sele al Lao, e quella dello Ionio, da Metaponto aTuri... » |
(Strabone, storico del I secolo a.C. - Geografia, VI, 1, 4) |
La Lucania antica era ben più vasta dell'odierna Basilicata; oltre a questa infatti comprendeva vasti territori appartenenti ad altre due regioni odierne: alla Campania (Cilento e Vallo di Diano nel Salernitano) e alla Calabria (arrivava a Sibari, Turi, e al fiume Lao, nel Cosentino). Non comprendeva però le terre a est del fiume Bradano, quindi la stessa Matera, ma anche l'intera area del Vulture, la cui principale città era Venusia, all'epoca degli Irpini. Tali confini geografici riflettono la situazione posteriore alla scissione fra Bruzi (antichi abitanti della Calabria) e Lucani avvenuta nel 356 a.C. con il confine fra le due regioni nell'istmo tra Turi eCirella (Piccola Lucania). Prima di questa data, le fonti dal V secolo in poi si riferivano a una vasta area, chiamata convenzionalmente dai moderni Grande Lucania, che si spingeva fino allo stretto di Messina ed era abitata da genti di ceppo sannitico.
I suddetti confini nord-orientali della Lucania furono poi mantenuti nell'istituzione delle regioni augustee, avvenuta intorno al 7 d.C: le terre dei Lucani (al di qua del Bradano) entrarono a far parte della Regio III Lucania et Bruttii, mentre Matera e il Vulture della Regio II Apulia et Calabria.
Esistono varie ipotesi sull'origine del toponimo Lucania:
Una suggestiva leggenda vuole che il nome fosse dato da un popolo diretto verso Sud, una volta giunto in una terra dalla quale si vedeva sorgere il Sole, e che il nome Lucania indicasse quindi "Terra della Luce". Questa leggenda confermerebbe un legame linguistico tra il toponimo Lucania e la radice protoindoeuropea Leuk che ha originato la parola latina lux ("luce") e quella greca leukos ("lucente, bianco").
Il toponimo Basilicata è attestato la prima volta attorno al X secolo; La provenienza di tale nome è spesso associato:
Durante il periodo fascista il territorio regionale riprese il nome Lucania, ma con la nascita della Repubblica tornò a chiamarsi Basilicata.[6]
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Basilicata. |
Nella preistoria i primi insediamenti umani risalgono al Paleolitico inferiore (Homo Erectus) e a rifugi del Mesolitico. Dal V millennio a.C. si diffusero gli insediamenti in villaggi fortificati e nell'età del ferro esistette una cultura indigena locale. Dall'VIII secolo a.C. fu fondata lacolonia greca di Siris (di madrepatria microasiatica) e intorno al 630 a.C. quella di Metaponto, di colonizzazione achea, completando l'occupazione della costa ionica, mentre nell'interno continuano a fiorire le comunità indigene (in particolare nell'area di Melfi). Dopo un primo periodo di pacifica convivenza alcuni insediamenti indigeni scompaiono e altri vengono fortificati. Le città greche lottano l'una con l'altra.
I primi contatti dei Romani con i Lucani si ebbero con una temporanea alleanza anti sannita intorno al 330 a.C. Dopo la conquista diTaranto nel 272 a.C. il dominio romano si estese a tutta la regione. Venne prolungata la via Appia fino a Brindisi e vennero fondate lecolonie di Potentia (Potenza) e Grumentum. A Venosa nacque il poeta latino Orazio.
Alla fine del V secolo la Lucania era già ampiamente cristianizzata e dopo la caduta dell'impero romano restò in possesso bizantino fino alla conquista longobarda nel 568, entrando a far parte del Ducato di Benevento. Le incursioni saracene portarono le popolazioni locali all'abbandono degli abitati in pianura e in prossimità della costa, a favore di centri protetti sulle alture. Tricarico e Tursi conoscono una dominazione araba di più lunga durata che inciderà profondamente sulla struttura stessa degli abitati, che hanno conservato testimonianze ancora oggi ben visibili nei quartieri della ràbata e della saracena a Tricarico e della rabatana a Tursi[7].
Nel 968, dopo la conquista bizantina, venne costituito il thema di Lucania, con capoluogo Tursikon (attuale Tursi)[8]. Nel 1059 con la conquista normanna, il thema scomparve e Melfi divenne una delle sedi del potere regale. Federico II di Svevia soggiornò a Melfi nel1225 e nel 1231, anno in cui vennero emanate le Constitutiones regni Siciliae ("Costituzioni di Melfi"), e in quegli anni, venne costruito ilcastello di Lagopesole.
Nel XIV secolo la Lucania attraversò una profonda crisi demografica, attribuibile probabilmente alla "cacciata dei Saraceni" ordinata da Carlo I d'Angiò. La famiglia Caraccioloottenne la signoria su Melfi e diversi altri feudi. Nella seconda metà del XV secolo si ebbe una generale ripresa economica e demografica, anche in seguito all'arrivo di profughi dalle regioni dell'Impero bizantino in seguito alla caduta di Costantinopoli.
