« …salve Avezzano novella, eroica figlia d'Italia, sol de la Marsica! Salve, dal cielo provata al duolo, sublime donna. Per te la stella splende più vivida nel ciel azzurro… le tue sorelle risorte cantano: sorgi con l'inno d'amor di fede più bella e grande » |
(Mons. Raffaele Salucci, nel primo anniversario del terremoto del 1915[4]) |
Avezzano ([avedˈʣaːno] o [avetˈʦaːno][5][6] pronuncia[?·info]; Avezzanë in dialetto abruzzese) è un comune italiano di 42 438 abitanti[2] in provincia dell'Aquila in Abruzzo, elevato a città con decreto del presidente della Repubblica[A 1].
È il secondo comune più popoloso della provincia[7] e il sesto della regione[8]. Documentata come centro urbano esistente già nel IX secolo (anno 866)[9][10], la città col tempo è diventata il capoluogo della Marsica, di cui è il comune più grande.
È sede del tribunale[11] e della diocesi dei Marsi. Ospita la sede distaccata della facoltà di giurisprudenza dell'università di Teramo e i corsi di laurea in scienze infermieristiche dell'università dell'Aquila. La città è un importante nodo geografico, stradale, ferroviario ed autostradale nell'area appenninica del centro-sud Italia; nei pressi del casello autostradale della A25 è presente lo snodo commerciale dell'interporto. Avezzano è tra le città decorate con Medaglia d'argento al merito civile poiché, nel 1944, fu la quinta città d'Italia per gravità di danni da bombardamenti alleati[12].
Lo stesso argomento in dettaglio: Marsica. |
Avezzano sorge a nord-ovest della piana del Fucino. È dominata, a nord, dal monte Velino e ad ovest dal monte Salviano. Ad est il territorio comunale si estende verso le frazioni di San Pelino e Paterno. È situata tra i 695 m s.l.m. del settore urbano e i 740 m s.l.m. della zona nord. Il sistema urbano della vecchia città ruota attorno al castello Orsini, il terreno su cui poggia è in lieve declivio con salita in direzione nord-nord ovest. È considerata "città territorio" della Marsica, subregione abruzzese che comprende 37 comuni, per un totale di circa 134.000 abitanti[13]. Per quanto riguarda il rischio sismico, Avezzano è classificata nella zona 1, ovvero ad alta sismicità[14][15][16].
Lo stesso argomento in dettaglio: stazione meteorologica di Avezzano. |
Per la sua posizione geografica, adagiata com'è presso l'ex alveo del Fucino e circondata da imponenti rilievi, Avezzano è caratterizzata da un clima montano mediterraneo[17]. In base alle medie climatiche ufficiali relative al periodo 1951-2000 pubblicate dall'agenzia regionale ARSSA[A 2][18], e alle medie climatiche ufficiali relative al trentennale di riferimento 1961-1990[19], la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta sui +2,0 °C; quella del mese più caldo, agosto, sui +20,5 °C. In estate talvolta si superano i 30 °C ma, con un tasso di umidità contenuto e relativa ventilazione. Di seguito è riportata la tabella riassuntiva dei principali dati meteorologici riferiti ad Avezzano[20].
Avezzano | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 5,7 | 7,5 | 10,9 | 14,8 | 19,8 | 23,6 | 26,9 | 27,1 | 23,1 | 18,4 | 12,6 | 7,2 | 6,8 | 15,2 | 25,9 | 18,0 | 16,5 |
T. media (°C) | 2,0 | 3,3 | 6,3 | 9,8 | 14,1 | 17,6 | 20,3 | 20,5 | 17,2 | 12,7 | 8,4 | 3,7 | 3,0 | 10,1 | 19,5 | 12,8 | 11,3 |
T. min. media (°C) | -1,8 | -0,9 | 1,7 | 4,7 | 8,3 | 11,6 | 13,6 | 13,8 | 11,4 | 7,0 | 4,3 | 0,3 | -0,8 | 4,9 | 13,0 | 7,6 | 6,2 |
Precipitazioni (mm) | 65 | 67 | 62 | 62 | 53 | 42 | 29 | 35 | 57 | 75 | 108 | 98 | 230 | 177 | 106 | 240 | 753 |
Giorni di pioggia | 9 | 9 | 8 | 8 | 7 | 6 | 3 | 4 | 6 | 8 | 10 | 10 | 28 | 23 | 13 | 24 | 88 |
Le origini del nome |
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Sull'origine del nome Avezzano sono state formulate diverse ipotesi:
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Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Avezzano. |
Le prime testimonianze della presenza di cacciatori nel Paleolitico superiore e dello stanziamento a carattere continuativo delle popolazioni, circa 18-14.000 anni fa[28], si hanno con una serie di testimonianze. La più vicina è quella della Grotta di Ciccio Felice, alle pendici del monte Salviano. Si tratta di un insediamento preistorico individuato nei pressi della strada Circonfucense, in corrispondenza di Strada 6 del Fucino[29]. Nel periodo italico, dall'età del ferro, in questi luoghi stanzieranno i Marsi. Dal momento della sua costituzione il popolo sarà cantato e celebrato in tutte le epoche come uno dei progenitori e al contempo uno dei figli prediletti dell'Italia[30][31].
(LA)
« Nec sine Marsis nec contra Marsos triumphari posse » |
(IT)
« Non si può vincere né senza i Marsi né contro di essi » |
(Appiano di Alessandria[32]) |
Il destino dei Marsi incrocia quello di Roma a cominciare dal 300 a.C., quando Tito Livio scrive di alcune schiere marse alleate con i Sanniti, impegnati a contrastare la spinta espansionistica di Roma. In seguito benché fedeli alleati dei romani[33] furono esclusi dai diritti di cittadinanza e dall'assegnazione dell'ager publicus. La guerra sociale, detta anche "guerra Italia" o "guerra Marsica", è inevitabile[34]. Il condottiero Quinto Poppedio Silone, strenuo fautore dei diritti delle popolazioni italiche, ottenne numerosi successi[35]. Al termine della guerra ai Marsi fu riconosciuta l'agognata cittadinanza[36] che accelerò il processo di romanizzazione del popolo. Quando l'imperatore Augusto divise l'Italia in undici regioni, essi furono assegnati alla Samnium Regio[37].
Lo stesso argomento in dettaglio: Fucino e Cunicoli di Claudio. |
« Che meraviglioso specchio dev'essere stato il lago nella sua integrità! Ancora esso appare così incantevole nello splendore della sera, che si può pensare, guardandolo, alle ninfe e alle galatee nuotanti nei suoi flutti... » |
(Ferdinand Gregorovius, Passeggiate per l'Italia, vol. 2[38]) |
Nel 41 d.C. hanno inizio i lavori del prosciugamento del lago Fucino, un'opera che è considerata tra le più grandiose imprese idrauliche. Il lago veniva adorato come un dio dai Marsi, e da essi temuto come un mostro, per l'impetuosità delle sue acque. Lungo le sue rive, circa trentamila uomini, si affanneranno intenti al prosciugamento del lago attraverso lo scavo di un emissario che doveva far defluire le acque nel Liri. Esso troverà la sua realizzazione nel 52 d.C., dapprima con l'imperatore Claudio, in seguito, grazie ad opere manutentive, con Traiano e con Adriano. Dopo la caduta dell'impero romano, l'assenza di opere di manutenzione, causò molto probabilmente insieme agli effetti di un disastroso terremoto, avvenuto intorno al 500 d.C.[39], il ritorno del lago ai livelli precedenti il prosciugamento claudiano[40].