La Basilicata fu teatro della famosa Congiura dei baroni ordita nel 1485 dal principe di Salerno Antonello II dei Sanseverino consigliato da Antonello Petrucci e Francesco Coppola, ai danni del re di Napoli Ferdinando I di Napoli che coinvolse molte famiglie feudatarie di signori e baroni del regno della fazione guelfa favorevoli agli angioini, tra cui oltre i Sanseverino, conti di Tricarico, si ricordano i Caraccioloprincipi di Melfi, i Gesualdo marchesi di Caggiano, i del Balzo-Orsini principi di Altamura e di Venosa, i Guevara principi di Teramo, iSenerchia conti di Sant'Andrea e Rapone, che si riunirono nel Castello del Malconsiglio di Miglionico (detto anche della congiura dei Baroni). La Congiura fu narrata dallo Storico Camillo Porzio nella sua più celebre opera, La congiura dei Baroni del regno di Napoli contra il re Ferdinando I.
Carlo V di Spagna tolse i loro domini ai feudatari precedenti, a cui subentrarono le famiglie dei Carafa (principi di Stigliano), Revertera,Pignatelli e Colonna. La Basilicata fu in gran parte sottoposta alla giurisdizione di Salerno, mentre Matera e la Murgia fecero parte dellaTerra d'Otranto. Con l'avvento della nuova classe dirigente, estranea al territorio di cui godeva il possesso, e con lo spostamento dei traffici commerciali dal Mediterraneo all'Atlantico, i feudi lucani furono considerati pura fonte di reddito e i nuovi baroni prestarono scarsissimo interesse al miglioramento delle condizioni economiche e sociali dei propri possedimenti. Nella seconda metà del XVI secolo la Basilicata conobbe un periodo di relativa tranquillità e in quest'epoca si sviluppò una notevole attività artistica, legata alla committenza delle grandi famiglie baronali e religiosa. Nella vita sociale e politica della regione si ebbe l'emergere di una nuova classe intermedia, per lo più appartenente a importanti famiglie locali, e impegnata a rappresentare i baroni, i vescovi e gli abati nell'attività di amministrazione e gestione dei feudi. Contemporaneamente le comunità locali formarono le prime "Università".
Quando a Napoli scoppiò la rivolta di Masaniello, nel 1647, una sollevazione popolare generalizzata coinvolse tutta la regione, che aderì alla Repubblica, ma la rivolta venne quindi repressa. Nel 1663 venne creata una nuova provincia per la Basilicata, per assicurarne un maggiore controllo, con capoluogo a Matera.
Con Carlo di Borbone anche la Basilicata entra a far parte nel 1735 del Regno di Napoli, con la ritrovata indipendenza del Mezzogiorno. Sull'onda dei fatti del 1799, Avigliano fu la prima città (ancor prima di Napoli) a piantare l'albero della libertà e a proclamare la Repubblica Napoletana, che ebbe tra i suoi fautori i lucani Mario Pagano e Michele Granata; da lì i moti si estesero in tutta la regione, animati dalla "Organizzazione democratica" guidata dagli aviglianesi Michelangelo e Girolamo Vaccaro, ma l'insurrezione venne repressa. I francesi ritornarono sette anni più tardi, nonostante le resistenze della popolazione la cui gran parte era borbonica.
Il 7 agosto 1806 la città di Lauria, che allora contava oltre settemila abitanti, venne rasa al suolo, incendiata e saccheggiatadalle truppe del generale francese Massena. Nel mese di dicembre si consumò l'assedio di Maratea, conclusosi con la discesa a patti tra il colonnello Mandarini e il generale francese Lamarque. Durante l'occupazione napoleonica il progetto di distribuire in piccoli lotti delle terre demaniali venne abbandonato: le richieste di cambiamento, in particolare per la riforma agraria, rimasero inascoltate.
Successivamente, con il ritorno dei Borbone, la Regione partecipò blandamente ai moti del 1848, avendo tra i suoi esponenti Luigi La Vista, fucilato da alcuni soldati svizzeri all'età di 22 anni. La voglia di cambiamento e di innovazione fece aderire la parte latifondista della società lucana ai fatti che portarono alla unificazione nazionale nel 1860, anche se un recente revisionismo storico ha portato a valutare negativamente quel coinvolgimento. Tra i principali artefici della svolta sabauda si menzionano Giacinto Albini con Nicola Mignona Governatori del Governo Prodittatoriale: Albini, in particolare, fu il principale artefice dell'insurrezione lucana e nominato poi Governatore della Provincia. Sono inoltre da ricordare Carmine Senise, Capo di Stato Maggiore delle Forze insorte, Pietro Lacava, Floriano Del Zio, Ferdinando Petruccelli della Gattina, Giacomo Racioppi e infine Francesco Scardaccione, che fu il primo Presidente della Provincia di Basilicata (1861).
Come per la Repubblica Napoletana, anche in questo caso vi fu un precoce proclama in un comune lucano, Corleto Perticara: il 16 agosto 1860, infatti, qui aveva sede il Comitato Insurrezionale Lucano presieduto da Carmine Senise, quindi durante la processione in onore di San Rocco di Montpellier, patrono del paese, vi fu un'insurrezione popolare che portò alla formazione di una schiera di 800 uomini sotto il comando del colonnello Camillo Boldoni, ancor prima che Garibaldi smuovesse la sua Spedizione dei Mille, venne proclamata l'Unità d'Italia; a cui seguì la proclamazione di Potenza, avvenuta nel successivo 18 agosto. Nei mille di Garibaldi militò anche il materano Giambattista Pentasuglia, unico lucano ad aderire alla campagna militare dell'eroe dei due mondi già da Quarto.
Dopo l'annessione, però, vecchi e nuovi rancori verso la politica centrale, egemonizzata anche nel nuovo Stato dalla ricca borghesia agraria, favorirono la nascita di rivolte armate. Il cosiddetto brigantaggio, complesso fenomeno che divenne in realtà una vera e propria guerra civile, interessò tutta la regione per circa sette anni e causò migliaia di morti, deportati e dispersi tra i contadini lucani. La Basilicata fu tra le regioni con il maggior numero di bande, di cui se ne contarono 47 in totale.[9]
La rivolta venne animata in particolare nelle zone del Vulture-Melfese dal noto capobrigante Carmine Crocco (detto "Donatello"), di Rionero in Vulture, un bracciante che riuscì a formare un esercito di oltre duemila uomini e che si guadagnò l'appellativo di "Generale dei Briganti".[10] La compattezza e la solidità delle sue bande resero la Basilicata il cuore della rivolta contadina.[11] Accanto a Crocco, un altro capobrigante, Antonio Franco, si distinse per le sue attività brigantesche nelle zone del Pollino. Altri famosi briganti della regione che operarono sotto i dettami di Crocco erano Giuseppe Summa (detto "Ninco Nanco"), Giuseppe Caruso (detto "Zi' Beppe"), Teodoro Gioseffi (detto "Caporal Teodoro") e Vincenzo Mastronardi (detto "Staccone").
Il 17 novembre 1878, il re Umberto I subì un attentato da parte dell'anarchico Giovanni Passannante, originario di Salvia di Lucania. Il sovrano uscì illeso e Passannante fu arrestato. L'episodio generò protesta sia contro sia a favore dell'anarchico, tra cui il poeta Giovanni Pascoli che compose la sua Ode a Passannante.[12] Il sindaco del paese natio dell'anarchico dovette recarsi dal re, porgendo le sue scuse e offrendo di cambiare il nome del comune inSavoia di Lucania, nome che identifica tuttora la città.
Nel 1901, Giuseppe Zanardelli, a quel tempo presidente del consiglio, visitò diverse città del meridione per studiarne i problemi. Zanardelli giunse aMoliterno e fu accolto dal sindaco che lo salutò "a nome degli ottomila abitanti di questo comune, tremila dei quali sono in America, mentre gli altri cinquemila si preparano a seguirli".[13]. Zanardelli affrontò allora la grave situazione della provincia[14] e propose una legge speciale[15] con cui venivano affrontate due delle piaghe: il credito agrario anche attraverso i Monti frumentari e le gravi carenze delle scuole elementari, con il conseguente analfabetismo. La legge trasferì allo stato l'onere della scuola primaria che prima gravava sui comuni, troppo indebitati per farsene carico.
Le cattive condizioni economiche e ambientali, con la presenza di zone malariche, e la mancanza di infrastrutture, di lavoro, e di aiuti statali, come nel resto del Mezzogiorno, portarono a un vasto fenomeno di emigrazione. Solo negli anni trenta del Novecento si realizzarono l'acquedotto e importanti vie di comunicazione.
Il 21 settembre 1943, Matera fu la prima città italiana a insorgere contro i tedeschi occupanti. Il 24 settembre dello stesso anno, a Rionero avvenne una delle più cruente rappresaglie della seconda guerra mondiale in Basilicata, ove 18 rioneresi furono trucidati da alcune truppe naziste, a causa di un contadino rionerese che ferì un sergente dei paracadutisti, il quale sembrava stesse rubando una gallina nella sua abitazione. Dopo Rionero Avigliano insorse dando vita ad una battaglia contro i tedeschi il 9 ottobre.
Il 23 novembre 1980 la Basilicata fu sconvolta da un grave terremoto che colpì buona parte del territorio regionale. Nel 1993 fu inaugurato a San Nicola, frazione di Melfi, l'impianto industriale SATA, ove risiede uno dei più importanti stabilimenti FIAT d'Europa e altre aziende collegate all'indotto come Tower Automotive e Magneti Marelli.
Nel 2003 la decisione del governo nazionale di trasferire tutte le scorie nucleari delle ex centrali atomiche in una salina di Scanzano Jonico ha provocato un'intensa protesta, con una manifestazione oceanica cui parteciparono oltre 100.000 persone (pari a circa un quinto della popolazione lucana) che ha portato nel gennaio del 2004 al ritiro del decreto.
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