Con l'abolizione delle regioni augustee furono create 17 "province" e la Marsica fu inserita nella tredicesima: la Valeria, catalogata nell'ordinamento ecclesiale con il nome di Marsia[41]. La Marsica subì, soprattutto da parte degli eserciti stranieri dei Goti, ma anche dei Bizantini, dei Borgognoni e degli Alemanni, saccheggi e violenze di ogni genere che portarono carestia e devastazioni. Nel 591 la Marsica passò sotto il controllo di Ariulfo, secondo Duca di Spoleto. Nacque la Gastaldia dei Marsi, un gastaldato quasi del tutto autonomo retto da un gastaldius marsorum[42]. Carlo Magno, dopo la metà del 700, donò la Gastaldia dei Marsi e tutte le terre del Ducato di Spoleto allo Stato Pontificio[43]. Ai gastaldi si sostituiranno i primi rappresentanti della famiglia Berardi. Ebbe origine così la Contea dei Marsi[44]. Nel basso medioevo la vittoria di Carlo I d'Angiò determinò la distruzione di Alba Fucens e Pietraquaria i cui abitanti avevano incautamente tifato a favore di Corradino di Svevia. Tra la fine del duecento e la prima metà del trecento ha avuto termine il processo aggregativo che vide i vari villaggi adiacenti confluire in Avezzano[45]. La città fu feudo dei Conti dei Marsi, dei Normanni e per un certo periodo degli Svevi.
Il XV secolo fu teatro delle lotte tra le famiglie romane degli Orsini e dei Colonna[46]. Nel 1441 Giovanni Antonio Orsini è signore di Avezzano e conte di Alba Fucens e Tagliacozzo, controllando così una vasta area della Marsica occidentale. La politica guerraiola degli Orsini non era ben vista dai terrazzani della contea di Albe. Orsini trasformò il vecchio castello angioino di Avezzano in una moderna ed efficiente rocca rinascimentale, conformandola ai nuovi criteri dell'architettura militare e inglobando i resti della preesistente torre medievale[47]. Sul portale del castello, ancora presente e ben visibile, fece installare l’iscrizione “seditiosis exitium” (a sterminio dei sediziosi), con l'obiettivo di intimidire e controllare agricoltori e pescatori della città che apertamente parteggiavano per i Colonna[48]. Il rifacimento del castello Orsini fu certamente opera dell’architetto Francesco di Giorgio Martini[49]. Fino agli ultimi anni del 1.400 gli Orsini, dopo una lunga serie di scontri con la famiglia rivale, mantenne il controllo delle contee marsicane.
Quando Alfonso d’Aragona diventò re del vastissimo regno delle Due Sicilie, la Marsica risultò divisa in due contee. Quella di Celano con i suoi conti, cui successero i Piccolomini, ed Albe con gli Orsini. Diversi diplomi di re Federico I di Napoli, databili dal 1496 al 1499 determinano senza dubbio, la vittoria dei Colonna sugli Orsini sul finire del medioevo. Qui la signoria dei Colonna, durata senza interruzione circa tre secoli, fu molto amata e lasciò ricordi non spiacevoli. Ad Avezzano, in particolare, in cui ebbe origine l’espressione “Popolo e Colonna”[50].
Il ducato dei Marsi all'epoca, oltre ad Avezzano, controllava numerosissime terre da Ajelli a Morrea e da Rocca di Botte ad Opi. Sul trono napoletano Giuseppe Bonaparte, appena fu possibile, promulgò la legge sull'abolizione dei feudi: era il 2 agosto 1806. Terminò, così, dopo tre secoli, la signoria dei Colonna ad Avezzano. Attuata dal Bonaparte una nuova ripartizione del regno di Napoli in province, distretti e circondari, la Marsica fu, inizialmente, suddivisa in modo non rispondente alla sua secolare unità politica e amministrativa. A ciò dovrà porre rimedio, cinque anni dopo, il successore Gioacchino Murat che il 4 maggio 1811 decreterà l’istituzione del distretto di Avezzano, la città diverrà, a tutti gli effetti, il capoluogo della Marsica[51]. In questo periodo, nella Marsica, come nel resto d'Abruzzo, si registreranno le prime vendite carbonare[52] che, dopo le iniziali sconfitte napoleoniche, consolideranno strutture operative e ranghi.
Qui i movimenti carbonari saranno più che mai dinamici tanto che nel 1820 Ferdinando I si vide costretto a firmare la Costituzione (che riconosceva la provincia Marsia, in luogo all'Abruzzo ulteriore II), ritirata un anno dopo con la repressione dei moti carbonari. Il real decreto conteneva norme severissime per la repressione del brigantaggio nei territori continentali del Regno di Napoli[53]. In quegli anni vi furono saccheggi e stragi, soprattutto, nei centri della Valle Roveto devastati dalle squadre dei reazionari che facevano base anche ad Avezzano[54]. Solo dopo la sconfitta subita sul valico molisano del Macerone dall'esercito delle Due Sicilie ad opera dei piemontesi, Vittorio Emanuele II fu proclamato re in tutto il territorio dell'ex-regno napoletano e sventolò per la prima volta il tricolore d’Italia. Con l'unità d'Italia (1861) la suddivisione in province e circondari stabilita dal decreto Rattazzi fu estesa all'intera penisola. Da un punto di vista amministrativo l'istituzione della Regione Abruzzi e Molise sostituirà i tre Abruzzi (Ultra I, Ultra II e Citra) e si avrà la nascita del Circondario di Avezzano[55].
Lo stesso argomento in dettaglio: Fucino e Cunicoli di Claudio. |
« O Torlonia asciuga il Fucino, o il Fucino asciuga Torlonia » |
(Alessandro Torlonia[56]) |
Ad opera del banchiere Alessandro Torlonia, nella seconda metà del 1800, fu definitivamente prosciugato il lago Fucino che aveva una superficie di oltre 14.000 ettari, terzo d'Italia per estensione[57]. L'opera considerata colossale, seconda solo alla diga di Assuan, richiese decenni di lavoro per maestranze e tecnici[58]. Fu ripreso lo stesso progetto di 18 secoli prima, ristrutturando ed ampliando l'opera claudiana. Il Fucino che aveva una profondità massima nel "bacinetto" di 30 metri, defluì lentamente attraverso i cunicoli di Claudio, riversando le acque nel fiume Liri dall'emissario di Capistrello. Ai vecchi cunicoli degli imperatori Claudio e Adriano, il Torlonia fece aggiungere altri canali e sfiatatoi. L'ingegnere Alessandro Brisse, ultimo direttore dei lavori che iniziarono nel 1855, portò a compimento l’opera tra il 1873 e il 1877[59]. Fu solo il 1º ottobre del 1878 che il lago Fucino fu dichiarato prosciugato[60]. Liberata l'area dalle acque, sorse così la piana del Fucino, una fertile superficie destinata a coltivazioni agricole che fu resa lavorabile ed abitabile attraverso la costruzione di case, fattorie e strade[61]. La strada circonfucense circonda per 52 km il bacino percorso da un reticolato di 46 strade per un totale di ben 272 km. Infine fu costruita la strada che collega Napoli ad Avezzano e la linea ferroviaria Roma-Avezzano.
Lo stesso argomento in dettaglio: Terremoto della Marsica del 1915. |
Pochi decenni dopo la bonifica del Fucino e nel pieno dello sviluppo socio-economico dell'area fucense avvenne l'evento più tragico: il terremoto della Marsica del 13 gennaio 1915. Fu un evento sismico di indicibile gravità. Per forza distruttiva e numero di vittime, è classificato tra i principali terremoti avvenuti in territorio italiano[62]. Causò 30.519 morti, devastando numerosi comuni del centro Italia[63]. 10.700 vittime (più dell’80% dei residenti)[64] vi furono nella città di Avezzano, epicentro del sisma, che contava prima della scossa di magnitudo 7.0 e ancora dell'11º grado della scala Mercalli, circa 13.000 abitanti[65]. La scossa fu avvertita dalla pianura padana alla Basilicata[66]. Nel 2015, in occasione delle celebrazioni commemorative del centenario, Poste italiane ha emesso un francobollo speciale dedicato al sisma[67] mentre l'istituto poligrafico e zecca dello Stato ha coniato la moneta con impressi i simboli della tragedia e della rinascita del territorio[68].
« Il terremoto ha voluto dietro di sé la guerra, e la guerra vorrà ancora! » |
(Ignazio Silone[69]) |
Alcuni giovani avezzanesi ebbero salva la vita dal terremoto perché all'alba del 13 gennaio si trovarono in stazione in attesa del treno che li avrebbe condotti alla visita di leva militare. Un'intera generazione di giovani che versò, al terremoto, un altissimo tributo venne sottoposta ad un'ulteriore prova. Sfumata la possibilità di essere esonerati, i marsicani dovettero partecipare come soldati dell'esercito alla grande guerra. Molti di loro, oltre 2.000, persero anche la vita sul fronte, lungo l'Isonzo e sul Carso, si disse, "per difendere l'onore e i ruderi"[70]. Dato il vuoto generazionale creatosi, il Governo Italiano, decise di istituire un campo di lavoro per prigionieri austro-ungarici ad Avezzano nel quartiere che poi prese il nome di "Concentramento". La città rinacque anche grazie al loro continuo lavoro in opere pubbliche.
Lo stesso argomento in dettaglio: Diocesi di Avezzano. |
Fondata, secondo la tradizione, nel I secolo da San Marco Galileo e retta nel III secolo da San Rufino e da suo figlio Cesidio[71], la Diocesi dei Marsi ha avuto nella sua storia due spostamenti. Nel 1580, con la bolla pontificia In suprema dignitatis, di Gregorio XIII, la sede vescovile venne spostata dall'antica cattedrale di Santa Sabina (di San Benedetto dei Marsi) a Pescina, nella cattedrale di Santa Maria delle Grazie. Il 16 gennaio 1924 con la bolla Quo aptius di papa Pio XI la cattedra fu trasferita da Pescina ad Avezzano[72].
Durante la seconda guerra mondiale la frazione di Paterno fu soggetta ad attacchi alleati miranti a colpire i convogli militari e i depositi di bombe dei tedeschi. Dal novembre 1943 al maggio del 1944 saranno in totale 19 i bombardamenti che colpirono Avezzano. Appena ricostruita dalla devastazione del sisma, la città fu nuovamente distrutta al 70%. Ad essa verrà concessa la Medaglia d'argento al merito civile[73]. Durante il ventennio fascista, tuttavia, vi fu la risoluzione di problematiche ultradecennali: la bonifica delle aree acquitrinose del Fucino e la ricostruzione della cattedrale di Avezzano, distrutta dal terremoto del 1915[74].
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Avezzano. |
Un capitolo caldo della storia di Avezzano è certamente quello della lunga ed infruttuosa lotta per l'istituzione di una Provincia dei Marsi. Già dagli anni venti del XX secolo l'avezzanese Camillo Corradini, eletto al Parlamento del Regno d'Italia, si impegnò a sostenere il progetto. Diversi e vani i tentativi portati avanti nel corso degli anni[75]. Del 1986 la proposta di legge di iniziativa popolare per l'istituzione della provincia sottoscritta ed appoggiata da circa 53.000 marsicani e dai 37 comuni[76].
Lo stesso argomento in dettaglio: Stemma di Avezzano. |
L'attuale stemma è il decimo nella storia di Avezzano. È stato riconosciuto nel 1994 dal Presidente della Repubblica, O.L.Scalfaro[A 3].
Stemma: d'azzurro, al San Bartolomeo di carnagione, in maestà, aureolato d'oro, capelluto e barbuto di nero, mirante verso l'alto, i fianchi e parte delle gambe drappeggiati di rosso, il braccio destro alzato, la mano destra impugnante il coltello del martirio, posto in banda, con la punta all'insù, d'argento, la spalla sinistra coperta dalla pelle del Santo, al naturale, pendente fino al fianco sinistro, attraversante il drappeggio, terminante con le mani e con il viso, rovesciati, il Santo sostenuto dalla pianura diminuita, d'oro. Ornamenti esteriori da città.[77]
Gonfalone: drappo di giallo, riccamente ornato di ricami d'oro e caricato dallo stemma sopra descritto con la iscrizione centrata in oro, recante la denominazione della città, le parti in metallo ed i cordoni saranno dorati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto giallo con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma della città e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri ricolorati dai colori nazionali frangiati d'oro.[78]
Titolo di Città | |
Il comune di Avezzano si fregia del titolo di città[A 1][79][80].
Medaglia d'argento al merito civile | |
«Sotto l'infuriare dei bombardamenti e delle
rappresaglie nemiche, che causavano gravissime perdite umane e materiali, conserva intatta la sua fede nella libertà e nei destini della Patria.» — Avezzano, 1943-1945[A 4] |
Lo stesso argomento in dettaglio: Cattedrale di Avezzano e Santuario della Madonna di Pietraquaria. |
Totalmente rasa al suolo nel 1915 e di nuovo nel 1944, la città di Avezzano non presenta un aspetto monumentale come altre località abruzzesi. Gli elementi d'interesse sono: i due portali in pietra della chiesa di San Nicola, sono conservati presso la nuova collocazione dell'Aia dei Musei, intitolata a "Giovanni Bozzi", in via Nuova, insieme alla collezione dei reperti lapidei funerari di epoca romana dell'ex museo lapidario marsicano[92][93]; il fontanile cinquecentesco di Marcantonio Colonna; la fontana circolare ottocentesca posta al centro di villa Torlonia, donata dai Principi Annamaria e Giulio agli avezzanesi dopo il prosciugamento del lago Fucino. Simbolo della città rinata dopo il sisma del 1915: i resti della facciata della collegiata di San Bartolomeo in largo San Bartolomeo. Interessante anche il monumento bronzeo ai caduti delle guerre di piazza Torlonia, realizzato dallo scultore neo-ellenistico Ermenegildo Luppi.
Merita attenzione la testata dell'emissario torloniano del Fucino (il cosiddetto Incìle)[94] presso il canale collettore principale, su cui svetta, imponente, la grande statua di Maria Immacolata Concezione, opera di Nicola Carnevali[95].
Lo stesso argomento in dettaglio: Castello Orsini-Colonna. |
Il castello Orsini-Colonna di Avezzano fu voluto nel 1490 da Gentile Virginio Orsini che lo fece edificare attorno ai resti della distrutta torre medievale di Gentile da Palearia, signore di Manoppello. Dopo il completamento dei lavori di recupero attuati negli anni novanta, nel maniero è stata realizzata al piano terra la platea per lo svolgimento di convegni e spettacoli, mentre al primo piano è stata insediata la Pinacoteca d'arte moderna intitolata al professor Ernesto Pomilio[96].
Lo stesso argomento in dettaglio: Alba Fucens. |
A sud della città di Avezzano, ai piedi del monte Salviano si affacciano sulla piana del Fucino gli imponenti imbocchi dei Cunicoli di Claudio. La galleria sotterranea, lunga 5.653 metri, ha una sezione variabile da 5 a 10 m² con un dislivello pari a 8.44 metri. Venne realizzata tra il 42 e il 51 d.C. in occasione dei primi tentativi di prosciugamento del lago Fucino. Nei lavori che durarono circa 11 anni vennero coinvolti oltre 25.000 schiavi. Per semplificare il lavoro di perforazione e di estrazione del materiale, si scavarono 32 pozzi verticali e 6 cunicoli inclinati, dei quali rimangono ancora visibili i resti imponenti[97]. Il parco archeologico è stato inaugurato nel giugno del 1977.
Lo stesso argomento in dettaglio: Riserva naturale guidata Monte Salviano. |
Tra la vegetazione più caratteristica figurano gli alberi con funzione frangivento dimorati in filari attorno ai canali del Fucino: pioppi, carpini e cerri. Le strade di Avezzano sono adornate di alberi di ippocastani i cui frutti e fiori hanno potere antinfiammatorio. Pianta tipica di Avezzano è la salvia che ricopre il versante est del monte "sacro" agli avezzanesi, il monte Salviano. Tutte le aree montane del territorio sono ricche di varie specie di funghi[102], castagne e, quelle collinari, di diverse varietà di tartufi[103], asparagi e piante da frutto.
La Riserva naturale del monte Salviano (già parco periurbano) è stata istituita il 23 dicembre del 1999. Comprende un'area di circa 722 ettari ed è inserita nel mosaico delle aree protette abruzzesi. La riserva ha l'obiettivo di tutelare e valorizzare le risorse ambientali consentendo agli uomini di vivere in armonia con la natura. È frequentata soprattutto per attività sportive e religiose. Nell'ex bar in pietra, non distante dal santuario della Madonna di Pietraquaria, è stato aperto il centro culturale "La casa del Pellegrino", in cui si svolgono conferenze a tema e si discute di problematiche, esigenze e proposte ambientali[104]. Sul valico, a quota 900 metri slm, è posta un'opera ispirata alla creazione della vita intitolata "Teatro della Germinazione" dello scultore Pietro Cascella. Da lì parte un percorso panoramico che sale lungo l'antica "via dei Marsi", un antico percorso già esistente in epoca preromana[105]. Un sentiero nel cuore della riserva è stato intitolato dal gruppo Scouts di Avezzano a lord Baden Powell. Non distante svetta il "Crocione", un gigante di legno posto tra gli alberi secolari, nel lontano 1902. Nel maggio del 2006, con la benedizione, si è conclusa una lunga e articolata fase di restauro[106]. Lo scoiattolo è il simbolo della riserva naturale.
Si trova su un'area pianeggiante a pianta triangolare tra via Roma e piazza della Repubblica. Anticamente gli avezzanesi vi mettevano il grano a seccare. Il parco (chiamato semplicemente piazza Torlonia) venne ornato di alberi e siepi e dotato di una fontana circolare dai Torlonia nella fine dell'800, in dono alla città. I cittadini ricambiarono facendo erigere, nell'area sud del parco, un busto bronzeo del principe Alessandro Torlonia. Qui, all'indomani del sisma del 13 gennaio 1915, si rifugiarono i pochi sopravvissuti.
Lo stesso argomento in dettaglio: Villa Torlonia (Avezzano). |
Villa Torlonia, chiamata anche parco ARSSA, avendo ospitato gli uffici dell'Agenzia Regionale per lo Sviluppo dei Servizi Agricoli e per distinguerla dall'adiacente piazza Torlonia. Di pianta rettangolare si estende per vari ettari e comprende spazi espositivi, la sala convegni "Antonio Picchi", gli ex granai, una neviera e il museo della civiltà contadina e pastorale, presso il caratteristico "casino di caccia" ligneo, edificato nel 1891 ad opera dell'architetto Giuseppe Valadier. Con delibera del 27 gennaio 2015 la Regione Abruzzo ha conferito la gestione della villa e di tutte le pertinenze al Comune di Avezzano. Era stato il principe, Alessandro Torlonia, a concedere il palazzo di famiglia, simbolo di potere, al Comune di Avezzano nel 1950, e per motivi personali, nel 1978 all'ente Fucino, prima, ed alla Regione Abruzzo, poi.
Lo stesso argomento in dettaglio: Borgo Pineta. |
Realizzata a Borgo Pineta, durante la prima guerra mondiale, dagli austro-ungarici detenuti nel campo di concentramento (gli stessi che furono impegnati nel rimboschimento del vicino monte Salviano), con lo scopo di proteggere Avezzano dai venti invernali provenienti dal monte Velino. La vegetazione della pineta consiste esclusivamente in sempreverdi di medio-alto fusto. All'interno sono presenti importanti e frequentati impianti sportivi, nonché un percorso lungo due km, organizzato con attrezzi per l'esercizio fisico guidato.
Nata con le tipiche caratteristiche di città-giardino, Avezzano è per eccellenza la città abruzzese dei lunghi viali alberati, tra cui quelli del centro: via Corradini, via Cataldi, via Marconi e via Sauro (che delineano piazza Risorgimento), corso della Libertà, via Bagnoli, via Valerii, via Pagani, via Annamaria Torlonia e via Giuseppe Mazzini.